Capitolo 2
Alla fine della giornata scolastica Arya tornò a casa. Sua madre non c'era, come al solito. La ragazza lanciò lo zaino sul divano, poi si diresse in cucina. Prese del pane, decidendo che quel giorno non aveva fame. Non riusciva a smettere di pensare a Marco.
Si sedette alla scrivania e aprì il libro di matematica, sperando di distrarsi facendo i compiti. Ma dopo la decima equazione sbagliata prese la penna e la lanciò contro il muro di fronte a sé. L'oggetto rimbalzò colpendo l'astuccio che cadde spargendo il proprio contenuto a terra.
Vedendo i pastelli sul pavimento Arya si chiese come sarebbe stato il disegno di Marco se l'avesse colorato. Dopo aver formulato questo pensiero scosse la testa. "Non posso essermi innamorata di quel ragazzo. Lo conosco a malapena!"
Doveva smettere di fantasticare ad occhi aperti. Guardò l'orologio, scoprendo con stupore che erano già le sei. Aveva studiato per quattro ore e non aveva concluso ancora niente. Finì i compiti più in fretta che potè senza curarsi del fatto che alcuni degli esercizi fossero sbagliati. Fortunatamente aveva solo matematica, così mise i libri per il giorno dopo nello zaino e andò a preparare la cena.
Mentre cucinava cercò di distrarsi accendendo la televisione senza però prestarle attenzione.
Aveva appena messo le cotolette nei piatti quando sentì la porta aprirsi.
-Ciao mamma.
-Arya! Cosa c'è per cena?
-Cotoletta.
Sua madre lavorava alla stazione di polizia davanti casa e tornava ogni giorno alle sette e mezza. Si sedettero a cenare e Meredith cercò di iniziare un discorso.
-Allora, com'è andato il primo giorno di scuola?
La ragazza arrossì involontariamente.
-Come al solito...
-E?
-Cosa?
Arya si chiese come avesse capito che c'era qualcosa in più, poi si accorse di avere le guance in fiamme e scosse la testa.
-Beh, è arrivato un nuovo compagno...
-Com'è? È simpatico? È carino? Ti piace, vero?
-Mamma!
Sapeva che sarebbe andata così. Ogni volta che diceva di aver conosciuto qualcuno ecco che iniziava a fare domande.
-Allora... ha gli occhi azzurri, i capelli biondi...
-Identici ai tuoi?
Arya fu sorpresa da quella domanda.
Si prese in mano una ciocca di capelli e rispose:
-Sì, il colore è simile...
-Come si chiama?
-Marco.
Negli occhi di Meredith passò un lampo di rabbia e paura. Fu solo un attimo, ma alla ragazza quel particolare non sfuggì.
-Lo conosci?
-No, certo che no!
Quella sera, mentre era stesa nel letto a fissare il soffitto buio, Arya iniziò a pensare. "Chissà perché mia madre ha reagito così. Forse ha a che fare con..." Non riuscì a finire la frase, addormentandosi con tanti pensieri nella mente.
Il mattino dopo la giovane si vestì e uscì senza fare colazione. Per la prima volta era impaziente di arrivare a scuola.
-Attenta con quel ragazzo.
Quel mattino sua madre era più ansiosa del solito. Arya pensò che invece avrebbe dovuto fare i salti di gioia, visto che da tempo non aveva amici. Quando arrivò davanti alla scuola scoprì con delusione che Marco non c'era.
"Forse arriverà più tardi, come ieri."
Si disse. Era consapevole di essere in anticipo.
Si sedette sulle scale della scuola e vide il cortile riempirsi lentamente. I suoi compagni di classe erano al solito posto vicino al muro, alla sua destra.
Notò Fabio, il bullo della scuola, avvicinarsi a un ragazzo. Arya lo conosceva: aveva la sua stessa età, era timido e studioso, ma i suoi genitori erano ricchi. Lo vide cercare aiuto con lo sguardo ma tutti erano accecati dalla paura e nessuno reagì. Quando Fabio disse qualcosa i suoi amici risero e il ragazzo fu immobilizzato e perquisito. Il bullo prese tutto ciò che gli trovò nelle tasche, poi uno dei tre indicò Arya, sussurrando qualcosa agli altri che annuirono.
I ragazzi si avvicinarono a lei ghignando. Erano robusti, abituati a fare del male, e la giovane era una delle loro vittime preferite. Le si avvicinarono ghignando, Fabio davanti e gli altri dietro di lui. Al loro passaggio gli studenti si spostavano, attenti a non sfiorarli neanche per sbaglio.
