CAPITOLO 106

"Non ero una principessa. Io avrei sacrificato la favola per salvare il lupo."
- Internet











La notte era stata una vera agonia per la mia anima alla deriva e il giorno successivo era iniziato in maniera decisamente disastrosa...

Quella mattina mi ero alzata con un inspiegabile agitazione interiore... Forse perché pensavo continuamente a quello che era accaduto la sera precedente tra me e il mio coinquilino.
Ciononostante, in verità, il mio cuore non riusciva a gioire sul serio...
Il semplice gesto di Adrian e quella sua affermazione mi facevano sentire finalmente importante per lui, ma non era abbastanza, non era sufficiente in quel delicato momento.

Comunque stordita ed parecchio infreddolita, scesi dal mio comodo letto e uscii frettolosamente fuori dalla mia camera per fare una lunga doccia calda.
Ritornata nella mia stanza, una prepotente angoscia mi colpì e mi sentii nuovamente incapace di affrontare quel presente burrascoso. Tuttavia, dovevo essere forte...

Così, decisi di vestirmi velocemente ed optai per un jeans scuro, abbinato ad un maglione color glicine.
Successivamente, raccolsi i miei setosi capelli con un elastico e leggermente controvoglia, presi il cellulare dall'ampia scrivania in legno con lo zaino e uscii finalmente fuori dalla mia camera.
Dovevo fronteggiare quella realtà disarmante.

Arrivata davanti alla lunga scalinata, incominciai a scendere lentamente ogni gradino, sperando che la spensieratezza mi ospitasse in quel suo mondo dannatamente lontano dal mio...
Eppure, quella concretezza mi devastò ulteriormente giacché verso la fine della scala, inevitabilmente, il mio cuore dolorante si paralizzò come la mia esistenza e mi blocca proprio lì, in quel luogo inconsueto.

Mi fermai ad ascoltare segretamente ogni parola tra i miei genitori ed Adrian... Quella discussione tra di loro pareva arrestare anche il mio respiro.
I miei familiari erano abbastanza contrariati dalla richiesta del mio coinquilino. Non capivano perché lui insistesse tanto con il voler andare via da Newport dato che Adrian stava ancora frequentando la scuola, quest'anno doveva prendere il diploma e sua madre l'aveva affidato ai miei genitori solamente perché la situazione complicata di Ryan la teneva perennemente impegnata.

Ciononostante, il mio coinquilino quasi disperato chiarì ripetutamente che sarebbe ritornato nella nostra abitazione, che era soltanto una partenza momentanea...
Eppure io, mi chiedevo quando sarebbe tornato a Newport dato che, in verità, mi aveva riferito di voler restare a San Francisco per sempre.

Intanto, aveva pure spiegato che desiderava ritornare nella sua città per riabbracciare finalmente suo fratello, specialmente adesso che stava meglio...

Forse mentiva solo parzialmente.
Tuttavia, una parte di me, quella più profonda, sentiva che la vera motivazione non era quella.
Probabilmente non ero nemmeno io la causa del suo insistente allontanamento, ma sembrava davvero che stesse scappando con tutte le sue forze da me poiché quello era un comportamento troppo insolito per Adrian... Aveva preso nuovamente le distanze da me, proprio dopo esserci uniti in quella maniera così intima.

Allora, prima che concludessero quella pesante e fondamentale discussione, prima che il mio cuore si spezzasse di nuovo, in preda al panico, decisi di non fermarmi in cucina per salutare i miei genitori o fare colazione, ma sgattaiolai letteralmente via da quel luogo logorante, fuggendo da quella realtà insopportabile.

Chiusi silenziosamente la porta principale alle mie spalle, cercando disperatamente di non farmi notare dai miei familiari o Adrian e quando fui finalmente fuori dalla mia abitazione ad accogliermi ci fu un clima meno freddo del solito...
Il sole illuminava la città, mentre tante persone sconosciute riempivano le strade circostanti, rendendo quell'atmosfera più confortevole.

Oggi le mie migliori amiche erano impegnate con un progetto d'arte quindi, non erano presenti a scuola...
Ciononostante, sentivo sempre più prepotente il bisogno del loro sostegno perciò, a quel punto, decisi di chiamarle per raccontare la situazione burrascosa con Sebastian.
Fortunatamente, mi risposero subito e spiegai loro ogni particolare, ogni increspatura di quella surreale circostanza e le mie amiche restarono seriamente interedette, proprio come me, ma non mi dissero chiaramente se effettivamente avevo fatto male ad allontanarlo.
Inoltre, Alexis e Chloe avevano notato la mia voce triste e assurdamente, non me la sentii di parlare pure di Adrian.

Arrivai davvero presto a scuola, infatti, il vasto giardino era pieno di svariate ragazze che parlavano animatamente e degli studenti erano seduti su alcune panchine in ferro nella zona parcheggio.
Ognuno viveva nel proprio mondo personale, combatteva le proprie guerre e gioiva per le proprie vittorie. Tuttavia, circondata da quei mondi che assomigliavano al mio, mi sentii ugualmente sola... Accerchiata semplicemente da estranei.

La giornata a scuola trascorse sorprendentemente veloce... La mia mente riuscì a distrarsi lievemente soltanto nelle ore del laboratorio di chimica e quello di informatica.
Poi, inaspettatamente, anche la campanella per la conclusione delle lezioni suonò e uscita dall'aula, da lontano nel largo corridoio, intravidi Sebastian appiccicato letteralmente a Donnie... Irrimediabilmente rabbrividii.
Non potevo crederci.

