CAPITOLO 17
“La speranza è l'ultima a morire, perché moriamo prima noi...”
Emanuela Breda
La prima ora della presentazione era trascorsa velocemente.
Le persone sembravano affascinate da tutto ciò.
La tensione dietro le quinte si era alleviata, ma non dentro di me.
Dovevo ancora salire sul palco e quella figura mi tormentava.
Era Adrian?
Avevo visto bene?
Incominciai a toccarmi i capelli in modo frenetico, ero decisamente turbata.
<< Judie dieci minuti e tocca a te, preparati >> la voce della ragazza alta alla mie spalle mi fece tremare.
L'ansia iniziò a crescere senza ritegno, mi percosse.
Volevo fuggire.
Semplicemente sparire.
<< Non me la sento ragazzi, io vado via>> proferii dopo un po' ai tipi del club nella stanza.
Il silenzio improvvisamente riempì la camera.
<< Sei impazzita? Solo tu conosci quella parte a memoria, devi andare! >> Urlò il ragazzo tarchiato alla mia destra.
<< Vai Judie! >> Strillò qualcuno.
<< Tocca a te muoviti! >> Imprecò inaspettatamente la tizia di prima.
Le mie gambe immobili.
Cercai di rilassarmi mentalmente qualche secondo, ma avevo solo il vuoto nella testa.
Il ragazzo gracile di quella mattina al bar mi spinse con prepotenza fuori da lì.
La bocca leggermente aperta.
Gli occhi fissi sull'immensità davanti a me.
Le luci soffuse, illuminavano soltanto il palco sotto ai miei piedi.
Le persone sedute in poltrone modeste parevano formiche.
Era tutto straordinariamente incredibile.
Un signore vicino al soppalco aveva puntato una videocamera sul mio corpo.
A fianco due signorine sedevano ad un tavolo rettangolare biancastro con su scritto a caratteri cubitali RADIO TALENTI.
Dietro la mia schiena, il mega schermo presentava alcune immagini promozionali del gioco.
Non riuscivo a staccare gli occhi da tutti quegli spettatori.
Chiusi le palpebre per cinque secondi infiniti.
Dovevo farcela!
Non potevo mollare!
<<Buona sera evidenziamo i punti fondamentali di questa nuova app>> esordii convinta.
Poi proseguii << come vi è già stato spiegato, quest'applicazione ha del vero potenziale, le ragazze possono vivere una vera storia d'amore e passione interagendo in prima persona con la loro anima gemella>>
Continuai il mio discorso per altri quindici minuti che inaspettatamente volarono.
Le luci sul pubblico iniziarono ad essere più luminose.
A pochi posti d'intervallo da me riconoscevo di nuovo quei capelli, quella figura...
Il cuore accellerò violentemente.
Perché era lì? Era qui per me?
Da quella distanza non riuscivo a decifrare il suo volto.
Non sapevo con certezza se fosse proprio lui.
La cosa mi sorprese, come un esplosione.
La voce cominciò ad inclinarsi pericolosamente.
Non riuscivo a togliergli le pupille di dosso.
Come una calamita attirava le mie iridi chiare.
Salutai frettolosamente gli ospiti.
Un grande applauso riempì energicamente l'auditorium.
La tenda piano si chiuse.
<< Judie sei stata grandiosa! >> Una voce sconosciuta cercò di attirare la mia attenzione.
Fu improvviso.
Come un temporale in piena estate.
Le gambe incominciarono a correre.
Desideravo capire se era veramente Adrian.
<<Judie ma dove corri?! >> Un tizio mi gridò.
Non potevo girarmi.
<< Devo fare una cosa importante>> gracchiai.
<< Judie ti cercano per farti i complimenti >> un'altra persona a richiamarmi.
Eppure in quel momento vedevo soltanto il mio nemico in lontananza.
Scesi svelta le scale.
Per poco non inciampai nei lungo tappeto rosso.
Continuai a camminare velocemente tra i vari ospiti che chiacchieravano tra di loro.
Imprecai di continuo.
Schivai la folla in pochi minuti.
Quel piccolo pezzo di corridoio sembrava non finire mai.
<< Attenzione! >> Esclamai alla gente ancora seduta nella lunghissima fila di poltrone dove c'era Adrian.
<<Mi scusi >>
<<permesso >>
<< sono desolata>>
Iniziai a pronunciare più volte fin quando con grande fatica ero riuscita ad avvicinarmi al mio coinquilino.
