Capitolo 3

Arya guardò l'orologio. Era lì già da un'ora ma credeva che fosse passato solo qualche minuto. Si alzò, schizzandosi acqua fredda sul viso per lavare via i segni delle lacrime e pensò a cosa fare. La seconda ora era iniziata e la giovane non poteva entrare in classe in quel momento. L'insegnante di geografia non tollerava i ritardi e avrebbe iniziato a fare domande.
Entrò in una delle squallide cabine del bagno e chiuse la porta. Prese il cellulare, sperando di distrarsi giocando, ma ben presto iniziò a pensare.
"Chissà cosa intendeva dire Marco. Forse..." La ragazza sospirò. "Sono così confusa. È da troppo tempo che non ho amici. Se ci fosse stata Kira al mio posto, sarebbero tutti più felici. È solo colpa mia... se quel giorno non avessi distratto nostra madre non sarebbe successo niente..."
Delle immagini sfocate iniziarono a susseguirsi nella sua memoria.
Il bosco.
Lo schianto.
Un ospedale.
Sua nonna.
Il volto di Kira.
Arya scosse la testa. Non ricordava il volto di sua sorella. L'aveva solamente vista nelle foto, riconoscendosi in lei. Avevano lo stesso viso, gli stessi occhi verdi che brillavano di una felicità che non sarebbe più tornata. Ma ora, dopo l'incontro con Marco, Arya sperava che finalmente avrebbe avuto una possibilità.

La campanella la distrasse dalle sue riflessioni. Prese lo zaino e attraversò di corsa il corridoio, arrivando in classe prima che la ricreazione finisse.
-Come mai è in ritardo, signorina Johnson?
La professoressa di italiano stava posizionando i libri sulla cattedra.
Arya inventò in fretta una scusa.
-Mi sono svegliata tardi...
-Va bene, si sieda.
Per fortuna i suoi compagni non l'avevano tradita: tutti sapevano cosa era successo quella mattina.
La ragazza attraversò l'aula in silenzio, seguita dagli sguardi degli altri. Si sedette accanto a Marco senza guardarlo, poi si appoggiò al banco. Dopo qualche secondo l'amico le sfiorò una spalla, attirando la sua attenzione.
-Stai bene?
Arya annuì.
Nessuno dei due ebbe il tempo di aggiungere altro. In quel preciso momento suonò la campanella e ognuno tornò al proprio posto. L'insegnante, incurante della disattenzione degli alunni, iniziò a spiegare.
Arya notò gli sguardi di molte ragazze puntati su di sé e sentì commenti poco gentili nei suoi confronti. Tutte erano gelose della sua amicizia con Marco. Aveva sempre voluto avere degli amici, ma non credeva che sarebbe stato così difficile.

Tre ore di italiano passarono velocemente e ben presto Arya si ritrovò ad ascoltare l'ultima campanella della giornata. Come tutti gli altri scattò in piedi, impaziente di arrivare a casa. Si stava facendo largo nella folla studenti quando qualcuno la fermò, tirandola per un braccio.
-Posso accompagnarti?
Arya si girò verso Marco, sorpresa. Intorno a loro il tempo sembrò fermarsi. La ragazza si perse in quegli occhi azzurri come il cielo e nel suo sorriso gentile.
La magia fu spezzata da uno studente che, correndo, la urtò facendola quasi cadere. Marco scoppiò a ridere, poi si avviarono insieme verso la casa di Arya. Il ragazzo non fece parola dell'episodio di quella mattina e lei ne fu contenta.
Chiacchierarono del più e del meno ma, quando la giovane gli chiese dove abitasse, lui fu in evidente difficoltà. Rimase in silenzio per un lungo attimo e, alla fine, rispose vagamente. Arya trovò strana la sua esitazione ma la felicità di aver trovato un amico soffocò ogni dubbio, rendendola cieca di fronte a piccoli dettagli che avrebbero dovuto farla riflettere: le risposte frettolose riguardo alla sua famiglia, l'insicurezza su dove vivesse e la storia del suo trasferimento e del cambio di scuola che sembrava quasi imparata a memoria.

Quando arrivarono davanti alla porta le sembrò che il viaggio fosse stato più corto del solito, fra chiacchiere e risate. Ogni volta che era con il suo amico si sentiva bene come non accadeva da tempo.
Entrando nel palazzo si girò verso Marco. Pensava che sarebbe andato via ma lui insistette per accompagnarla. Salirono le scale in silenzio fino al secondo piano, poi Arya infilò la chiave nella serratura. Prima che potesse fare qualunque cosa la porta si aprì e sua madre le sorrise.
-Sorpresa! Oggi sono uscita prima dal lavoro e...
Si interruppe non appena vide Marco che Arya le presentò, sorridendo. Non appena pronunciò il suo nome si accorse che sua madre era impallidita e il ragazzo aveva una strana espressione sul volto. Non si aspettava una reazione simile.
La ragazza si affrettò a salutare Marco e a chiudere la porta, cercando di capire il motivo di quel comportamento.

