CAPITOLO 41
Senza sapere dove andiamo ci sono posti dove vorremmo fermarci per sempre. E il più delle volte quel posto è una persona.
(Federico Sangalli)
"Bau Bau" risuonava potente ormai da un'ora nelle orecchie, la coda scodinzolava ancora felice.
Restava ugualmente un batuffolo dal pelo morbido e lucente.
Alzai la testa al cielo, era davvero una splendida giornata senza nuvole, nonostante l'aria fredda e pungente.
Negli ultimi giorni avevo indossato costantemente il giobotto pesante, l'aria natalizia era quasi nei paraggi anche se per me le vacanze invernali iniziavano già il primo dicembre.
Il parco circostante era immenso, il verde chiaro del prato troneggiava la grande zona. I raggi caldi del sole filtravano tra le poche foglie bronzo presenti sugli alberi e i fiori gialli e rossi rendevano il tutto un ambiente accogliente e piacevole.
Chloe mi aveva chiesto se volevo andare con lei lì per giocare un po' con il suo adorato cagnolino e io avevo accettato per distrarmi un po', ne avevo bisogno.
La testa sembrava vivere unicamente nel mondo dei sogni perfino ad occhi aperti e non andava per nulla bene.
La mia amica alzò il braccio entusiasta indicandomi di raggiungerla, il vento le scuoteva i capelli rossastri che parevano risplendere come rame scosso dal fuoco.
Indossava una maglia larga di lana celeste con dei jeans semplici del medesimo colore.
Mi avvicinai curiosa, anche se ero abbastanza infreddolita e stanca. Quel cane non si fermava un secondo, appena avvistava una pallina fluttuare nell'aria, era la fine.
Appena le fui vicina, Chloe mi sorrise e seguii il suo sguardo. Il suo amato cagnolino stava conoscendo altri amici a quattro zampe che erano lì... Una vera tenerezza.
Poi un gatto malauguratamente passò davanti a loro e come un uragano corsero in gruppo verso di esso.
Successe il pandemonio.
Chloe avanzò veloce per fermare il suo amico peloso e io la seguii per fermare gli altri due cuccioli, mentre le persone lì attorno ci guardavano perplesse.
La mia amica si fermò di scatto esausta e anch'io feci lo stesso.
Alla fine il gatto salí scaltro su un albero enorme, mentre i cani da giù continuavano ad abbaiare.
L'aria sembrava mancarmi e proprio mentre cercavo di riprendere fiato una voce familiare richiamò la mia attenzione.
<< Ciao Judie >> pronunciò un timbro femminile.
<< Oh Alexis come mai qui? >> Risposi.
Ma appena mi girai capii che non era assolutamente lei.
La mia bionda aveva una sorella più piccola di lei di solo un anno. Eppure sembrava molto più grande di tutte noi.
Alta almeno dieci centimetri di più di Alexis, vestiva con meno eleganza della sorella e nonostante fosse tremendamente bella si ostinava a coprire il suo volto con trucco pesante e leggermente appariscente.
Vestiva con un pantalone nero classico e un maglione rosa con sopra delle borchie dorate.
<< Scusami. Ciao Bessy. >> Esordii qualche secondo dopo con un lieve sorriso, mentre Chloe si posizionava al mio fianco salutandola anche lei con la mano.
Al suo fianco c'era un tipo che poteva essere uno dei suoi tanti amici intimi.
Era alto quanto lei, un viso non troppo candido con occhi castani e sul suo labbro inferiore un piercing stravagante.
Ricoperto da un giobotto color ocra e dei jeans scuri.
<< Come mai siete qui senza mia sorella? Ah dov'è? >> Chiese con un tono arrogante.
Potevo confermare ad occhi chiusi che Alexis era una persona bella tosta, ma anche umile e gentile a differenza del suo stesso sangue.
<< Come vedi quel cagnolino tra le braccia di Chloe è suo, siamo qui per lui. Tua sorella è in palestra. Ma dovresti saperlo... >> spiegai un po' acida nelle ultime parole.
Lei non rispose, guardò solamente irritata il cane, mentre il ragazzo al suo fianco digitava freneticamente qualcosa sulla tastiera del cellulare.
Poi dopo una breve pausa sentenziò:
<< Io e Alexis non parliamo molto ultimamente... siamo troppo prese dai nostri impegni. >>
Non sapevo che dirle, più che altro mi veniva da ridere pensando a ciò che in realtà aveva da fare.
Così Chloe venne in mio soccorso.
<< Noi andiamo, il cane vuole giocare... Ciao Bessy>> le disse.
Lei ricambiò il saluto e finalmente ci dirigemmo verso il laghetto artificiale del parco.
La mia rossa si sdraiò sull'erba fredda e umida. Mentre il batuffolo correva verso l'acqua. Allora preoccupata cercai di raggiungerlo, ma la peste girò improvvisamente tra le mie gambe, sussultai e inciampai. Stavolta non mi accorsi di nulla, mi ritrovai semplicemente con la testa schiacciata sul terreno inumidito, dopo aver fatto una piccola capriola.
"Quel demonio di un peloso" imprecai mentalmente un secondo dopo...
<< Cavolo Judie >> urlò improvvisamente la mia amica, accostandomi velocemente.
<< Ma come hai fatto? >> Domandò preoccupata.
<< Chiedilo a quella piccola palla di pelo >> farfugliai stonata.
<< Ti fa male qualcosa? >> Chiese in preda all'ansia.
<< Solo un po' il gomito e la testa >> chiarii.
Poi mi aiutò a rialzarmi.
<< Va a casa. Mi dispiace >> Pronunciò dispiaciuta.
<< Ma che dici stupidina. Sono stanca per questo vado via, stai serena. Ti scrivo dopo >> Spiegai per rassicurarla dandole un casto bacio sulla sua morbida guancia.