Fui sollevata, in verità, nell'aver deciso momentaneamente di evitarlo.

Di seguito, automaticamente, accelerai il passo per uscire fuori dell'immenso istituto e spalancata la porta dell'ingresso principale, con il cuore ancora tremante ed irrequieto, mi diressi direttamente verso la mia abitazione.

Mi chiesi più volte, in cuor mio, dove fosse Adrian, cosa stesse facendo, com'era finita la conversazione con i miei genitori... Adesso l'attesa nel rivederlo, mi stava divorando veramente l'anima.
Quei numerosi e sfregianti pensieri mi assalirono improvvisamente, pure se provai continuamente ad allontanarli da me, dalla mia esistenza distrutta.

Di conseguenza, camminai lentamente, osservai ogni minimo particolare dall'ambiente circostante pur di non pensare costantemente al mio coinquilino...
C'erano molti alberi maestosi vicino al marciapiede che cominciavano nuovamente a riempirsi di foglie. Il freddo stava svanendo pian piano, eppure, nel mio cuore sembrava celarsi un agghiacciante inverno.

Nel cielo limpido di quella soleggiata giornata non era presente nemmeno una nuvola e quando scrutai in quell'infinità tinta di azzurro dei piccoli uccelli di color smeraldo, ne restai realmente estasiata, nonostante la mia essenza fosse, ormai, sepolta nel timore di non incontrare mai più la persona che amavo profondamente.

Dopo più di quindici minuti, arrivai alla mia grande abitazione, respirai freneticamente, non riuscendo a controllare la mia ansia e con dita tremanti presi le chiavi di casa dal mio giubbotto tonalità antracite, tuttavia, in quel preciso istante fatale, una grande e calda mano si adagiò con delicatezza, per qualche secondo, sulla mia esile spalla e ogni parte di me fu scossa da emozioni indescrivibili e prepotenti.

Successivamente, la voce sicura e quasi gentile del mio coinquilino, mi arrestò completamente per lo stupore e il mio cuore parve rianimarsi per quel tepore insperato...
<< Ciao Judie >> pronunciò Adrian sereno.

Il mio coinquilino era proprio dietro alla mia schiena, potevo sentire perfettamente il suo buon odore...
Una parte di me era tremendamente felice di poterlo scrutare ancora al mio fianco.
La sua slanciata corporatura mi faceva sentire quasi minuscola al suo cospetto e quella soave sensazione, mi faceva sentire nel contempo, protetta.

Di seguito, leggermente imbarazzata e evidentemente sorpresa, farfugliai:
<< Ciao Adrian, come stai? >>
<< Sto bene >> comunicò subito con palese tranquillità.
Poi, dopo qualche secondo, aggiunse serio e curioso:
<< Oggi hai fatto tardi a scuola? >>
Aveva ragione, ma come potevo confessargli che avevo camminato così lentamente da arrivare in ritardo a casa?!
Ero afflitta dal suo insolito comportamento e pretendevo chiarezza da lui.

A quel punto, inserii la chiave nella serratura senza spalancare la porta e falsamente serena annunciai per cambiare argomento e nel contempo, indicai con l'indice sinistro la porta principale davanti alla mia figura:
<< Anche tu sei arrivato in ritardo... comunque l'ho aperta, puoi entrare dentro. >>
Ed Adrian, d'improvviso, scoppiò a ridere di gusto, in maniera smodata...

Fu inevitabile, perplessa lo guardai sbigottita con le palpebre totalmente sbarrate e le guance rosse per la vergogna... Stava ridendo di me? Perché? Avevo detto o fatto qualcosa di sbagliato?

Ciononostante, vedere quella sua autentica e rara espressione, quella che faticava a dimostrare agli altri, quella realmente allegra e spensierata, mi riempì il cuore di una calura assurda e profonda... Mi sentii finalmente felice.

Di conseguenza, quando il mio coinquilino placò definitivamente la sua risata, tolsi il mio sguardo indagatore su di lui e aprii la porta principale, ma in quell'istante Adrian proferì con un lieve sorriso e un tono scherzoso, sorprendendomi ancora:
<< Sei davvero ingenua. Attenta a come parli. >>
Successivamente, parve voler aggiungere altro a quella sua frase enigmatica, eppure, non pronunciò nulla.

In che senso ero ingenua??
E perché dovevo stare attenta a quello che dicevo??

Continuavo a non capire, ma preferii ignorare quella sua affermazione ambigua poiché osservarlo così solare nei miei confronti, mi riempì l'essenza di speranza perché quell'odio che inizialmente serbava per me, adesso non si intravedeva più... Quindi non era quel sentimento angusto a farlo fuggire continuamente via da me, ma un altro... estremamente pericoloso e delicato.