Il giovane rimase a fissare la porta chiusa, con il volto di Meredith impresso nella mente, visto già tante volte da foto fatte di nascosto.
Prese il cellulare guardandosi intorno. Le pareti bianche del pianerottolo erano sottili come la carta e le anonime porte di legno nascondevano chiunque volesse ascoltare. Iniziò a digitare un numero scendendo le scale. I tasti facevano quel pigolio che normalmente lo infastidiva, ma quel giorno niente poteva andare storto.
Una voce maschile rispose al terzo squillo.
-Marco! Come va? Ci sono novità?
-Tutto okay. Senti, è lei. La ragazza. Meredith Johnson mi ha riconosciuto. A quanto pare lei non sa della nostra esistenza.
-Bene. Cerca di non farti vedere troppo in giro.
La voce dall'altra parte del telefono aveva un tono sollevato.
Se la missione fosse fallita entrambi sarebbero stati nei guai.
Marco spense il cellulare, controllando che intorno a lui non ci fosse nessuno che avesse ascoltato la conversazione. Era uscito dal palazzo, solo in una strada deserta.
Un uomo che guardava fuori dalla propria finestra vide una luce, nel punto esatto dove si trovava il ragazzo. Poi il chiarore sparì, lasciandosi dietro una scia di scintille che svanirono in un istante.



-Arya, chi era quel ragazzo?
Meredith sollevò le sopracciglia.
-Era Marco. Te ne ho parlato, ricordi?
Arya era preoccupata dal comportamento della madre. Sembrava così felice che finalmente avesse un amico e non riusciva a spiegarsi il cambiamento improvviso.
La donna la afferrò dolorosamente per un braccio.
-Devi state lontana da lui. Hai capito?
Arya non l'aveva mai vista così arrabbiata. Annuì lentamente, sussurrando:
-E poi non lamentarti se non ho amici.
Lo sguardo di Meredith era amareggiato, come se lo stesse facendo contro la sua volontà. Lasciò il braccio della figlia e rimase a guardarla mentre si allontanava per il corridoio.

La ragazza si sedette sul letto prendendosi la testa fra le mani.
In quel momento capì di essere veramente sola. Per anni era stata ingannata da chi fingeva di essere suo amico per conoscere i suoi segreti ma Meredith le era stata sempre accanto. Nascondeva la sua personalità dietro una maschera, per essere come tutti gli altri. Doveva essere forte, anche se voleva sparire.
A un tratto le venne in mente che sua madre non poteva sapere cosa faceva a scuola. Nessuno poteva impedirle di avere un amico.
Arya si stese sul letto, pensando a tutti i compiti che doveva fare per il giorno dopo, ma per la prima volta non le importava di prendere un brutto voto. Iniziò a contare le stelle attaccate al soffitto. "Dovrei toglierle".
Dopo qualche ora si addormentò, con mille pensieri in testa e i segni delle lacrime sul volto.

Si svegliò nel cuore della notte, non ricordando nulla del giorno precedente. Si era addormentata sul suo letto, e poi? Non vedeva niente intorno a sé, solo il buio. Si sentiva osservata e questo strano presentimento aumentò quando sentì un fruscio alla sua sinistra.
Alla sua destra c'era un muro, almeno quello era al posto giusto. Dove poteva trovarsi? Di notte la sua stanza non era così buia, solitamente dalla strada proveniva la luce dei lampioni o almeno le stelle emanavano una luce fioca.
Il cigolio della finestra che si apriva la fece sobbalzare. Si sforzò di rimanere in silenzio e di respirare piano, dando l'impressione che dormisse. Con il cuore che batteva all'impazzata si chiese cosa stesse succedendo.
Restò in silenzio per qualche minuto, in attesa. Non sentì più niente, tranne il vento che passava dalla finestra. All'improvviso la stanza fu illuminata da una luce fioca e Arya fu sorpresa di scoprire che erano i lampioni in strada, improvvisamente accesi.
Guardandosi intorno vide la sua stanza così come l'aveva lasciata la sera precedente. Le uniche differenze erano la finestra aperta e le tende che volavano al vento. Si alzò, avvicinandosi alla luce. Fuori era deserto e cadeva una pioggia leggera.
La ragazza respirò il profumo di pioggia, foglie, e inverno. Prima di tornare a letto cercò di rallentare i battiti del proprio cuore, sperando che fosse stato solo un sogno.

-L'hanno trovata, presto la porteranno qui.
Arya annuì. Era in piedi, in una posizione rigida che non le apparteneva. Di fronte a lei c'era una figura scura e sfocata della quale non riusciva a distinguere i dettagli.
-Preparati a combattere.
Dopo quell'ultima frase l'immagine sparì del tutto e la voce distorta si dissolse. Arya si riaddormentò profondamente, dimenticando i rimasugli del sogno.

~Angolo autrice~
Vi piace come sta procedendo la storia?
Ringrazio Skadegladje per il bellissimo divisore!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top