CAPITOLO 105

"La mente non governa il cuore, diventa sua complice."
- Internet







Ero felice.
Io ed Adrian avevamo condiviso un momento estremamente intimo ed indelebile.
Per me, lui era tutto.
Lo amavo veramente.

Eppure, quell'atto davvero profondo, che aveva finalmente unito me e il mio coinquilino, rischiava realmente di dividerci e devastarci completamente.

Era, ormai, passata una settimana da quando io ed Adrian avevamo fatto l'amore, da quando anche le nostre anime si erano sfiorate e legate in maniera indissolubile. Tuttavia, lui pareva volermi evitare nuovamente poiché ogni volta che mi incrociava a casa o a scuola, mi accennava solamente un sorriso oppure un semplice saluto prima di andare via da me definitivamente e il suo viso candido dipinto di sfumature decisamente incomprensibili, era assolutamente il mio fardello.

Inoltre, il mio coinquilino dopo quel velato saluto, pareva fuggire velocemente via da me, come a voler scappare lontano da quella realtà che ci aveva reso complici, come a voler dimenticare quella concretezza dove esistevo perennemente anch'io...
Oppure, più semplicemente, non desiderava ancora accettare quella verità che ci aveva congiunti sul serio.

Forse mi aspettavo troppo da Adrian.
Pretendevo da lui quello che mi aveva sempre negato... Il suo interesse, il suo amore.

Ciononostante, in quella situazione già complicata la mia vera preoccupazione era un'altra...

Ero spaventata, in ansia per quello che mi attendeva.

Un timore così incisivo, così tremendo, così prepotente, rischiava davvero di massacrarmi giacché più volte avevo ascoltato di nascosto i miei genitori discutere con Adrian perché lui pretendeva di ritornare a San Francisco, insisteva per la sua immediata partenza... Quel voler fuggire via improvvisamente poteva sembrare incomprensibile ai miei genitori, anche se non sapevo quale bugia Adrian avesse raccontato per convincerli, ma in cuor mio, sapevo che probabilmente il motivo ero io...
Era colpa mia se il mio coinquilino non voleva più restare sotto al mio stesso tetto, forse per quello che avevamo condiviso, per essersi concesso a me, a quel peccato proibito invece di continuare a disprezzarmi come in passato, eppure, speravo enormemente che non fosse questa la motivazione giacché non volevo assolutamente che Adrian scappasse lontano dalla mia esistenza, che andasse via per sempre...
Non desideravo questo per noi, non volevo vederlo partire via e arrivare nella sua città per dimenticarsi di me perché io, non potevo scordarmi di lui.

Ero in frantumi. Stavo malissimo. Speravo ardentemente che questa eventualità fosse soltanto un brutto incubo da cui dovermi svegliare.

Ero talmente turbata da non riuscire più a dormire la notte... La mia immensa felicità per quell'unione estremamente intima con Adrian, era stata improvvisamente distrutta da quella probabilità agghiacciante.

Forse dovevo fronteggiare nuovamente il mio coinquilino, ma ora avevo principalmente bisogno di sfogare la mia frustrazione perciò, decisi di raccontare tutto, ogni particolare gioioso e tortuoso alle mie migliori amiche.

Loro erano già a conoscenza della mia decisione, quella di volermi assolutamente concedermi per la mia prima volta ad Adrian, nonostante le varie increspature e la verità era che non erano particolarmente contente di questa mia scelta per paura che lui potesse ferirmi davvero...

Purtroppo avevano ragione.
Tuttavia, non mi pentivo di nulla, ogni mia decisione aveva un valido motivo e non potevo più gestire il mio cuore traboccante d'amore per il mio coinquilino, non potevo più negare quel sentimento così profondo che mi legava a lui.

Adesso, le mie amiche meritavo di sapere cos'era successo tra di noi. Avevo bisogno del loro rimprovero, ma anche del loro sostegno... Dovevo raccontare ogni cosa, ogni dettaglio felice e dolorante affinché, comprendessero pure la vera essenza di Adrian.

Era iniziata una nuova settimana, ciononostante, non avevo ancora incontrato le mie migliori amiche nemmeno a scuola dato che erano abbastanza impegnate con delle verifiche.
A quel punto, decisi di scrivere ad entrambe un messaggio, spiegando che volevo vederle prima dell'inizio delle lezioni nel cortile della scuola per parlare della mia attuale e burrascosa situazione.

Quella mattina il cielo era parecchio nuvoloso, c'era un leggero vento e il freddo era, fortunatamente, meno pungente del solito.
Non avevo molta voglia di alzarmi dal letto perciò, con una lentezza assurda, raggiunsi il bagno per fare una lunga doccia e ritornata nella mia camera, decisi di indossare qualcosa di comodo e caldo, così optai per una semplice tuta da ginnastica quasi completamente color carbone.
Poi, presi lo zaino già pieno di libri e chiusi velocemente la porta della mia stanza alle mie spalle.

Scesi l'infinita scalinata senza nemmeno fermarmi in cucina per fare colazione dato che non avevo nessuna voglia di affrontare di nuovo l'indifferenza del mio coinquilino quindi, spavalda spalancai la porta principale e finalmente uscii fuori dalla mia abitazione senza sapere, però, se Adrian fosse davvero ancora a casa.

Le strade quella mattina erano ricolme di macchine e il marciapiede dove stavo camminando era pieno di svariate persone e bambini perciò, cercai di distrarmi un po' ponendo la mia attenzione su di loro. Osservai con accuratezza i volti allegri dei bimbi che si dirigevano verso le molteplici scuole, scrutai pure il viso stanco delle persone che praticavano sport all'aperto, perlopiù la corsa e senza rendermene conto, arrivai nel vasto cortile dell'istituto.

Il parcheggio era già colmo di automobili, mentre il patio era quasi deserto, probabilmente erano già tutti dentro scuola dato che mancava un quarto d'ora all'inizio delle lezioni... Ero arrivata veramente in ritardo.

Incominciai ad ispezionare la zona e vicino ad un maestoso albero, quasi accanto alla porta principale della scuola, intravidi Alexis e Chloe che mi aspettavo... I loro volti erano decisamente preoccupati, parevano parecchio agitate, forse per il mio aspetto disastroso di quella mattina che inevitabilmente, rispecchiava completamente il mio stato d'animo in pena, oppure, più semplicemente, per quel mio messaggio.

