Capitolo 8

Non appena i suoi nuovi amici lasciarono la stanza Arya si stese sul letto. Aveva troppe cose da capire.
La questione degli Angeli che vivevano in un mondo parallelo a quello degli umani era piuttosto complicata. Per non parlare dei Demoni che da tempo combattevano per il potere contro gli Angeli. L'unica cosa che aveva compreso del tutto era che quel mondo non aveva niente a che fare con le storie che le avevano raccontato da bambina. Quelli non erano gli Angeli immortali che portavano le anime in Paradiso. Somigliavano più ad un gruppo di persone che vivevano in uno strano luogo dove tutti avevano dei poteri speciali, con lo svantaggio della completa omologazione. Trovava strano il fatto che dovessero vestirsi con determinati colori, oltre alla caratteristica combinazione di occhi azzurri e capelli biondi. Mentre pensava scivolò nel mondo dei sogni, aggiungendo altre domande a quelle che già aveva in mente.

-Lei è qui. Sai cosa significa questo?
L'uomo di fronte a lei aveva il volto sfocato che a tratti si confondeva con i suoi vestiti scuri. Anche la voce era leggermente distorta.
-Che dovrò allenarmi per essere più forte di lei e conquistare il potere.
La voce di Arya era più acuta del solito e aveva il tono di chi stava ripetendo una frase a memoria.
L'uomo continuò a parlare ma la ragazza non capì le sue parole. Si accorse di non riuscire a muoversi volontariamente quando la sua mano si alzò a sistemarsi i capelli senza che lei potesse opporsi.
I suoi occhi si aprirono nel buio della stanza. Fece fatica a ricordare dove si trovasse, con il sogno ancora vivido nella mente.
Chi era quell'uomo?
Di cosa stava parlando?
E perché aveva i capelli neri?
Arya credeva di aver trovato una risposta all'ultima domanda. Quelle fantasticherie sui Demoni l'avevano contagiata. Si alzò, allungando una mano verso il punto in cui la sera prima aveva visto un interruttore. La luce si accese con uno scatto illuminando quell'ambiente ormai fin troppo familiare.
Si avvicinò alla finestra scostando le tende, ammirando la città silenziosa illuminata dalla luna. Non c'erano stelle, però, e quel mondo le sembrava più estraneo che mai.

La mattina dopo Arya fu svegliata dal fastidioso pigolio di una sveglia che non ricordava di aver impostato. Quando allungò una mano per spegnerla sfiorò un foglio ripiegato.
''Ti aspetto alle otto."
Il biglietto era scritto nella grafia elegante di Marco e la ragazza si chiese come avesse fatto a entrare nella stanza senza svegliarla.
Nell'esatto momento in cui si ricordò di non aver chiuso la porta a chiave si rese conto di tre cose: aveva solo un'ora per prepararsi, non sapeva dove doveva incontrare Marco, non aveva la minima idea di cosa mettersi, visto che i suoi vestiti erano rimasti nella sua vecchia casa.
Mentre i dubbi assillavano la sua mente Arya si diresse verso l'armadio e lo aprì. Rimase sconvolta dal vedere quante cose c'erano dentro. Vide un paio di abiti eleganti, delle felpe e varie paia di jeans. Tutto era di colore chiaro, proprio come le avevano spiegato il giorno prima. "Gli Angeli si vestono di chiaro, i Demoni di scuro. Questa è la tradizione." Ricordava la lezione a memoria.
Senza pensarci prese una maglietta azzurra e dei pantaloni abbinati ma preferì indossare le sue scarpe grigie. Si diresse verso una porta che sperava fosse il bagno e, fortunatamente, era così. Si lavò il viso e ,mentre cercava un pettine nella cassettiera, fece cadere accidentalmente un vaso con dei fiori. Le rose si sparsero sul pavimento mentre l'acqua si allargava verso la porta. Arya raccolse i cocci, poggiandoli sul mobile accanto a sé, poi asciugò l'acqua con un asciugamano e impilò i fiori sul bordo del lavandino. A un tratto si accorse che qualcuno stava bussando alla porta, così finì velocemente di pettinarsi e corse ad aprire.
-Era ora! Siamo in ritardo.
Il volto contrariato di Marco le si parò davanti.
-Ah, sei tu.
Dopo ciò che era successo lo considerava un completo sconosciuto ma sapeva di non avere altra scelta che seguirlo. Attraversarono vari corridoi e, quando arrivarono davanti a un'anonima porta di legno, non avevano ancora incontrato nessuno.
-Sei pronta per le rivelazioni?
Arya respirò profondamente, poi spinse la porta ed entrò.
Si sarebbe aspettata tante cose, ma ciò che vide la lasciò senza fiato. Si trovava in una biblioteca enorme, con almeno tre piani pieni di libri. Al centro c'era una serie di tavoli su cui erano impilati vari volumi. Notò varie persone che si arrampicavano sulle scale per raggiungere i ripiani più alti e altre che uscivano ed entravano da una porta dall'altra parte della stanza. Una luce soffusa illuminava l'ambiente, avvolgendolo in un'aria di mistero.
-Vieni, andiamo.
Il sussurro di Marco la riportò alla realtà. Arya annuì, poi lo seguì in quel labirinto di scaffali verso un tavolo nascosto in un angolo.
-Siete in ritardo.
Reb li salutò con la sua solita gentilezza mentre Hiroshi rimase in silenzio. Nicholas, invece, prese un libro dalla pila accanto a sé e lo aprì su un segnalibro.
-Sappiamo che hai tante domande, ma preferiremmo che tu le faccessi alla fine.
Il sovrano girò il libro verso di lei e Arya vide una mappa abbozzata sulla pagina. A Sud era situata una città indicata con il nome di Utu, sotto la quale erano state scritte a mano le lettere C.B.
-Ora siamo qui.
Hiroshi indicò la città.
-La Città Bianca, detta anche Utu. Come ti abbiamo già spiegato qui viviamo noi Angeli. Puoi facilmente capire perché si chiama così.
-Questa invece è la Città Nera, chiamata anche Sin.
A Nord della mappa era rappresentata una città fra le montagne.
-Qui ci sono i Demoni. Il loro capo si chiama Denis Xhafa. Sappiamo poco su di lui visto che è salito al potere da pochi anni, succedendo al padre.
-E questi cosa sono?
Arya guardò delle piccole casette sbiadite presenti in vari punti della mappa.
-Sono gli accampamenti dei Veggenti che, come puoi intuire dal nome, possono prevedere il futuro. Alcuni di loro vivono nelle città mentre altri preferiscono isolarsi in territori inospitali. Ce ne sono nelle paludi, fra le montagne e nel deserto. Non rimangono mai nello stesso posto troppo a lungo, a seconda delle loro esigenze si spostano senza mai uscire da quei territori. Questa è una vecchia mappa ma ce ne sono di migliori che mostrano la loro posizione attuale.
La ragazza annuì, pensierosa.
"Ecco come hanno fatto a sapere chi ero. Tutto questo era già stato previsto. Non ci posso credere. Quindi qualunque movimento farò potrà essere previsto?"
Le spiegazioni andarono avanti e Arya apprese molte cose sulla vita degli Angeli e dei Demoni, sui territori di quel mondo nuovo e sui suoi nuovi poteri. Tuttavia non le era chiaro come ci si muovesse fra i mondi e ciò le bloccava ogni possibilità di fuga.

