CAPITOLO 15

"A volte è più facile fare finta che non ci interessi... "
Achille Lauro




<< Judie stai bene? >> la voce leggermente agitata di Noah, mi risvegliò da quei strani pensieri.
La sua mano piano si posò sulla mia spalla.
Girai il viso nella sua direzione, facendo un sorriso sforzato.
<< Sto bene>> cercai di dire convinta.
<<Hai il viso pallido>> insistette.
<< Ho bevuto troppa birra>> provai a sdrammatizzare.

Il gioco continuava.
Adrian ora aveva la schiena appoggiata sul divano di pelle cammello.
Il viso basso ad osservare i lacci neri delle sue scarpe da ginnastica antracite.

I ragazzi e le oche come Olimpia concentrati sulla bottiglia.
Desideravano probabilmente fare cose sconce.
Erano ridicoli per me.
Bramare tanto una persona che nemmeno si conosce...
ma, forse, non avevo il diritto di giudicare.

Dovevo scappare via da lì.
<< Noah vado a prendere una boccata d'aria>> pronunciai.
<< Aspetta vengo con te>> mi rispose fulmineo.
<< No, non ne ho bisogno. Scusami>> dichiarati, dispiaciuta per il mio comportamento scortese.

Lui mi guardò per qualche secondo ancora incerto.
Non feci in tempo ad alzarmi e uscire fuori da quella stanza ambigua, l'accento di una ragazza mi colpì forte il timpano.
Una scossa nel mio cielo turbolento.

<< Olimpia devi baciare Adrian, succhia la sua lingua eh>> squittì la gallinella che sicuramente aveva capito il gioco malato della mia nemica.

Passi lenti, quasi fermi vicino allo stipite.
Udii un rumore, mi voltai troppo incuriosita.
Adrian sovrastava Olimpia con la sua altezza imponente.
Il viso pieno di rabbia e disprezzo.
Un demone cremisi.

<<Ma vaffanculo! >> Fu la sua voce forte, secca, devastante che spezzò l'aria pesante della camera.
Svelto, uscì dalla porta sorpassandomi.
Lo vidi sparire in quella dannata marmaglia di gente che si frusciava tra di loro, invece di ballare in quell'immensa pista.

Nella stanza alle mie spalle calò il silenzio.
La faccia di Olimpia biancastra, ammutolita.
Veloce anch'io, mi inoltrai nella mischia.
Le luci colorate mi folgoravano le pupille.
Non volevo provare più nulla, la confusione dentro me, mi stava uccidendo.

Incominciai ad ondeggiare, seguendo il ritmo della musica assordante.
Mi lasciai trasportare per un tempo indefinito, aspettando che il ritmo mi percuotesse.
Sfogai tutta la mia frustrazione così.

Lentamente mi calmai.
Mollando tutte le domande nella mia testa, in quella sala.
Ora dovevo solamente trovare le mie amiche.

Dalla mia posizione riuscivo ad intravedere delle scale che portavano al piano superiore.
Cercai di raggiungerle, in un'impresa quasi impossibile, con tutte quelle persone incollate l'una all'altra, in danze che mi rammentavano i riti di accoppiamento degli animali.

Dopo un'eternità, giunsi sfinita alle scale.
Passi pesanti mi accompagnavano, fin quando, davanti ai miei occhi si presentò un grande corridoio debolmente illuminato.
A destra e a sinistra tante porte conducevano sicuramente a varie stanze.

Camminai spaesata e insicura, poi una scena attirò la mia attenzione.
Alexis aveva la schiena leggermente incurvata, appoggiata alla porta dietro di lei.
Le sue mani intrecciate ricadevano morbide sul suo bellissimo vestito.
Parlava animatamente, pareva molto entusiasta.

Il ragazzo di fronte a lei le sorrideva.
Una mano in tasca e una gamba lievemente più stesa, aveva assunto una posa da figo.
Strizzai un po' gli occhi per capire chi fosse.
Peter...
Il mio stupore si moltiplicò.

Mi avvicinai.
Desideravo capire di cosa discutessero.
Alexis probabilmente udii i miei passi, girò il suo corpo verso la mia direzione.
<< Eccoti Judie, non riuscivo proprio a trovarti>> annunciò, agitando la mano per invitarmi a raggiungerla più velocemente.

Ma continuai a camminare normalmente.
<< Ti sto cercando anch'io da tempo, dov'è Chloe? >> Domandai angosciata.
<< È in bagno, sta sistemando il trucco. Ci siamo scatenate in pista prima. Ora ho incrociato Peter, stavamo parlando del concorso d'arte che si svolgerà in questi giorni, sono così in ansia! >> Mi confessò.

<< Andrà tutto bene, sei fantastica in tutto! >> La rassicurai, ma la mia attenzione era tutta presa in realtà, dal fusto vicino a me.
Non aveva pronunciato neanche una parola, né mi aveva salutata.
Stava scrivendo velocemente qualcosa sul cellulare.
Il suo comportamento nei miei confronti era davvero assurdo e senza senso.
Pareva disturbarlo la mia presenza.

Mi avvicinai alla porta alle spalle della mia amica e urlai: << Chloe tutto ok?>>
<< Oh Judie si, due minuti e arrivo>> pronunciò serena.
Nel frattempo Peter aveva ricevuto una chiamata e si allontanò.

