CAPITOLO 4

L'amore è tanto più probabile quanto più sembra impossibile.
(Jules Sandeau)


La settimana passò tranquilla.

Adrian non mi parlava.
Mi evitava.
Spesso captavo i suoi occhi famelici guardarmi avidamente.

Ogni volta che li percepivo, un tremito tagliente, glaciale mi percorreva il corpo.

A casa parlava poco ed esclusivamente con miei genitori.
Li incrociava la sera, quando rincasavano e rispondeva quasi a monosillabe alle loro incessanti domande.

Capivo la loro preoccupazione per lui.

Più di una volta mi avevano pregato di coinvolgerlo a scuola e con amici.
Io me ne fregavo. Volevo attenermi al suo comportamento.

A scuola molte ragazze erano attratte da lui. Le udii bisbigliare nei bagni che lo trovavano bello, intrigante.

Il mio coinquilino intanto era solo. Si estraniava.

Non aveva stretto amicizia con nessuno.

A volte lo vedevo biascicare qualche parola con dei ragazzi che frequentavano il suo stesso corso di lettura.

Ovviamente l'unico corso che decise di seguire era quello.

Leggere sembrava per lui linfa vitale. L'ossigeno della vita. Era quello il suo mondo.
E non lasciava entrarci nessuno.
Quasi a proteggersi con il suo muro di libri.
Sembrava composto da dolore, non da sangue...

Più volte mi chiesi cosa stesse leggendo, quali erano i suoi generi preferiti, per caso thriller?

Non lo immaginavo docile intento a sfogliare pagine ricoperte di storie d'amore.

Lui e l'amore erano a due lati opposti.
Due mondi diversi che non si sarebbero mai sfiorati.

A pranzo lo scrutai in un angolo remoto della mensa da solo.

Oggi Chloe e Alexis non c'erano.
Erano entrambe impegnate ancora con il club di disegno.

Era l'ora di punta e tutti i tavoli malauguratamente erano occupati.

La questione era sedermi acconto al mio nemico o restare così? con il cibo tra le mani...

Lo fissai intenta a prendere una decisione.
Oggi aveva dato un po' di colore al suo vestiario.
Indossava una maglietta blu e dei jeans di un blu più chiaro.

Forse era il mio giorno fortunato. Probabilmente oggi il suo umore era positivo, anche solo un pochino.
Lo desideravo con tutta me stessa.
Così cautamente mi avvicinai.

Come una leonessa quando caccia.
Piccoli movimenti silenziosi per raggiungere la sua preda.

Mi guardò sorpreso.
Con un ghigno scostante sul viso perfettamente bello, pulito.
Ringhiò: <<che stai facendo? Levati dai piedi! >>
Non feci un passo.

Cercai di cambiare discorso.
Volevo sedarlo. Desideravo avere la possibilità, almeno quella volta, di avvicinarmi. Di entrare un millimetro soltanto nel suo mondo.

<< Che libro stai leggendo? >> Quasi la voce mi si strozzò in gola quando lui pietrificò con lo sguardo la mia mano che si apprestava a toccare il suo libro.

Mi ringhiò di nuovo <<VATTENE VIA>>

La rabbia mi invase, la sentivo crescermi in ogni centimetro della pelle. Indescrivibile.
Volevo ucciderlo!
Desideravo ferirlo come faceva lui ogni volta con me.

Non mi davo pace, il suo comportamento era agghiacciante e l'avrebbe pagata.

Oh si, me l'avrebbe pagata!

~

Di ritorno a casa.
Costatai che l'unico modo per rinfrescare il mio animo bollente di rabbia, era immergermi nella vasca da bagno per un po'.

Come al solito le luci erano spente.
Presagio che a casa non c'era anima viva.

Ed era quello che più bramavo.
Solo il pensiero di incrociare Adrian, mi ribolliva come lava all'interno.

Passando vicino alla porta chiusa del bagno notai che la luce era accesa, filtrava fuori.

Un sorriso maligno mi si formò sul viso.

"Oh certo che l'avrebbe pagata!" mi ripetevo mentalmente diabolica.

Non sapevo come mai già fosse lì, solo in casa, chiuso nel bagno.
Ma la trovai una "dolce" coincidenza.
La mia mente incominciò a viaggiare, perfidi pensieri si insinuarono.
Poi l'illuminazione.
Avrei fatto ciò che avevo osservato fare in un film qualche tempo fa.

Risi mentalmente.
La mia vendetta aveva inizio!

Mi avvicinai al bagno e come sospettavo la chiave non c'era, non era chiusa del tutto la porta.

Mamma l'appoggiava sul mobiletto dietro lo specchio del bagno e lui questo non lo sapeva.