Il cuore sembrava tremare con la mia anima.
Il capo abbassato.
Stava facendo un laccio alla sua scarpa scura.
Era vestito in modo impeccabile.
Un completo da sera, blu notte.
Ero tutta un fremito.
Non esitai.
<<Adrian sei tu? >> Chiesi insicura.
Ma lui non alzò il capo.
<< Adrian >> insistetti.
<< Scusami forse volevi me? >> Rispose il tizio che ora mi guardava stranito.
La sua carnagione rosata era illuminata dal faro posizionato sopra di lui.
Labbra sottili.
Occhi neri.
Ma i capelli, la sua corporatura erano come i suoi...
Non era lui...
La delusione palese sul mio viso.
Il battito sembrò arrestarsi.
Cosa stavo cercando? Perché doveva presentarsi? Perché mi importava di lui?
Lui mi odiava...
non dovevo pensare a quel demonio!
<< Ehm scusami, ho sbagliato persona>> sussurai quasi.
<< Tranquilla, sei stata bravissima sul palco>> il suo tono pacato, da uomo mi riempì i timpani.
<< Grazie mille>> asserii.
<< Sai, sono sicuro che la vostra app avrà successo>> mi assicurò.
<< Oh lo spero, ecco io devo andare ora>> gli dissi, voltandomi già.
Da lontano la scritta verde USCITA sembrava essere tutto quello che desideravo in quel momento.
Dovevo assolutamente uscire da quel posto e prendere una boccata d'aria fresca.
Svelta raggiunsi la porta, ormai il corridoio dell'Auditorium era sgombro.
La spalancai.
L'aria vigorosa mi colpì violentemente i polmoni che parevano aver ripreso a respirare solo in quell'istante e la mia mente mi appariva più equilibrata.
La richiusi piano alle mie spalle e decisi di percorrere la strada più lunga per tornare a casa.
Piccoli passi mi accompagnavano.
Cercavo di distrarmi nel pensare a quel mio comportamento assurdo, osservando ogni particolare della città che avevo davanti.
Sentivo un strano peso nel cuore.
Era colpa di Adrian!
Perché da quando mi aveva toccata, da quando per poco le nostre labbra non si erano sfiorate, mi aveva stravolto il cervello.
Il paesaggio intorno a me come al solito era davvero bello.
Case enormi di ogni colore dal marrone al viola riempivano i vialetti con i loro giardini pieni di fiori di ogni specie, ma le orchidee bianche erigevano uno sfondo all'erba ben curata.
Fu la suoneria del mio cellulare a distrarmi.
Il nome Chloe scritto in grande, mi preoccupò.
<< Ciao tesoro allora com'è andata? >> Le domandai dolcemente.
<< Beh l'importante non è vincere, ma partecipare. Me lo ripeti sempre tu>> cercai di consolarla.
<< Ricordati che per me rimani la migliore>> continuai dopo una breve pausa.
<< Alexis come sta? >> Chiesi molto turbata.
Sapevo quanto le mie amiche tenessero a quel concorso eppure nonostante la loro enorme bravura non avevano vinto.
Il mio pensiero andò un secondo a Peter che quella mattina mi era apparso così agitato per quella gara.
<< Chloe vorrei tanto raggiungervi, ma non posso proprio devo aspettare i miei genitori, mi hanno detto che volevano festeggiare... Ma non so dirti cosa intendevano>> confessai dispiaciuta.
<< Si la presentazione è andata alla perfezione. Allora ci vediamo domani a scuola. Vi voglio bene! >> Affermai e chiusi la chiamata.
Non abbracciarle in quel momento mi distruggeva.
Loro avevano bisogno di me, ma anch'io di loro.
Mia mamma aveva detto più volte di aspettarli. Cosa stavano tramando?
Senza rendermene conto, arrivai vicino al porticato di casa mia.
Un bel respiro e girai la chiave.
La luce accesa in cucina era il presagio che non ero da sola nell'abitazione come credevo e se non erano i miei genitori, dato che l'auto ancora non era parcheggiata fuori voleva solamente dire che lì c'era il mio tormento.
Il cuore cominciò a farmi male.
Dovevo raggiungerlo o andare in camera mia?
NOTE ❤️
Alzi la mano chi sperava che tra il pubblico ci fosse Adrian 🙃
Al prossimo capitolo 😏
Grazie per tutto il supporto che mi donate ogni volta!
Siete fantastiche 💕
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