Capitolo 20
Il buio si dissipò per lasciare spazio a una luce soffusa. Arya sbattè le palpebre e tentò di togliersi di dosso la sensazione di essere immersa in una gelida oscurità vischiosa.
Prima che potesse mettere a fuoco i contorni di quella stanza che le sembrava familiare, delle mani la afferrarono per le spalle. Un panno le coprì il naso e la bocca e un odore dolciastro le penetrò nelle narici. Non fece in tempo a girarsi verso i suoi rapitori che ogni sensazione sparì e Arya si ritrovò a galleggiare nel vuoto della sua mente.
Un'infinità di tetti scuri si stendeva davanti a lei che, appoggiata ad una finestra, cercava di scorgere qualcosa al di là della città. Arya era consapevole di non essere cosciente: non conosceva quel luogo e non riusciva a muoversi per andarsene.
-Kira, se vuoi puoi andare.
Arya conosceva quella voce fredda e controllata e, girandosi, si trovò faccia a faccia con l'uomo dai lunghi capelli neri che aveva già incontrato nei precedenti sogni.
-Va bene.
La voce della ragazza tradiva la sua insicurezza ma, nonostante fosse nella sua mente, Arya non riusciva a sentirne i pensieri.
Prima che l'uomo potesse dire qualcosa la ragazza si sentì trascinare all'indietro e l'oscurità la avvolse.
-Finalmente ti sei svegliata.
Aya vide una figura in piedi di fronte a sè, illuminata dalla lampadina che pendeva dal soffitto. Nei suoi lineamenti spigolosi riconobbe l'uomo che aveva sognato e all'improvviso capì dove si trovava. Tentò di alzarsi, tuttavia la sua mente era ancora confusa dal cloroformio con il quale l'avevano fatta addormentare. Le gambe le cedettero e Arya dovette sedersi nuovamente sull'anonimo letto grigio. Nella stanza non c'erano finestre e la porta di metallo si trovava dietro il suo carceriere. Lo sguardo della ragazza frugò in ogni angolo alla ricerca di qualcosa da usare come arma, tuttavia non trovò nulla di vagamente pericoloso.
Un luccichio attirò la sua attenzione: in un angolo era appollaiato un corvo, così immobile da sembrare una statua. "Seth..." Un lampo di speranza attraversò la mente di Arya, subito soppiantato da un altro pensiero. "Come è arrivato qui? No, non può essere il corvo di Amun. In questo luogo ci saranno centinaia di uccelli uguali a lui."
La ragazza cercò di non farsi prendere dallo sconforto e si concentrò sull'uomo che la guardava con superiorità.
-Sono Denis Xhafa. Benvenuta alla Città Nera, ti stavamo aspettando.
Quello di Marco era l'ultimo turno di guardia. Era seduto con la schiena contro la roccia, riflettendo e cercando di prestare attenzione ad ogni minimo rumore. Sussultò quando qualcosa, accanto a lui, si mosse. Si bloccò appena in tempo, riconoscendo Amun in quella figura silenziosa.
-Cosa c'è Amun? È notte fonda, torna a dormire.
Il bambino era rimasto seduto per ore, così immobile che sembrava stesse dormendo. Si avvicinò a Marco, sussurrandogli una sola parola.
-Demoni.
-Cosa intendi? Dove?
-Arya.
In quel momento Marco odiò il linguaggio pieno di enigmi di Amun. Il bambino parlava raramente e per lo più con parole sconnesse. Tuttavia, se gli stava dicendo quelle cose, doveva essere estremamente importante.
Il biondo ci mise qualche minuto per collegare le parole e, quando ne comprese il significato, il panico lo assalì.
-Come fai a saperlo, Amun? Ne sei sicuro? Devo svegliare gli altri. Dobbiamo salvarla.
Mentre scuoteva Reb la sua mente lavorava freneticamente alla ricerca di un piano.
-Cosa c'è, Marco?
-Reb, Arya è stata rapita dai demoni. Dobbiamo...
-Lasciami dormire. Ci penseremo domani.
La ragazza si rigirò, addormentandosi subito. Probabilmente non aveva neanche capito cosa le era stato detto. L'amico sapeva che ogni altro tentativo di svegliarla sarebbe stato inutile, così si diresse verso Hiroshi. Stava per scuoterlo quando si rese conto che doveva essersi appena addormentato dopo il suo turno di guardia. Avrebbero avuto bisogno di lui per salvare Arya e doveva riposare per esere al pieno delle sue forze.