Chloe era sempre molto carina nella sua genuinità. Indossava un pantalone color antracite, un giubbotto tonalità bordeaux e aveva i suoi capelli rossastri raccolti in una lunga treccia. Alexis, invece, era raggiante. Indossava un cappotto color carbone, un jeans scuro e aveva del make-up stranamente più leggero del solito.

Con cautela mi avvicinai alle loro figure incerte, feci un profondo respiro, trattenendo il mio tremore interno e quando fui proprio davanti alle loro facce dubbiose, con un falso e debole sorriso, annunciai irrequieta:
<< Ciao ragazze, come state? >>
Poi, continuai con più serenità:
<< Mi aspettate da molto? >>
Ciononostante, in quel preciso istante, d'improvviso le mie migliori amiche si catapultarono letteralmente sul mio corpo inerme per abbracciarmi calorosamente.

Ero realmente grata ad entrambe per quel dolce gesto inaspettato poiché avevo davvero bisogno di quel contatto, loro erano la mia forza.

Dopo qualche minuto ricolmo solamente del nostro silenzio, le mie amiche si distaccarono lentamente dalla mia corporatura ancora invasa della loro calura e a quel punto, Chloe palesemente agitata mi chiese insicura:
<< Judie stai bene?? >>
E in quell'attimo preciso, Alexis altrettanto inquieta aggiunse con un timbro più basso:
<< Di cosa volevi parlare? Siamo preoccupate per te. >>

Di seguito, con timidezza ed imbarazzo evidente, raccontai cos'era successo precisamente quella sera fatale con Adrian, spiegai che avevamo fatto l'amore ed era stato veramente bellissimo perché il mio coinquilino mi aveva dimostrato la sua essenza benevole... era stato premuroso con me, era stato autentico.

Le mie migliori amiche erano semplicemente interdette, mi guardavano con le palpebre totalmente spalancate, probabilmente sorprese per ogni mia parola.
Erano letteralmente a bocca aperta perché, forse, non si aspettavano che mi concedessi sul serio al mio coinquilino oppure, per il comportamento insolito di Adrian, decisamente gentile e amorevole...

Successivamente, prima di raccontare la parte più devastante, mi bloccai e le mie migliori amiche ne approfittarono per chiedermi dettagli più bollenti sulla mia prima volta.

Allora, Alexis curiosa mi domandò con un sorriso prettamente malizioso:
<< È stato solamente bello? Non hai sentito dolore all'inizio? >>
E il mio volto si colorò immediatamente di una tonalità scarlatta e a quel punto, Alexis divertita mi chiese ancora:
<< Adrian è stato bravo a farti divertire sotto alle lenzuola? Dai raccontaci altri dettagli! >>
<< Dai smettila! La stai mettendo in imbarazzo. >> La ammonì improvvisamente Chloe, intromettendosi nel discorso, anche se pareva più volermi provocare con quel suo sottile sorriso malizioso.

Di conseguenza, provai a restare calma e feci un respiro profondo dato che stavo per confessare la parte più dura di tutta quella situazione inverosimile...
In pochi secondi i loro volti entusiasti mutarono in un espressione colma di rabbia giacché rivelai d'improvviso e con voce tremante, l'attuale verità.

Con le lacrime che rischiavano davvero di bagnarmi il viso palesemente angosciato, confidai afflitta:
<< Ragazze sto male >>
E mi fermai, chiusi le palpebre per qualche istante per recuperare tutto il coraggio che mi mancava e con un timbro leggermente triste proseguii:
<< Adrian vuole andare via... L'ho sentito parlare più volte con i miei genitori, vuole ritornare subito a San Francisco. >>
Le mie migliori amiche mi fissarono decisamente perplesse perciò, aggiunsi incerta:
<< Forse è colpa mia... Vuole andare via per quello che è successo con me >>

A quel punto, Chloe urlò nervosa ed io, restai interdetta di fronte a quel suo sfogo insperato:
<< Ecco perché sembri distrutta! Era strano dato il tuo discorso iniziale ma, ora è tutto chiaro!! Non dovevo fidarmi di lui... Non dovevo dirti di scegliere, seguendo il cuore. >>
Poi, fece un grande sospiro e infine, continuò mortificata:
<< Mi dispiace Judie, non doveva andare così... >>

Eppure, Alexis mi squadrò con attenzione e dopo un breve silenzio accompagnato dal mio mutismo, con più calma e riflessione, sentenziò dubbiosa:
<< Non ha senso questa situazione! Non capisco il comportamento di Adrian... >>
Dopo tutto questo tempo non l'avevo compreso nemmeno io, era perennemente enigmatico e contraddittorio perciò, la guardai con un espressione unicamente consenziente.

Successivamente, dopo una breve pausa, Alexis aggiunse ancora più scettica:
<< Perché dovrebbe desiderare di andare subito via a causa tua? Forse la motivazione è un'altra... Dai Judie, riflettici, se per lui quello che è successo non ha alcun significato, quindi è solo sesso, la soluzione è molto semplice, basta ignorarti... È in questo modo che solitamente agiscono i ragazzi. >>
<< Hai ragione ma, Adrian è diverso. >> Annunciai solamente a tono basso, con le lacrime che mi bagnavano, ormai, continuamente il volto e le mie migliore amiche, irrimediabilmente, mi scrutarono con occhi ricolmi di compassione.
Poi, oramai, stremata dal dolore proseguii seria:
<< Non è stato solo sesso, era qualcosa di più profondo... forse vuole ritornare a San Francisco per paura di poter provare qualcosa per me, qualcosa che non vorrebbe assolutamente provare. >>

<< Forse è spaventato >> suggerì d'improvviso Chloe, ancora incerta e sbigottita.
<< Questo è altrettanto assurdo! >> Affermò Alexis sconvolta, poi continuò incredula ed allarmata:
<< Cosa ci sarebbe di sbagliato se si innamorasse di te?! >>
Ed io restai in un totale silenzio giacché non avevo una risposta esaustiva a quella fondamentale domanda.

Intanto, anche Chloe era muta, mentre Alexis mi squadrava perplessa in cerca di una motivazione soddisfacente a quella situazione discrepante e alla fine, Chloe tremendamente preoccupata dichiarò con un timbro decisamente agitato:
<< Ti prego Judie non piangere più, è solo una probabilità, non è ancora partito e forse, non lo farà mai. >>

La mia amica aveva perfettamente ragione, dovevo essere forte, non dovevo cadere già nella disperazione.
Ciononostante, era maledettamente difficile.

