Capitolo 29
-È inammissibile! Tutte le nostre strategie sono appena andate in fumo per colpa di un errore.
Il sovrano sbatté i pugni sul tavolo, cercando di scacciare gli scenari peggiori dalla propria mente.
-Nicholas calmati. Non possiamo farci nulla. Ci serve un nuovo piano.
Il comandante Tanaka mise una mano sulla spalla di Nicholas che cercò di ricomporsi. Era consapevole di una possibile entrata dei demoni ma non se lo aspettava così in fretta.
Non poteva disonorare la memoria dei suoi genitori. Doveva proteggere il suo popolo. Doveva proteggere...
-Kayla! Dov'è mia sorella?
I presenti lo guardarono con aria interrogativa. Prima che qualcuno potesse rispondere nella sala entrò una domestica. Le mani le tremavano più dell'esile voce.
-Scusatemi, sire, la principessa è scomparsa.
-COME SAREBBE A DIRE SCOMPARSA?
Il volto di Nicholas diventò persino più chiaro dei suoi capelli.
-L'hanno vista dirigersi verso l'armeria, però non riusciamo più a trovarla. Era con il bambino veggente.
-Pretendo che li troviate. Subito. Non tornare senza di loro.
-Si, sire.
La donna uscì a testa bassa, chiudendosi la porta alle spalle.
-Questa me la paga.
Sibilò Nicholas a denti stretti. Gli uomini in piedi intorno al tavolo evitarono il suo sguardo.
-La troveranno. Stai tranquillo.
Il re guardò il comandante, pensando a come l'aveva supportato e consigliato da quando erano morti i suoi genitori. Aveva visto il ragazzo crescere e diventare un uomo sotto il peso delle responsabilità, suggerendogli la giusta strada da seguire. Per Nicholas il padre di Hiroshi era un mentore oltre che un comandante e, guardandolo, il sovrano fece un respiro profondo. Raddrizzò le spalle, guardando ognuno dei presenti.
-Ci serve un nuovo piano.
La sua voce ferma e il contegno regale diedero un nuovo coraggio agli Angeli e ai Veggenti riuniti intorno al tavolo.
Poco fuori dalla Sala Riunioni Arya si appoggiò ad una parete cercando di riprendere fiato. Da quella parte del palazzo la città era immobile e immersa nella luce, dando l'impressione di essere deserta.
La ragazza fece un ultimo respiro profondo prima di bussare, cercando di darsi un contegno mentre apriva la porta.
-Scusate se vi interrompo, ho visto l'esplosione e...
-Vieni, Arya. Accomodati. Gli altri stanno arrivando.
La ragazza si avvicinò a disagio, osservando i volti preoccupati e concentrati. Hiroshi era al fianco del padre e Arya si sedette accanto a lui in una parvenza di normalità, pur senza rivolgergli la parola.
Dopo un silenzio che sembrò durare un'eternità la porta si aprì lasciando entrare Reb e Marco.
-Cosa sta succedendo?
Il ragazzo si accomodò alla destra di Arya, lanciandole uno sguardo preoccupato.
L'aria era intrisa di tensione e buona parte dei presenti batteva leggermente le dita sul tavolo oppure faceva vagare lo sguardo lungo la stanza. Alla sinistra di Arya Hiroshi era rigido e i palmi delle sue mani avevano lasciato un alone umido sul legno.
-Ora che siamo tutti qui possiamo cominciare.
Nicholas attirò l'attenzione su di sé rompendo ogni indugio.
-I Demoni sono riusciti ad entrare in città. Una delle luci era stata spenta e sono penetrati attraverso le ombre. Il colpevole di tanta leggerezza ha pagato con la vita, ucciso durante lo scontro. Ora i nostri soldati stanno facendo di tutto per fermare l'attacco ma i nemici continuano ad arrivare. Ci serve in fretta un nuovo piano.
-Dobbiamo accelerare la fase due.
Ulrike si alzò facendo spostare tutti gli sguardi su di sé.
-Non siamo ancora pronti.
-Nicholas, non abbiamo tempo. Non possiamo rischiare che arrivino qui.
I ragazzi erano confusi. Avevano ricevuto solo degli accenni sulla seconda fase del piano ma sospettavano di sapere a cosa li avrebbe portati.
-Va bene. Ci prepareremo. Ma non voglio mettere nessuno in pericolo più del necessario.
Il veggente annuì, tornando a sedersi.
