CAPITOLO 45

"Ciò che è destinato a te, troverà il modo di raggiungerti"




Il calore delle sue morbide labbra sulle mie era già inciso, dall'ultima volta, sulla mia pelle indelebile. Circolava dentro di me...
Quella ruvida sensazione di benessere, mi appagava terribilmente.

Parve quasi un sogno... Adrian che di sua volontà mi baciava, abbattendo così ogni muro tra di noi, distruggendo ogni sua difesa, ogni rancore.
Assaporavo nuovamente la sua essenza.
Fu surreale, ma il mio nemico era proprio lì, attaccato a me, alla mia bocca.
Il mio viso liscio stretto nelle sue mani e i suoi grandi occhi chiusi insperabilmente.

Tuttavia il bacio fu intenso, ma breve.
Come al solito, Adrian sembrò combattere con i suoi demoni interiori, quella acuta sofferenza e quando parve dare il tocco finale a quel bacio mozzafiato, mescolando la sua bella lingua alla mia... si bloccò.

Aprii piano le palpebre, ma lui mi stava già guardando intensamente come ad imprimere nella sua mente quel momento oramai incancellabile dentro di me e lasciò la sua presa dal mio piccolo volto.

Infine, le sue labbra carnose si staccarono totalmente dalle mie facendomi sentire in balia della tempesta, nella disperazione...

Indietreggiò di qualche passo e dopo un soffocante silenzio esordì sfacciato, tagliente come una lama.
Mi stravolse tanto da farmi sanguinare internamente:
<< Cosa sarebbe quella faccia? Era l'unico modo per zittirti. >>
Poi rise.

Rideva di me, delle mie aspettative, di ciò che stavo provando... Mi disprezzava.
Ero terribilmente arrabbiata.
Così tanto che stavo per esplodere stavolta, terrificante e tuonante.
La mia gentilezza con lui non era servita a nulla, nemmeno a placare tutto quell'odio.
Era davvero perfido...

Lo fissai con sguardo perso. Non meritava di intravedere il mio malessere perché era la sua gioia, né godeva all'interno.
Ero delusa, probabilmente più da me stessa...

Tuttavia era tardi, quindi parve più saggio ignorarlo e andare a letto finalmente.
Ma una strana puzza di bruciato riempì le mie narici e l'ambiente circostante.
Solo pochi secondi dopo capii che i toast si erano bruciati.

Adrian con fare serio, mi superò con la sua imponente figura e la scia del suo odore da uomo mi turbò.
Tolse la spina, li prese e li adagiò tutti in un piatto bianco di ceramica.

<<Vedi per colpa della tua demenza ora dobbiamo mangiarli carbonizzati >> pronunciò con tono di rimprovero.
<< Adrian mangia anche il mio, può darsi che ti senti mali e ti togli dai coglioni! Qua l'unico demente sei tu visto che non sai nemmeno quello che vuoi dalla vita, va a quel paese cazzo! >> Esclamai esasperata.
Risultando poco fine al mio essere, ma il peso che mi comprimeva l'anima sembrò alleviarsi almeno in superficie.

<< Ah ah ah vedo che la signorina qui si sta ribellando >> disse egoista e sarcastico.
A quel punto, dato che di quella sera avrei imposto a me stessa di dimenticare tutto, esagerai per ferirlo anch'io ulteriormente.

Mi avvicinai senza parlare.

Quasi mi attaccai al suo viso perfettamente delineato, candido e fissai i suoi occhi ghiaccio con tutta la furia che stavo provando e infine premetti un dito medio proprio dritto sulle sue labbra rosate.
Poteva pure metterselo dove non batte mai il sole!

Ero davvero stanca...
Che situazione disastrosa.

Adrian prese il mio polso nella sua grande mano, lo spostò da vicino al suo volto perfetto con una leggera violenza chiarendo:
<< Non puoi sfuggirmi. Abbiamo un patto, quindi non pensare che facendo così ti lascerò in pace >>

Ma senza nemmeno più fissarlo lo superai e camminando lentamente mi apprestai a raggiungere la mia stanza per svuotarmi da tutto quel male, mentre Adrian era ancora fermo in cucina osservando, probabilmente, la mia figura andare via da lui.

~

Passò quasi una settimana da quel fatidico giorno. Ripensai per tante notti a quel bacio funesto e il rancore sembrò inconsciamente attenuato, lasciando dentro di me solamente brividi di piacere, ma evitai ugualmente di incrociare Adrian.
Tanto in quel momento poco gli  importava di me dato che era impegnato con le varie verifiche scolastiche.

In realtà, dovevo studiare anch'io, ma non avevo proprio la testa.
Ecco perché per oggi Alexis aveva organizzato forzatamente per me una giornata di studio intenso.
L'appuntamento era con lei e Chloe nell'immensa biblioteca scolastica.

Scrutai lo schermo digitale del cellulare.
Ore 14:30 e avevo appena finito l'ultima lezione del giorno.
Ero davvero sfinita, la testa mi scoppiava e mi toccava studiare ancora parecchio.
L'incontro con le mie amiche era tra mezz'ora.

Così ne approffitai per prendere qualcosa da mangiare e bere al distributore dell'istituto perché solo al pensiero di entrare in mensa mi nauseava, cibi diversi con aspetto identico parevano più che altro scatolette per gatti.

