CAPITOLO 107
"Ho riconosciuto la felicità dal rumore che ha fatto andandosene."
- Jacques Prévert
Ho sempre creduto nella fiaba.
Ogni film romantico che vedevo aveva sempre un lieto fine, eppure, non avevo fatto i conti con la realtà...
Ero stata un'ingenua a non valutare davvero ciò che comportava amare una persona...
C'è sempre un prezzo da pagare.
La felicità arriva solamente dopo aver affrontato svariate tempeste.
Quell'amore vero ed intenso tra due persone sono ancora convinta che esista, ma è solo una piccola parte della concretezza che ci attende prima di poterci congiungere definitivamente.
Tuttavia, io ero pronta a combattere... A raggiungere con tutte le mie forze quella serenità e sicurezza che solo Adrian riusciva a donarmi.
Avevo bisogno della sua perenne presenza nella mia vita per sentirmi completa e felice.
Intanto, il dolore non diminuiva...
I giorni trascorrevano silenziosi, in piena solitudine e Adrian non era più ritornato nella mia abitazione.
Il mio coinquilino non era più a un passo da me, ma a migliaia di chilometri di distanza a vivere una vita che non conoscevo minimamente e che probabilmente, era meglio non comprendere.
Forse si era già dimenticato di me, del mio amore autentico per lui, di noi, di ogni attimo profondo ed indelebile vissuto insieme, ma io non ero riuscita a cancellarlo dalla mia mente, era inciso nel mio cuore... Era una cicatrice che sanguinava perennemente e mai nella mia esistenza avrei immaginato di poter soffrire in quel modo così logorante.
Mi mancava ogni cosa di lui...
Le sue labbra che si univano alle mie, le nostre incomprensioni, le sue braccia forti che mi stringevano, il suo sguardo ardente sul mio corpo, il suo profumo, i suoi silenzi.
I miei genitori continuavano ad osservarmi con attenzione senza, però, chiedermi qualcosa in merito poiché il mio dolore era decisamente evidente.
Avevano provato innumerevoli volte a distrarmi di sera al loro rientro a casa, ma io restavo nel mio mutismo, nella mia stanza...
Mi avevano proposto anche di uscire un po' con le mie migliori amiche, ma avevo rifiutato immediatamente. Avevo soltanto bisogno di isolarmi da tutti.
Forse stavo sbagliando... Dovevo andare avanti con la mia vita, dovevo essere forte ed eliminare Adrian dal mio cuore, proprio come lui aveva fatto con la mia essenza, ma quell'agonia straziante che toglie il respiro e ci inonda di lacrime, mi aveva colpita in una maniera troppo atroce e automaticamente, mi ero abbandonata a me stessa... Ero arrivata già distrutta alla deriva, ma quella solitudine era necessaria per la mia protezione, era ciò che mi rammentava di non dover perdere la speranza... Che un giorno avrei rivisto il mio coinquilino, che avrebbe nuovamente varcato la porta della mia abitazione solamente per me.
Il mio dolore per la partenza di Adrian era così chiaro che pure se i miei genitori non me lo chiedevano esplicitamente, ero ormai convinta che dentro di loro sapessero che mi ero innamorata follemente del mio coinquilino e probabilmente per i miei familiari, questa era una verità veramente strana ed inaspettata da non poter essere accettata facilmente.
Avevo parlato a lungo con le mie migliori amiche di quella maledetta giornata...
Dopo il caloroso ed infinito abbraccio dei miei genitori, mi ero rialzata da quel freddo pavimento per non aumentare le loro preoccupazioni e con fatica, avevo raggiunto la mia stanza per poter riposare qualche ora e successivamente, poter discutere con Alexis e Chloe a telefono dell'accaduto.
Era notte fonda ed io, piangevo ancora mentre raccontavo al cellulare per l'ennesima volta il gesto incomprensibile e scioccante di Adrian alle mie amiche...
Chloe a quelle mie strazianti parole mi parlò con tranquillità dicendomi che non dovevo preoccuparmi così tanto, dovevo mantenere la calma perché Adrian sicuramente sarebbe ritornato. Ciononostante, Alexis mi sembrò decisamente turbata e delusa dal comportamento impensabile del mio coinquilino dato che, in maniera inaspettata, iniziò ad insultarlo pesantemente e a ripetermi che meritavo di meglio, che dovevo divertirmi e dimenticarmi di lui...
Eppure, io continuavo ad essere sincera con me stessa e con loro perché c'erano dell'effettività che non potevano essere trascurate.
Avevo più volte ribadito in quell'intensa conversazione che ero innamorata davvero di Adrian e che quindi, desideravo ancora credere in una relazione con lui...
Non mi sarei arresa, non volevo cancellarlo dalla mia vita perché speravo perennemente che il mio coinquilino ritornasse da me.
Tuttavia, Alexis arrabbiata per quel mio comportamento imprudente, mi propose di uscire con loro per poter passare del tempo insieme... Mi supplicò pure Chloe, ma continuai a rifiutare.
Non avevo la forza di affrontare i loro sguardi severi e afflitti perciò, le avevo evitate anche a scuola.
Erano almeno cinque giorni che dopo le lezioni correvo direttamente verso la mia abitazione, in cerca di un falso riparo.
Mi stavo comportando malissimo nei confronti delle mie amiche, ma in quel momento orrendo, necessitavo dei miei spazi...
Alla fine, non potevo fuggire per sempre da Alexis e Chloe dato che mi avevano perfino minacciato di venire a casa per fare una scenata davanti ai miei genitori, perciò, avevo accettato di incontrarle per una passeggiata sul lungomare.
Intanto, i miei voti a scuola sembravano soltanto peggiore.