Di seguito, presi un fazzoletto dallo zaino e asciugai frettolosamente le mie lacrime e in quel preciso momento, accadde qualcosa di impensabile...
Una voce maschile e familiare dietro alla mia schiena mi fece sobbalzare sul serio.
<< Judie va tutto bene? >> Mi chiese Sebastian palesemente stranito e nel contempo, si avvicinò di più al mio corpo inerme e fissò con attenzione il mio volto colmo di dolore.

Ero davvero sorpresa dalla sua presenza dato che non avevo più avuto nessuna occasione per incontrarlo o per chiacchierare con lui.
Eppure, in quell'attimo delicato, non volevo che Sebastian vedesse le mie lacrime perché non desideravo dare alcuna spiegazione a quella mia tangibile sofferenza.

Tuttavia, scrutando il mio perpetuo silenzio e il mio volto scioccato, Sebastian proferì verso le mie migliori amiche:
<< Ciao ragazze, come state? >>
<< Bene >> risposero nello stesso istante Alexis e Chloe, forse con troppa euforia.
Ciononostante, in quel momento si udì perfettamente il suono insistente della campanella che segnava l'inizio delle infinite lezioni e a quel punto, a malincuore, le mie amiche mi salutarono velocemente con un caloroso abbraccio, dicendomi che il discorso sarebbe sicuramente continuato più tardi, quando mi avrebbero chiamata.
Ero dispiaciuta nel dovermi separare già da loro, ma mi avevano spiegato che stamattina dovevano svolgere l'ultima verifica del mese e non potevano assolutamente entrare in ritardo.

Così, in pochi secondi, inaspettatamente, mi ritrovai sola con Sebastian.
Lui era abbastanza tranquillo e con disinvoltura, incominciò a camminare al mio fianco verso l'ingresso dell'immenso istituto ed io, lo seguii automaticamente poiché, non potevo giungere tardi in aula.

Di seguito, con un sorriso prettamente premuroso, Sebastian mi chiese incerto e compassionevole:
<< È successo qualcosa? Sicura di stare bene? >>
Poi, dopo una breve pausa, aggiunse dispiaciuto:
<< Se vuoi, puoi parlare con me... >>
<< Non preoccuparti >> affermai subito con voce quasi squillante e un sorriso palesemente forzato, affinché, non continuasse con il suo discorso colmo soltanto di pietà giacché, non potevo mostrare le mie debolezze, non potevo raccontargli di Adrian...

Poi, continuai con una falsa tranquillità, per cambiare discorso:
<< Tu come stai? >>

<< Sto bene >> dichiarò con calma e dopo qualche istante, proseguì curioso:
<< Hai pure tu qualche verifica oggi? >>
<< In realtà, non lo so... >> confidai con imbarazzo e nel contempo, con una lieve risata per apparire unicamente indifferente poiché, ormai, la mia concentrazione era rivolta ad altro...

Infine, in pochi minuti, ci ritrovammo già nel vasto corridoio della scuola. Era completamente vuoto perciò Sebastian mi propose speranzoso e serio:
<< incontriamoci alla fine delle lezioni nel cortile dell'istituto, dove ci siamo incrociati prima... Voglio chiacchierare ancora con te >>
Ed io, annuii con un ampio sorriso. Accettai subito perché speravo, dentro di me, che questo potesse distrarre la mia mente da quel pensiero opprimente o semplicemente, per conoscere di più Sebastian poiché era abbastanza rincuorante avere anche lui come amico.

Successivamente, Sebastian andò via ed io feci lo stesso... Camminando a passo veloce, dopo qualche minuto, con flebile affanno raggiunsi fulminea la modesta aula in cui si sarebbe svolta la lezione di letteratura inglese e alla fine, come immaginavo, le ore passarono lente ed io, non ascoltai minimamente le spiegazioni dei professori perché avevo ancora il cervello perso nel mio oblio personale giacché un dolore costante al cuore e nell'anima ormai smarrita, non mi permetteva di alleviare la mia afflizione interna poiché, non potevo accettare una realtà dove Adrian non fosse più al mio fianco, perennemente accanto a me.

In verità, pensai ad ogni possibile bugia da dire ad Adrian per trattenerlo ancora a Newport, per non permettergli di partire via per sempre... Eppure, avevo anche timore che i miei genitori sospettasero davvero che tra noi ci fosse qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia perciò, non volevo alimentare i loro dubbi intromettendomi nelle loro discussioni con il mio coinquilino perché rischiavo sul serio che i miei familiari non accettassero quella mia situazione delicata con Adrian e quindi, inevitabilmente, potevano decidere non far più tornare il mio coinquilino nella nostra abitazione.

Infine, senza rendermene conto, le lezioni finirono mentre le mie preoccupazioni non cessarono minimamente... Non avevo mangiato nulla, ma stranamente non avevo ancora fame.
Adesso, però, dovevo dirigermi direttamente nel vasto cortile per incontrare nuovamente Sebastian e provare a godermi un po' un pomeriggio diverso.

Mi posizionai precisamente nei pressi del maestoso albero, nello stesso posto in cui l'avevo incontrato precedentemente e aspettai all'incirca cinque minuti, ma Sebastian stranamente non era ancora arrivato.

Allora, scrutai la zona davanti a me con attenzione e fu, in quel momento totalmente inatteso, che intravidi quella singolare ragazza... Elodie.
Ero assurdamente curiosa e contemporaneamente infastidita perciò, in maniera irrazionale, la osservai con tenacia...
Era proprio quella tipa che avevo visto tempo fa, uscire dalla porta principale della mia abitazione con Adrian.

Improvvisamente, però, una forte irrequietezza mi colpì profondamente e in modo illogico, la fissai a lungo...

Non era vestita in modo volgare, tuttavia, ogni suo piccolo atteggiamento pareva voler valorizzare il suo modesto corpo.
Fu in quell'istante che inevitabilmente, mi chiesi mentalmente se pure lei avesse fatto sesso con Adrian e un'insana sensazione, quasi angosciante mi percosse violentemente e a quel punto, provai a pensare ad altro anche se era veramente difficile...

Poi, inaspettatamente, mentre andava via velocemente con il volto completamente concentrato sullo schermo del suo cellulare, un ragazzo dal fisico abbastanza muscoloso ed alto, la fermò stringendo d'impulso i suoi esili fianchi.
Elodie si girò subito, parecchio sconcertata e nel guardare quel tipo, sorrise ampiamente... Infine, unì le sue labbra a quelle del ragazzo e lo baciò in modo decisamente passionale.

