CAPITOLO 42

Il nostro destino viene formato dai nostri pensieri e dalle nostre azioni. Non possiamo cambiare il vento ma possiamo orientare le vele.
(Anthony Robbins)




La passeggiata trascorse in totale silenzio e con qualche sorriso di circostanza da parte mia, mentre i ragazzi continuavano a discutere sul dipinto particolare e vivace del professore d'arte che doveva partecipare come ogni anno al concorso "Talenti sconosciuti".
James ogni tanto dirigeva i suoi occhi color bronzo su di me, facendomi sentire leggermente a disagio.

Il bar distava meno di seicento metri. L'aria diventava sempre più gelida, quasi come la stessa consistenza del mio cuore... Ormai.

I miei pensieri volavano sempre su quella scena indelebile. Quella donna stava torturando involontariamente la mia esistenza, scuotendo la mia anima in preda ad un terremoto di emozioni negative.

<< Eccoci qui >> esordì Peter felice, mentre apriva la porta del locale e una ventata d'aria scottante e caffè ci riempì le narici.
<< Finalmente >> puntualizzò l'amico.

Il posto era piccolo, ma accogliente.
Non c'era molta gente quel pomeriggio.
Peter si accomodò al tavolo in fondo, dove si poteva scorgere una finestra amplia sulla città, quasi completamente ricoperta e illuminata dal manto corallo del tramonto.
L'arredamento era totalmente in legno color borgogna. Le pareti bianche erano costellate da tante mensole gialle con su varie tazze di porcellana di infinite tonalità tra cui il viola, verde e celeste.

James lasciò accomodare Peter al mio fianco.
Tolsi il giubbotto, iniziavo a sentire abbastanza caldo, lo adagiai sulla sedia anch'essa in legno, mostrando un maglione nero semplice.
Fissai a lungo il luogo intorno a me, ammirando ogni più piccolo dettaglio, mentre il ragazzo di fronte a me leggeva attentamente il menù.
Inaspettatamente notai che una cameriera alquanto goffa e formosa esitava a raggiungerci, ma continuava a divorare con gli occhi il figo accanto a me.
Nel frattempo lui digitava qualcosa di incomprensibile sul cellulare.

Dopo un po' finalmente la cameriera si decise ad arrivare.
Continuò a guardare solo Peter, lo accostò.
Lui alzò lo sguardo verso di lei e senza darle modo di aprire bocca pronunciò, decidendo per tutti:
<< Tre cioccolate calde. Grazie >> poi guardò il suo amico in cerca di conferma, lui annuì semplicemente.
In ultimo girò totalmente il viso verso di me e chiese con delicatezza:
<< Desideri altro? >>
Mi venne quasi spontaneo rispondergli con un bel secondo fine, ma mi trattenni.
<< No... Grazie >> balbettai lievemente.
<< Perfetto. Arrivo tra poco >> concluse la cameriera, mentre spariva dalla nostra visuale.

<< Allora vi conoscete da parecchio? >> Domandò James improvvisamente, in seguito a un minuto di assoluta quiete.
Peter continuava a dirigere la sua attenzione sul cellulare.
<< Non molto direi... E voi? >> sollecitai.
<< Da troppo. Forse dalla nascita >> sentenziò scherzosamente.
<< Non frequenti la nostra scuola... Giusto? Cioè non ti ho mai visto sinceramente >> lo interrogai ancora.
<< Beh immagino sia piena di studenti per questo... >>

Dopo una breve pausa, continuò serio:
<< In realtà, no. Vado in quella privata alla fine del lungomare. Penso tu l'abbia notata da fuori con il suo stile imperiale >> rispose orgoglioso.
<< Oh certo è bellissima, non sembra affatto un edificio scolastico, quindi... >> non finii in tempo la frase che Peter incurante del nostro dialogo, si intromise dicendo:
<< Di cosa state parlando? Oggi si gela, non trovate? >>

Cambiò così repentinamente discorso che dimenticai, addirittura, ciò che stavo per pronunciare a James.
Il quale, non riuscì a chiacchierare subito con il suo amico perché improvvisamente da dietro le spalle del fusto al mio fianco, si presentò la stessa cameriera bizzarra di prima, però, questa volta tra le mani aveva un largo vassoio in ferro con su tre tazze fumanti e squisite di cioccolata calda.

