Capitolo 7
Il ragazzo dagli occhi a mandorla accennò un sorriso, poi prese Arya per un braccio e iniziò a camminare. La giovane sentì che diceva ai gemelli:
-Andate, ci pensiamo noi. E non raccontate niente in giro.
I due annuirono prima di voltarsi e scappare.
La piazza era immersa nel silenzio e si sentiva un brusio di voci provenire dalle strade vicine. Il biondo proseguì, seguito dalla sua amica, attraverso vicoli deserti fino ad arrivare davanti al palazzo da cui Arya era fuggita. Il dolore delle ferite era ormai scomparso, ma il peso del tradimento di Marco le bruciava più di ogni taglio fisico.
Solo quando entrarono nel giardino la ragazza trovò il coraggio di opporsi, fermandosi di colpo e lasciando che i suoi accompagnatori la superassero, strattonandola.
-Vorrei sapere cosa sta succedendo.
La richiesta era gentile, ma il tono non ammetteva repliche. La govane con i capelli blu cercò di rassicurarla.
-Vieni, Marco ti spiegherà tutto.
La sicurezza di Arya vacillò ma non intendeva arrendersi così facilmente.
-Mi servono delle spiegazioni. Ora.
-Non possiamo dirti nulla, neanche noi sappiamo i dettagli.
Notando che la ragazza era irremovibile i due la presero per le braccia e iniziarono a trascinarla di peso. La prigioniera si divincolò, urlando con tutto il fiato che aveva. Persone curiose si affacciarono dalle finestre per vedere cosa stesse succedendo.
I ragazzi si fermarono lanciandosi un'occhiata d'intesa. senza lasciare la presa, "l'istrice" mise una mano nella tasca, poi a un suo cenno i due chiusero gli occhi e una luce accecante li inghiottì.
La ragazza aveva già vissuto quella sensazione. Le sembrava di non riuscire a muoversi mentre intorno a lei il chiarore vorticava sempre più velocemente. Sentì la pressione delle mani sulle sue braccia, ma questa volta non erano quelle calde e rassicuranti di Marco.
Aprendo gli occhi ancora accecati Arya vide un'ampia stanza azzurra con un lungo tappeto dorato sotto i suoi piedi. Non appena guardò fronte a sé il suo cuore perse un battito. Sia Marco che il ragazzo accanto a lui avevano un'espressione sollevata. Lo sconosciuto era vestito in modo formale, aveva i capelli bianchi a differenza degli altri abitanti della città e i suoi occhi erano di un azzurro così chiaro da sembrare trasparente.
-Credevo che fossi mio amico.
Il sussurro di Arya rimbombò nella stanza silenziosa mentre cercava di trattenere le lacrime. Marco abbassò la testa e il giovane, in piedi davanti a un trono, iniziò a parlare.
-Arya, ti stavamo aspettando. Io sono Nicholas. Credo che Marco ti abbia spiegato...
La ragazza lo interruppe bruscamente.
-Cosa? Cosa doveva spiegarmi? Il motivo del mio rapimento? Il luogo in cui ci troviamo?
Tutti gli sguardi erano puntati su Marco.
-Avevi detto che era d'accordo!
Il grido lo investì inaspettatamente ma lui non si mosse.
-Ehi, Reb, calmati.
La ragazza dai capelli blu si rivolse a Nicholas.
-Avevamo un patto! Me l'aveva promesso!
-Ehi, e io cosa c'entro?
Reb fece un passo verso Arya.
-Mi dispiace per ciò che è successo, ti sarà spiegato tutto.
Lei indietreggiò.
-Non avvicinarti. Non mi fido di voi. Voglio solo tornare a casa.
I ragazzi di fronte si scambiarono sguardi preoccupati, poi Nicholas sospirò grattandosi la leggera barba.
-Arya, ora siamo nella Città Bianca, più precisamente nel centro della città. Come ti ho già detto sono Nicholas, il sovrano degli Angeli.
Fino a quel momento Arya aveva ascoltato in silenzio, ma le domande che la assillavano erano troppe e le impedivano di comprendere del tutto ciò che le veniva spiegato.
-Sovrano? Città Bianca? E chi sarebbero questi 'Angeli'?
Nicholas si guardò intorno cercando le parole giuste da dire. Era evidentemente seccato di essere interrotto continuamente ma cercò di fare finta di niente.
-Sì, io sono il sovrano della Città Bianca.