Era inspiegabile, ma vedere quella scena mi riempì di sensazioni contrastanti giacché, dentro di me, mi sentii realmente sollevata.
Speravo che quel suo comportamento particolare significasse solamente che non le importava del mio coinquilino, che stava vivendo la sua felice vita senza desiderare minimamente Adrian e improvvisamente, in quell'attimo di velata tranquillità, una mano sconosciuta si adagiò delicatamente sulla mia piccola spalla e irrimediabilmente, trasalii visibilmente.

<< Judie scusami per il ritardo >> pronunciò Sebastian con voce affannosa e in quell'istante, tolse la sua grande mano dalla mia spalla.
Poi, visibilmente dispiaciuto aggiunse:
<< oggi sono stato davvero impegnato... >>
<< Non preoccuparti >> proferii con un timbro prettamente calmo e un leggero sorriso, mentre i miei occhi incerti si incatenarono ai suoi.
Le sue iridi avevano una tonalità particolare quel pomeriggio, mi ricordavano chiaramente la tonalità castagno scuro.
Aveva i capelli abbastanza ricci, i suoi occhiali da vista incorniciavano il suo viso dai lineamenti aggraziati e indossava un un pantalone classico color bistro con un cappotto della medesima sfumatura.

<< Eri impegnato con le ripetizioni private? >> Chiesi, d'improvviso, quasi con ingenuità.
Ciononostante, Sebastian ignorò palesemente la mia domanda e spavaldo, mi chiese con troppa enfasi:

<< Allora, dove andiamo di bello? Hai già pensato a una meta? >>
<< No, ma possiamo restare qui... Possiamo passeggiare e chiacchierare un po' >> proposi sincera e speranzosa.
<< È perfetto >> dichiarò contento e nel contempo, visibilmente deluso.
Successivamente, aggiunse tranquillo e cordiale:
<< Possiamo camminare insieme in direzione della tua abitazione, se vuoi... Ma prima dobbiamo assolutamente mangiare! >>

<< Va bene >> risposi semplicemente con un timbro più basso... Non comprendevo nemmeno io, il mio incomprensibile atteggiamento.
A quel punto, Sebastian con convinzione mi propose felice:
<< Prendiamo una ciambella al cucciolato alla pasticceria qui vicino. >>
<< Mi sembra un'ottima idea >> affermai falsamente entusiasta.
Poi, perplessa chiesi con una leggera curiosità:
<< hai fame? >>
<< In realtà, è il tuo stomaco a voler mangiare, sta brontolando... >> mi chiarì quasi scherzosamente, sorridendomi con un lieve imbarazzo e automaticamente, il mio viso si tinteggiò immediatamente di una tonalità cremisi poiché solo in quell'istante cruciale mi resi conto che il mio stomaco pretendeva sul serio del cibo.

Di seguito, annunciai mortificata e colma di vergogna:
<< Hai ragione... Scusami >>
A quelle parole, Sebastian mi sorrise di nuovo ampiamente ed iniziò a camminare velocemente per raggiungere la pasticceria a pochi passi da noi.
Poi, dopo qualche secondo, con tranquillità mi domandò dubbioso:
<< Oggi non hai mangiato nulla? >>
<< No >> confidai subito con disinvoltura, ma lui mi guardò ancora più stranito perciò, in maniera illogica, decisi di mentirgli sulla causa del mio digiuno e pronunciai con voce stanca:
<< Studiare diventa sempre più pesante, ma quest'anno devo prendere il diploma quindi, devo recuperare con dei voti alti... >>
<< Judie se hai bisogno di un aiuto in qualche materia puoi contare su di me. >> Proferì Sebastian dolcemente e nel contempo, pensieroso.

<< Non preoccuparti... Sei gentile, ma so che sei molto impegnato anche tu con lo studio. >> Ammisi con sicurezza, mentre un forte odore di dolciumi mi invase le narici, in modo inatteso... Eravamo, ormai, fuori alla pasticceria.
<< Voglio davvero aiutarti >> Affermò ancora con sicurezza.
Poi, dopo una breve pausa, continuò cordiale e gioioso:
<< Judie aspettami qui, entro io. Vado a prendere le ciambelle al cioccolato >>
Eppure, Sebastian non mi diede il tempo di replicare nulla dato che si precipitò letteralmente dentro al piccolo negozio tinteggiato esternamente di una tonalità eliotropo, senza aspettare nemmeno una mia risposta, come a voler impormi quel gesto decisamente amorevole giacché lui era sempre stato buono nei miei confronti.

La pasticceria vicino alla scuola era in realtà, un piccolo negozio. Dalla vasta porta in vetro si potevano scrutare all'interno delle pareti color crema e da fuori era ben visibile una grande insegna illuminata con delle luci di tonalità cobalto.
Dalla vasta vetrina esterna potevo intravedere tantissimi dolci diversi come i croissant, i muffin, i brownies...
Ormai, avevo veramente troppa fame.

Sebastian uscì dalla pasticceria pochi minuti dopo, tra le sue grandi mani aveva un piccolo scatolo di cartone di colore bianco. Fiero si avvicinò lentamente verso di me e quando fu proprio di fronte alla mia figura trepidante, aprì subito la scatola mostrandomi, visibilmente felice, il contenuto.
C'erano addirittura quattro ciambelle, due ricoperte da una glassa al cioccolato, mentre le altre parevano colme di una crema al burro d'arachidi.

<< Grazie! >> Esclamai entusiasta, osservando attentamente le ciambelle, contentissima di poterne mangiare più di una...
Avevano un odore davvero squisito.
Ero veramente affamata e Sebastian, probabilmente, se ne rese immediatamente conto dato che, improvvisamente, mi fece l'occhiolino.
Di conseguenza, si spostò lievemente, posizionandosi qualche metro più avanti di quel delizioso negozio, precisamente accanto ad una panchina in legno ed io, feci lo stesso.
Ero sempre più stupefatta dalla sua gentilezza nei miei riguardi.

Successivamente, adagiò tra le mie piccole dita una ciambella al gusto cioccolato e soddisfatto, pronunciò inaspettatamente:
<< Buon appetito >>
A quel punto, il mio stomaco brontolò di nuovo e addentai repentina quella prelibatezza... Sebastian mi guardò sorpreso e mi sorrise nuovamente.
Poi, prese anche lui una ciambella al gusto cioccolato e iniziò a mangiarla, gustandola lentamente.

Assaporavamo entrambi quei dolci buonissimi.

Di seguito, dopo qualche minuto di totale silenzio, Sebastian adagiò tra le mie mani, parzialmente sporche di glassa, anche la ciambella al gusto di burro d'arachidi e in pochi secondi divorai letteralmente anche quella delizia.