Dopo qualche minuto, entrammo nell'abitazione già leggermente illuminata dal sole che filtrava dalle ampie finestre e Adrian, a quel punto, si fermò nell'ingresso e per un istante legò i suoi occhi color acquamarina ai miei e con più calma, come a voler continuare stranamente quella conversazione con me, mi domandò falsamente disinteressato:
<< A scuola va tutto bene? Immagino che i tuoi voti non siano eccellenti. >>
<< Va tutto bene, devo solo impegnarmi di più >> asserii quasi dispiaciuta e nel contempo, con disinvoltura.
<< Capisco... comunque i tuoi genitori stanno tornando. >> Mi confidò serio, in maniera completamente inattesa.
Poi, proseguì scettico e con disappunto:
<< Hai controllato il cellulare? Io ho ricevuto un messaggio di tua mamma prima che arrivassi qui >>

In effetti, coinvolta totalmente dai miei tortuosi pensieri, non avevo proprio preso il telefono, era ancora in borsa perché sinceramente avere il numero del mio coinquilino era un vero rischio, specialmente di notte, quando sola nel letto la sua assenza iniziava a pesarmi veramente e inevitabilmente, ero continuamente tentata a scrivergli... Eppure, non potevo.

Non potevo superare già quel confine che mi stava imponendo nuovamente Adrian con il pericolo di perderlo sul serio e di conseguenza, dubbiosa chiesi a tono leggermente più basso:
<< Che strano... Perché stanno già ritornando a casa? >>
<< Non lo so, devi chiederlo a loro. >> Sentenziò con indifferenza il mio coinquilino e in quell'istante, scrutai Adrian fare qualche passo verso la lunga scalinata e automaticamente, domandai inquieta:
<< Stai andando in camera tua? >>
<< Vuoi venire con me? >> Chiese con evidente malizia e un sorriso ambiguo, come a volermi provocare realmente... Tuttavia, prima che rispondessi a quella sua istigazione, il mio coinquilino aggiunse severo e sincero:
<< Vado a posare lo zaino, devo uscire di nuovo. >>

Mi stava, improvvisamente, dicendo la verità con cordialità...
Ero sconcertata dal suo comportamento contraddittorio e qualcosa di inspiegabile non riusciva a farmi sentire completamente tranquilla.

Allora, perplessa e preoccupata gli chiesi:
<< Dove devi andare? >>
E Adrian sorprendentemente non mi disse di farmi gli affari miei, anzi si avvicinò di più alla mia figura inerme, in modo totalmente inaspettato e i suoi occhi colmi di cicatrici nascoste, mi squadrarono con profondo ardore...

Lo fissai, quasi incantata dalla sua semplice bellezza.
I suoi capelli scuri erano parecchio spettinati e indossava un pantalone color nero con un giubbotto della medesima tonalità... Un perfetto contrasto con la sua carnagione candida.

Adrian si avvicinò ancora al mio corpo lievemente agitato e quando fu completamente accanto a me, a un passo dalla mie labbra desiderose delle sue, così maledettamente seducenti e carnose, mi sussurrò con palese malizia al mio orecchio destro:
<< Ti lascio immaginare... >>
Irrimediabilmente, deglutii scioccata da quelle parole falsamente pudiche.

Mi stava letteralmente stuzzicando, senza comprendere che in realtà mi stava pugnalando...

Pronunciata quella frase si allontanò subito dalla mia magra figura e si diresse verso le scale...
Ciononostante, io ero stanca dei suoi giochetti, ero stanca di sentirmi desiderata da lui solo per appagare le sue voglie, perciò, seguii il mio cuore, probabilmente sbagliando ancora e gli gridai contro, quasi autorevole:
<< Fermati. Non andare via. >>
Poi, con afflizione presi tutto il coraggio che avevo internamente e gli confessai sincera, affinché, comprendesse definitivamente i miei veri sentimenti:
<< Cosa dovrei immaginare?! Adrian io ti amo... ti amo davvero, perciò, smettila di ferirmi. >>

Il mio coinquilino non rispose, eppure, per un attimo spalancò le palpebre visibilmente sconcertato dalla mia verità.
Successivamente mi guardò severo e lentamente si avvicinò di nuovo alla mia esile corporatura.
Così, ancora agitata aggiunsi con palpabile dolore:
<< Non voglio che tu parta, non devi scappare da me... Io ho bisogno di te! >>

Forse ai suoi occhi ero, ormai, solamente ridicola e patetica, ma non volevo mollare... non ora che intravedevo la sua parte amorevole.

Adrian restò di nuovo in silenzio e puntò il suo sguardo indecifrabile in un angolo indefinito della sala.
Allora, arrabbiata con me stessa, proseguii seria e leggermente rancorosa:
<< Non stuzzicarmi più, non è questo che desidero da te. >>
Tuttavia, il mutismo del mio coinquilino invase ancora quell'atmosfera pesante e in quell'istante, contro ogni logica, Adrian si accostò nuovamente alla mia esile figura e a quel punto, con una delicatezza disarmante, allungò il suo braccio destro verso di me e la sua mano calda spostò i miei setosi capelli che coprivano parzialmente la mia fronte e li posizionò dietro al mio orecchio sinistro...
I nostri sguardi timidi erano di nuovo incisi l'uno nell'altra, mentre il suo indice sfiorava, in una specie di carezza, la mia pelle già bollente per quel contatto insperato e alla fine, adagiò un casto bacio proprio lì, sulla mia fronte come a voler sigillare per sempre quel fatale momento, proprio come un tacito addio...

