CAPITOLO 38

"Nessuno faceva caso ai suoi occhi. Tutti pensavano che fosse felice perché sorrideva."
-Alda Merini

Dopo una settimana da quel fatidico giorno, mi accorsi che l'autunno diventava sempre più freddo, percepivo il gelo accanto a me ed Adrian pareva continuamente sospettoso.

Successivamente a quella sera, il mio coinquilino sembrò volermi stuzzicare costantemente, in fondo il nostro rapporto, per lui, era cambiato. Ora era cosparso di sfumature erotiche.

Eppure non aveva rivendicato con violenza o cattiveria la mia sfida, si era semplicemente limitato a guardare i testi appoggiati sull'ampia scrivania per qualche secondo e infine, li aveva posati nel suo piccolo cassetto di legno, prima di accorgersi inevitabilmente della mia presenza.
Ero nascosta vicino allo stipite della sua porta spinta da un irrefrenabile curiosità e stranamente anche in quel momento preferì ignorarmi.

Avevo un brutto presentimento, il ragno stava tessendo la propria ragnatela e rischiavo davvero di restare intrappolata lì per sempre, morendo lentamente.
Ormai, mi concepiva come una bambola da usare a proprio piacimento e cercava di farmelo comprendere, insidiarlo potente nel mio cervello ogni volta con piccole attenzioni indesiderate.

Non si fermò al solito sguardo maligno o malizioso, mi sfiorò insperabilmente in tante occasioni per osservare una mia qualsiasi reazione.
Pretendeva il contatto, non mi richiamava più con la voce, ma tastando la mia pelle.

Sembrava adorare fin troppo mettermi in difficoltà, specialmente quando i miei genitori erano nei paraggi. Toccava volontariamente la mia carne, una scia di fuoco perenne.

Mentre io, osavo solo scrutarlo per la sua bellezza innata, in quei occhi che parevano il mare in tempesta, in quella carnagione che rammentava la purezza e soprattutto nei suoi contrasti scuri, come i capelli neri perfettamente in sintonia con il suo essere...

Continuava a divertirsi nel provocarmi, anche quando svolgevo le cose più semplici, ad esempio la colazione, portando quella sua mano perversa sotto al grande tavolo, perché, in realtà, quello audace era lui... prendeva posto, addirittura, al mio fianco, solo per la gioia di ferirmi internamente. Fortunatamente in queste situazioni riuscivo a captare in tempo le sue dita, così da allontanarmi con una banale scusa e solamente per adesso, avevo salvato sorprendentemente il mio corpo dal suo volermi palpare costantemente.

Eppure una volta vinse...

E parve beneficiare subito del contatto inatteso e bollente.

Ero nella mia moderna cucina ad aiutare mia madre, che indossava una bizzarra tuta da ginnastica viola, con i suoi buonissimi biscotti al cioccolato da infornare, mentre mio padre risiedeva comodamente sul divano di pelle nel vasto soggiorno, concentrato nel guardare una partita di football ed Adrian sembrava semplicemente sparito dalla circolazione, cosa che mi rilassò parecchio.

Mia mamma, come al solito, stava mandando il mio cervello in frantumi. Mi comandava di svolgere infinite cose nelle stesso istante.
E così, mentre frettolosamente sollevavo la grande teglia strapiena di dolciumi da cuocere nel forno già caldo, la figura del mio nemico si parò davanti a me.
Pareva comparso dal nulla, tanto da spaventarmi enormemente.

Il male era sempre nei paraggi.

Tuttavia mio padre restava indifferente, nonostante mia madre avesse emesso un urlo elevato per la scena disastrosa di fronte ai suoi occhi sbarrati.
Avevo praticamente fatto cadere tutto il vassoio di ferro con i biscotti ancora non cotti sul pavimento, sui mobili, sul mio nemico... un po' ovunque.

Ero crollata pesantemente su Adrian, trascinando di conseguenza anche lui... e così, mentre si lamentava esageratamente, quasi fingendo per il  dolore inflitto profondamente alla sua corporatura dalla mia figura, io avevo praticamente la mia faccia schiacciata sul suo bel pacco, precisamente in mezzo alle sue lunghe gambe.
Potevo percepire la consistenza.

Ovviamente il mio viso si colorò subito di un rossore tangibile.
Ma lui non accennava a muoversi con la scusa di avere male dappertutto, manco fossi stata una mucca.
Io, intanto, come una rimbecillita nemmeno accennavo ad alzarmi perché ero immobilizzata sul suo pacco rigonfio, mentre il mio coinquilino mi sorrideva diabolico.

Deglutii, spalancando leggermente le palpebre in risposta a quel suo gesto da maniaco.
Il tutto fu interrotto improvvisamente da mio padre che accostatosi finalmente alla cucina, oramai sporca, incominciò a ridere senza fine, nonostante mia mamma perplessa cercava solamente di capire da dove iniziare a smacchiare, dato che per la stanza troneggiava un gran caos.

In conclusione, per rendere quella giornata non solo imbarazzante, ma anche comica, mia madre si fiondò istintivamente su Adrian dispiaciuta e preoccupata.
Lo aiutò ad alzarsi e sistemarsi, poi cominciò a pulirlo senza il suo consenso, precisamente cominciò a colpirlo con piccoli schiaffi su tutto il corpo, addirittura sul sedere in modo esageratamente apprensivo. Solamente per togliere definitivamente la farina e i biscotti che lo ricoprivano, mentre lui leggermente sorpreso pareva non saper replicare.