A quel punto, Sebastian buttò lo scatolo che conteneva le ciambelle in un cesto per l'immondizia lì vicino e iniziò a mangiare anche lui quella al gusto di burro d'arachidi e quando, dopo qualche minuto, finì di gustarla mi guardò scrupoloso e sentenziò con serenità:
<< Erano davvero buone >>
Poi, aggiunse a tono basso, quasi timido:
<< Ho le mani appiccicose, hai un fazzoletto? >>
<< Certo >> annunciai sicura ed incominciai a cercare freneticamente dei fazzoletti nella mia borsa strapiena di libri.
Di conseguenza, dopo averlo trovato, lo posai con delicatezza nella sua mano calda e di conseguenza, Sebastian proferì sereno:
<< Grazie, ora possiamo camminare... Ti accompagno a casa. >>

Cominciai a passeggiare, con falsa spensieratezza, con Sebastian al mio fianco.
Lentamente ci dirigemmo verso la mia abitazione e prima che potessi cominciare una piacevole conversazione con lui, Sebastian mi anticipò poiché tranquillo e lievemente curioso mi domandò:
<< Ti piace andare al cinema? >>
<< Si, lo adoro! >> Affermai, improvvisamente euforica.
Poi, chiesi leggermente entusiasta e quieta:
<< A te piace? >>
<< Si, ma non troppo >> mi confidò con calma e un tono quasi mortificato.

<< Quindi stasera vai al cinema? >> Mi domandò ancora, con più interesse.
<< No, perché? >> Chiesi parecchio stranita e perplessa per quel suo quesito... Forse voleva invitarmi ad andare lì con lui per passare una serata diversa e probabilmente, non era una cattiva idea.
Avevo veramente bisogno di non pensare continuamente ad Adrian.

<< Dal tuo entusiasmo credevo che stessi aspettando anche tu l'uscita del film "amore sotto la tempesta" >> mi spiegò serio e nel contempo, amorevole.
Non conoscevo minimamente quel film e il mio viso palesemente sconcertato, probabilmente colpì quello sorpreso di Sebastian giacché incerto, mi chiarì con serenità:
<< sono settimane che sento parlare solamente di questo film la maggior parte delle ragazze della nostra scuola >>
<< È veramente strano, ma non lo sapevo... Eppure, amo le storie d'amore >> confessai con un timbro abbastanza incredulo dato che adesso, ero realmente curiosa di vedere questa nuova pellicola.
<< È uscito oggi al cinema... credo che stasera le sale saranno piene >> mi suggerì Sebastian con sicurezza.

<< Purtroppo non credo di poter andare stasera al cinema, ma mi piacerebbe vederlo in questo weekend >> proferii speranzosa e gioiosa.
Tuttavia, una parte di me era segretamente triste perché per il momento, forse, era meglio evitare qualsiasi film o libro sdolcinato dato che erano una coltellata al mio cuore già in frantumi.
Poi, leggermente curiosa, chiesi con superficialità:
<< Tu cosa farai stasera? >>
<< Non saprei... Credo niente, ho solo voglia di dormire. >> Borbottò, improvvisamente, Sebastian con un lungo sospiro.
Successivamente, dopo una breve pausa, proseguì esausto:
<< sono giorni che studio continuamente, ma devo finire le interrogazioni di questo mese. >>
<< Ti capisco... >> farfugliai dispiaciuta e parzialmente bugiarda.

A quel punto, un pesante mutismo ci accompagnò per minuti indefiniti e decisi dar vita nuovamente al nostro dialogo... Così, invadente gli chiesi:
<< Sei ancora single? O ti sei fidanzato di nuovo? >> 
<< Judie ascoltami... >> pronunciò, inaspettatamente, Sebastian severo, facendomi agitare interiormente.
In quell'istante, unì i suoi occhi profondi ai miei e dopo qualche secondo, dichiarò mortificato ed irrequieto:
<< in realtà, sono qui con te perché volevo parlarti di una cosa molto importante per me... >>
Irrimediabilmente, una fortissima ansia mi scalfì giacché, in maniera totalmente inattesa, ogni parte di lui era, ormai, estremamente autorevole nei miei riguardi.
<< Va bene, dimmi pure... >> bisbigliai quasi, con una voce visibilmente tremante e il volto palesemente sbigottito.

Di cosa voleva parlarli con tanta urgenza?
Forse riguardava me ed Adrian?
Ero nel panico.

Sebastian non era accanto a me per una semplice passeggiata e questo, mi devastò enormemente.

<< In questo periodo ho incontrato spesso Donnie e abbiamo chiacchierato molto >> mi spiegò serio, squadrando ancora le mie iridi scioccate.
Poi, dopo qualche secondo, mi confessò contrariato:
<< Donnie ultimamente mi ha parlato del ragazzo che vive con te, Adrian... Mi ha raccontato anche cos'è successo quella sera quando sei uscita con il suo amico. >>

Quel nome, quella ragazza mi procurarono una fitta profonda al cuore già sanguinante, ma quello che aveva affermato successivamente mi spezzò davvero, definitivamente.

Perché Sebastian stava uscendo con quella tipa?!
Cosa cavolo voleva ancora Donnie da Adrian??
Che cazzo aveva raccontato quella vipera a Sebastian di me in quella sera terribile?

Allora, pure uno forte nervosismo mi colpì e agitata gli domandai, quasi infastidita:
<< Cosa ti ha detto Donnie di quella sera? >>
Poi, dopo qualche secondo, proseguii visibilmente arrabbiata:
<< Non devi fidarti di lei... Voglio raccontarti anch'io la verità su quella sera. >>
<< Judie aspetta, ora devo parlarti prima di un'altra cosa... >> sentenziò Sebastian con un tono severo e nel contempo, dispiaciuto.

A quel punto, scrutando il mio silenzio e il mio sguardo terrorizzato, Sebastian mi spiegò serio:
<< Donnie mi ha riferito che è mortificata per l'equivoco di quella sera, lei è solamente arrabbiata con Adrian >>
<< In che senso? >> Chiesi, d'improvviso, con voce unicamente allarmata.
<< Mi ha confidato che Adrian, in realtà, non le piace. Era soltanto rancorosa con lui perché non si ricorda di lei >>
I miei occhi, in quell'istante preciso, automaticamente si spalancarono poiché non capivo minimamente quel discorso, perciò, insicura bloccai le mie pupille smarrite nelle sue, come a voler comprendere davvero quella situazione inverosimile e il panico, inevitabilmente, mi invase.