<< Grazie >> esclamai a nome di tutti quando appoggiò finalmente tutti i bicchieri di ceramica sul tavolo di legno e andò via.
<< Attenzione che scotta >> mi ammonì James appena mi vide sfiorare all'istante con le labbra la tazza bollente che tenevo già stretta tra le mani per riscaldarmi.
Peter, intanto, soffiava sul suo bicchiere di ceramica per renderlo meno rovente.

Stavamo in silenzio, degustando quella buonissima bevanda quando il telefono di James squillò per un po' e lui solo dopo alcuni squilli si affrettò a rispondere.
<< Pronto...
Lo so, lo so. Calmati.
Sto arrivando! >>
Gridò leggermente infastidito.
Si alzò fulmineo. Posò sul tavolo in legno la tazza blu quasi piena e guardò intensamente il suo amico:
<< Devo andare ti aggiorno dopo >> Poi buttò una breve occhiata alla mia figura prima di uscire fuori dal bar ed enunciò:
<< Ciao principessa >> con un mezzo sorrisetto venefico che mi sorprese maggiormente, mentre una scia di brividi mi percorreva la schiena.

A quel punto eravamo solo io e Peter.
Deglutii. L'ansia iniziava ad invadermi.
I miei pensieri, però, sembravano spenti... morti in quel preciso momento di prima...
Adrian.
Il figo vicino a me sorseggiava il suo ultimo sorso della succulenta bevanda. Mentre io, ormai, l'osservavo soltanto.
La sete, o meglio, fame era sparita inaspettatamente.

Poi improvvisamente Peter avvicinò il suo corpo muscoloso al mio, quasi a sfiorarlo, cercò con i suoi bei occhi, le mie iridi verdi e io mi percepii calamitare sulla sua figura, non riuscivo a togliere il mio volto dalla sua direzione.
Poi malauguratamente il fusto accostò stranamente, il suo viso di qualche centimetro al mio.
Era come se ora la sala fosse perfettamente vuota. Il suo fascino riusciva a catturarmi senza mai perdermi, come il famoso filo rosso del destino che unisce due persone...
Pareva proprio che volesse baciarmi.
Aprii e chiusi freneticamente le palpebre.
Mi mancava il respiro.

Che comportamento ambiguo...
Mi sentivo irrequieta. Così mi feci forza e incurante della situazione chiesi titubante:
<< Cosa vuoi fare? >>
Ma lui avvicinò maledettamente di altri pochi centimetri il suo splendido viso dai lineamenti delicati al mio, rendendomi scarlatta per la vergogna, mentre il cuore batteva irrefrenabile.
Deglutii nuovamente.

L'anima, anzi ogni parte di me sussultò internamente quando i suoi occhi color nocciola si fissarono sulle mie carnose labbra e la fantasia iniziò a marciare, immaginando diverse conclusioni. Tuttavia non riuscivo a togliermi totalmente quel "demonio" dalla testa.

Peter inaspettatamente e dolcemente con il suo dito indice cominciò a pulire, ricalcare l'angolo della mia bocca più volte come ammaliato, ma probabilmente era solo sporco di cioccolata.

Infine, mi sorrise malizioso e dichiarò a bassa voce mordendosi leggermente il labbro inferiore:
<< Mi sembra ovvio. Sto per assaporare la tua bella bocca >>
Fu come una bomba sganciata senza alcun preavviso, tanto potente da distruggere in un secondo ogni cosa, ogni mia difesa.

Non comprendevo perfettamente come reagire o parlargli. Sapevo semplicemente che in quel momento non ero pronta a catapultarmi sulla sua cavità orale perché non era come quella volta con Noah.
Questa volta Adrian si era insidiato perfido dentro di me, devastando ogni mia protezione e certezza.