Ora quella zona impressa dalla sua tiepida vicinanza era la mia unica speranza per quel dolore minaccioso. Ciononostante, in quell'attimo cruciale, il mio coinquilino mi sussurrò quasi con sofferenza:
<< Partirò. >>

Di seguito, legò di più i suoi occhi ricolmi di insicurezze nei miei, come a voler riflettere ancora su quelle mie importanti parole, ma non disse altro.
Restammo in un totale silenzio, colmo soltanto di ferite tangibili.

Quel suo limpido sguardo sembrava davvero voler scappare disperatamente da me, da quei sentimenti profondi che rischiavano di incendiare anche lui...

Ero, ormai, in frantumi.
Il mio coinquilino era convinto che sarebbe ritornato a San Francisco... Quindi, quando sarebbe partito? Quando sarebbe fuggito via da me per sempre?

Di conseguenza, si distaccò definitivamente da me...

Eravamo immersi dalla luce leggermente soffusa dell'ingresso che copriva parzialmente il mio volto devastato dal suo comportamento insensato...
Adrian, però, non salì più nella sua camera, posò il suo zaino color carbone vicino al divano e senza dire nulla, né guardarmi, andò via dalla mia abitazione.

Frettolosamente chiuse la porta principale alle sue spalle, quasi con frustrazione e restai sola con la mia sofferenza in quella fredda immensità...

Non avevo la forza di raggiungerlo e affrontarlo nuovamente perché quel muro che aveva imposto tra di noi mi stava già disintegrando.

Squadravo continuamente quel posto, ormai, vuoto... Ero rammaricata da me stessa.

Non comprendevo il suo atteggiamento, ma non mi sarei arresa, non ancora... Perché percepivo il valore che avevo per lui, non era più una questione esclusivamente di sesso.

Dopo qualche secondo di agonia interiore, mi avvicinai velocemente alla porta principale, pentita per non averlo rincorso subito... Desideravo stringerlo a me, sentire di nuovo il suo dolce tepore.
Tuttavia, quando posai la mano sul pomello in ferro per spalancare la porta principale, questa si aprì improvvisamente davanti ai miei occhi increduli... a rientrare però non fu Adrian, ma i miei genitori.

Quando entrambi entrarono nell'ingresso, sorrisi automaticamente per non mostrare i miei turbamenti e il mio volto in perenne afflizione.
A quel punto, decisi di non chiedere nulla, non mi importava sapere perché i miei familiari erano già tornati a casa dato che, oramai, il mio unico pensiero era sapere dove fosse andato il mio coinquilino e quando sarebbe ritornato a casa... Da me.

Di seguito, mi spostai anch'io dal vasto ingresso e mi avvicinai all'entrata della cucina, mentre i miei genitori dopo avermi salutata frettolosamente, stavano già posando le loro borse e i cappotti invernali.
Mia madre aveva un lungo vestito, poco aderente, color bordeaux e il suo viso era abbastanza stanco.
Mio padre sembrava più raggiante e indossava un jeans chiaro con una camicia tonalità blu.

Improvvisamente, però, i miei genitori si accostarono a me e mi guardarono a lungo, quasi preoccupati, come a percepire la mia angoscia e inaspettatamente, mia mamma con tranquillità mi chiese:
<< Come stai tesoro? >>
<< Bene >> proferii semplicemente, accennando ancora un sorriso per non destare sospetti.
<< Cosa vuoi mangiare stasera? >> Mi domandò d'improvviso mio padre con curiosità.
<< Non saprei, mi va bene tutto. >> Dichiarai con troppa euforia.
Poi, dopo una breve pausa, proseguii falsamente calma:
<< Adrian ha qualche preferenza? >> Quella mia ingenua domanda era solamente un modo per provare a scoprire qualcosa su quella devastante situazione che riguardava il mio coinquilino e che ora, inevitabilmente, mi distruggeva totalmente.

Ciononostante, non fui assolutamente pronta ad accettare quello che mi comunicò mio padre con cautela giacché il mio cuore rischiava di non poter più sopportare altre cicatrici:
<< Adrian stasera non mangerà con noi >>
Cosa significava??

Perché non tornava a casa per cena?
Dove avrebbe mangiato? E con chi?
Quindi ora cosa stava facendo?

Avevo gli occhi lucidi, colmi di lacrime che presto mi avrebbero bagnato inevitabilmente il viso perciò, con disinvoltura dichiarai falsamente serena:
<< Devo studiare ancora molto... Vorrei mangiare in camera mia dopo >>
Poi, girandomi di scatto verso mia madre che mi guardava stranita, le feci un vistoso sorriso e con fasulla calma proposi:
<< Potresti portarmi dei toast in stanza più tardi? L'ultimo anno scolastico è davvero difficile... >>
Infine, sbuffai per rendere quell'affermazione più autentica.
<< Certamente >> esordì subito mia mamma, guardandomi con dolcezza, mentre mio padre si era allontanato e aveva raggiunto velocemente il frigorifero, probabilmente per prendere del cibo.

Sconvolta e con l'anima in subbuglio, mi diressi frettolosamente nella mia camera.
Salii la lunga scalinata con il cuore che batteva frenetico e le gambe che tremavano... Il respiro era talmente corto da potermi soffocare improvvisamente.

Superato il corridoio invaso dal buio, entrai finalmente nella mia stanza, chiusi la porta e senza scrutare il caos circostante, mi buttai letteralmente sul letto, sprofondando nella sua morbidezza ed incominciai a piangere silenziosamente.
Quel dolore, quella paura di perdere il mio coinquilino mi stava realmente uccidendo dentro...
Com'era possibile amare in quel modo? Come potevo essermi innamorata così follemente di lui?
Di lui che continuava ad ostinare la realtà pur di non cadere nei miei puri sentimenti...