Non c'è la feci, scoppiai anch'io a ridere pesantemente insieme a mio padre che ormai aveva le lacrime agli occhi, ma Adrian non sembrava per nulla infastidito, anzi mi guardava soddisfatto, fisso nei miei occhi giada, di qualcosa ancora a me incomprensibile.

Rabbrividii, tanto che dopo aver sgrassato il pavimento, sgattaiolai in camera mia.
Una cosa era certa, quella scena sarebbe rimasta indelebile nella mia mente. Quella notte, infatti, fu impossibile addormentarmi, il bel pacco di Adrian che intravidii dal suo pantalone grigio tortora era già perpetuo nella mia vivida immaginazione.

Nel frattempo tutto scorreva normale, passavo le giornate a scuola con le mie adorate amiche, sentendomi solo in quel momento davvero felice, ma non spensierata perché tenere quella "relazione" nascasta proprio a loro, mi faceva soffrire e rendeva ciò, un fardello ancora più faticoso da sopportare.

Nel pomeriggio ero parecchio impegnata con lo studio, dovevo recuperare un compito di matematica in cui avevo preso un insufficienza, purtroppo non era una delle mie materie preferite e capirla sembrava quasi di dover tradurre una lingua straniera.

Olimpia, intanto, continuava a fare la stronza con le sue amichette rifatte e spesso l'avevo notata pavoneggiarsi davanti al mio coinquilino, nonostante fosse diventato un fatto quotidiano, riusciva ancora a  destabilizzarmi molto, perché lui pareva non sopportarla, ma anche così incuriosito da quelle formosità.

Peter, invece, era sempre gentile nei miei riguardi, eppure era costantemente di fretta, tanto che a stento mi domandava qualcos'altro oltre alla solita domanda: "come stai?"

Infine Noah, come tutti quei fusti esagerati della mia scuola, era impegnato con delle partite importanti tra diversi istituti, quindi non l'avevo più visto da quella volta sul lungomare con Emily.
Spesso mi capitava, però, di intravederlo nei corridoi, ma ero io a quel punto a comportarmi da bambina, scappavo nella direzione opposta per non parlargli.
Come avrei rifiutato un suo invito? Ora che Adrian sembrava volermi tenere sotto controllo, esclusivamente per lui.
Tuttavia, dovevo fargli capire che non potevo accettare, per il momento, di uscire con lui anche se lo consideravo una persona buona.

Improvvisamente un rumore secco mi risvegliò da quei pensieri assurdi.
Non avevo voglia di alzarmi dal letto caldo e comodo quella sera.
Desideravo dormire perché il giorno seguente mi aspettava una verifica di letteratura inglese.
Ma il frastuono ritornò più avido di prima e sperai vivamente che fosse unicamente uno dei miei amati genitori.

<< Chi è? >> Chiesi dubbiosa.
Ma non ebbi nessuna riposta.
Strano.
L'ansia iniziava a scuotermi internamente.
Così riprovai con un tono più alto di prima:
<< Chi è?? >>
Ma nulla. Risiedeva solo il silenzio nell'ambiente circostante.

Così annoiata scesi dal materasso soffice e l'aria fresca nella stanza mi fece scrollare le spalle per un breve secondo.
Spalancai la porta con il cuore che mi martellava nel petto, eppure non trovai nessuno ad aspettarmi.
Guardai intensamente nel buio del corridoio, ma zero tracce.
Veramente assurdo.

Poi, però, appena indietreggiai, sotto al piede sinistro percepii qualcosa di diverso dalle solite mattonelle fredde. Indirizzai i miei occhi trepidanti in basso... ed ecco, un piccolo foglio bianco piegato.

Le cose si mettevano male.
Sicuramente il mio nemico aveva avuto la brillante idea di far passare la carta biancastra da sotto alla porta.
Aprii tremante il foglio, una calligrafia ordinata recitava queste testuali parole:
"TI ASPETTO IN CAMERA MIA TRA 10  MINUTI.
NON TARDARE, ALTRIMENTI TI FARÒ FARE UNA COSA CHE DESIDERO TANTO."

A quella sentenza la mente scivolò insidiosa in pensieri peccaminosi e oscuri.
Ormai non doveva più sorprendermi niente di lui e, invece, anche stavolta ero rimasta basita.

Come osava comandarmi così?
Quel ragazzo aveva visto troppi film erotici! Lui non era il mio padrone e io non ero la sua schiava.

Reclamava la mia presenza in camera sua per quale motivo? E minacciarmi, addirittura, di farmi fare cose sconcie? Quel tipo aveva perso completamente la ragione!
Adesso cosa cavolo desiderava da me?

Io davvero non volevo raggiungerlo, odiavo quel suo modo di paragonarmi ad un giocattolo, però, se non mi fossi recata nella sua stanza tra dieci minuti sicuramente sarebbe giunto lui da me, costringendomi a subire qualche ripercussione.

Così iniziai a camminare freneticamente di fronte al letto disordinato, mentre mordicchiavo ripetutamente le unghie in cerca di una soluzione efficace.

Il cuore tremava terribilmente come ogni parte di me e pian piano mi sentivo sgretolare, schiacciare da tutto quel male che aveva preso le sembianze del mio nemico.
Andare o meno, era questa la vera questione in quell'istante, perché che pretendesse solo la mia carne, ormai, era palese...

La mia essenza era in bilico.
Percorrevo un sottile filo latteo e soltanto un passo falso, avrebbe inevitabilmente spinto il mio corpo disarmato nelle tenebre, nell'ombra del patibolo.
































































NOTE ❤️

Ciao lettrici e lettori 😊

Ansia time: 🙈

Si incomincia a percepire l'aria natalizia in giro ohohohoh 🎅 ( ADORO )

Quindi... progetti per questo natale?? 🎄

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