Ad un tratto dal retro di uno scaffale apparve la bambina che Arya aveva visto il giorno precedente.
-Arya, ti presento Kayla, mia sorella.
Dopo aver fatto un cenno di saluto la principessa avvisò il fratello che era ora di andare.
-Si, arrivo. Scusate, mi ero dimenticato che oggi doveva arrivare una persona.
Arya non capì lo sguardo eloquente che Nicholas lanciò ai suoi amici ma loro sembravano sapere a cosa si riferiva.
-Forse dovremmo andare anche noi.
Hiroshi propose di fare un giro del palazzo per mostrarlo ad Arya e, mentre il re si allontanava con Kayla, i quattro si avviarono nella direzione opposta. Non appena arrivarono alla fine del corridoio Reb ebbe un'idea.
-Andiamo nella Sala da ballo.
Gli altri accolsero con entusiasmo la proposta. Arya rimase indietro, incantandosi a osservare la città dalle finestre. Era uno spettacolo affascinante vedere le piccole persone affaccendate camminare per le strade o fermarsi al mercato. Somigliavano a tante pedine identiche e Arya si accorse che il suo senso di inquietudine non era sparito del tutto.
Ben presto si rese conto di essersi persa, così continuò a camminare per il labirinto di corridoi fino a che non sentì una voce. La seguì, sperando di trovare qualcuno a cui chiedere indicazioni. Poco prima di svoltare l'angolo, con suo grande sollievo, riconobbe le voci. Era sul punto di correre nella loro direzione quando distinse le parole pronunciate. Si bloccò sul posto, appiattendosi al muro e cercando di non fare rumore.
-Non potete farlo! Non diventerà un mostro come voi! Mi avete già rubato una figlia, non vi basta questo?
Arya sentì la voce di sua madre piena di rabbia e di dolore.
-È troppo tardi. Sa già tutto.
Nicholas parlava in modo calmo, cercando di tranquillizzare la donna. La cosa che ferì di più la ragazza fu il fatto che parlassero di lei come se fosse un oggetto.
-Lei non è più mia figlia.
La voce di Meredith era rotta dal pianto. Arya sentì le lacrime rigarle le guance senza che potesse impedirlo.
Si rifiutò di ascoltare oltre.
Scappò, tornando nel corridoio da cui era arrivata e salendo una serie di scale. L'unico suono che si sentiva era quello dei suoi passi. Non sapeva dove stava andando ma non le importava.
Continuò a correre fino a sentire un vento gelido sferzarle il volto. Le lacrime le si congelarono sulle guance e un brivido le attraversò la schiena. Si trovava in una terrazza da cui si vedeva la città sottostante. Sopra di lei le nuvole avanzavano velocemente e i tuoni squarciavano il cielo.
I profumi delle piante le colpirono le narici e la ragazza si rilassò, convinta di essere davvero sola. Si accasciò lungo la parete prendendosi il viso fra le mani. Il dolore era l'unica cosa che sentiva. Non si mosse quando fredde gocce di pioggia le colpirono il corpo come spilli, mischiandosi alle lacrime.
Ignorò la voce che la chiamava e le mani che cercarono di sollevarla, ormai fradicia.
L'unica persona della sua famiglia che le era rimasta era sua madre. Ora anche lei la odiava, considerandola un mostro.

~Angolo autrice~
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Vi piace la mappa creata da Skadegladje? È una versione più recente di quella che ha visto Arya.

Ed ecco anche gli stemmi degli Angeli e dei Demoni sempre creati dalla bravissima Skadegladje!

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