<< Judie entro anch'io in bagno, vieni? >> mi chiese Alexis accostandomi.
<< Ho bisogno di cinque minuti di riposo, ci vediamo fra poco giù all'ingresso, ormai sono le tre del mattino non credo ci convenga fare più tardi>> dichiarai.
<< Non saprei, ne parliamo con calma giù, insieme a Chloe>> mi annunciò.

Mi allungai un pochino, in punta di piedi per darle un casto bacio sulla guancia e proseguii.
Continuavo da qualche secondo a percorrere il corridoio incerta in quale stanza andare per quietarmi.

Aprii una porta, che in realtà era uno stanzino dove c'erano tanti attrezzi per fare palestra, c'era la panca per gli addominali, la cyclette, tapis roulant...
La richiusi piano e aprii la camera a destra.

Stremata dischiusi la porta.
La stanza da letto era stile impero.
Lussuosa e dorata.
La mobilia lucida color mogano.
Sulla teca piccoli fiori in porcellana.
Il piumone ambra leggermente stropicciato, nascondeva una figura.
Era seduta lì e potevo intravedere solo la sua schiena.

Cauta feci qualche passo.
La figura davanti ai miei occhi, ora era ben definita.
Il suo collo niveo, quella corporatura, i capelli scuri...

Adrian non si muoveva.
L'ansia mi percuoteva, tanto da farmi tremare le gambe.
Lo stupore iniziale aveva lasciato spazio alla preoccupazione.

<<Adrian stai bene? >> La mia voce si inclinò più volte.
Dovevo chiederglielo, il cuore mi batteva forte.
Girò di scatto il volto verso di me.
Stordito e meravigliato, come se solo nel momento in cui aveva udito la mia voce avesse notato la mia esistenza.

<< Adrian sei sicuro di stare bene? >> Insistetti.
Dovevo saperlo, perché viveva con la mia famiglia e anche se odiavo quasi la sua presenza, per i miei genitori era importante all'incirca quanto me.

Si alzò improvvisamente dalla sua posizione, dirigendosi verso di me.
Deglutii spaventata e indietreggiai.

Ma lui mi raggiunse prima che arrivassi all'uscio per fuggire via.
La mia schiena schiacciata al muro.
Il suo corpo possente davanti a me, quasi a bloccarmi l'uscita.

Il viso basso, le sue iridi impresse nelle mie, quasi a spogliarmi di tutte le mie difese.
Il volto a qualche centimetro di distanza.
Riuscivo a definire ogni millimetro della sua faccia.

Era estremamente bello, candido, le grandi labbra rosate dischiuse, i suoi occhi acquamarina.
Il suo profumo da uomo, il suo respiro forte, frenetico contro il mio collo.
Un'attrazione fatale.

Appoggiò la mano alla mia sinistra, sovrastando la mia testa.
<< No, non sto bene>> fu il suono della sua voce rauca e quella risposta a sorprendermi ulteriormente.
Con le dita prese delicatamente il mio mento sollevandolo.
Permettendo ai miei occhi di fissare solo all'interno delle sue pozze chiare.
Come a svuotargli l'anima.

Ero stupita, anzi scioccata!
Aveva rotto quel muro invisibile che ci separava ogni volta.
Mi aveva toccato!

Le sue dita calde, morbide.
Non potevo crederci, mi aveva sfiorata di sua volontà.
Perché l'aveva fatto??

Quel contatto, mi ardeva la pelle.

<< Io non... non ti capisco >> balbettai quasi.
Mi sorrise beffardo, uno sguardo venefico.
<< Cerchi di cancellare ciò che sei veramente>> sputò quasi, con una rabbia inaudita.

Non compredevo a cosa alludesse.
Forse al mio passato?
Perché sentiva tanto rancore nei miei confronti?

Il suo sguardo trucido insisteva nel bruciarmi le pupille.
Le cose si mettevano male.
<< Adrian perché sei qui? >> Chiesi con cattiveria, nella speranza di non farmi distruggere da tutta quella situazione, da lui.
<< Davvero ti interessa? >> Domandò irritato e rise quasi del mio tentativo di sovrastarlo in qualche modo.

<< Adrian perché mi detesti? >> pronunciai con tutto il coraggio che possedevo e involontariamente la mia mano destra piano si appoggiò lieve tra la mascella e la guancia di lui.

Il mio subconscio desiderava calmarlo.
Dovevo essere più "buona" con lui per capire cosa lo ferisse così tanto, cosa dannasse tanto la sua anima.
Il mio tocco sulla sua pelle liscia, non aveva sorpreso solo me, ma anche Adrian.

Sgranò piano gli occhi e con furia scacciò via la mia mano, spingendomi via e caddi interdetta sul materasso dietro di lui.

I suoi passi svelti non stavano raggiungendo me distesa, paralizzata da tutto ciò che era successo.
Spalancò la porta e la chiuse con così tanta ira, da farmi paura.
Lasciandomi lì, con i miei pensieri.

Il boato causato aveva riempito la stanza e il mio corpo...












NOTE ❤️

Ciao mie care lettrici e lettori 😉

Spero che il capitolo vi sia piaciuto😏
questo è un punto di svolta importante 🙃

Vi invito a non dare già sentenze, come già detto, la storia è un po' più complessa quindi scopriremo la verità solo andando avanti 😚

A presto 👋

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