Andavo ogni mattina all'istituto e mi accomodavo nella classe in cui si svolgevano le varie materie del mio corso, eppure, non riuscivo ad ascoltare nulla... La mia mente era altrove, viaggiava insistentemente in torbidi pensieri rumorosi.
Adrian era a San Francisco già da qualche giorno...
Prima di partire non mi aveva salutata e non aveva provato nemmeno a chiamarmi sul cellulare.
Mi aveva improvvisamente buttata fuori dalla sua vita e questo suo atteggiamento distaccato faceva veramente male.
La sua mancanza era così forte che non ero più entrata nella sua stanza e spesso, fissavo la porta principale della mia abitazione per ore... immersa solamente dal buio e dal vuoto di quel posto.
Immaginavo il suo ritorno, vedevo quella dannata porta finalmente spalancarsi, ritrovandomi davanti il sorriso genuino di Adrian e poi, finalmente, lo osservavo attentamente mentre correva verso di me per abbracciarmi con quell'espressione sincera, veramente felice, che lo rendeva ancora più affascinante...
Ma restava ancora un maledetto miraggio.
In verità, avevo provato per tre giorni a chiamarlo insistentemente sul cellulare, ma Adrian aveva sempre staccato la telefonata, preferendo esplicitamente ignorarmi.
Perciò, dopo essermi resa ridicola e patetica ai suoi occhi in quelle soffocanti giornate pur di sentire la sua voce o ricevere un suo messaggio, alla fine, avevo deciso di rispettare la sua scelta e a malincuore, non avevo più provato a chiamarlo...
Cercavo solamente di non pensare al suo numero di telefono che avevo segnato in rubrica per non cadere continuamente in tentazione dato che lui, non aveva provato nemmeno una volta a richiamarmi nonostante la mia ostinazione...
Improvvisamente non significavo nulla per lui?
Ora mi detestava di nuovo?
Mi aveva già dimenticato con un'altra ragazza?
Non volevo crederci!!
Era assurdo...
Ciononostante, qualcosa stava per cambiare nella mia vita...
Il fato si sarebbe mostrato ancora più crudele e subdolo, mettendomi davanti ad un ostico dilemma di cui ero proprio io l'artefice del mio attuale destino.
Mi ero svegliata tardi e già stanca di fronteggiare un nuovo giorno.
La mattinata a scuola era trascorsa lentamente, non avevo ascoltato nulla di quello che i professori avevano spiegato nelle varie lezioni...
Indossavo una semplice tuta da ginnastica color nero e avevo i capelli leggermente spettinati.
Ero un vero disastro.
Uscii finalmente fuori dall'istituto e mentre ignoravo tutto ciò che mi circondava e oltrepassavo il vasto giardino della scuola già colmo di studenti per raggiungere la mia abitazione, mi ricordai quasi come un improvviso castigo divino, che in realtà, ora avevo appuntamento con le mie migliori amiche all'inizio del lungomare.
Volevano passeggiare un po' con me, ma io speravo solamente che non parlassero ancora di Adrian o di come dovevo reagire a quella situazione spezzante...
Allora, con una lentezza smisurata, mi diressi verso il luogo d'incontro e puntai lo sguardo al cielo sereno, illuminato dal sole.
Respirai profondamente.
Provai pure a pensare ad altro, ma fu completamente inutile...
Quel dolore che sentivo da quando Adrian era scappato via da me era talmente prepotente che ormai, sapevo attenuare quella sofferenza solo con il pianto.
Tuttavia, dovevo trovare una vera soluzione a quell'avvenimento schiacciante.
Pian piano arrivai nei pressi del lungomare, osservai per secondi indefiniti l'oceano leggermente agitato muoversi in se stesso e poi, spingersi inesorabile fino alla sabbia dorata...
Da quella posizione potevo scrutare anche il porto strapieno di piccole barche.
Improvvisamente però, mentre ero immersa nei miei devastanti ricordi, qualcuno mi abbracciò la schiena con energia e spaventata mi girai fulminea con occhi sbarrati verso quella persona... Era Alexis che mi sorrideva con enorme contentezza.
La squadrai inconsciamente... Indossava un jeans chiaro con una maglia color bianco che si intravedeva appena dal cappotto parzialmente aperto e aveva degli stivali imbottiti tonalità ottone antico.
Accanto a lei c'era Chloe che mi guardava con un espressione palesemente felice e rassicurata.
La guardai attentamente, era ormai troppo tempo che non ammiravo i loro volti. Aveva un leggero make-up che metteva in evidenza le sue labbra rossastre ed indossava un pantalone color carbone e un giubbotto tonalità grigio cenere.
<< Eccoti! Finalmente ci rivediamo! >> Urlò con troppa euforia Alexis, distaccandosi delicatamente dalla mia magra corporatura.
Successivamente, in modo scherzoso, aggiunse con un lieve sorriso provocatorio:
<< Hai davvero un aspetto magnifico >>
A quella frase il mio viso si colorò di una tonalità cremisi per l'imbarazzo... Effettivamente, facevo veramente pena.
Improvvisamente, Chloe si unì alla conversazione appena iniziata e rincuorata pronunciò:
<< Sono davvero felice di vederti. Ero preoccupata... >>
Poi, dopo qualche secondo, continuò con un tono decisamente mortificato:
<< Scusaci se non ci siamo incontrate fuori scuola, ma siamo andate a portare dei progetti di disegno nel laboratorio del professore >>
<< tranquille >> commentai solamente con un flebile sorriso e un timbro sottile.
Successivamente, dopo una breve pausa, proseguii lievemente irrequieta verso di loro:
<< State bene? Perdonatemi... sono stata una pessima amica in questi giorni. >>
<< Solo in questi giorni?! >> Mi domandò in maniera retorica Alexis, ridendo.