<< Non si ricorda di lei?! >> Replicai perplessa a bassa voce, più a me stessa.

Ero palesemente incredula e confusa.

<< Donnie prima viveva a San Francisco, aveva conosciuto Adrian una notte in una discoteca molto alla moda tra i ragazzi in quel periodo e ha dato il suo primo bacio a lui... >>
Poi, fece un grande sospiro e continuò stranamente irritato:
<< Però, dopo quell'episodio, nonostante le avesse promesso di volerla rivedere, è sparito... >>

Era assurdo.
Era tutto estremamente surreale.

Ma era la verità?
O Donnie stava manipolando pure Sebastian?
Perché lui le credeva senza aver prima sentito la versione di Adrian?
Ero scioccata.

<< Perché mi stai dicendo questa cosa? Non ti capisco... >> proferii visibilmente scettica e nervosa dato che quella storia irreale non giustificava il comportamento oltraggioso di Donnie nei miei confronti.

Sembrava solamente un enorme bugia quel racconto... Un pretesto per risultare innocente e buona davanti a Sebastian.

Tuttavia, se Adrian non ricordava minimamente quell'incontro a San Francisco con Donnie dimostrava solamente che per lui, quel momento, non era stato importante... Non aveva alcun significato.
Era da considerare pure che io, alla fine, non conoscevo realmente la vita del mio coinquilino in quei due anni in cui non avevamo avuto alcun contatto concreto e anche se, in cuor mio, quel probabile bacio mi infastidiva, in realtà, quel suo passato dove purtroppo non ero presente, non doveva ferirmi così profondamente.
L'essenziale, adesso, era quello che stavamo vivendo.
La sua attuale vita, dove finalmente c'ero anch'io.

A quella mia domanda, quasi scontrosa, Sebastian mi scrutò a lungo, provando a comprendere quella mia rabbia inattesa e dopo qualche secondo, mi confessò autorevole e contemporaneamente, amorevole:

<< siamo amici e voglio essere onesto con te... >>
Inevitabilmente, continuai ad osservarlo sbigottita e a quel punto, Sebastian smise di guardarmi negli occhi e mi confidò lievemente timido:
<< Donnie mi piace, ed io piaccio a lei. >>

Ero furiosa... Ero allibita.
Sebastian era impazzito?
Come poteva essere attratto da una tipa così cattiva?

Nonostante la mia frustrazione interiore, riuscii solamente a chiedergli con un tono scombussolato:
<< Quindi siete fidanzati? >>
Poi, in maniera completamente inaspettata, senza dargli nemmeno il tempo di rispondermi, con agitazione asserii:
<< Lei non è una brava persona >>

Allora, Sebastian mi squadrò con più attenzione e stranito da quel mio comportamento, leggermente dispiaciuto dichiarò:
<< Forse hai ragione... Dovrei conoscerla di più prima di diventare il suo ragazzo, ma ora non voglio allontanarmi da lei. >>
Ero ulteriormente sconvolta, incredula.
Poi, dopo una breve pausa, dove non riuscii a pronunciare nulla, Sebastian perplesso mi domandò dubbioso:
<< Perché sei arrabbiata? >>

<< Meriti di meglio >> confessai con compassione e preoccupazione.
Successivamente, in modo involontario, diedi voce ai miei pensieri tormentati e aggiunsi severa:
<< Mi dispiace, ma se decidi di stare con lei, io non posso fidarmi neanche di te >>
A quel punto, Sebastian sorpreso spalancò le palpebre e nervoso sentenziò:
<< Stai esagerando >>
Ma io non risposi, restai volutamente in silenzio.
Di seguito, Sebastian sconvolto con una flebile benevolenza mi chiarì:
<< siamo amici e questo non cambierà anche se Donnie sarà la mia ragazza... Ti chiedo solo di mettere questo tuo odio da parte quando capiterà di incontrarci e ci sarà anche lei accanto a me >>

Ero scioccata.
Era davvero impazzito?
O ero io ad esagerare sul serio?

Donnie mi spaventava enormemente e non potevo rischiare di ferirmi ancora a causa sua quindi, se Sebastian desiderava essere il suo fidanzato, allora io, potevo solamente allontanarmi da lui per il mio bene e quello di Adrian.

Era una scelta difficile, ma fondamentale.

Forse stavo sbagliando, ma in quel momento delicato, per me era quella l'alternativa più giusta.

Stavolta, avrei seguito la mia mente, non il cuore.

Di conseguenza, gli comunicai dispiaciuta e nel contempo, autorevole:
<< Sebastian scusami, ma non me la sento di affrontare questa situazione come desideri tu... forse è meglio stare lontani per un po'. >>
Sebastian era palesemente amareggiato da quel mio comportamento inaspettato e a quel punto, aggiunsi con disinteresse:
<< La mia abitazione è vicina, non preoccuparti, continuo da sola. >>
<< Judie perché ti comporti in questo modo? >> Mi chiese, improvvisamente, con una lieve nota di disperazione e disappunto.

Eppure, mi chiusi nuovamente nel mio mutismo come a volermi difendere in quella maniera insensata e senza più guardarlo, con l'anima a pezzi, proseguii sicura e colma di solitudine, verso la mia casa.

Sebastian non mi seguì.

Stavo sbagliando a comportarmi in quel modo scontroso con lui?

Quel fardello mi faceva stare realmente male.
Dovevo raccontare ciò che era appena accaduto alle mie migliori amiche, avevo bisogno dei loro consigli, ma in quel momento disastroso avevo solamente voglia di circondarmi di desolazione.

Alla fine, dopo qualche minuto, arrivai finalmente davanti alla porta principale della mia abitazione e automaticamente, feci un profondo respiro per recuperare le forze e cercai frettolosamente le chiavi di casa nello zaino per aprire la porta.

Dopo una breve attesa, spalancai la porta in legno e inaspettatamente, vidi che il vasto ingresso era già ben illuminato e, in maniera totalmente inattesa, di fronte alla mia figura inerme, intravidi il mio coinquilino...

Era proprio davanti a me ed era completamente sorpreso anche lui per la mia insperata presenza, come se non si aspettasse minimamente il mio ritorno.

Adrian mi fissò scrupolosamente ed io, ammaliata feci lo stesso.

I suoi capelli scuri parevano ancora più neri, i suoi occhi tonalità acquamarina mi squadravano senza pudore e la sua carnagione candida era un autentico invito al proibito... Il mio coinquilino indossava una felpa color carbone con un jeans dalle sfumature gainsboro.

