Capitolo 22

Arya fu svegliata da una guardia con il vassoio della colazione. Guardando i cereali nuotare nel latte pensò che doveva essere passato almeno un giorno da quando era stata rapita e si chiese se i suoi amici la stessero cercando.
Poco prima di finire il pasto la ragazza ricordò che Seth era ancora appollaiato nella nicchia, così posò il cucchiaio e lo chiamò a bassa voce. Il corvo sbattè debolmente le ali, tuttavia non si mosse. Arya non aveva idea di come comportarsi, non si era mai avvicinata così tanto ad un corvo.
Prendendo coraggio la ragazza avvicinò la ciotola a Seth che gracchiò piano per poi mangiare i cereali rimasti. Dopo averlo accarezzato Arya poggiò il vassoio a terra per poi stendersi sul letto. Si annoiava e non riusciva a pensare a nessun piano di fuga, così sprofondò nel dormiveglia.

-Ciao Arya. Finalmente ci incontriamo.
Arya si alzò di scatto. Non aveva sentito la porta aprirsi e solo quando una figura emerse dalle ombre riuscì a collegare la voce con un volto. Arya non sapeva come comportarsi. Dopo tanti anni passati a credere che fosse morta non riusciva a capacitarsi del fatto che la sorella fosse proprio davanti ai suoi occhi. Cercò di resistere all'impulso di abbracciarla ma il suo volto tradì lo stupore.
-Non ti aspettavi di trovarmi qui?
-Nostra madre mi ha detto che eri morta.
L'espressione di Kira vacillò per un'attimo prima di tornare impassibile.
-Meredith mi ha abbandonata. Non la considero più mia madre. La mia famiglia è qui, con i Demoni.
-Kira... sono io la tua famiglia. Non ho mai smesso di volerti bene.
-E allora perché non sei mai venuta a cercarmi?
-Non sapevo niente di tutto questo. Devi credermi. Da quando ho saputo che eri viva ho voluto incontrarti. Non mi è mai importato nulla della guerra fra Angeli e Demoni, volevo solo rivedere mia sorella.
Arya ricacciò indietro le lacrime. Non voleva mostrarsi debole nonostante crescesse in lei la consapevolezza che Kira la odiasse.
-Unisciti a noi, Arya, e potremo finalmente stare insieme.
Nonostante le sue parole sembrassero sincere il volto di Kira non tradiva nessuna emozione.
Ciò che Arya non sapeva era che la sorella credeva di essere stata abbandonata a causa della sua natura da Demone e covava rancore verso la sua famiglia. Denis le aveva insegnato ad odiare gli Angeli fin da piccola e, soprattutto, a disprezzare la gemella che aveva avuto la vita che lei segretamente bramava.
La sincerità negli occhi della sorella fece vacillare la certezza di Kira. Prima che potesse mettere ordine fra i suoi pensieri Arya continuò, creando ulteriori crepe nella sua corazza.
-Non ti ho mai dimenticata. Non ti abbiamo mai dimenticata.
-Stai mentendo! Io... Voi non mi avete mai voluta.
-Forse non te la ricordi, ma nostra madre è cambiata davvero poco. I suoi occhi si sono intristiti da quando te ne sei andata, da quando ti hanno presa. Ma quando sorride le sue rughe si distendono ed è bellissima. Non so se hai dei ricordi di lei, delle foto. I suoi capelli si stanno ingrigendo ma lei si ostina a tingerli del solito colore. Forse crede che così, quando tornerai, non avrai difficoltà a riconoscerla. Sono sicura che verrai a casa con me, vero?
Riportare a galla quei ricordi le faceva male ma Arya voleva condividere piccoli frammenti della sua vita con la sorella, nella speranza di farla avvicinare.
-Smettila. Non tornerò. La mia casa è qui.
La voce di Kira era ferma ma le sue guance si stavano infiammando man mano che gli occhi le si riempivano di lacrime. Quando la gemella tese una mano nella sua direzione Kira fece un rapido passo indietro e sparì nell'ombra. Arya cercò di fermarla ma si scontrò contro il solido muro della cella. Si appoggiò a quella superficie fredda con il cuore che batteva all'impazzata. La gioia per aver finalmente incontrato la sorella si scontrava con la dolorosa consapevolezza della loro rivalità.