<< Non devi stare in pensiero per noi e non devi chiederci scusa, sappiamo benissimo che è un periodo molto difficile per te... >> chiarì Chloe con una voce totalmente amorevole e serena, ignorando palesemente la battuta di Alexis.
<< Oggi è una bellissima giornata, l'inverno sta sparendo. >> Affermò inaspettatamente Alexis con troppo entusiasmo come a voler rendere quel dialogo serio più spensierato...
Poi, speranzosa ed affamata aggiunse:
<< Vogliamo mangiare un gelato alla banana e cioccolato? >>
<< Io preferirei una cioccolata calda >> borbottò Chloe e automaticamente, mi squadrò quasi con crudeltà dato che adesso, la scelta ricadeva su di me.
Allora, con falsa serenità annunciai spavalda:
<< Compriamo degli alcolici? >>
A quella richiesta inusuale le mie migliori amiche mi guardarono completamente scioccate, addirittura con la bocca leggermente spalancata poiché non si aspettavano minimamente quella proposta audace da me.
Avevo sempre detto ad entrambe, mentre guardavamo dei film romantici nella mia camera, che bere per dimenticare non serviva assolutamente a nulla, ma in verità, volevo solo essere spiritosa... Volevo strapparle un sorriso.
<< Forse è meglio mangiare dei pancakes con panna e crema al caramello >> propose Alexis con un tono decisamente perplesso ed allibito.
Poi, mi fece l'occhiolino per convincermi di quella sua scelta sana e a quel punto, in maniera totalmente incontrollata, Chloe scoppiò a ridere.
Forse era stata una fortuna passare un po' di tempo in compagnia... Mi sentivo quasi serena.
Assistendo alla risata pesante di Chloe e al mio sorriso sincero, ancora leggermente dubbiosa, Alexis annunciò:
<< Ah stavi scherzando >>
Dopo un attimo, Alexis ci squadrò di nuovo con insistenza e alla fine, scoppiò anche lei a ridere di gusto...
Per un istante, ogni mio male parve sparire.
Mi aspettava sicuramente un pomeriggio tranquillo e rassicurante.
<< Ciao ragazze >> Esordì inaspettatamente una voce familiare dietro di noi.
Poi, dopo qualche secondo, proseguì con un tono più dolce e curioso:
<< perché siete così allegre oggi? >>
Quella persona ci destabilizzò sul serio e in quel preciso istante, io e le mie migliori amiche ci girammo contemporaneamente verso quel timbro socievole e sereno.
Era da tempo che non lo vedevo, non l'avevo più incrociato nemmeno a scuola... Era da molto che non dialogavo un po' con lui in maniera tranquillità dato che ultimamente la mia esistenza girava soltanto intorno a quella di Adrian, eppure, Noah era sempre solare nei miei confronti e ovviamente, anche molto bello.
Fu inevitabile, lo scrutai silenziosamente.
Indossava un maglione color blu dove si intravedevano benissimo i suoi muscoli e un jeans chiaro che gli fasciava perfettamente le lunghe gambe. I suoi occhi tonalità azzurro mi ricordavano il mare, mentre i suoi capelli biondi parevano, come l'ultima volta che l'avevo incontrato, di una tonalità un pochino più scura...
Tuttavia, quello che mi sorprese davvero fu vedere che non era da solo.
Stretta nella sua grande mano c'erano delle dita di dimensioni più piccole. Mi abbassai leggermente con lo sguardo per osservare meglio la scena e accanto a lui, mi resi conto con felicità, c'era pure Emily... La sua sorellina.
I miei occhi automaticamente si illuminarono, era una bambina veramente adorabile.
Emily mi stava fissando in una maniera quasi incerta...
I suoi meravigliosi capelli erano legati in una grande treccia e indossava un grazioso vestito interamente color rosa.
<< Ciao Noah >> farfugliai quasi, mista ad un insperato imbarazzo e una parziale quiete, mentre univo i miei occhi color giada a quelli di Emily.
Poi, dopo qualche secondo, aggiunsi felice con un timbro prettamente tenero:
<< Ciao piccola >>
<< Ragazze come state? >> Chiese con educazione Noah verso le mie migliori amiche, interrompendo quel saluto tra me e sua sorella.
Improvvisamente, però, Emily urlò leggermente triste:
<< Mi sei mancata Judie! >>
E in un istante si catapultò letteralmente sulle mie gambe, stringendole con tutta la sua forza.
Ero sbalordita della sua reazione, ma anche molto emozionata.
Sembrò quel raggio di sole nella tempesta che occorre per sopravvivere... Almeno, a quella pesante giornata.
Quel momento dolcissimo durò poco dato che fu interrotto da Alexis che, dopo aver salutato Noah scuotendo la mano, dichiarò contenta osservando quella scena smielata:
<< Vedo che siete molto amiche... >>
Successivamente, con un tono più cordiale, continuò indicando con l'indice Chloe che era ancora accanto a lei:
<< Io mi chiamo Alexis, lei invece è Chloe... È un piacere conoscerti. >>
<< Il mio nome è Emily >> bofonchiò la bambina, palesemente timida e con le guance, ormai, color scarlatto.
<< È tua sorella Noah? >> Domandò insicura Chloe, scrutando la loro evidente somiglianza.
Poi, senza dargli il tempo di rispondere, disse quasi a se stessa:
<< Credo di non averla mai vista anche se sapevo della sua esistenza >>
<< Si, è mia sorella >> affermò con tranquillità Noah, fissando Emily ancora vicino al mio esile corpo.
<< unica sorella >> precisò inaspettatamente Emily con voce squillante e altezzosa, facendo involontariamente ridere sia le mie migliori amiche che suo fratello.