Proprio mentre stava per continuare nella stanza entrò una bambina. Aveva circa dodici anni e aveva i capelli biondi, quasi bianchi, identici a quelli di Nicholas.
-Nic, ti aspettano per la riunione. Dicono che ci sono novità riguardo...
La piccola non proseguì. Aveva notato la presenza di Arya e la squadrava con interesse. Il ragazzo annuì, poi diresse verso la porta da cui era entrata la bambina.
-Accompagnatela nella sua stanza, spiegatele tutto.
Il suo volto aveva un'espressione preoccupata ma la voce era calma.
Gli altri aspettarono che la porta si chiudesse alle spalle di Nicholas prima di parlare.
-Vieni, Arya. Finalmente avrai le risposte alle tue domande.
La ragazza non replicò, seguendo gli altri in un corridoio che prima non aveva notato. La curiosità di scoprire di più su quelle persone aveva avuto la meglio e aveva deciso di non ribellarsi finché non avesse compreso ogni cosa.
Arya aveva perso il conto dei corridoi percorsi e, quando il ragazzo di cui non conosceva il nome si fermò e aprì una porta, le sembrò passata un'eternità. Lei, immersa com'era nei suoi pensieri, non si accorse di nulla fino a che non sbattè contro Reb che le gridò di stare attenta.
-Perchè devi sempre urlare?
Senza aspettare una risposta Arya entrò seguendo i ragazzi.
La camera dalle pareti rosa pastello era del tutto anonima. Oltre il letto un'ampia finestra mostrava la città sottostante, intonando di luce la stanza.
-Questa sarà la tua camera. Fra poco ti porteremo le tue cose.
Un tornado di domande vorticava nella mente di Arya.
-Come ti chiami?
La voce le uscì senza che potesse fermarla.
-Hiroshi. Hiroshi Tanaka.
Il ragazzo sorrise.
-Sei... cinese?
-Come fai a confondere cinesi e giapponesi?
Reb, che era appena entrata nella stanza, intervenne nel discorso. Arya la trovava estremamente antipatica e non capiva come gli altri potessero essere suoi amici.
-Preferite iniziare la spiegazione o continuare a discutere?
Marco si era seduto sul bordo del letto e aveva un'aria seccata.
Hiroshi si accomodò accanto all'amico mentre Reb si appoggiò alla sedia accanto alla scrivania vuota. Solo Arya restò in piedi in un angolo della stanza.
Il giapponese iniziò a parlare, cercando di soddisfare la curiosità della ragazza.
-Come ti ha accennato Nicholas tutti gli abitanti della Città Bianca Angeli. Anche tu lo sei. Come avrai notato durante la tua fuga -a quel punto lanciò uno sguardo a Marco- siamo tutti molto simili.
-Avete i capelli biondi e gli occhi azzurri. Giusto? Ma io...
-Tu hai gli occhi verdi.
Reb la interruppe con il solito tono saccente.
-Perché?
La domanda le uscì in un tono infantile prima che lei potesse impedirlo. Trovava ingiusto che nel suo mondo era stata diversa dagli altri e ora la storia si ripeteva anche lì.
I tre si guardarono imbarazzati.
-Te lo spiegherà Nicholas. Noi non sappiamo molto.
Hiroshi cercò di sorridere. Notando il disagio dei suoi nuovi amici Arya decise di cambiare argomento, cercando di sapere di più non solo sugli Angeli ma anche su coloro che l'avevano portata lì. Se voleva fuggire doveva conoscere il suo nemico.
-Siete nati qui voi?
-Io sì. Credo che tu abbia conosciuto mio padre.
In quel momento la ragazza ricordò che uno dei rapitori aveva gli stessi lineamenti di Hiroshi.
-Era lui? Sta bene?
-Gli hai rotto il naso.
Il ragazzo scoppiò a ridere.
-E chi poteva immaginare che tu fossi così pericolosa.
Reb sorrise mentre Arya sospirò di sollievo. Almeno non aveva fatto troppi danni.
-Sai, è il capo delle guardie.
Anche Marco fu contagiato dalle risate.
I ragazzi ancora non lo avevano capito ma quello sarebbe stato l'inizio di una grande amicizia.
~Angolo autrice~
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Ho creato una chat su Tap con i personaggi di Opposite Sisters. Passate a leggerla per scoprire piccole rivelazioni sulla storia!
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