Mi venne da ridere, ma soffocai la risata con la mano premendola forte sulle labbra, non potevo mandare in frantumi il mio piano.

Cauta girai la maniglia, un piccolo click soffocato dal getto dell'acqua nella doccia.

Mi intrufolai piano. In punta di piedi.
Potevo scorgere la sua sagoma dietro la tendina.
L'odore del suo bagnoschiuma da uomo mi riempì le narici.
Era un buon odore. Non immaginavo che Adrian avesse quel profumo.

In realtà non conoscevo l'odore della sua pelle.

Cavolo! Al pensiero arrossii, mi bloccai.
E se si fosse girato improvvisamente, aprendo la tendina?

Me lo sarei ritrovata nudo con il suo amico a penzolarmi davanti al volto.

Mi uscii il fumo dalle orecchie.

Dovevo sgattaiolare via al più presto.

Raccolsi tutto. I suoi vestiti puliti, quelli sporchi, l'accappatoio e anche un asciugamano che si trovava in corrispondenza del lavandino.

Chiusi piano la porta.
Una volta fuori tirai un sospiro di sollievo.
Il mio piano era quasi completato.

"Oh Adrian mi chiedo ora come farai senza nulla a coprirti fino a stasera, sul tardi quando torneranno i miei genitori da lavoro.
Certamente crudele come sei, non chiederai aiuto a me" pensai famelica.

Avere i suoi vestiti tra le mani mi dava sensazioni contrastanti.
Mi sembrava di toccare un pezzo di lui. Quella parte che teneva nascosta a tutti .Un pezzo della sua intimità... parlando di ciò, là c'erano anche i suoi boxer neri.

Non volevo guardarli, erano troppe emozioni messe insieme.
Girai il viso, aprii con non poca difficoltà la porta della sua camera e buttai quell'ammasso di vestiti sotto il suo letto.

Richiusi piano e scesi giù. Facendo in modo che sentisse che fossi lì. Appena arrivata.
Che io c'ero. Eravamo noi due. Solo noi.

Purtroppo non avevo previsto un cambiamento di scena così allarmante.

Adrian dopo appena dieci minuti, in cui eleggeva il silenzio totale in casa, venne giù nero dalla rabbia e miseria a coprirlo la tendina della doccia!

Non potevo immaginare la scena nemmeno con la fantasia più fervida.
Non sapevo se ridere o nascondermi.

Avevo la bocca spalancata, occhi fuori dalle orbite.

Lui era di fronte a me, anzi a pochi centimetri da me, nudo, i capelli bagnati gli ricadevano scuri lucenti sulla fronte, le ciglia e le labbra ricoperte da goccioline.
Coperto solo un po' da una tendina color rosa.

Mi chiedevo con quanta forza l'avesse strappata dalla doccia. Rimasi perplessa, di sasso.

Cercai di non struggermi nell'osservare quel corpo definito.

Era tutto bagnato. L'acqua gli attraversava la corporatura. Percorreva i lineamenti dei suoi muscoli sotto la pelle.
Gocciolava dai capelli fino a scendere giù... sempre più in giù.

Il volto candido, pieno di gocce d'acqua a fissarmi furioso.
I miei occhi incatenati ai suoi, ancora spalancati.

<<NON FARLO MAI PIÙ>> ruggì.

Non so come diede per scontato che in tutto ciò ci entrassi io, ma stavolta non sbagliava affatto.

Poi con calma fece un passo più avanti.
Era a cinque centimetri del mio volto.
Non saprei dire se fossi rossa per la sua presenza nuda o pallida per il modo in cui mi stava incenerendo, così arrabbiato non l'avevo mai visto.

Non sapevo cosa dire. Ero pietrificata.
Un altro passo più avanti, quasi a sfiorarmi.
L'acqua che scendeva dal suo corpo, ora mi bagnava i piedi.

<< STAI FUORI DALLA MIA VITA O LA PROSSIMA VOLTA NON SARÀ UNA TENDINA A SALVARE LA TUA INDENNITÀ >> poi continuò malizioso, con un ghigno rabbioso ,un mezzo sorriso malsano << O A COPRIRMI >> sorrideva ancora venefico.

Cosa???

Che voleva dire???

Abbassai la testa, mi sentivo umiliata, come una bambina, quando viene scoperta e sgridata dalla mamma.

Lui piano indietreggiò.
Andò via fissandomi.
Fulminandomi.

Mentre io ero lì immobile e questa volta lo sapevo... ero in fiamme!




















NOTE:
E ora cosa succederà? 🙃
Se la storia vi sta piacendo e volete l'aggiornamento questa volta prima di una settimana, fatemelo sapere votando con una stellina 🌟 o lasciando un commento 👋🏻

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