Desideravo oltrepassare quel falso limite che pareva aver imposto nuovamente tra di noi, ma decisi di avvicinarmi con cautela alla sua magra corporatura.
Volevo chiedergli di Donnie, ma preferii evitare dato che il suo passato, in parte, non mi riguardava. Inoltre, avevo una questione più importante da chiarire...

<< Ciao >> pronunciò, d'improvviso, Adrian con tranquillità ed io, gli sorrisi lievemente poi, chiusi la porta principale alle mie spalle e mi accostai ancora di più al suo corpo seducente.
Ora, eravamo solamente io e lui in quel posto in cui potevo sentirmi realmente al sicuro, specialmente al suo fianco.
<< Ciao Adrian >> farfugliai quasi, improvvisamente timida.
Successivamente, dopo qualche secondo, proseguii con fasulla calma:
<< come stai? >>
<< Bene >> annunciò subito, sorridendomi con una velata malizia.

In verità, non avevamo ancora parlato della notte trascorsa insieme, nello stesso letto...
E ciò, mi imbarazzava parecchio, ma avevo bisogno di capire pure se per lui il nostro insano rapporto, fosse diventato qualcosa a cui dare un importante significato perché io lo amavo davvero e ormai, l'aveva capito perfettamente.

Di seguito, senza aggiungere nulla, prima che riuscissi a chiedergli qualcos'altro, Adrian si girò inaspettatamente dalla parte apposta, evitando i miei occhi disperati e iniziò a salire lentamente le infinite scale.

Ero angosciata, ero in frantumi.
Perché era cordiale con me, ma nel contempo, continuava ad allontanarmi?

Odiavo quel suo modo disinteressato in cui facilmente mi ignorava... Detestavo la maniera in cui, ogni volta, scappava via da me perché io avevo un disperato bisogno dei suoi baci bollenti, delle sue morbide mani sulla mia pelle, del suo cuore lacerato...

Così, avvilita decisi di affrontarlo sul serio, definitivamente e tormentata urlai quasi:
<< Aspetta, non andare via. >>
E Adrian, in modo insperato, si bloccò subito.
Piano girò il suo viso pallido verso di me e in pochi secondi, i suoi occhi enigmatici si unirono ai miei ancora devastati.
Eppure, quella sua calma apparente pareva terribilmente fasulla, un flagello intollerabile...

<< Non significava nulla per te quello che abbiamo condiviso? Perché continui a fuggire via da me? Ho sbagliato qualcosa? >> Gridai nuovamente, visibilmente afflitta e addolorata.
Adrian restò in silenzio, mentre il suo volto allibito continuava ad osservarmi incredulo.
Desideravo urlargli contro quanto fosse importante per me, quanto stavo soffrendo a causa sua... Ciononostante, decisi di confidargli soltanto quel quesito che mi straziava da una settimana:
<< Ti ho sentito parlare con i miei genitori... Vuoi ritornare a San Francisco, perché? >>

Adrian mi guardò sconcertato, poi sospirò, ma restò nel suo mutismo che, in realtà, sembrava gridare tutto quel male prepotente che aveva colpito anche lui...

Desideravo abbracciarlo, volevo che si sentisse al sicuro... Tuttavia, non feci nulla poiché il mio coinquilino mi squadrò ancora più severo.
Allora, irrimediabilmente, borbottai esausta:
<< Cazzo, parlami! >>
Successivamente, esasperata gli domandai nervosa e preoccupata:
<< Come farai con la scuola? Quest'anno dobbiamo prendere il diploma e l'anno scolastico è quasi finito! >>

<< La scuola non mi interessa in questo momento >> sentenziò serio, scrutandomi con attenzione, prendendomi totalmente alla sprovvista.
Le sue iridi erano letteralmente affondate nelle mie, come a voler sfiorare la mia essenza turbata.
Era un'affermazione davvero strana. Cosa voleva dire con quella frase?
Ero confusa.

Poi, dopo una breve pausa, Adrian aggiunse con una tranquillità quasi disarmante:
<< Comunque non ho intenzione di tornare a Newport quindi, sicuramente continuerò a seguire le lezioni nella mia città >>
I miei occhi increduli si spalancarono all'istante, come la mia bocca e inevitabilmente, le lacrime iniziarono a bagnarmi il viso perché quel dolore era, ormai, impossibile da nascondere e da contenere dentro di me...

Il mio cuore si era sgretolato come la mia anima già in perenne agonia.
Davvero voleva andare via per sempre da Newport??
Ma per quale assurdo motivo??
Ero scioccata.

<< Mi spieghi la motivazione di questa tua improvvisa scelta?? >> Chiesi visibilmente stizzita, anche se provai a mantenere inutilmente la calma.
Il mio sguardo austero era immobile sulla sua magra figura, mentre ogni parte di me moriva internamente.
Eppure, il mio coinquilino non mi rispose, restò in silenzio e a quel punto, disperata gridai nuovamente:
<< È per colpa mia?? Perché ti penti di quello che è successo tra di noi? >>
Successivamente, dopo qualche secondo di desolazione interiore, affermai arrabbiata e rancorosa:
<< Mi sembra esagerato questo tuo comportamento! >>

<< Non sei tu la motivazione >> confessò spavaldo, in maniera completamente inaspettata.
Tuttavia, non ebbe il coraggio di guardarmi di nuovo negli occhi... Ormai, il suo viso candido era perso in un punto indefinito dell'ingresso... Pareva estremamente pensieroso.

<< Io ci tengo a te, voglio che resti qui con me! >> sbraitai verso di lui con sincerità e afflizione.
<< Lo so... >> dichiarò improvvisamente a tono basso, ancora sovrappensiero.
<< Quindi qual è la motivazione? >> Insistetti di nuovo, con palese sconforto.
Ma Adrian decise di non darmi alcuna spiegazione... Fu solamente immerso nel suo mutismo, mentre io internamente ero già alla deriva.

Allora, disperata e dolorante urlai ancora:

<< Vuoi dimenticarti di me?! >>


<< Smettila, ti prego!>> Gridò leggermente il mio coinquilino, parecchio angosciato da se stesso, dai suoi impenetrabili pensieri.
<< Per favore, parlami... Troviamo una soluzione insieme >> proferii con amorevolezza e lieve compassione.
<< Andrò via da qui, ho già deciso. >> Affermò d'improvviso, prettamente autoritario e contemporaneamente, irrequieto.