-Comandante Tanaka, dobbiamo concentrare le truppe nel quartiere dal quale sono entrati i Demoni. Cerchiamo di limitare l'espansione dell'attacco. I civili devono essere evacuati in una zona sicura.
-Agli ordini, sire.
-E noi cosa dovremmo fare?
Hiroshi si voltò verso il padre, sperando che la sua volontà di riscattarsi venisse scambiata per dedizione alla causa da coloro che non sapevano del suo segreto.
-Tu, Reb e Marco farete parte della scorta di Arya.
Nicholas continuò il discorso del comandante.
-Non appena Kira verrà avvistata sul campo di battaglia proteggerete Arya fino al loro incontro. Prima di allora resterete tutti qui. Non voglio farvi rischiare la vita inutilmente.
La ragazza sentì un sussulto nel petto. In fondo al cuore temeva quel momento e, nonostante volesse affrontare la sorella e mettere fine a tutto, aveva una forte paura di fallire. Non voleva deludere coloro che credevano in lei e causare più vittime del necessario.
-Inoltre se i Demoni riconoscessero Arya sarebbero ancora più agguerriti, e se poi decidessero di non far entrare Kira in battaglia per noi sarebbe la fine.
Il lungo silenzio opprimente che seguì queste parole fu interrotto da un uomo in divisa.
-Sire, visto il varco creato dai Demoni potrei suggerire dove schierare le nuove truppe?
Le spille sulla giacca grigia suggerivano un grado di comando ma Arya non era abbastanza vicina da leggere quale fosse il suo ruolo. Osservò l'angelo posizionare delle pedine in punti strategici, circondando la zona della battaglia attuale.
-Conosciamo il territorio meglio di loro, perciò suggerisco di muoverci nei vicoli. Dobbiamo accerchiarli e rispedirli nelle ombre.
Ben presto Arya smise di ascoltare. La paura si insinuava fra i suoi pensieri distogliendo la sua attenzione dal posizionamento delle truppe. Dalla preoccupazione per gli altri era passata al timore per la propria vita. Sapeva di non essere pronta e sospettava che non lo sarebbe mai stata. Aveva rischiato di morire combattendo contro due soli demoni e sapeva di non avere speranze nello sconfiggere un intero esercito.
La gomitata di Marco interruppe i pensieri pessimisti, riportandola alla realtà giusto in tempo per sentire l'ultima frase di Nicholas.
-Questa parte di pianificazione lasciatela a noi. E passate per l'armeria prima di andare. Vi farò chiamare quando avremo bisogno di voi.
-Va bene, aspetteremo.
Reb si alzò, subito seguita da Marco.
Hiroshi sussurrò un saluto al padre per poi inchinarsi in direzione del sovrano e avviarsi verso la porta. Arya seguì il suo esempio, raggiungendo gli amici che avevano già aperto la porta.
La stanza insonorizzata impediva di sentire il vocio e il frenetico viavai del corridoio. I ragazzi furono assaliti dalle esplosioni all'esterno, dal clangore e dalle urla lontane.
-Andiamo. Non abbiamo tempo da perdere.
Dopo aver percorso in silenzio il corridoio Arya si avvicinò a Reb, comprendendo la sua voglia di tenersi impegnata per non pensare al futuro fin troppo prossimo.
-Se abbiamo i poteri a cosa ci servono le armi?
La ragazza la guardò, riflettendo per un attimo prima di rispondere.
-Non sempre possiamo usare i nostri poteri. Se non c'è acqua nei dintorni molti di noi si trovano in svantaggio. E poi è stancante attingere continuamente agli elementi. Non possiamo rischiare di essere troppo deboli per attaccare e trovarci indifesi.
Arya aveva sottovalutato questo svantaggio, senza pensare a ciò che i poteri comportavano.
-Siamo arrivati.
La voce di Marco interruppe il discorso.
Erano ormai davanti a un'anonima porta di legno, irrilevante fra le infinite altre del palazzo.
-Siete sicuri che sia qui?
Arya si aspettava un'entrata più imponente, con l'aria pericolosa, o almeno un cartello.
-L'entrata è nascosta in modo che, in caso di attacco, sia più difficile trovarla.
-Sembra sensato.
Mentre elaborava questa informazione la ragazza seguì gli altri in un'enorme stanza con più armi di quante ne avesse mai viste.
Buona parte dei ganci alle pareti erano vuoti, così come i foderi sui tavoli, ma erano comunque numerose le spade che riflettevano la luce bianca delle lampade.
