CAPITOLO 16

Le cose non cambiano; siamo noi che cambiamo.
(Henry David Thoreau)





Il materasso sotto di me sembrava tremendamente scomodo in quel momento.
Le mie iridi verdi ferme ad osservare il soffitto biancastro della mia stanza.

Erano passati giorni ormai dalla fine della festa, eppure ogni volta che guardavo le mie dita pareva di avere ancora la morbida pelle di Adrian nelle mie mani e il mio mento ardeva tuttora del suo contatto inaspettato.

Chloe e Alexis mi avevano trovata dopo un po' quella sera, distesa su quel letto, in uno stato quasi vegetativo.
Ero profondamente stordita.

Di quello ch'era successo non desideravo parlarne nemmeno con loro, anche se erano preoccupate.
Per me era tutto finito, in quella camera.
Eppure potevo mentire a tutti, ma non a me stessa.

Quella situazione mi aveva scossa più del previsto e cercavo di non incrociare mai lo sguardo inflessibile di Adrian.

Per completare quel quadro disastroso, la presentazione dell'app era stata anticipata a questo pomeriggio e non mi sentivo per niente pronta.

Oggi avevo saltato la scuola. Dovevo andare in caffetteria fra un'ora con gli altri ragazzi per definire le ultime cose, ma la mia mente era assolutamente altrove.

Ovviamente non era solo Adrian il mio pensiero fisso. La festa mi aveva scioccata su molte questioni.

Ogni volta che pensavo a Noah, lo immaginavo nudo, con i suoi muscoli ben definiti in procinto di fare sesso con tante ochette diverse, in una specie di orgia. Dovevo togliermi questa assurda immagine di lui dal cervello.

Peter, invece, solo il nome mi faceva innervosire. Il suo comportamento era davvero inaccettabile. Mi aveva ignorata senza un vero motivo, ciononostante il nostro rapporto fosse molto amichevole. Desideravo chiarire assolutamente questa questione.

Piano mi alzai dal letto.
La testa mi girava lievemente.
Presi un vestito morbido, non troppo corto, nero semplice.
Lo indossai quasi controvoglia.

Era stato imposto quell'abito a tutte le partecipanti per quell'occasione.
Scarpe da tennis color avorio.
Trucco molto leggero, stavolta avevo evidenziato le mie labbra con un rossetto granata.

I maschi, invece, dovevano vestirsi con una t-shirt color carbone e jeans scuri senza strappi.

Scesi svelta le scale, per poco non inciampai nel prezioso arazzo del soggiorno.
Il silenzio assordante della casa ad accompagnarmi. Chiusi lieve la porta alle mie spalle.

Il cielo di un turchese chiaro, pareva rilassarmi.
Non c'erano nuvole, solo una grande distesa del colore che amavo di più.
Le libellule volavano tra gli alberi alti, allineati sul marciapiede.
Il cinguettio degli uccelli e i fiori rosa appena sbocciati sembravano rallegrarmi.

Le giornate così belle, erano l'ideale per schiarirsi le idee.
Il sole pareva riscaldare la mia anima turbata e il mio cuore irrequieto.

La caffetteria per fortuna era vicina.
La conoscevo bene, spesso ero andata con le mie migliori amiche a bere un buon caffè lì.
In pochi minuti ero entrata in quel piccolo, ma accogliente posto.

Tutto perfettamente pulito e in ordine.
Profumava di torte al cioccolato.
La tonalità pesca scuro, troneggiava l'ambiente con qualche sfumatura di beige.
Le mensole piene di dolciumi glitterati.

I membri del club già tutti seduti ad aspettarmi in un grande tavolo castagno scuro.
C'era chi già beveva qualche tisana o mangiava croissant e ciambelle al caramello.
L'odore e l'aspetto erano davvero invitanti, udii brontolare leggermente il mio stomaco, che da giorni ormai punzecchiava soltanto.

Salutai tutti con un semplice gesto della mano, impacciata e presi posto vicino a una mia compagna, alla quale era stato dato il compito di dirigere l'esibizione.

Cercai di chiarire più volte, che non ero pronta a salire su un palco e spiegare al pubblico come funzionasse l'app.
Parlare davanti a tutti non era sicuramente il mio forte e solo pensare a tutta quella gente che mi fissava, mi metteva troppa ansia.

<< Judie ti aiuto io se vuoi, ti vedo troppo tesa >> pronunciò il tipo collocato di fronte a me.
In realtà non riuscivo nemmeno a ricordare il suo nome.
L'avevo notato solo qualche volta eppure lui pareva conoscermi bene.

Indossava degli occhiali da vista tortora.
Un po' basso e gracile.
Capelli rossastri e occhi bistro.
Non era proprio il mio tipo.

<<Ti ringrazio, ma non vorrei proprio salire sul palco >> bisbigliai quasi.
<< Invece devi, sei stata fondamentale per i dialoghi>> esordì sicuro.
Aveva ragione.
Spostai semplicemente lo sguardo verso il caffè macchiato che avevo ordinato.