Ora, però, cosa stava succedendo?
Cosa stavo sbagliando?
Perché Adrian non sarebbe tornato per cena?
E quando sarebbe rientrato a casa?
Non riuscivo più a comprendere quella situazione contraddittoria.

Alla fine, senza rendermene conto, mentre i miei occhi erano fissi a scrutare il soffitto e la mia mente provava a trovare una soluzione a quel mio trambusto interiore, la sera arrivò fulminea ma Adrian non tornò...
Davvero non era ritornato per cena.

Provai ad attendere il suo rientro a casa, tuttavia inaspettatamente, senza neppure mangiare, mi addormentai...

Mi svegliai la mattina successiva, spalancai stordita le palpebre mentre i raggi del sole mi solleticavano il viso e d'improvviso, mi alzai di soprassalto poiché non doveva andare a finire in quel modo...
Dov'era il mio coinquilino?

Il panico mi colpì repentino, ma sperai di poter scrutare Adrian in cucina per la colazione e chiedergli con gentilezza qualche informazione sulla serata non trascorsa a casa.

A quel punto, scesi frettolosamente dal comodo letto e mi diressi direttamente nel bagno per lavarmi. Feci una doccia veloce e giunsi nuovamente in camera.
Decisi di indossare un pantalone color grigio con un maglione tonalità lavanda e beige.
Successivamente presi lo zaino già pieno di quaderni con il cellulare.

Alla fine, uscii dalla mia stanza e senza pensare ad altro, ormai offuscata dalla presenza significativa di Adrian nella mia vita, corsi velocissima per lunga scalinata. Arrivai in cucina con evidente affanno, ma quando fui lì mi resi conto di osservare il vuoto.
In quella sala non c'era nessuno e di conseguenza, senza riflettere, ormai totalmente preoccupata, come se qualcosa di tremendo rischiasse d'improvviso di trafiggermi, aprii subito la porta principale della mia abitazione, dirigendomi verso scuola...

Speravo di intravederlo lì, tranquillo e sorridente nel cortile della scuola, illuminato dalla tiepida giornata soleggiata.

Camminai a passo svelto, senza dare attenzione a ciò che mi circondava e in breve tempo, con il cuore che batteva frenetico, giunsi finalmente fuori al vasto istituto.
Squadrai a lungo il cortile già pieno di svariati studenti, ma non riuscii ad intravedere il mio coinquilino.
Allora, irrimediabilmente, entrai subito nella scuola, ma nemmeno nel grande corridoio c'era traccia di lui.

Una forte disperazione mi colpì, ma assurdamente non ebbi il coraggio di chiamarlo, non ne avevo il diritto... Non aveva senso telefonarlo improvvisamente per chiedergli dov'era.
Eppure, dovevo calmarmi... Sicuramente Adrian era nell'istituto per seguire, come sempre, le lezioni.

Così, palesemente sconfortata, andai nell'aula in cui si doveva svolgere la presentazione del progetto di informatica e come immaginavo, le ore a scuola sembrarono non passare mai e la mia anima in agonia parve dannarsi sempre di più giacché stranamente, ero fortemente irrequieta.

Quando finalmente la campanella suonò per la fine delle lezioni, mi precipitai nuovamente nel corridoio per cercarlo, ma non lo vidi. Non lo avvistai neanche da lontano e a quel punto, invece di arrendermi perché stavo visibilmente esagerando, decisi di controllare pure in cortile, ma nulla.
Adrian non c'era.

Intanto, le mie migliori amiche mi avevano inviato dei messaggi sul cellulare, ma li ignorai volutamente dato che sicuramente avrei parlato con loro al mio ritorno a casa.

Cercai pure di regolare i miei respiri per trattenere l'ansia, ma non ci riuscii e di conseguenza, mi diressi frettolosamente verso la mia abitazione.
Probabilmente avrei incontrato lì il mio coinquilino...
Dovevo solo tranquillizzarmi.

Camminai velocemente per tutto il traggito verso casa.
Il respiro mi mancava così tanto che il petto mi bruciava fortemente, ma ormai mi importava solamente di placare quella mia inconsueta irrequietezza e di capire veramente quell'insolita situazione.

In breve tempo arrivai finalmente davanti alla porta principale della mia grande abitazione. Ciononostante, in un attimo il panico mi trafisse di nuovo giacché la porta principale era già spalancata e sulla soglia c'erano i miei genitori che parlavano animatamente.
Sembravano nervosi, ma perché erano già casa? Era accaduto qualcosa?

La conferma di quei miei devastanti sospetti giunse un istante dopo poiché appena mi videro, i miei familiari non pronunciarono più una parola... calò inaspettatamente il silenzio ed io inevitabilmente, spalancai gli occhi per quel terrificante timore e il cuore si sgretolò prima di poter assistere a quella dura realtà.

Con cautela e leggero tremore mi avvicinai ai loro corpi immobili e quando fui proprio a un passo dai miei genitori e dalla porta principale, chiesi ad entrambi con il volto palesemente smarrito e un timbro di voce davvero agitato:
<< Va tutto bene? >>
<< Si >> affermò subito mio padre, con un sorriso forzato e un tono poco convinto.
<< Adrian è andato via >> aggiunse repentina mia madre, sconvolgendomi sul serio, aveva un timbro unicamente mortificato.
Deglutii, visibilmente incredula.

