CAPITOLO 26

"Ci è impossibile fare in modo che le cose vadano secondo i nostri desideri ma, gradualmente, i nostri desideri mutano."
Marcel Proust




<< Judie attenta! >> Mi richiamò la voce di Chloe preoccupata.
<< Sei troppo distratta in questi giorni, vorrei capire tanto cos'hai nel cervello! >> Sbuffa Alexis, mentre io per pochi centimetri evito di sbattere la fronte davanti alla porta del laboratorio di chimica.

Avere entrambe finalmente al mio fianco era l'unica gioia e consolazione di quei giorni.
Ma non potevo confessare alle mie amiche ciò che era accaduto e soprattutto non volevo ammettere a me stessa che Adrian mi stava stravolgendo i pensieri, in una scia di emozioni scottanti mai provate prima.

<< Oggi vi farò dissezionare una rana >> pronunciò ironico il professore, facendomi spalancare gli occhi.
Sembrò di essermi appena svegliata da un lungo viaggio di meditazione mentale.
Solo allora mi resi conto che ero addirittura già seduta ad un banco pieno di crepe con le mie salvatrici.
Tossii improvvisamente richiamando l'attenzione di tutti su di me.
Tante iridi di svariati colori a squadrarmi curiosi.

<< Oh signorina vuole provare per prima? Si alzi e mi raggiunga >> poi continuò << ecco la nostra preda >> disse scherzoso, tirandola fuori da una cassetta e appoggiandola, infine, sul grande tavolo di ferro.
Arrossii per la situazione imbarazzante, ma all'interno il mio stomaco si contorceva sensibile a quella vista raccapricciante.

Osservai l'uomo sulla cinquantina a pochi metri da me.
I capelli leggermente grigi a contornare un viso classico, pulito.
Il suo fisico ancora atletico, lo rendevano uno degli insegnanti più apprezzati dalle studentesse.
Non potevo farcela, deglutii immaginando soltanto le mie dita su quel corpo oramai morto, dal quale sarebbero spuntati fuori organi, sangue e tanto altro.

<< Mi sento male! >> Urlai, portando la mia mano vicino alla bocca, ormai pronta per vomitare.
Non aspettai la sua risposta, corsi fuori dalla stanza, verso il bagno.
Andare al W. C. non mi aiutò.
Il gabinetto era anch'esso sporco e maleodorante, aumentando la mia nausea.
Dopo un grande conato, cacciai fuori il croissant e i pancake di quella mattina a colazione.

Uscii dal quel posto ristretto e oramai più lurido.
Raggiunsi il lavandino prima di uscire definitivamente da lì, per pulirmi la bocca.
Solo dopo averla sciacquata per bene mi accorsi che qualcuno mi stava fissando ininterrottamente.
Alzai lo sguardo, ma la prima cosa che occupò la mia visuale fu un seno grosso e quasi non coperto da una maglietta striminzita, color pesca.

<< Mi stavo giusto chiedendo chi potesse essere così disgustosa >> sentenziò Olimpia.
Il mio sguardo aveva raggiunto il suo viso schifato e i suoi occhi pieni d'odio.
Il nervosismo parve non farmi pensare a quanto stavo male fisicamente.
<< L'unica cosa qui ripugnante, sei proprio tu! >> Affermai furiosa.
Poi esclamai: << Stammi alla larga! >> Pronta a ritornare al laboratorio.

Ma la sua mano malefica si posò sulla mia piccola spalla bloccandomi, poi avvicinò le sue labbra al mio orecchio sinistro.
<< Non provocarmi ulteriormente mostriciattolo >> esordì perfida.
Poi mi sorpassò, scomparendo dal mio campo visivo.
Respirai profondamente fino a calmarmi quasi totalmente.
Ma cosa voleva da me quella gallina?
Perché anche lei si accaniva tanto nei miei riguardi?
L'unica risposta fattibile era che:
Olimpia era una perfetta STRONZA PSICOPATICA.

Spalancai la porta del bagno, ritrovandomi un corridoio ampio già pieno di persone.
C'era chi metteva in ordine i libri nel proprio armadietto, chi era semplicemente di passaggio e chi si fermava a chiacchierare con conoscenti.
Alle pareti macchiate di svariate sostanze, c'erano vari poster di propaganda delle attività extracurriculari.
Saltai visibilmente, quando al mio fianco improvvisamente mi ritrovai le mie migliori amiche.

<< Ragazze siete da molto qui? >> Chiesi dispiaciuta.
<< No, appena arrivate. Il professore ha insistito nel volerci presenti alla dissezione di quella povera rana >> mi chiarì Chloe.
I suoi meravigliosi capelli rossastri incorniciavano insieme alle piccole lentiggini, il suo viso candido.
<< Allora tutto bene? >> Si intromise Alexis turbata.
<< Ora sto meglio >> le risposi, cercando di non farla agitare ulteriormente.
Lei mi scrutava con le sue incantevoli iridi chiare e io non potevo, non convincermi che fosse sempre più affascinante, specialmente ora che i suoi capelli biondi stavano diventando più lunghi.

<< Ora noi abbiamo il corso d'arte >> confessò Chloe.
<< Bello! Io ho due ore di geometria, invece. >> Sbuffai.
La campanella suonò, costringendomi a salutare frettolosamente le mie compagne.
<< Mi raccomando cerca di riprenderti, dopo ti scrivo. >> Incalzò ancora Alexis inquieta.
Feci cenno di si con la testa e mi avviai verso quel martirio imminente.