Alla fine, Emily decise di distaccarsi dalle mie gambe, ormai convinta che non potessi più scappare via da lei.
Solamente dopo qualche minuto la situazione ritornò ad essere seria e a quel punto, Chloe prese con forza la mano di Alexis nella sua, quasi ad obbligarla a seguire ciò che aveva in mente e infine, dichiarò compiaciuta e serena:
<< Capisco. Comunque Noah scusaci, noi adesso andiamo via, siamo davvero impegnatissime... Abbiamo ancora dei progetti di arte da finire. >>
Poi, aggiunse verso di me con un timbro strano, quasi malizioso:
<< Judie ci vediamo domani a scuola >>
E in quell'istante, senza darmi il tempo di replicare, le mie amiche si allontanarono da me e pian piano, sparirono anche dalla mia visuale.
Improvvisamente, mi ritrovai senza desiderarlo davvero, da sola con Noah e la sua sorellina...
Tuttavia, dovevo pensare in modo positivo, forse stare con loro mi avrebbe aiutata sul serio a dimenticare per un attimo la partenza di Adrian.
Perciò, non inventai nessuna bugia per fuggire via da loro.
In realtà, la situazione tra me e Noah non era tra le migliori da quando mi aveva confessato che gli piacevo davvero ed io, l'avevo rifiutato per inseguire il cuore tormentato del mio coinquilino eppure, questa poteva essere l'occasione perfetta per riallacciare i rapporti, comportarci finalmente da veri amici soprattutto ora che con noi c'era pure sua sorella...
In fondo, avevo veramente bisogno di distrarmi un po' anche se non riuscivo a capire il comportamento ambiguo delle mie migliori amiche.
Forse pensavano che stando in compagnia di Noah avrei cancellato definitivamente Adrian dalla mia anima, ma non era assolutamente così facile.
Il mio coinquilino era, ormai, marchiato nella mia essenza.
Probabilmente notando il mio sguardo impresso sulla sua corporatura scolpita, Noah puntò le sue iridi preoccupate nei miei occhi incerti e mi chiese con gentilezza:
<< Come stai? >>
<< Bene >> chiarii subito, quasi sulla difensiva.
Successivamente, provai a non farmi avvolgere dall'ansia e chiesi con più calma:
<< Tu come stai? >>
Ciononostante, Noah ignorò volutamente la mia domanda e mi ammonì contrariato:
<< Non sembra >>
Poi, dopo una breve pausa, continuò falsamente dispiaciuto ed affabile:
<< Ho saputo della partenza di Adrian >>
Automaticamente spalancai gli occhi...
Chi glielo aveva detto?
A scuola si parlava di questo ultimamente?
Ero stordita e sconvolta.
Eppure, mi bloccai.
Restai immobile nel mio mutismo e a quel punto, Noah con un leggero disappunto mi chiese ancora:
<< Quando tornerà? >>
A quell'apparente semplice domanda il cuore mi tremò pesantemente perché probabilmente Adrian non sarebbe più ritornato a Newport...
Così, esordii con autorità e freddezza pur di cambiare discorso:
<< Vorrei parlare di altro >>
<< Parliamo io e te? >> Mi domandò improvvisamente con speranza e lievemente supplichevole Emily, intromettendosi in quella tortuosa conversazione.
Poi, dopo qualche secondo, aggiunse annoiata e quasi arrabbiata:
<< Sono stanca di ascoltare i vostri litigi >>
Quella spontaneità mi fece sorridere involontariamente e nel contempo, mi sbalordì per la sua perspicacia.
<< Certo, ma Emily non stiamo litigando... Tranquilla. >> Affermai subito con un timbro amorevole e felice, ignorando di proposito Noah che a quel punto mi chiese serio, fissando ogni mia minima espressione del viso:
<< Vuoi trascorrere qualche ora con noi? Ti divertirai, credimi. >>
Ero in difficoltà... Non sapevo cosa rispondere, non capivo quale fosse la scelta più opportuna.
Ero stata presa alla sprovvista.
Mentre Noah mi invitava a passare del tempo con loro, Emily iniziò a supplicarmi insistentemente... La sua voce colma di speranza non faceva altro che ripetere, come una specie di sottofondo:
"ti prego resta con me"
Allora, decisi di non rifletterci troppo e poco convinta, affermai con voce parzialmente contenta e scherzosa:
<< Si, accetto l'invito. >>
<< Sono troppo felice! >> Gridò Emily con un timbro prettamente gioioso.
<< Perfetto, sono felice anch'io di questa tua scelta... Non te ne pentirai >> mi confidò entusiasto Noah, sorridendo a lungo e incollando le sue iridi sincere alle mie.
Poi, proseguì serio e leggermente in imbarazzo:
<< Emily vuole mangiare un gelato a lampone per questo siamo qui, ma dobbiamo continuare a camminare per raggiungere il negozio >>
Di conseguenza, cominciò a dirigersi verso quel posto a me ancora sconosciuto e automaticamente, lo seguii.
Camminavo falsamente spensierata proprio accanto a loro.
Passeggiavo guardando tutto ciò che circondava la zona del lungomare, specialmente l'immensità dell'oceano e la mente, involontariamente, cadde di nuovo nella stessa condanna che mi affliggeva, ormai, da giorni... Adrian.
<< Judie a te piace il gelato a lampone? >> Mi domandò Emily con un tono curioso ed allegro.
<< Non particolarmente. Preferisco il gelato al cioccolato >> confidai serena con un accennato sorriso.
Successivamente, dopo una breve pausa, le chiesi ancora per continuare quella conversazione con lei:
<< Con questo freddo non ti piacerebbe di più bere o mangiare qualcosa di caldo? >>
<< No >> rispose subito con uno sguardo perplesso e una voce sicura.