Tuttavia, senza rendersene conto, Arya aveva visto nei suoi occhi ciò che Denis temeva: le parole piene di speranza avevano instillato il dubbio nel cuore di Kira.

Arya non sapeva per quanto tempo fosse rimasta appoggiata al muro, nella vana speranza che la sorella tornasse. Fra i pensieri che le vorticavano nella mente uno in particolare attirò la sua attenzione. "Chissà se anche Kira sogna ciò che mi accade, così come io sogno lei. Se è così avrebbe potuto sapere ogni cosa di noi. Accidenti. A quanto pare sono io la spia."
Le sue riflessioni furono interrotte dalla guardia con il pranzo che, senza rivolgerle la parola, posò il vassoio sul letto e prese quello della colazione. Non appena l'uomo andò via Seth volò verso il pane iniziando a beccarlo. Arya era sollevata che ci fosse lui a tenerle compagnia, tuttavia odiava il fatto che il corvo avesse sentito la sua conversazione con Kira. Non sapeva se Amun fosse in qualche modo collegato con l'animale ma il fatto che anche il bambino fosse venuto a conoscenza di ciò che era accaduto la fece sentire a disagio.
Mentre mangiava la pastina la ragazza si accorse di avere un cucchiaio come unica posata. Anche nei pasti precedenti non aveva ricevuto nient'altro, forse per impedirle di usare le posate come arma. Mentre rifletteva su questo dettaglio ad Arya venne in mente un piano per fuggire.

Per il resto della giornata la ragazza non ricevette visite. Non aveva modo di misurare lo scorrere delle ore e l'intenzione di mettere in atto il suo piano durante la sera la portò a lavorare con la massima fretta.
Arya raccolse la luce della lampadina in una sfera che cercò di rendere il più compatta possibile. La cella piombò nel buio e la ragazza sperò che la sua unica fonte di illuminazione si ricaricasse prima di cena. Con il tempo a disposizione si esercitò a manovrare la sfera che illuminava le sue mani stando attenta a non farla dissolvere.
Le ore passarono velocemente e prima di rendersene conto Arya sentì la chiave girare nella serratura della porta. La lampadina non si era ancora ricaricata e la cella non era luminosa come prima. "Non ora, aspetta. Ancora un minuto. Manca poco." Mentre nascondeva la sfera dietro la schiena la ragazza sperò che la guardia non si accorgesse dell'illuminazione più fioca del solito. L'uomo entrò nella stanza guardandosi intorno con attenzione e prima che potesse poggiare il vassoio Arya sferrò il suo attacco. La sfera di luce lo colpì in volto accecandolo e disorientandolo. La guardia alzò una mano verso la bruciatura intorno agli occhi mentre l'altra reggeva il vassoio. Prima che potesse lasciarlo cadere la ragazza si avventò su di lui rovesciandogli il cibo caldo sulla pelle. Con la luce emanata dalla lampadina creò dei raggi abbastanza sottili da bruciarlo da varie direzioni per poi rubargli la spada e colpirlo con il piatto della lama. Il colpo sulla nuca unito allo stordimento iniziale lo portò a perdere i sensi.
Arya si affrettò a chiudere la porta nel caso in cui fossero passate altre guardie e perquisì l'uomo alla ricerca di qualcosa che potesse esserle utile. In una tasca trovò un cellulare grazie al quale scoprì che erano le otto di sera. Sarebbe passata qualche ora prima che qualcuno si accorgesse della scomparsa della guardia e la ragazza avrebbe avuto più possibilità di fuggire con il favore delle tenebre. Non trovando nient'altro Arya decise di prendere solo la spada e di restare vigile nel caso in cui l'uomo si fosse svegliato.

Erano ormai le dieci quando la ragazza aprì la porta. L'adrenalina le aveva permesso di restare di guardia senza fatica e nonostante l'uomo si fosse svegliato numerose volte Arya era sempre pronta a farlo tornare nel mondo dei sogni.
-Seth, andiamo. È ora.
Non appena il corvo la seguì all'esterno della cella la giovane chiuse la porta a chiave e iniziò a percorrere il corridoio con la spada in mano, cercando di scacciare la paura.

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