Marco si sedette in preda allo sconforto. Anche se la conosceva da poco Arya era molto importante per lui e sperava che un giorno lo perdonasse per ciò che aveva fatto. Il ragazzo voleva proteggerla e, nonostante i suoi sforzi, aveva fallito.
Alla fine Marco decise di chiamare Nicholas. Lui avrebbe sicuramente saputo cosa fare.
All'ennesimo squillo a vuoto il ragazzo chiuse la chiamata. Avrebbe dovuto aspettare il mattino per parlare con qualcuno di ciò che aveva detto Amun.
Il resto della nottata fu un tormento per Marco. L'ansia lo attanagliava e il fatto di non sapere cosa stesse passando Arya lo faceva impazzire.
All'alba Reb e Hiroshi furono svegliati bruscamente.
-Alzatevi, non dobbiamo perdere altro tempo.
-Cosa è successo?
Hiroshi si alzò stropicciandosi gli occhi.
-Arya è stata catturata dai Demoni. Dobbiamo andare a salvarla, chissà cosa le staranno facendo...
-Marco, calmati. Andrà tutto bene. Dicci come l'hai scoperto.
Il ragazzo raccontò ciò che era successo quella notte, fremendo dalla voglia di partire verso la Città Nera.
-Dobbiamo chiamare Nicholas.
Mentre il giapponese componeva il numero Marco si voltò verso Reb.
-Ti sembra il momento di mangiare?
-Cosa c'è? Ho fame.
La giovane si sedette mordicchiando una mela, appena in tempo per ascoltare la conversazione.
-Nicholas, ho delle brutte notizie. Arya è stata rapita dai Demoni. Cosa facciamo?
-Aspetta, cosa? Come è possibile? Dovevate stare attenti! Come avete potuto permettere una cosa del genere?
-Non ci aspettavamo un attacco! È stata inghiottita dalle ombre e non abbiamo potuto fare niente per difenderla.
-Capisco. Dobbiamo fare qualcosa. Tornate qui, subito.
-Aspetta, non possiamo tornare! Arya potrebbe essere in pericolo!
L'intervento di Marco fu del tutto inutile: il re aveva riattaccato.
-Dovremo vedercela da soli.
-Marco, hai sentito cosa ha detto. Torniamo a casa, Nicholas saprà cosa fare.
Hiroshi era sempre stato ligio alle regole e non apprezzava la disobbedienza dei suoi amici.
-Marco ha ragione. Dobbiamo andare.
Reb si intromise nel litigio. Anche lei voleva salvare la sua amica il più in fretta possibile.
-Sei il più grande fra noi, devi aiutarci.
-Io non vi devo niente. Il mio dovere è rispettare gli ordini del re.
-Hiroshi...
La ragazza si sentì ferita da quelle parole. Si era sempre fidata del giapponese e non credeva che potesse voltarle le spalle in quel modo. Sapeva che era stato cresciuto in modo molto rigido ma non aveva mai visto quel lato di lui, così diverso dall'Hiroshi calmo e riflessivo che conosceva.
-Se non volete tornare con me dovrò costringervi.
-Aspetta, e Amun?
Marco guardò il bambino addormentato. Non potevano lasciarlo lì da solo.
-Tornerò a prenderlo dopo.
Con queste parole Hiroshi prese il teleport e, tenendolo in una mano, cercò di toccare i suoi amici per portarli con sè. Reb non voleva fargli del male, tuttavia non riusciva ad evitare che l'aria intorno a lei si congelasse, bloccandola.
Marco si allontanò, consapevole che il giapponese non sarebbe riuscito a prenderli entrambi a quella distanza. Anche Hiroshi era arrivato a quella conclusione, così posò una mano sulla spalla di Reb e si preparò a teletrasportarsi. La ragazza era combattuta fra il desiderio di salvare Arya e i sentimenti verso il suo amico, fra ciò che voleva fare e ciò che doveva essere fatto.
La luce accecante del teleport stava per avvolgerla quando Reb riuscì a sbarazzarsi del ghiaccio che le bloccava le gambe. Per fortuna era difficile congelare il valore acqueo e il giapponese non padroneggiava del tutto quella tecnica. Il volto imperlato di sudore di Hiroshi la guardò con sorpresa prima di sparire, facendo piombare il luogo in un pesante silenzio.
~Angolo me~
Vi sta piacendo la storia? Qual'è il vostro personaggio preferito?
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