Anche se era un gran figo, ora dovevo dare precedenza alla cosa più importante... Il cuore... anche se quel che provavo era ancora una fiamma flebile che necessitava di essere alimentata e curata per scoppiare potente come il big bang.

Così, girai la testa dritta davanti a me verso il posto ormai vuoto di James, distogliendo del tutto il mio sguardo da quello di Peter. Ma lui repentino catturò il mio piccolo mento con la sua mano destra, costringendomi per un secondo a degustare quella parte di lui tanto dannatamente intima e sconosciuta.

Appoggiò brevemente le sue morbide labbra sulle mie, rubando un bacio a timbro che non gli avevo concesso.
Facendomi captare una sensazione di fastidio, quando in passato quel tocco dato da lui, sarebbe stato pazzesco... un vero sogno.

Fu talmente breve da non percepire nemmeno al pieno il suo sapore, ma fu comunque così possente da sconvolgermi. Avevo solo Adrian nella mente ultimamente e forse adesso ne stavo avendo una chiara conferma, che in realtà, non volevo accettare perché il mio nemico non doveva piacermi, lui non mi meritava.
Io ero un fiore da sanare, non da desertare.

Mi alzai di scatto e farfugliai ancora stonata:
<< Peter grazie per la cioccolata, ma si sta facendo tardi devo proprio ritornare a casa, ho troppe cose da studiare >> inventai all'istante.
Lui sorrise, come se nulla di importante fosse appena successo e infine disse:
<< Spero di incontrarti domani nell'istituto. Questa settimana purtroppo sono molto impegnato... >>
Dopo una breve pausa, continuò:
<< Ciao Judie. Fa attenzione per strada>>
Fortunatamente non mi domandò se volevo essere accompagnata.

Ma il malessere non si placò e capii che in quel momento sarei dovuta stare più attenta a lui, a ciò che provavo realmente non ad altro.
Così, indossai nuovamente il giubbotto e aprii la porta. Mi diressi verso casa con il freddo incessante a riempirmi i polmoni.

Non facevo altro che ripercorrere nel mio cervello quel preciso istante in cui aveva osato tastare la mia bocca.
Non era stato un vero bacio, ma mi faceva male ugualmente.
Toccavo convulsivamente le labbra e le strofinavo una contro l'altra pesantemente con la speranza di cancellare tutto di quella giornata alquanto insolita.

Continuavo a non capire quell'improvviso cambiamento di comportamento da seduttore senza freni di Peter anche perché alla fine aveva fatto finta di nulla.
Una situazione veramente strana.

Ad un certo punto stanca dell'attesa, corsi veloce, forse troppo dato che l'aria nei polmoni sembrò mancarmi per minuti indefiniti e arrivai stanca, affaticata alla porta principale della mia abitazione in meno di cinque minuti. Ora erano le mani a tremare, dovevo entrare anche se probabilmente c'era ancora quella ragazza a tenere compagnia intimamente il mio coinquilino.
Solo il pensiero scheggiava la mia essenza.

Cercai frettolosamente le chiavi nella tasca del giubbotto.
E con l'ansia a percuotermi, spalancai la porta.
Come al solito, ad accogliermi c'era il  silenzio e il buio. Accesi la luce e senza rendermene conto, le mie gambe si incamminarono automaticamente verso le pesanti scale. Dovevo scoprire la verità!
Salii la scalinata con respiro affannoso, immaginare di trovare quei due in atteggiamenti molto "hot" rischiava di farmi piangere involontariamente.

Poi fui finalmente all'ultimo scalino.
Chiusi le palpebre per un breve momento, cercando di ritrovare tutta la forza che era ancora rinchiusa in me. Il cuore batteva velocemente, mentre il corpo e l'anima traballavano internamente.

E mi avviai decisa verso la camera del mio nemico....


































































































NOTE ❤️

Curiosità 😁

Preferite i cani o i gatti ?

Avete un animale domestico?

Un abbraccio 💮

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