Nel frattempo, la piccola mano di Emily aveva deciso di stringere fortemente la mia, tenendo quasi a distanza quella di Noah.
Non conoscevo i loro genitori, ma lui era un fratello fantastico, davvero amorevole... Il loro rapporto così puro mi ricordava perfettamente quello di Adrian e Ryan.
Noah era sempre presente per la sua sorellina nonostante le difficoltà della sua età o semplicemente per il suo modo di doversi sempre mostrare come il più figo della scuola davanti ai suoi coetanei.
La maniera in cui si prendeva cura di Emily mi fece sentire per un attimo veramente sfortunata a non aver mai provato la complicità e il bene che si può sentire per un legame così autentico tra fratelli.
Ciononostante, quei suoi gesti così premurosi mi fecero pensare che probabilmente anche lui si sentisse solo per la maggior parte del tempo o almeno, lo era stato fino alla nascita della sua sorellina.
Avevano tutto ciò che la ricchezza può regalare, ma non quello di cui ha veramente bisogno il nostro cuore... L'affetto.
Eppure, speravo vivamente di sbagliarmi, alla fine, non conoscevo davvero la vita di Noah.
<< Anche Noah preferisce il gelato al cioccolato >> mi spiegò improvvisamente Emily con un timbro decisamente contrariato.
Successivamente, mi fissò con pura ammirazione e in maniera insperata, mi confidò a voce bassa:
<< Sei sempre bellissima >>
Fui lusingata di quel complimento poiché dovevo piacerle sul serio per affermare ciò nonostante il mio stato attuale... decisamente pessimo.
A quel punto, le bisbigliai con un grande sorriso e lei arrossì immediatamente:
<< Tu sei molto più bella >>
Poi, con lieve curiosità e amorevolezza le chiesi:
<< sono venute delle amiche a casa tua in questo periodo per giocare con le bambole? >>
<< No, a casa mia sei venuta solo tu >> mi confessò subito con tristezza. Tuttavia, qualche secondo dopo, proseguì con allegria ed euforia:
<< Quando Noah non è a casa, vado delle mie amiche e gioco con le loro bambole. >>
<< Mi fa davvero piacere e hai comprato qualche giocattolo nuovo? >> domandai ancora, ma con meno interesse solamente per continuare quella conversazione e costringermi a pensare ad altro...
<< Molti! >> Affermò super felice e dopo qualche istante, propose entusiasta:
<< Se vuoi ti descrivo le mie nuove bambole >>
Per almeno dieci minuti Emily parlò senza fermarsi un attimo. Ascoltai quasi distrattamente ciò che diceva, ma fu solamente la sua voce ad accompagnarmi per quel tragitto sconosciuto per giungere alla gelateria giacché Noah, stranamente, restò in totale silenzio... Fu immerso nelle sue segrete riflessioni e il suo sguardo confuso fu incatenato soltanto all'orizzonte, osservò l'oceano leggermente agitato.
I raggi del sole, ora più dorati e deboli, illuminavano la muscolosa figura di Noah, eppure, quella sua evidente bellezza sembrò quasi avvolta dall'oscurità, da pensieri opprimenti, da qualcosa di incomprensibile e sinceramente, mi dispiaceva vederlo in quello stato... Speravo solamente che non fosse per colpa mia, per il mio precedente rifiuto.
Giunta finalmente davanti alla gelateria, mi resi conto che era un negozio nuovo, che non avevo mai visto prima.
Era molto piccolo, ma grazioso.
Fuori le pareti erano colorate con una pittura tonalità rosa e a tratti verde. Inoltre, aveva una larga porta in legno tinteggiata di un colore indescrivibile, tendente all'azzurro.
Io ed Emily, involontariamente, ci immobilizzammo lì davanti a squadrare quel posto carino con ammirazione.
<< Aspettatemi qui >> pronunciò improvvisamente con delicatezza Noah, mentre ci guardava quasi divertito per i nostri sguardi incantati di fronte al negozio.
Poi, dopo una breve pausa, proseguì con gentilezza verso di me:
<< Judie prendo il gelato al cioccolato per te? >>
Quindi prima stava ascoltando la conversazione con me e sua sorella??
Ero decisamente perplessa.
<< Si, grazie. >> Dichiarai con un lieve sorriso e un tono tranquillo anche se non avevo molta fame.
Di seguito, Noah entrò nella gelateria e mentre in compagnia di Emily aspettavo fuori dal locale il suo ritorno, non parlammo di nulla in particolare, ma Emily mi chiese perché non ero più andata a farle visita a casa sua... Non sapevo cosa risponderle per non ferire i suoi sentimenti perciò, inventai semplicemente che ero stata molto impegnata con la scuola.
Dopo circa cinque minuti Noah uscì dal negozio con uno sguardo prettamente fiero e notai che tra le mani aveva solamente due gelati... Era strano.
Piano si avvicinò a noi, adagiando tra le piccole dita di Emily il suo gelato a lampone e nelle mie quello al gusto di cioccolato.
Allora, lo scrutai incerta e chiesi leggermente irrequieta:
<< Perché non hai preso il gelato pure per te? Non lo vuoi? >>
<< Non posso, il coach mi ha detto di mangiare solamente cibo con molte proteine in questa settimana dato che ho una partita importante >> mi spiegò lievemente a disagio.
Poi, aggiunse con un timbro benevole e cordiale:
<< Oggi è stato il primo pomeriggio libero dagli allenamenti. Sono davvero stanco. Non vedo l'ora di ritornare a casa per dormire un po'. >>
Ero meravigliata dalle sue parole. Aveva messo al secondo posto le sue necessità pur di rendere felice sua sorella... Forse, non avevo compreso ancora che amorevole animo avesse il ragazzo più figo della scuola.