Lei ricambiò con un abbraccio.
Buttai un'ultima occhiata maligna verso quel cagnolino che ora docile come un angioletto riposava nell'erba alta.
Mi incamminai verso casa, fortunatamente una decina di minuti e sarei giunta lì.
La passeggiata fu piacevole, erano solo le cinque del pomeriggio, la luce del sole incominciava ad indebolirsi... desideravo mangiare qualcosa di dolce e squisito.
Ripassai mentalmente tutti le torte golose che ero in grado di preparare, eppure la cosa più facile e veloce in quel momento parevano i muffin con cuore tenero al cocco.
Mentre ripetevo nel cervello la ricetta che non ricordavo perfettamente e cercavo di rammentare più volte dove mamma avesse posizionato i vari attrezzi da pasticceria, giunsi vicino alla mia modesta abitazione.
Mi bastava solo attraversare e aprire la porta per giungere finalmente sul letto soffice, ma un adolescente afroamericano ben palestrato mi fermò.
Aveva la pelle color cioccolato e indossava un felpa rossa coordinata al pantalone di una tuta grigia.
<< Scusami dove si trova il locale "Sapori Oltremare" ? Ho messo Google maps sul cellulare, ma sono un imbranato >> pronunciò con una nota di timidezza, mentre involontariamente si toccava la nuca con la mano sinistra.
<< Non ti preoccupare. Praticamente ti basta andare dritto fino alla rotanda poi girare a destra e... >> mi bloccai.
Il cuore iniziò a martellarmi nel petto forte come una tempesta. Percepivo un nodo in gola togliermi il respiro. Intravidi entrare dalla porta principale di casa mia una figura con dei lunghi capelli castani e ricci... Sicuramente una ragazza.
<< Poi? >> Incalzò lui in attesa.
<< Perdonami... >>
Mi ripresi giusto due secondi sbattendo freneticamente le palpebre per il gusto amaro della realtà e continuai, facendo finta di nulla.
<< Poi prosegui su quella strada per altri duecento metri circa e sei arrivato >> dichiarai con voce tremante e occhi lucidi.
Il tipo mi ringraziò e si incamminò.
Ma io ero ancora lì, immobile.
Non potevo più rientrare a casa, non ne avevo il coraggio.
Mi sentivo impotente, senza più alcuna forza...
Pensavo onestamente che il problema fosse Olimpia, invece, vedere una persona completamente diversa come potenziale concorrente o meglio, amica intima del mio coinquilino mi faceva soffrire come non mai.
Di un dolore perfino fisico... Di impossibilità.
Una sofferenza assurda e sorda, tremante dentro di me più che mai. Forte quasi come l'esplosione di un vulcano, devastante come i lapilli che scaraventa nell'ambiente.
Era lei la sua amica intima??
E perché cavolo era entrata a casa mia??
Come aveva osato quel pervertito??
Solo il pensiero di lui e lei così uniti come noi qualche giorno fa, mi scheggiava il cuore e perfino l'anima, mai avrei immaginato un sentimento del genere, circondato addirittura da un'improvvisa gelosia che nemmeno io sapevo descrivere.
Il male che captavo era perenne e distruggente.
Adrian non era mio e questa era la prova definitiva.
Perché l'amore come ogni sentimento ha il suo lato ammaliante e il suo lato abbattente e io stavo vivendo ogni sfaccettatura di quella sensazione.
Percepivo la sete di vendetta crescere dentro di me imponente, non doveva pretendere a questo punto, che fossi solo sua, forse dovevo proprio accettare quel caffè con Noah...
La testa iniziava a girarmi. Dovevo sedermi da qualche parte... Tuttavia parve un miracolo. A meno di cento metri da me la figura di Peter sembrò la mia salvezza. Non sapevo perché era lì, ma in quel momento stranamente, ne ero felice. Non potevo condividere le mie emozioni con nessuno, ma almeno mi sarei distratta.
Era splendido come sempre, sembrava un modello con quel suo portamento elegante e il suo modo di vestire, i suoi muscoli scolpiti sfortunatamente non si potevano più intravedere per colpa del cappotto.
Al suo fianco risiedeva un tipo carino, più basso di lui e più in carne con cui stava chiacchierando animatamente.
Non mi passò nemmeno a fianco che con audacia esclamai:
<< Ciao Peter >>
E lui girò il volto verso la mia direzione, catturando all'istante i miei occhi giada, poi alzò il braccio facendomi segno di aspettare con quel suo incantevole sorriso.
Aumentò di poco il passo, continuando a parlare con quel ragazzo e dopo qualche secondo fu finalmente da me.
Mi diede un bacio caldo sulla fronte, cogliendomi impreparata. Infine pronunciò contento:
<< Ciao Judie, come stai? Ah questo è un mio caro amico, James. >>
Il tipo mi strinse la mano oramai gelida e io ricambiai la stretta, mentre lui continuava a scrutarmi.
<< Piacere mio. Che fate di bello? >> Cambiai argomento, per non mentire sul mio stato d'animo.
<< Una semplice passeggiata al freddo >> rispose scherzosamente Peter.
Poi continuò:
<< Vieni con noi al bar qui vicino a sorseggiare una buona cioccolata calda? >> Chiese gentile, facendomi l'occhiolino e sorridendomi nuovamente.
Io, lui e l'amico...
La mia essenza incominciò a vacillare.
Alla fine Adrian meritava di essere ripagato con la stessa moneta... no?!
NOTE ❤️
Eccomi nuovamente qui 🙋♀️
Ragazze/i vi piacciono i tatuaggi?
Cosa ne pensate di quello di Adrian?
Ciao 😊
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top