-Salve ragazzi, il sovrano mi ha avvisato del vostro arrivo.
Un uomo era seduto in un angolo mentre lucidava una spada. Lo strofinio del panno era l'unico suono che si sentiva in quell'ambiente minaccioso ma al contempo tranquillo.
-Scegliete pure ciò che volete, se avete bisogno di aiuto sono qui.
Le spade, all'apparenza tutte uguali, erano ognuna unica a modo suo. Le impugnature erano diverse così come pesi e lunghezze. Arya barcollò sotto il peso di una lama troppo grande per lei, per poi prendere un'altra spada così leggera che quasi non sentiva di averla.
Reb era china su un tavolo ricoperto di coltelli di ogni forma e dimensione. Prendendone due le sue mani saettarono veloci fendendo il vuoto con un sibilo.
Arya si avvicinò a lei, prendendo con cautela uno di quegli oggetti affilati come rasoi. Era consapevole che non sarebbe mai riuscita a maneggiare adeguatamente uno, così lo infilò nuovamente nel fodero. Aveva troppa paura di ferire sé stessa o, cosa peggiore, fare del male ai suoi amici con la propria inesperienza.
Era così concentrata a guardare le armi esposte che non si accorse della presenza di Marco dietro di sé.
-Ti serve una mano?
L'angelo aveva un fodero grigio appeso alla cintura con all'interno una spada dall'aria pesante.
-Sai usarla?
-Ho seguito qualche lezione. Ora vieni, scegliamone una anche per te.
Mentre si dirigevano verso l'uomo in armatura Arya si rese conto che non aveva la minima idea di come si usasse un'arma. Sperava che anche a lei fossero date delle lezioni ma si rendeva conto che ormai il tempo era agli sgoccioli.
-Avete bisogno di aiuto?
L'uomo si alzò poggiando il panno sul tavolo accanto alla lama candida. La ragazza vide il proprio riflesso distorto e non riuscì a evitare di immaginarlo macchiato di sangue.
-Preferisci una spada leggera o pesante?
Passo un secondo prima che Arya si accorgesse della domanda rivolta a lei.
-Non saprei, forse meglio leggera.
Il suo tentennamento non infastidì l'angelo che prese subito una spada dell'aggancio sul muro e glie la passò.
-Prova a tirare un paio di fendenti.
Agitata in aria la spada era quasi inesistente, libera nella mano di Arya.
-Con più convinzione, non avere paura.
Ricordando i film d'azione visti in televisione la ragazza fendette l'aria, sentendo la mano fin troppo vuota.
-Prova quest'altra, penso sia più adatta.
La seconda lama era sensibilmente più pesante della prima. Nel provare un affondo Arya ne calcolò male la traiettoria e finì quasi per sbilanciarsi.
La lama perfetta fu trovata dopo numerosi tentativi falliti, quando ormai la ragazza stava perdendo la speranza.
Dall'impugnatura si diramavano due filamenti dorati che le avvolgevano la mano a spirale. La lama era abbastanza lunga da permetterle di non avvicinarsi troppo all'avversario e pesante al punto giusto per non sbilanciarla.
-Mi sembra perfetta.
Con un sorriso soddisfatto l'uomo annuì, chinandosi sotto il tavolo per prendere un fodero bianco.
Con l'aiuto di Marco Arya se lo legò alla cintura, passando le dita sugli intarsi dorati. Il peso al fianco le era del tutto estraneo nonostante la spada si adattasse perfettamente alla custodia.
-Il sovrano sarà contento che avete trovato ciò che cercavate.
La ragazza si guardò intorno, notando di essere stata l'ultima a scegliere un'arma. Gli altri la stavano aspettando, giocherellando con le proprie lame.
Ad un tratto Arya si accorse di un dettaglio che prima le era sfuggito.
-Come mai non ci sono armi da fuoco?
L'uomo scrollò le spalle, rispondendo prima degli altri.
-Perchè non funzionerebbero.
-Non sappiamo il motivo ma in questo mondo le armi tecnologiche non funzionano.
Hiroshi prese la parola, molto informato riguardo le tecnologie e il loro funzionamento.
-Ma i cellulari si. Come è possibile?
-Non lo sappiamo, se proviamo a usare le pistole si inceppano, perciò preferiamo le spade.
Arya non ne capiva la logica ma decise di non discutere, consapevole che il tempo a loro disposizione stava ormai finendo.
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