Intanto, mentre inconsciamente i miei occhi lo squadravano senza pudore, restai in un lungo silenzio e a quel punto, Noah adagiando per qualche secondo la sua grande mano sulla mia spalla, mi chiarì tranquillo e premuroso:
<< Judie non preoccuparti per me, dopo bevo un caffè freddo. >>
Quel piccolo contatto non mi donò alcuna emozione.
Mi fu completamente indifferente.
<< Capisco >> annunciai solamente con una voce totalmente dispiaciuta per la situazione e senza rendermene conto, mi avvicinai di qualche passo alla sua figura già vicino alla mia.
Di conseguenza, Noah speranzoso mi propose:
<< Perché non vieni a vedere la mia partita di rugby? >>
Successivamente, parlando più a se stesso aggiunse fiducioso:
<< Devo assolutamente vincere. Mi serve la borsa di studio per accedere a un buon college. >>
Quelle sue parole portarono immediatamente la mia mente a riflettere sul futuro che avrebbe diviso ognuno di noi perciò, evitai categoricamente quel discorso.
<< Ci penserò, ma sono sicura che vincerai. Sei il migliore della squadra. >> Comunicai con sincerità e grinta.
Purtroppo non sapevo se fosse opportuno andare a vedere la sua partita di rugby... Non volevo che pensasse di avere un'opportunità per raggiungere il mio cuore perché quello era già completamente occupato da Adrian.
<< Ti ringrazio >> esordì subito Noah con gentilezza e un istante dopo, pronunciò serio:
<< Mi raccomando, pensaci davvero. Vorrei vederti lì. >>
Nel frattempo, Emily che ci fissava curiosa, aveva già finito il suo gelato e inaspettatamente, arrestò la nostra conversazione giacché supplichevole disse verso il fratello:
<< Noah c'è una mia amica di scuola seduta sulla panchina dietro di noi... posso andare accanto a lei? C'è anche il suo papà. >>
<< Va bene, ma non ti allontanare >> la ammonì Noah con voce perlopiù pensierosa.
Emily si avvicinò allegramente alla sua amica distante da noi solo pochi metri e a quel punto, restammo solo io e Noah.
<< Sono contenta di vederla così allegra. Avere delle amiche la rende veramente felice >> gli confidai rasserenata per iniziare un'altra piacevole conversazione.
Avevo veramente bisogno di non massacrare la mia mente con i ricordi di Adrian.
<< Si, sono sollevato anch'io. In realtà, ero preoccupato per quella situazione, ma adesso va tutto bene. >> Mi confessò con calma e nel contempo, unì nuovamente le sue iridi azzurre alle mie.
Eppure, nemmeno in quel momento cruciale ebbi il coraggio di chiedergli dei suoi genitori.
<< Judie attenta al gelato >> pronunciò improvvisamente Noah con voce allarmata, facendomi sobbalzare interiormente.
Cavolo! Non avevo ancora mangiato il gelato e ora si stava sciogliendo tra le mie mani.
In quell'istante fatale, Noah si accostò totalmente alla mia figura imbarazzata, sorprendendomi sul serio.
Di seguito, con una mano frugò più volte nella tasca del suo jeans e alla fine, recuperò un fazzoletto.
Di conseguenza, avvicinò con delicatezza le sue lunghe dita alle mie per porgermi il fazzoletto, ma quell'improvviso contatto mi fece tremare internamente poiché, involontariamente, rammentai il tocco seducente di Adrian e alla fine, senza rendermene conto, il gelato cadde interamente sul marciapiede.
Spalancai gli occhi palesemente mortificata e scioccata dal mio stesso comportamento e dichiarai completamente dispiaciuta:
<< Oh miseria!! Scusami Noah, io... >>
E mi bloccai, mentre lui con accuratezza mi puliva le dita sporche di gelato.
Ero ricolma di vergogna.
Poi, con un lieve sorriso, Noah annunciò cordiale:
<< tranquilla, non è successo niente di irreparabile. >>
Eppure, sembrò deluso da qualcos'altro giacché in quel momento essenziale indietreggiò di qualche passo da me e alla fine, come se veramente non fosse accaduto nulla, si allontanò da me per buttare il fazzoletto in un cestino nei pressi del negozio.
Successivamente, ritornò da me con un sorriso quasi forzato e legò nuovamente il suo volto serio al mio.
Infine, dopo qualche attimo di esitazione, mi chiese con un timbro decisamente protettivo:
<< Judie perché in questi giorni non fai da baby sitter ad Emily? Posso pagarti... Mi aiuteresti davvero. Sono troppo occupato con gli allenamenti e sono sicuro che Emily sarà felicissima di sapere che verrai di nuovo a casa nostra. >>
Poi, fece una lunga pausa, squadrando ogni minima espressione del mio viso incerto e autorevole aggiunse:
<< Ti farà bene distrarti un po'... >>
Ero visibilmente sorpresa non solo per la sua ultima affermazione, ma proprio per la sua proposta.
Lo fissai per un tempo indefinito con perplessità perché non sapevo veramente cosa fare, cosa rispondergli... Quale fosse la decisione più giusta.
Non era una questione di soldi.
Però, forse avevo davvero bisogno di trascorrere giornate diverse.
Probabilmente distrarmi un po' con Emily mi sarebbe servito sul serio a non stare costantemente male per la partenza insperata di Adrian.
Noah notando il mio prolungato mutismo, con un tono abbastanza serio e un flebile sorriso proferì:
<< Chi tace acconsente >>
<< Hai ragione >> risposi subito con un sorriso appena accennato e un timbro lievemente contento dato che avevo accettato solamente perché speravo vivamente di sentirmi meglio in quel modo irrazionale.