Ogni parte di me, inevitabilmente, si lacerò.

A quel punto, senza controllare minimamente la mia disperazione, chiesi scettica:
<< In che senso? Dov'è andato? >>
Ormai, il mio corpo era un continuo tremare e un dolore estremamente acuto mi stava bruciando l'anima.

Adrian era ritornato a San Francisco?
Era partito all'improvviso? Senza nemmeno salutarmi?

Era impossibile!!
Non volevo crederci...

Quindi non ero abbastanza per lui? Io non ero sufficiente come motivazione per restare?

Di seguito, mentre mio padre mi fissava completamente avvilito, mia madre si accostò di più alla mia magra corporatura e mi spiegò abbastanza abbattuta:
<< L'abbiamo accompagnato un'ora fa in aeroporto... è tornato a San Francisco >>
Poi, dopo una lunga pausa, guardando le lacrime che, ormai in maniera irreparabile, mi bagnavano il volto sconvolto, mi chiarì ancora, come a volermi a rassicurare:
<< Non piangere tesoro... Adrian ha detto che tornerà. >>
<< Quando?? >> Le gridai contro con afflizione e delusione.

Successivamente, dopo qualche secondo, urlai ancora, tutto d'un fiato, colma di disperazione e dolore... Ero visibilmente arrabbiata con i miei genitori:
<< Perché non né avete parlato anche con me?? Avete deciso senza chiedere la mia opinione! Perché Adrian non mi ha salutata? È partito all'improvviso senza dirmi niente! Perché glielo avete permesso?? Doveva continuare la scuola! Perché è andato via??? >>

Poi, continuai ancora, con un tono meno alto, quasi rassegnata ed impotente:
<< Cazzo!! Perché??? >>
Le lacrime bagnavano ancora il mio viso, oramai pieno di rancore poiché quella sofferenza era talmente prepotente da schiacciarmi definitivamente.

Forse per i miei familiari avevo avuto un reazione inconsueta e sproporzionata, ma loro non potevano sapere quanto fossi legata a lui, quanto lo amassi...

A quel punto, mia madre allibita mi sfiorò più volte la spalla con dolcezza e alla fine, con gentilezza mi comunicò:
<< Non ti abbiamo riferito nulla perché non volevamo turbarti ulteriormente dato che sei impegnata con lo studio e credevo che Adrian ti avesse avvisata della sua partenza... >>
Dopo qualche secondo, mio padre ancora palesemente mortificato aggiunse:
<< Stamattina ci ha chiamato sua madre e ci ha dato il consenso per farlo ritornare a San Francisco, quindi tesoro mio, non potevamo più trattenerlo... Dispiace moltissimo anche a noi della sua partenza. >>

Di conseguenza, senza poter placare la mia rabbia, gridai di nuovo con sconforto:
<< No, cazzo! Non voglio crederci! Non può essere vero! >>
<< Tornerà tesoro, ora prova a calmarti >> Asserì d'improvviso mia madre con amorevolezza, squadrando il mio viso inquieto.
Avevo esagerato, ma non mi importava.
Non ero solo ferita dal comportamento di Adrian, ma pure delusa.

In cuor mio, non avevo mai creduto che decidesse davvero di scappare via da me.
Era spaventato dal mio amore smisurato per lui?

Era questa l'unica cosa in cui, in quel momento devastante, volevo credere.

Ignorai le parole dei miei genitori e lasciai velocemente quel luogo nefasto e colma di irrequietezza corsi sulla lunga scalinata per raggiungere la camera del mio coinquilino...
Il cuore faceva male e le troppe lacrime mi annebbiavano la vista, era così affuscata che caddi più volte, ma mi rialzai subito e continuai a correre.
Infine, arrivai nel corridoio senza più fiato e in quell'oscurità mi bloccai, non ebbi il coraggio di proseguire, mi sembrava di poter morire sul serio...
Non volevo affrontare quella realtà scheggiante.

Quel dolore immenso era implacabile poiché io, non potevo neanche immaginare di poter vivere senza Adrian.

Per un istante pensai addirittura di chiamarlo, ma in realtà non avevo la forza neanche di telefonare subito alle mie amiche per raccontare l'accaduto e dopo secondi indefiniti, in cui non riuscii minimamente ad arrestare le lacrime, nonostante il coraggio mi mancasse, corsi di nuovo verso la sua camera.

Quella verità mi spiazzò nuovamente, ma con più prepotenza giacché la sua stanza già aperta ed illuminata era ormai vuota...
Potevo ancora percepire il suo buon odore, ma non la sua presenza. Adrian non c'era più e ogni sua cosa era stata portata via...
La desolazione mi accerchiava.

Un senso di forte impotenza mi attanagliò e caddi per terra, inerme a quella concretezza logorante, tormentata ancora dai rimorsi e dalla sofferenza imminente.

Successivamente, dopo minuti indefiniti, mi rialzai lentamente, provando ad essere risoluta.