Appena mi accostai alla macchinetta notai che la scelta "del menù" oggi non era vasta, era rimasto solo ciò che a pochi piaceva. Allora presi una bottiglina d'acqua, una barretta energetica alla frutta e un tramezzino tonno e maionese.
Per fortuna nello zaino avevo dei chewing gum per rinfrescare l'alito dopo pranzo.

Stranamente nel corridoio già non c'era nessuno. Probabilmente per la settimana di fuoco che stavamo vivendo tutti tra centomila verifiche e a breve sarebbero iniziate le temute interrogazioni.
Solo immaginare ciò mi frustrata, mi agitava tantissimo.

Mentre mangiavo, decisi di incamminarmi verso la biblioteca della scuola.
La consideravo un luogo stupendo. Sempre molto silenzioso, pulito, ordinato.

Aveva uno stile molto antico, pareti e mattonelle biancastre incorniciavano vari scaffali in legno strapieni di libri che, a loro volta, circondavano diversi tavoli da studio, mentre la solita responsabile, una vecchia signora antipatica con capelli grigi e qualche chilo di troppo, esaminava ogni studente con fare sospetto.
I testi riguardavano tante tematiche e generi diversi, da argomenti politici a molteplici fiabe.

Arrivai poco dopo, per fortuna avevo già finito di mangiare tutto perché con la mia lentezza erano ormai giunte le 15 del pomeriggio.

Dalla porta principale totalmente in vetro riuscivo a scorgere le figure delle mie adorabili amiche.
La spalancai e come sospettavo oltre allo spettacolo dei vari libri a costellare la sala enorme, c'era la responsabile a guardarmi male e tantissimi ragazzi seduti ai tavoli in legno faggio, concentrati nello studio  di qualche materia.

Chloe mi vide, posò i suoi dolci occhi su di me e sorrise.
Infine, mi fece segno di raggiungerla.

Aveva i capelli rossastri perfettamente legati in una coda, un jeans chiaro e una felpa celeste.
Al suo fianco Alexis era intenta ancora a sottolineare delle parti sicuramente importanti del libro di storia.
Indossava un pantalone classico rosso e un maglioncino grigio che le fasciava le sue belle curve alla perfezione. Mentre i suoi capelli biondi parevano nuovamente tagliati.

Io avevo semplicemente una maglietta nera a lunghe maniche con un jeans stretto del medesimo colore e stivali comodi... praticamente rappresentavo a pieno il mio stato d'animo.

Mi accostai a loro.
Spostai la sedia per accomodarmi al tavolo e sorrisi energicamente alle mie amiche che ora avevano entrambe gli occhi fissi su di me.
<< Ciao superdonne! Allora cosa state facendo? >> Domandai curiosa.
<< Shhh >> mi ammonì all'istante la responsabile antipatica.
Era davvero una scocciatura.

<< Stiamo studiando tante materie in verità. Per ora, ho quasi finito storia >> rispose sottovoce Alexis, facendo in ultimo un sospiro, doveva essere veramente pesante imparare tutte quelle guerre, re, avvenimenti...
<< Tu devi assolutamente ripetere matematica è la materia più complicata per te >> spiegò Chloe porgendomi il manuale di aritmetica che era davvero gigante.
La osservai perplessa.

<< E dovrei esercitarmi da sola? >> Chiesi allarmata cercando di tenere un tono abbastanza basso.
<< Come potresti? Sei così sciocca >> rispose esasperata Alexis, sbuffando nuovamente.
La guardai interrogativa.
È vero, non ero bravissima, ma non ero mica così ignorante!

<< Ti aiuterà Sebastian>> specificò Chloe.
<< E chi sarebbe?! >>Domandai ancora più scioccata.
<< Io >> rispose una voce maschile abbastanza profonda.
Incredula mi girai verso la direzione di quel suono.

Lo scrutai meravigliata.
Non l'avevo mai visto, ne sapevo chi fosse.
Ma le mie amiche sembravano abbastanza compiaciute nell'avermi scaricata a quel tipo anche perché tutto sommato aveva il suo fascino.

I suoi capelli ricci color castano chiaro, quasi biondi mi colpirono.
Indossava degli occhiali da vista, la montatura era tonalità antracite.

Non riuscivo ad intravedere il colore dei suoi occhi, ma aveva bei lineamenti.
Non era particolarmente alto o scolpito, ma vestiva bene.
Una camicia blu accompagnata da un pantalone della stessa tinta, anzi  leggermente più scura.
Aveva l'aria di un secchione... figo. Interessante...

Non si affrettò a presentarsi o a salutarci.
Spostò la sedia da vicino al nostro tavolo antiquato.
La girò.
Lo schienale di fronte al suo busto e alla sua faccia rosea.

Aggiustò per bene gli occhiali sul naso, allargò lievemente le gambe e si posizionò in quel modo.

Appoggiò le mani sullo schienale della sedia, anch'essa in legno, poi delicatamente inclinò anche la testa.
La posizionò verso di me e mi guardò incessantemente, sorridendomi raggiante.














NOTE ❤️

Salve mie care e cari 😚

Sono molto curiosa di conoscervi un pochino 🥰

Se vi fa piacere descrivetevi fisicamente e/o caratterialmente.

Raccontandomi anche i vostri hobby o in generale cosa vi piace e non vi piace 😉

Un abbraccio 💚

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