Capitolo 27

L'acqua scorreva sul corpo di Arya lavando via la sporcizia accumulatasi durante la prigionia. Si sentiva finalmente pulita e si crogiolò nel tepore per un breve momento prima di tornare alla realtà. Lo scroscio non riusciva a sovrastare i suoi pensieri che le impedivano di rilassarsi del tutto.
"Quindi la spia era Hiroshi. Non me lo sarei mai aspettata. Credevo fosse il più responsabile fra noi, e invece... Quindi quando l'ho sentito parlare con suo fratello lo stava avvisando, ecco perché erano nascosti."
I tasselli stavano andando al loro posto, mettendo ordine nel caos di informazioni.
"In un certo senso sono contenta che non fosse Marco. Ha fatto tanti errori ma almeno è rimasto fedele alla sua fazione. Reb sarà rimasta distrutta dalla notizia. Dovrei parlarle."
Allo shock riguardo la rivelazione di Hiroshi si aggiungeva anche la preoccupazione per sua sorella.
"Chissà se Kira è qui, cosa starà facendo? Sta anche lei pianificando l'attacco, con l'intenzione di distruggere gli Angeli? Non sono pronta alla guerra, ai morti, alla distruzione... Spero che si risolva tutto al più presto."
Immersa in questo vortice di pensieri Arya aveva perso di vista l'orologio. A malincuore si sottrasse alla tiepida carezza dell'acqua e si avvolse in un asciugamano. Automaticamente cercò il cellulare per controllare l'orario per poi ricordarsi di averlo lasciato nella Città Nera. L'ultimo ricordo della sua vecchia vita, foto e memorie erano stati cancellati per sempre.
La ragazza non era mai stata molto attaccata al suo telefono ma le dispiaceva aver perso le memorie conservate in esso. Solo in quel momento si rese conto che la normalità le mancava più di quanto volesse ammettere. Più che altro sentiva la mancanza di sua madre che, nonostante l'avesse definita un mostro, era l'unica persona che le era stata sempre accanto. Mentre apriva la scatola sul suo letto Arya pensò che, dopo la fine della guerra, voleva riallacciare i rapporti con sua madre e comprendere i motivi del suo comportamento.

Prima che potesse indossare gli abiti ignifughi la ragazza sentì dei lievi colpi alla porta.
-Chi è?
Ebbe appena il tempo di avvolgersi meglio nell'asciugamano prima che una donna entrasse nella stanza.
-Ciao, io sono Olivia. Nicholas mi ha mandata a controllarti le ferite.
Sul suo camice era appesa una targhetta che testimoniava il ruolo di dottoressa e in mano aveva una valigetta bianca.
-Hai graffi, slogature o qualcosa che ti fa male?
La paura, lo shock e l'adrenalina avevano anestetizzato il dolore ma ora che poteva finalmente rilassarsi quello che prima era un pulsare sordo diventò un bruciore insopportabile.
-Ho una ferita alla schiena, colpa dell'elettricità.
-Stenditi.
Spostando gli abiti Arya si stese sul letto scoprendo la schiena. Allo specchio aveva visto la lunga abrasione incrostata di sangue ma non aveva avuto il coraggio di guardarla oltre. Quando Olivia spalmò una crema sulla bruciatura rossastra la ragazza dovette mordersi le labbra per non urlare dal dolore. La sensazione di fresco durò ben poco e, alzandosi, sentì la schiena andarle a fuoco.
-Fra qualche ora vieni in infermeria per cambiare le bende.
Arya annuì mentre la donna le avvolgeva delicatamente il busto con una morbida fasciatura.
-Ci sono tanti feriti in infermeria?
Olivia scosse la testa.
-La guerra è appena iniziata. I feriti arriveranno dopo.
-Sei qui da tanto?
-Il mio turno è iniziato ora. Dobbiamo riposare il più possibile prima degli attacchi.
La donna non sembrava in vena di parlare. Nonostante lo nascondesse anche lei aveva paura delle conseguenze della guerra e delle possibili perdite. Aveva il terrore di vedere qualcuno che conosceva tra i feriti o, peggio, di non vederli mai più.

Quando tutte le bruciature e i tagli furono medicati le stilettate di dolore si ridussero a un fastidioso bruciore.
-Se il dolore diventa insopportabile prendi una di queste.
Olivia lasciò un pacco di pillole sul comodino prima di rimettere i medicinali nella valigetta.
-Se hai bisogno di qualcosa mi trovi in infermeria.
Con queste parole si avviò fuori dalla porta, lasciando ad Arya il tempo per vestirsi prima di andare dal re.
Mentre indossava il giubbotto antiproiettile, più pesante di quello che aveva perso nella Città Nera, la ragazza osservò il casco metallico. Non sapeva se dovesse indossarlo o no e, nel dubbio, decise che l'avrebbe messo solo nel momento della battaglia. Le sembrava estremamente pesante e, provandoselo, notò che aderiva perfettamente alla sua testa. L'interno era imbottito e quando lo tolse sentì subito il maggiore afflusso di ossigeno.
Mentre sfiorava la visiera trasparente lanciò un'occhiata all'orologio appeso al muro accorgendosi che le due ore erano quasi passate. Si affrettò ad allacciare gli scarponi grigi, prendendosi un attimo per osservare la stanza.
Si chiese se avrebbe mai avuto il tempo di leggere tutti i libri nella libreria e se avrebbe mai rivisto i peluches, ad ognuno dei quali era collegato un ricordo.
Uscì dalla porta senza guardarsi più indietro, nel tentativo di sfuggire ai dubbi su ciò che la attendeva.