Con il cuore in frantumi e l'anima sfregiata entrai in quella camera finora proibita...
Ad ogni passo sentivo i ricordi prendere vita, ogni angolo di quel luogo mi rammentava qualcosa di noi, di lui...
Iniziai a frugare tra i cassetti in legno e nel suo grande armadio, ma non c'era più nulla...
La stanza era completamente spoglia.

L'afflizione con arroganza mi squarciò ancora...
Perché il mio coinquilino era giunto a questo?
Perché non poteva restare con me?
Non poteva semplicemente accettare i miei profondi sentimenti ed amarmi? Perché non poteva fidarsi del mio amore incondizionato per lui?

Prima di cadere nuovamente sul pavimento, travolta da un dolore agghiacciante, urlai... urlai forte, a squarciagola.
Un grido ricolmo solamente di disperazione e desolazione.

Adrian aveva preso di nuovo le distanze da me, stavolta in maniera incisiva, senza neanche avvisarmi del suo definitivo allontanamento e in quel momento fatale, in cui riuscii solamente ad urlare ancora per quel male insostenibile, i miei genitori improvvisamente si materializzarono dietro alla mia schiena e un attimo dopo ero già tra le loro braccia, mi stringevano forte, in un enorme abbraccio e i loro corpi ricolmi di quella calura di cui avevo seriamente bisogno, mi fecero sentire per qualche istante veramente al sicuro.

Inaspettatamente, fui invasa dalla loro morbidezza, dal loro profumo, dal loro amore e mi sentii finalmente protetta.
Quel dolore sembrò non soffocarmi più e le lacrime pian piano si placarono totalmente, ma quel male indescrivibile restò perennemente dentro di me, mi perforò il cuore.

Restai tra le braccia dei miei genitori per un tempo indefinito e loro non mi chiesero nulla, non dissero niente... erano lì solo per sostenermi.

Quel falso silenzio ci accompagnò in quel momento indelebile poiché le parole, in realtà, non servivano più...























Adrian mi ha portato a superare ogni confine, ogni muro tra di noi...
Adrian è stato il mio inizio, la mia rinascita e adesso, lui non poteva rappresentare anche la mia fine.

Voglio che Adrian ci sia nel mio presente, lo desidero costantemente al mio fianco per questo adesso il dolore sembra implacabile.




Adrian sai, il tuo sguardo enigmatico in verità, era pieno di risposte a cui spesso non ho voluto dare importanza perché faceva veramente male pensare che saresti andato via sul serio... Da me.

Ho bisogno di te, della tua calura!
La tua mancanza mi sta uccidendo, ma non voglio che tu sia un ricordo... Non voglio.

Vedere la tua stanza vuota, spoglia di ogni tua cosa, mi ha spezzato davvero, mi sembra di non poter più vivere... Mi sento estremamente smarrita, sola.

Sai, ripensandoci avrei voluto veramente stringerti forte, gridarti ancora che ti amo... Ma non potevo immaginare la tua improvvisa partenza.

Hai deciso di evitare anche il mio sguardo, il mio saluto, il mio addio perché sapevi, in cuor tuo, che non sarebbe stato davvero un addio...
Quello che ci unisce è ormai troppo profondo... E ti spaventa terribilmente.


Desideravo sul serio che tu comprendessi il mio amore sincero, ma ora purtroppo non ha più rilevanza perché vorrei solo poter correre subito da te, ovunque tu sia, pur di abbracciarti e non lasciarti mai più.

Mi sembra di vivere in un incubo o almeno spero che tutto questo non sia la realtà... E sai, vorrei chiamarti adesso, riempirti di telefonate, ma non so se questo ti allontanerà di più da me.

Eppure, ho così voglia di stringerti forte... non riesco più a vivere, non posso rassegnarmi... Non posso mollare.

Forse ti sembrerà esagerato il mio dolore, ma il mio amore per te è così immenso, da rifletterlo in questa sofferenza perché se fuggire via da me può farti stare finalmente bene, in pace con te stesso, allora proverò a non scriverti, a non cercarti, a non pensarti anche se so che sarà impossibile...


L'amore è stato sempre un concetto complesso per me, ma adoravo ciò che significava perciò, l'ho cercato a lungo per sentirmi completa, ma non immaginavo facesse così male... E non avevo ancora compreso che quell'amore talmente profondo fosse sempre stato accanto a me.

Eri tu.


Adesso, non voglio neanche immaginarti tra le braccia di un'altra ragazza, ora che sei di nuovo a San Francisco, perché solo il pensiero mi squarcia l'anima... E sai, non voglio assolutamente che tu ti dimentichi di me.

Il tuo comportamento ingiusto sta punendo principalmente me, questa tua decisione non riguardava soltanto te.

Mi sento a pezzi come la mia esistenza, ma mi chiedo continuamente come stai, cosa stai facendo, se qualche volta pensi a me...

Sei la mia ossessione, il mio fardello.


Questa sofferenza è implacabile, perché sai, questo vuoto che hai lasciato, questo dolore così acuto, non può essere colmato da nessun altro... Solamente da te.

Questa vita è stata severa con te, spesso anche a causa mia ti ha straziato, perciò, ti chiedo scusa ma ora sono qui per curare le tue cicatrici... Per proteggerti.

Adesso mi chiedo solamente se tornerai un giorno da me, se potrò sfiorare di nuovo la tua mano, il tuo viso, il tuo cuore.

Vorrei finalmente raggiungere la tua essenza e farti innamorare di me...