La riunione al bar durò più di un'ora.
Erano tutti euforici.
Alla fine mi era stato affidato solo il compito di fare il resoconto finale al pubblico, prima di finire la presentazione.
Mi sentivo sollevata dato che era una mansione abbastanza facile.

Ora dovevo subito tornare a casa. Studiare bene la mia parte e tranquillizzarmi.

Quella mattina c'erano molti bei fusti ad allenarsi o a correre in città, probabilmente invogliati dalla bella giornata soleggiata.
Spesso mi soffermavo a scrutarli, attiravano come magneti i miei occhi giada.

<< Ciao >> una voce affannata, dietro la mia schiena, mi aveva sorpresa.
Mi voltai curiosa e stranita.
Presa alla sprovvista, cercai un modo per delucidare quella situazione che mi stava massacrando.

<< Ciao Peter >> pronunciai tentennando sul suo nome.
Era tutto sudato, goccioline di sudore gli ricadevano sui pettorali sodi, la maglietta ormai zuppa non lasciava spazio all'immaginazione.
Potevo restare così per ore a contemplare la sua bellezza mozzafiato.

Capelli castani e occhi del medesimo colore, avevano sfumature dorate che li rendevano ancora più ammalianti.
La sua pelle dolcemente abbronzata.
I suoi pantaloncini blu aderenti, mettevano in risalto il suo "pacco" davanti e probabilmente il suo sedere.
Il suo busto nudo sembrava un velato invito a sfiorare quei muscoli ben scolpiti.

<<Come stai? >> mi riscosse da quei dannati pensieri maliziosi.
<< Bene. Non sei andato a scuola? >> chiesi dubbiosa.
<< Sto scaricando un po' di tensione così, sai oggi abbiamo il concorso>> dichiarò lui ancora leggermente affaticato.
<< Immagino... perché alla festa mi hai ignorata? >>Sputai improvvisamente, arrossendo delicatamente.

Imbarazzato fissò un punto indefinito e portò la sua grande mano dietro la sua nuca bagnata.

<< Non ricordo di averti ignorato. Non ne avevo il motivo. Ti ho aiutata ad entrare, ricordi? Comunque sono stato un po' impegnato, avevo la testa altrove a quella festa, quindi scusami se non sono stato di più con te>> confessò, mettendo in mostra il suo grande sorriso candido.

Riflettendoci bene, ci aveva assistite quindi non poteva avercela con me. Ma quella risposta pareva un discorso già studiato. Qualcosa non mi convinceva.
Ciononostante preferii non uccidermi ulteriormente con quei pensieri.

<< Scusami ho da fare, ci vediamo in giro>> fu l'unica cosa che riuscii a dire in modo sensato e incominciai a camminare velocemente verso la mia abitazione.
Dovevo prepararmi per la presentazione!

~

Avevo studiato qualche ora.
Sistemato un po' il make-up rovinato e il vestito seriamente stropicciato.
Feci un respiro profondo.
Mi toccava raggiungere l'auditorium della scuola.

Il panico mi percuoteva ad ogni passo.
Alexis e Chloe erano impegnate con il concorso d'arte, quindi non erano presenti purtroppo.
I miei genitori erano a lavoro, mi avevano promesso di festeggiare dopo, ma in quel momento avevo davvero bisogno del loro sostegno.

Avevamo parlato per un paio di giorni della rappresentazione dell'app, erano molto orgogliosi di me.
Adrian sembrava non volerci ascoltare, più volte lo vidi sbadigliare e soffermare la sua attenzione sulla televisione.
Per cui presumibilmente non sapeva nemmeno che oggi fosse quella fatidica giornata.

Non capivo se la cosa doveva sollevarmi oppure no.

La sala brulicante di gente sconosciuta ed elegante, non fece che aumentare la mia ansia.
C'erano più di duemila posti disponibili ed erano tutti occupati.
Persone adette preparavano le videocamere.
Il video verrà caricato su un importante canale youtube.
Una postazione radio ci trasmetterà in diretta su un noto canale radiofonico.
Era tutto immenso e surreale.
Le poltrone color amaranto e le tende del palco carminio. Il parquet lucido, fulvo.

Prima che il tutto cominciasse, scrutavo il pubblico con la speranza di vedere un viso conosciuto.
Poi un battito più accelerato.
Una capigliatura scura e spettinata, da lontano catturò maledettamente la mia attenzione.

Non feci in tempo ad osservarlo bene.
Non sapevo se fosse la mia immagine o il mio nemico inspiegabilmente era tra i presenti.

La cosa, però, non aveva senso...
Tuttavia speravo incomprensibilmente di non sbagliarmi.

Le ragazze, in un attimo, mi spinsero dietro le quinte, chiudendo temporaneamente le tende del palco.
Alcuni dei miei compagni del club sistemavano il grande schermo per la proiezione, altri discutevano oppure irrequieti camminavano avanti e indietro in quella minuscola stanza lievemente illuminata.

Solo pochi minuti all'inizio...























NOTE ❤️

Volevo ringraziare immensamente tutte le persone che il 14 maggio (giorno del mio compleanno) hanno speso due minuti del loro tempo per farmi gli auguri 😚

Ciao 👋
al prossimo capitolo 😈

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