<< Quindi non significo nulla per te?? >> Domandai ancora, sfrontata e speranzosa...
Ma un attimo dopo, appena lo vidi girarsi con il volto dalla parte opposta per salire la lunga scalinata, strillai nuovamente :
<< Non scappare, stiamo parlando! >>

Adesso, riuscivo solamente a scrutare la sua schiena... Tuttavia, Adrian si fermò per ascoltare ancora la mia collera e inaspettatamente, qualcosa di inimmaginabile, colpì la mia esistenza.

<< Sei importante per me perciò, smettila di gridare... Dovresti capire le mie scelte. >> Bisbigliò quasi, senza voltarsi nella mia direzione e le mie palpebre, automaticamente, si spalancarono di nuovo poiché ero veramente sbigottita e stupefatta da quella sua rivelazione.

Se per lui ero davvero importante perché desiderava fuggire via??
Tutto questo non aveva senso!!!
Ciononostante, una piccola parte di me, in maniera irrazionale, a quell'affermazione si sentì finalmente rincuorata e amata...

<< Io non ti capisco! Sei un controsenso! >> Sentenziai arrabbiata anche se il mio tono sembrò più triste.
Poi, aggiunsi frustrata e perplessa:
<< Perché dovrei comprendere le tue scelte? Fuggire via non è mai la soluzione ai problemi... >>
Adrian, però, non replicò nulla...

Successivamente, d'improvviso, il mio coinquilino si girò verso di me ed iniziò a scendere i pochi gradini che ci separavano e pian piano si avvicinò alla mia figura disarmata, mentre il suo sguardo enigmatico mi fissava con ardore... Incatenò i suoi occhi turbati ai miei e mentre si avvicinava sempre di più alla mia esile corporatura, senza alcun senso logico, decisi di seguire il mio istinto e speranzosa gli chiesi:
<< Se deciderai davvero di andare via, avrò bisogno almeno di sentire la tua voce... Puoi darmi il tuo numero di cellulare? >>
A quel punto, Adrian mi osservò seriamente incredulo, poi si accostò alla mia figura inerme e, in maniera completamente insperata, prese dalla tasca del suo jeans scuro il suo telefono, posandolo nella mia piccola mano e con calma dichiarò:
<< Qui puoi scrivere il tuo numero >>
Poi, continuò autorevole e nel contempo, tranquillo:
<< Dammi il tuo cellulare >>

Ero letteralmente sorpresa, forse stavo sognando.
Eppure, era quella la realtà... ricolma di increspature.

Ero scioccata da quel suo comportamento perché non solo aveva accettato subito, senza opporsi, di darmi il suo numero di telefono, nonostante gli avessi confessato anche di voler sentire la sua voce, ma desiderava segnare pure lui il mio numero nella sua rubrica...
Forse ero troppo speranzosa, ma probabilmente anche il mio coinquilino aveva bisogno di avere qualcosa di mio, qualcosa che non ci separasse davvero.

Così, presi il mio cellulare dallo zaino che avevo ancora sulle spalle e lo adagiai tra le grandi mani di Adrian, mentre io digitavo il mio numero sul suo cellulare.

Ero veramente felice per quel gesto, ma contemporaneamente, ero realmente preoccupata che andasse via da me sul serio.

Alla fine, Adrian mi restituì il cellulare ed io, feci lo stesso.
Ero estremamente gioiosa, ma internamente agitata...

Dopo qualche minuto di pesante esitazione, il mio coinquilino si rivelò ancora un vero controsenso giacché senza nemmeno salutarmi, con il viso decisamente serio e nel contempo, afflitto si girò dalla parte opposta per salire nuovamente le infinite scale e automaticamente, devastata dalla disperazione ribadii con timore:
<< Ti prego non partire... >>

Tuttavia, Adrian mi ignorò totalmente e continuò a salire la scalinata.

Le mie lacrime si erano fermate già da un po' poiché inconsciamente, era stato proprio il mio coinquilino ad arrestarle... Eppure, ora vederlo allontanarsi da me con quella disinvoltura, mi distruggeva così tanto che sentivo la mia essenza travolta da un dolore fortissimo... Inspiegabile ed implacabile.

Mi sentivo impotente.

Volevo correre da lui, stringerlo a me, ma non sarebbe servito a nulla...

Forse era vero, per lui ero importante, ma non essenziale.
Cercava di tenermi continuamente lontana, affinché, non diventassi proprio questo... Una persona fondamentale per la sua esistenza.

Ora, a cullare la mia anima sanguinante c'era quel dolce ricordo di me ed Adrian uniti per davvero in quella notte indelebile ed irripetibile.

Faceva veramente male...

Adrian sarebbe realmente partito?
Quale menzogna avrebbe raccontato ai miei genitori per convincerli?

Io non volevo che Adrian si dimenticasse di me e avrei fatto di tutto per tenerlo stretto al mio fianco.

Lui per me era essenziale.




Il comportamento del mio coinquilino continuava a non avere senso. Tuttavia, una piccola parte di me comprendeva le sue paure...

Doveva solo riuscire a fidarsi di me perché io, non l'avrei più ferito.
Lo avrei amato incondizionatamente per l'eternità.






Ormai, non avevo più le forze per supplicarlo ancora, perciò, restai per minuti indefiniti immobile nell'ingresso, pensando ad un modo per evitare la sua partenza.

Adesso, avevo soltanto voglia di piangere di nuovo giacché la mia disperazione era, oramai, immensa ed insostenibile.











E ora, cosa sarebbe accaduto davvero tra di noi?














































NOTE ❤️

Ciao carissime/i ☺️

Che colore avete addobbato l'albero di Natale quest'anno?

Oltre all'albero di Natale, avete fatto anche il presepe?

A presto 💋


P. S.   Tantissimi auguri di buon Natale (in ritardo) e un felice anno nuovo✨✨✨

Siete sempre nei miei pensieri 🌼







N. B.   Mi scuso umilmente per l'attesa di questo capitolo, ma questo mese sono stata ripetutamente impegnata con degli esami universitari.
Non è una giustificazione. Comprendo pienamente quanto sia scocciante aspettare una nuova pubblicazione quindi capirò perfettamente chi deciderà di non seguire più la mia storia, ma io continuerò a scrivere... per me stessa.
Non manca tantissimo al finale tanto atteso, quindi farò il possibile per aggiornare la storia una volta a settimana o ogni due settimane perché i miei amati protagonisti meritano di essere letti anche su pagine vere... Lo sapete, il mio sogno è quello di pubblicare la mia storia d'amore in cartaceo quindi in bocca a lupo a me 💪❤️

Un abbraccio 🌹

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