Ti voglio qui.


Ormai non posso più negarlo a nessuno, il mio cuore ti appartiene totalmente.
Sei tutto ciò che ho sempre desiderato perciò, ti prego dimmi che questo è solo un brutto incubo... che al mio risveglio sarai al mio fianco.

Lo so, è sempre stato un vero caos tra di noi, ma è questo trambusto ad unirci davvero...
Sei la mia condanna e la mia salvezza.

Penso continuamente a te, quindi per favore, non lasciarmi sola con i miei ricordi.




Adesso non mi resta che addormentarmi, immaginando le tue dita sfiorarmi ancora la pelle per percepire di nuovo il tuo tepore.

Ho capito cosa significa amare.
Ora con la tua mancanza quel concetto diventa sempre più chiaro.
Sento il tuo profumo impresso nella tua stanza e questo mi consola falsamente... Sono colma soltanto di solitudine.

Voglio la tua presenza.


Mi manchi...
Mi manca ogni tuo particolare, ogni tuo bacio, ogni tuo tocco, ogni tuo respiro inciso nel mio.
Mi manchi perché eri tu a colmare il vuoto costante che mi accompagnava. Hai placato tu il mio bisogno di sentirmi veramente amata.

Mi mancano i tuoi sguardi anche quelli più arrabbiati...

Sai, mi manca poter osservare il tuo viso sereno mentre dorme.
Una volta l'ho scrutato di nascosto, era tinteggiato dalle sfumature chiare della luna e forse, già a quel tempo ero innamorata inconsapevolmente di te.


Amo le tue debolezze, amo ogni tua increspatura... Soprattutto amo la tua parte benevole ed amorevole che ti ostini a nascondere.

Adesso, però, mi manca sapere che non ti vedrò in questa casa, che non sarai sempre accanto a me.

Mi manca il respiro.

Forse un giorno ti mancherò anch'io, ma non voglio attendere quel momento, voglio sapere che ti rivedrò al più presto perché potrei impazzire... Perché credimi la tua mancanza fa male, veramente male.
È un dolore devastante.

Mi manca sapere che non ci saranno più attimi da condividere per litigare o per stuzzicarci perché la tua assenza è la mia sofferenza... sto bene solo tra le tue braccia.


Ti confesso che spesso ho desiderato la tua presenza anche se eri già qui, nella mia casa perché non sempre esserci fisicamente può sanare ogni ferita...
Tuttavia, lo hai detto tu, sono importante per te.


Non smetterò di combattere. Non perderò la speranza.

Ora però, devo tutelarmi... spegnerò i sentimenti perché dentro di me sto morendo.
Voglio svegliarmi e ritrovarmi accanto a te.




Ho dei rimorsi.
Vorrei poter fare gesti che non ho mai fatto, lasciarti un messaggio su un foglio di carta e adagiarlo sul tuo comodino o sotto la porta per poter fissare di nascosto il tuo stupore improvviso.

Vorrei averti chiesto di più sulle tue cicatrici, quelle che non guarisco...
Vorrei averti domandato di più sul rapporto burrascoso con i tuoi genitori perché adesso, vorrei veramente averti di nuovo qui vicino e conoscere ogni minima cosa ti riguardi.

Vorrei poter incidere i miei occhi nei tuoi e amarti senza più confini...
Dirti che di me puoi fidarti, che non permetterò più a nessuno, nemmeno a me stessa, di ferirti.

Le tue iridi sono piene di dubbi ed insicurezze, quelle che ti hanno portato via da me e questo mi fa davvero male...

Tu sei bello come un arcobaleno dopo l'uragano e dovresti solo apprezzare le tue debolezze...
Pensi di essere un perdente, invece, sei solamente fragile.

Ti penso costantemente.
Questa sofferenza acuta non riesce a placarsi.

Perdonerò anche questo tuo gesto irruento perché voglio ribadirti che scappare non risolve i problemi, non serve a niente, non è la soluzione...
I problemi restano, si allontanano solamente per un po' e poi ritornano più prepotenti di prima.


Vorrei poter parlarti ancora, dirti che nessun posto sarà mai così lontano da separarti realmente da me perché sono le nostre anime ad essere legate.

Non voglio vederti rovinare nuovamente ogni attimo bello condiviso... Le tue tremende parole sono solamente bugie ingiuste.
Puoi negarlo, ma so che ci tieni a me. Non nasconderlo, non fuggire più.
Torna da me.

Accettare la realtà non può fare soltanto male, spesso ci libera dalla disperazione, dalla solitudine...


Non lasciarmi dolorante con i miei rimorsi...
Dimmi, perché sei andato via??
Dammi una motivazione valida, dai pace alla mia anima agonizzante.

Non voglio più sentirmi sola.
Torna e senza pronunciare nulla, stringimi forte... Cullami in un tuo abbraccio, ti prego.











































































































































NOTE ❤️

Ciao carissime/i 😚

Come avete trascorso le festività natalizie?
Spero con la vostra famiglia e amici🌻

Come sta andando il ritorno a scuola o a lavoro?
Purtroppo siamo già ritornati alla solita routine...


Comunque vi aspettavate la partenza di Adrian?

E come pensate che proseguirà questa cruciale situazione?

La sofferenza di Judie è veramente estrema e palpabile 😢



Vi abbraccio forte 🦋

A presto ❤️

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