Noah mi assomigliava in quell'aspetto, pareva proprio non volersi arrendere facilmente... Come me.
Ciononostante, un attimo dopo, l'ansia mi assalì con prepotenza.
Era davvero la scelta migliore??
Avrei trascorso pomeriggi interi a casa di Noah, nell'abitazione di un ragazzo a cui piacevo sul serio...
Ero nel panico, ma ormai avevo già accettato, non potevo più tirarmi indietro.
<< Judie ti vado a prendere un altro gelato, lo vuoi sempre al cioccolato? >> Mi domandò improvvisamente Noah con una voce stranamente più affettuosa.
<< No, non preoccuparti. >> Chiarii subito ancora palesemente mortificata.
Poi, per cambiare discorso, gli domandai con un timbro più calmo:
<< Quando non sei impegnato con gli allenamenti porti sempre Emily a fare una passeggiata con te? >>
<< In realtà, no >> decretò con onestà e una voce leggermente dispiaciuta.
Successivamente, aggiunse un po' in imbarazzo:
<< Ho anche la mia vita, non posso sempre trascurare i miei amici o i miei interessi >>
Poi, prima che potessi chiedergli di più sulle sue amicizie, mi domandò con un timbro prettamente scherzoso:
<< Com'è, invece, essere figlia unica?>>
<< molto rilassante >> affermai repentina con sarcasmo e un lieve sorriso.
<< Non avevo dubbi a riguardo >> disse ancora con una leggera risata che, inconsciamente, gli illuminò di più il suo volto quasi angelico.
<< Dovresti adottare un cane o un gatto almeno avresti sempre compagnia >> propose Noah con un tono più serio, dopo una breve pausa.
<< Sarebbe bello >> confidai con un enorme sorriso, incatenando le mie limpide pupille alle sue.
Poi, con evidente preoccupazione, mi chiese con cautela:
<< Va tutto bene a scuola? Ti ho visto qualche volta nel corridoio e sembravi strana... Assente. >>
Successivamente, fece un profondo respiro e mi confessò inquieto:
<< Ieri ho incontrato le tue amiche, ho chiesto di te e mi hanno detto che i tuoi voti stanno peggiorando... >>
Ero terribilmente in imbarazzo.
Perché le mie amiche gli avevano confidato quella mia disastrosa situazione?!
<< È vero >> pronunciai solamente con timidezza, sperando che non associasse quel mio momento buio alla partenza inaspettata di Adrian.
Di seguito, con tranquillità e amorevolezza Noah mi comunicò:
<< purtroppo neanche i miei voti sono eccellenti. Pur volendo, non saprei come aiutarti... >>
Poi, speranzoso proseguì subito:
<< Però, se vuoi... >>
E inconsciamente, piena di un'assurda ed improvvisa agitazione, bloccai repentina la sua proposta e gli confidai con lo sguardo rivolto sull'oceano:
<< sei davvero gentile, non preoccuparti. >>
<< Te lo meriti >> confessò Noah senza esitazione, avvicinandosi di più al mio volto velatamente turbato.
Successivamente, incastrò i suoi occhi chiari ai miei e mi fece l'occhiolino.
Alla fine, fiducioso sentenziò verso di me:
<< Dimmi che verrai ad assistere alla mia partita, ci tengo davvero. >>
<< Va bene, verrò. >> affermai con voce falsamente tranquilla e parzialmente arresa... Senza comprendere ancora il vero significato che comportava quella mia scelta.
A quel punto, prima che Noah ricambiasse il mio accennato sorriso, improvvisamente, Emily ci raggiunse palesemente allegra e guardandoci con attenzione, ci annunciò:
<< La mia amica è andata via, ora torniamo a casa? >>
<< Certo >> rispose fulmineo Noah con voce affettuosa e nel contempo, prese la piccola mano della sorella e la strinse nella sua.
Poi, Emily euforica e speranzosa mi domandò:
<< Vieni anche tu a casa, vero? >>
Ero in difficoltà.
Restai in silenzio per qualche secondo che in realtà, sembrò un'eternità e alla fine, pronunciai rammaricata:
<< Non posso >>
In verità, non avevo nulla da fare, ma adesso avevo assolutamente bisogno di restare un po' da sola con il mio dolore...
La mia mente si chiedeva continuamente cosa stesse facendo Adrian, se stava bene, se un giorno sarebbe tornato a Newport, se sporadicamente anche la sua esistenza pensava alla mia.
Emily mi osservò a lungo con un espressione prettamente triste, perciò, Noah con entusiasmo aggiunse repentino:
<< Judie da domani verrà qualche giorno a casa per restare con te di pomeriggio. >>
<< Siii! >> Urlò subito Emily ricolma di una felicità sconfinata.
Saltellò più volte per la gioia e incredula mi squadrò euforica, infine gridò a se stessa:
<< È un sogno che si avvera >>
Le feci un grande sorriso.
Era veramente una bambina dolcissima anche l'espressione sul viso delicato di Noah, mentre scrutava sua sorella, era di pura contentezza.
In realtà, era stata più una scelta voluta da lui... soprattutto, aveva decretato da solo il mio dover andare a casa sua già da domani per stare in compagnia di Emily.
Sarei stata con lei qualche pomeriggio, eppure, mi chiedevo ancora internamente se avevo agito correttamente.
Speravo solo, con tutte le mie forze, di poter attenuare quel dolore che mi stava uccidendo.
Intanto, camminavamo lentamente verso la fine del lungomare e Emily stringeva ancora con energia la mano di suo fratello, senza darmi alcuna possibilità di avvicinarmi un po' di più a loro per chiarire finalmente quella questione essenziale.
Passeggiavamo già da quasi dieci minuti e Emily per tutto il tragitto mi raccontò di come voleva programmare quei giorni indimenticabili con me... Mi aspettavano pomeriggi davvero impegnativi.