La professoressa, una giovane donna alta ed esile, entrò con un leggero ritardo ed iniziò a spiegare cose per me incomprensibili.
Ero molto più portata per le materie umanistiche.
Dopo un'ora ci suggerì di formare dei gruppi e fare degli esercizi su ciò che aveva appena illustrato.
Ma la stanza non era molto grande e i banchi con le sedie ormai vecchi crearono una confusione pazzesca che durò perlomeno quindici minuti, poi finalmente tutti formammo vari gruppi da quattro persone.

Mentre l'insegnante distribuiva i fogli con sopra stampati i problemi da risolvere, la porta dell'aula si spalancò, facendo sgranare anche le mie palpebre.
<< Buon giorno professoressa , mi scusi per l'intrusione, ma oggi l'allenamento in palestra è saltato e ci hanno obbligati a seguire una lezione >> raccontò Noah.
<< Non si preoccupi. Se ha scelto questa materia vuol dire che la geometria è di suo piacimento, si accomodi pure in quel gruppo, stavamo giusto per iniziare degli esercizi >> gli comunicò, mentre lui malauguratamente raggiungeva proprio la mia comitiva.

La gente intorno a me non la conoscevo bene, ci avevo giusto scambiato qualche parola durante le lezioni.
Oltre a Noah che continuava a guardarmi di sottocchio, c'era un tipo singolare.
Capelli neri e grandi occhiali del medesimo colore, un po' basso e robusto.
Infine c'erano due ragazze che parevano essersi vestite uguali volontariamente, un pantaloncino di jeans e una t-shirt bianca con su scritto in stampatello maiuscolo: "CERCASI PRINCIPE AZZURRO".
Trovai l'idea divertente, tutte le donne avevano il diritto di trovare il proprio cavaliere, anche se questo ormai esisteva solo nelle fiabe.

Gli esercizi fortunatamente non erano molto complicati così l'ora passò in fretta, tra un problema e l'altro.
L'insegnante ci salutò soddisfatta del lavoro appena svolto e io mi affrettai ad uscire di lì.
Ritrovandomi alle spalle il playboy delle scuola.
I suoi occhi azzurri sembravano bruciarmi la pelle, mi girai verso la sua direzione.
<< Ciao Noah >> farfugliai.
<< Ciao Judie... è da un po' che non ci vediamo, come stai? >> Domandò incerto.
<< Sto bene... ti piace la geometria quindi >> pronunciai in un sorriso forzato, non sapendo come continuare il discorso.

<< Ti va di venire a casa mia? Mia sorella non vede l'ora di rivederti >> confessò tutto d'un fiato.
Ero tremendamente in imbarazzo, volevo incontrare di nuovo Emily, ma dopo tutto il casino che era successo, non mi pareva opportuno andare nella loro abitazione.
Per fortuna divina o quasi, fui salvata da un figo totalmente sparito dalla mia mente.
Si avvicinò felice ad entrambi, ci guardò mostrando i suoi denti biancastri.
Era ancora più bello, i suoi vestiti fasciavano perfettamente i suoi muscoli definiti e io non potevo far almeno di fissarlo stupita.

Appoggiò la sua lunga mano sulla spalla di Noah, mentre lui sembrava parecchio infastidito e puntò il suo volto verso di me.
<< Salve ragazzi è da tempo che non ci imbattiamo a scuola >> la sua voce armoniosa, non la ricordavo più.
<< Salve a te, Peter >> esordii stranamente contenta.
<< Di cosa state parlando? >> Ci chiese furbo.
<< Di geometria >> azzardò subito Noah.
<< Interessante, allora che programmi avete per oggi? >> Insistette "il nuovo arrivato".
Poi aggiunse: << Judie perché non andiamo a prendere un caffè dopo? >> Mi propose incurante dell'altro interlocutore.
Erano entrambi impazziti?
Ma il mio telefono iniziò a vibrare, lo estrassi dalla tasca del pantalone corvino.
Il nome scritto sullo schermo mi scombussolò, erano rare le sue chiamate mentre mi trovavo nell'istituto.
<< Ragazzi scusate, io vado, mi stanno chiamando al cellulare >> spiegai mortificata.

Mi allontanai, lasciando soli quei due bei pezzi di manzo, sperando che non si sarebbero ancora battuti per me.
Quando velocemente fui in cortile esclamai:
<< Mamma è successo qualcosa? >>
<< Tesoro tranquillizzati, volevo solo dirti che ho bisogno del tuo aiuto. Appena finisci le lezioni corri subito a casa, c'è Adrian con la febbre alta, prenditi cura di lui. Ti ho lascito le medicine sul tavolo del soggiorno e il cibo da riscaldare nel forno. Mi dispiace, ma io e tuo padre siamo stati costretti a partecipare ad una riunione di lavoro, torneremo stasera tardi. >> Mi comunicò senza sosta e tanta agitazione.
<< Va bene >> fu l'unica cosa flebile ad uscire dalla mia bocca.

Mi parve normale che il mio coinquilino avesse la febbre, quel giorno era scappato via incurante del temporale, bagnandosi totalmente e i giorni seguenti la tosse sembrò perseguitarlo.

Ero totalmente pietrificata.
Non potevo occuparmi di lui, dopo quell'incontro incandescente e quel disastro successivo.
Stavo evitato Adrian da un po' di tempo, eppure stranamente questa volta lui non ricambiava l'indifferenza, al contrario pareva volersi imprimere ancora di più nel mio cervello.
Mi scrutava da lontano con un mezzo sorriso venefico, sembrava cercare costantemente quel contatto.

Dovevo raggiungerlo...
ma cosa ne sarebbe stato di me?




























NOTE ❤️

Salveeeee 😊

Tenete presente che...
LA MIA STORIA È ANCORA MOLTO LUNGA E CI SARANNO TANTE COSE BELLE E IMPORTANTI DA SCOPRIRE E VIVERE INSIEME 😏💕

Quindi dovete sopportarmi fino ad allora 🙏

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