-Ci siamo tutti?
Quando Arya arrivò gli altri erano già davanti alla porta della Sala delle riunioni. Marco fece scorrere lo sguardo fra i volti stanchi prima di aprire la porta. Il gruppo era irriconoscibile con le armature nuove e la pelle pulita. Non si erano ancora parlati dopo la rivelazione di Hiroshi, separandosi in silenzio per poi ritrovarsi senza alcuna voglia di discutere.
-Eccovi, siete pronti?
I ragazzi annuirono avvicinandosi al tavolo. La stanza era quasi vuota e i presenti erano seduti a confabulare stancamente.
-I Demoni si sono ritirati alle prime luci dell'alba. Abbiamo preferito non contrattaccare e pensare a una buona difesa.
I nuovi arrivati si sedettero osservando la più grande delle tante mappe stese sul tavolo. Dal racconto di Nicholas compresero che l'attacco era iniziato dai campi, bruciati all'arrivo dei nemici. Erano comparsi dalle ombre, cogliendo di sorpresa e uccidendo i contadini. In pochi erano riusciti a fuggire ma la maggior parte aveva perso la vita.
-Arya mi dispiace dirtelo ma fra coloro che non sono tornati c'è anche Erika. Ha perso la vita per proteggere gli altri.
Arya impiegò qualche istante per metabolizzare appieno le parole del re. Aveva sempre sentito una particolare connessione con colei che credeva essere la sua professoressa ed era stato un duro colpo scoprire che era morta. La prima vittima di quella guerra l'aveva colpita più duramente del previsto e non sapeva come sarebbe riuscita a sopportare altre perdite.
L'espressione di Nicholas era indecifrabile, una maschera dura per nascondere il dolore e la paura. Non poteva mostrarsi debole davanti al suo popolo, doveva proteggere la Città Bianca ad ogni costo e tenere alto il nome della sua famiglia.
-Se può farti sentire meglio è stata molto coraggiosa. Ci hanno comunicato che ha ucciso alcuni demoni per permettere agli altri di fuggire.
Arya annuì, consapevole che niente avrebbe potuto porre rimedio alla morte di Erika. Non sarebbe mai riuscita a rassegnarsi al fatto che la guerra mieteva vittime e lei ci era dentro fino al collo.

Dopo un lungo minuto di silenzio angosciante il sovrano continuò ad esporre il piano.
-Da ciò che abbiamo scoperto i Demoni riescono a spostarsi grazie alle ombre, per questo ho dato l'ordine di accendere tutte le luci. Se solo trovassero un punto dal quale entrare saremmo spacciati.
Gli occhi di Arya si erano ormai abituati al chiarore accecante tanto da impedirle di notare che, nonostante il sole che filtrava dalle finestre, le lampadine nella sala erano accese. La ragazza si accorse che le poche ombre presenti erano molto flebili ed era sicura che nel resto della città la situazione fosse identica.
-I Demoni hanno attaccato con il favore delle tenebre, all'alba si sono ritirati lasciandoci il tempo di recuperare i feriti. Non ci sono state vittime e ho come l'impressione che stiano prendendo tempo in attesa di qualcosa.
-Stanno cercando una breccia da cui entrare.
Il cervello di Marco lavorava freneticamente alla ricerca di indizi che potessero aiutarli a vincere la guerra. Era sempre stato appassionato di strategia e sperava di essere d'aiuto.
-Sanno che senza provviste non abbiamo altra scelta che combattere fino a cedere e lasciarli entrare nella Città Bianca.
-Hai ragione. Dobbiamo perfezionare la strategia e vincere prima di finire le provviste. La ritirata deve essere l'ultima scelta e non possiamo permetterci di spegnere le luci.
-Nicholas, perchè non attacchiamo di giorno al posto di aspettare e difenderci?
Arya osservò la disposizione delle truppe lungo il perimetro della città. Piccoli pedoni neri degli scacchi rappresentavano i Demoni e, come affermato da Nicholas, appena avrebbero scoperto la posizione di Denis il Re sarebbe stato il suo simbolo. Non sapevano neanche dove fosse Kira ma sospettavano si trovasse con il sovrano.
-Dobbiamo essere cauti. Non possiamo rischiare di perdere la città scagliandoci contro i Demoni. Inevitabilmente qualche zona resterebbe scoperta e perderemmo ogni cosa. Se restiamo qui abbiamo un vantaggio, conosciamo la città meglio di loro. Al momento giusto passeremo all'attacco e tu sarai la nostra arma principale.
Ora che erano consapevoli della capacità dei Demoni di attraversare le ombre gli Angeli erano più spaventati che mai ma, nonostante la paura, erano pronti a combattere, fermamente convinti a non arrendersi.

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