Nel frattempo, Noah restò in silenzio e continuò a perdersi nei suoi pensieri incomprensibili. Fissò attentamente il mare e quel tramonto tinteggiato principalmente da sfumature rosse ed io, decisi di soffermarmi su Emily che manifestava ancora la sua enorme felicità per la giornata di domani.
Alla fine, il lungomare terminò e Noah mi chiese più volte se volessi essere accompagnata da loro fino alla mia abitazione, ma io non accettai, insistetti fermamente affinché potessi andare da sola a casa.
Infine, con sguardo dispiaciuto, Noah si arrese alle mie volontà e salutai entrambi frettolosamente sul marciapiede che divideva le nostre strade.
Appena mi allontanai di qualche passo, Emily urlò verso di me con una voce squillante ed allegra:
<< Ciao Judie! A domani! Ti aspetto! >>
E nel contempo, agitò velocemente la sua piccola mano per salutarmi nuovamente.
Mi girai per un istante a scrutarla per mostrarle il mio sorriso sincero. Poi, lentamente continuai il tragitto verso la mia abitazione... Ciononostante, quella sofferenza che pareva miracolosamente sparita iniziò ad invadermi più prepotente di prima.
Adrian mi mancava troppo... Nessuno poteva sostituire la sua presenza.
I miei sentimenti per lui erano talmente autentici da non poter essere cancellati.
Dopo una quindicina di minuti, in cui osservai scrupolosamente il paesaggio circostante e quel dannato dolore mi perseguitò con insistenza senza darmi un attimo di tregua, arrivai finalmente fuori la porta principale della mia abitazione... Senza sapere ancora che un nuovo destino rischiava di sostituire quello per cui mi ero sempre battuta.
Trascorro giornate intere ad aspettarti...
Sono sempre ferma allo stesso posto, non temporeggiare...
Sono qui per te.
Non posso cancellare il tuo sguardo impaurito fisso nel mio.
Non posso dimenticarmi del tuo calore... Del tuo amore velato.
Siamo destinati a rincorrerci.
Siamo legati.
Ricordi quando eri al mio fianco?
Rammenti quando ti ho detto ti amo?
Quando litigavamo per riabbracciarci?
E adesso cosa stai facendo?
Con chi sei?
Dove ti trovi?
Hai deciso di dimenticarmi?
La notte buia la osservo sempre dalla mia finestra... Scruto il cielo parzialmente stellato e automaticamente, i miei pensieri tormentati ricadono su di te... su di noi.
Vorrei sentire la tua voce...
Sai, mi basta anche solo un secondo.
Voglio sentirmi di nuovo al sicuro.
Ho bisogno del tuo tepore.
Torna da me ti supplico e abbracciami forte senza più riflettere sulle conseguenze perché non esistono.
Osservo la tua essenza colma di cicatrici segrete incisa inevitabilmente nella mia e capisco solamente che questo tuo atteggiamento non è necessario...
Credimi, non tornerai mai indietro, quel dolore logorante non riapparirà.
Sei con me, prova a fidarti.
Sono innamorata di te.
Voglio sentire nuovamente la tua presenza nella mia vita...
Tu per me sei importante, devi accettarlo.
Adesso, mi sento sola... abbandonata a quella sofferenza atroce che mi hai lasciato con la tua assenza.
Torna da me ti prego, sei il mio unico pensiero.
Baciami.
Toccami.
Stringimi.
Unisci la tua esistenza alla mia per l'eternità... Abbiamo bisogno l'uno dell'altra.
Gli anni passano velocemente, ma tu sei sempre stato accanto a me.
Sei la mia costanza.
Non lo sai ancora, ma anche tu hai un disperato bisogno di me perché siamo due parti identiche e divise dello stesso cuore.
Credi all'amore che provo per te... Accetta finalmente che anch'io sono importante per la tua esistenza e sarai felice.
Non avere paura della luce.
Le tenebre non ti appartengono.
Mi manchi cazzo!
Mi manchi da morire!
Mi manca terribilmente percepire quella sensazione inebriante... la mia pelle che sfiora la tua, in una specie di danza provocatoria.
Mi manca vederti rientrare a casa dopo la scuola...
Mi manca perfino litigare con te.
Mi mancano i tuoi sguardi sul mio corpo inerme.
Mi manca quel senso di completezza che solo tu sapevi donarmi semplicemente con la tua presenza.
Ti supplico dimmi che pure io ti manco, che non riesci a dimenticarmi.
Non sono una tua debolezza, non sono il tuo nemico...
Con me non hai bisogno di quella corazza...
Mostrati per quello che sei davvero perché io amo tutto di te.
Voglio rivederti... Sono a pezzi.
Fa veramente malissimo non averti più.
Te lo prometto, se non giungerai da me, ti verrò a cercare e custodirò il tuo cuore logorato.
Sarà l'ultimo sforzo che faccio per raggiungere la tua anima ferita perché tutto ha un limite...
Io sono felice con te, credimi e se adesso che siamo distanti migliaia di chilometri, ti manco anch'io significa solamente che pure tu hai bisogno di riabbracciarmi... Di sentire quella calura risanante.
Adrian mi manchi ogni giorno, sempre di più...
Torna.
NOTE ❤️
Ciao miei adorati lettori 😊
Oggi sono molto curiosa 🙈
Se vi fa piacere raccontatemi del vostro primo amore... Ogni aspetto positivo e negativo.
Ad oggi, di cosa pensate di avere più bisogno?
Io cerco ancora la mia serenità interiore e felicità ❤️
Inoltre, come passerete la giornata di San Valentino?
Avete già fatto qualche regalo?
Un forte abbraccio 😊
A presto!
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