-Hey, ragazzina.
Arya sospirò. Sapeva cosa sarebbe successo.
-Cosa abbiamo qui?
Disse il ragazzo, prendendole lo zaino e iniziando a frugare all'interno.
-Ridammelo.
Si sentiva stranamente coraggiosa quel giorno.
Fabio passò l'oggetto al suo amico.
-Cosa hai detto?
-Sei sordo per caso? Ho detto che devi ridarmi le mie cose.
A quelle parole il bullo si arrabbiò. Nessuno aveva mai osato sfidarlo in quel modo e quei pochi che ci avevano provato l'avevano pagata cara. Prese Arya per le spalle e la spinse all'indietro. La ragazza riuscì a non cadere. Sapeva che non doveva controbattere ma non riusciva a farne a meno.
-Devi smetterla. Non sei il migliore in questa scuola. Non puoi prendertela con i deboli solo perché sei più grande di loro.
I tre di fronte a lei risero.
-Altrimenti che farai?
Arya chiuse le mani a pugno, con la mente annebbiata dell'adrenalina.
-Non rispondi, eh? Hai paura?
Fabio la sollevò da terra prendendola per la felpa. Intorno a loro si era formato un cerchio di studenti, curiosi di scoprire cosa stesse succedendo. Alcuni scommettevano sull'esito dello scontro. Pochi votarono per lei. Molti risero, scattando foto con il cellulare. Nella confusione Arya vide Marco. Era avanzato fino alla prima fila e ora guardava con un sorriso in volto. Tuttavia i suoi occhi tradivano la preoccupazione. "Non posso perdere davanti a lui. Devo essere forte" La vista dell'amico le diede coraggio.
Il bullo stava dicendo qualcosa ma lei non lo ascoltava più. Fece un respiro profondo, poi reagì. Diede un pugno sul volto del ragazzo, poi un altro sotto il mento. Finalmente fu libera. I suoi piedi toccarono terra con un tonfo e Arya sentì una scossa di dolore alla gamba. Spinse Fabio, distratto dallo stupore, e lo fece cadere a terra. Lui rimase lì, cercando di capire come aveva fatto quella ragazza così gracile a ribellarsi quando altri avevano fallito.
Prima di correre via Arya vide Marco che si allontanava, con un sorriso in volto e un cellulare nella mano.
La ragazza attraversò i corridoi quasi deserti. Vedeva le persone che si spostavano al suo passaggio e sentiva le voci degli studenti, ma nelle orecchie aveva solo il battito del proprio cuore. Qualcuno cercò di fermarla, ma furono tutti ignorati e spinti di lato.
Arya arrivò davanti ad una porta. La aprì e la richiuse dietro di sé. Si appoggiò al lavandino, guardando il suo riflesso nello specchio rotto. I capelli biondi le ricadevano disordinatamente sulle spalle e gli occhi lucidi riflettevano il suo stato d'animo. "Cosa avete voi che io non ho? Perché non posso essere normale?"
Ad un tratto si sentì tremendamente stanca. Si sedette a terra, appoggiando le spalle al muro. Le lacrime le annebbiarono la vista, rigandole le guance e bagnandole la felpa.
Il rumore della porta che si apriva le fece alzare la testa di scatto. Con sua grande sorpresa Marco entrò furtivamente, cercando di non farsi vedere da nessuno.
-Che ci fai qui?
Lei stessa quasi non sentì il proprio sussurro.
-Ti ho portato lo zaino.
Il ragazzo indicò l'oggetto che aveva in mano. Poi si accorse delle lacrime sul volto dell'amica e aggiunse:
-Stai bene?
Si sedette accanto a lei, posando anche il proprio zaino sul pavimento sporco. Le passò un braccio intorno alle spalle e sorrise.
-Ti ho vista prima. Sei stata davvero...
-Stupida.
-No! Perché dici così? Sei stata coraggiosa.
Arya scosse la testa.
-Io non sono come voi. Non sono normale. Faccio sempre qualcosa per cui vengo etichettata come strana. Preferisco sognare ad occhi aperti piuttosto che parlare con gli altri e vengo considerata una secchiona. Non esco mai di casa e non ho amici. Dovresti averlo notato, ormai.
Marco sorrise.
-Hai ragione. Tu non sei normale. Sei speciale.
Arya lo guardò confusa. Volle dire qualcosa ma le parole le si bloccarono in gola. Chiuse gli occhi, cercando di schiarirsi i pensieri. Quando li riaprì davanti a sé vide solo la porta chiusa.
Marco era andato via, dopo aver pronunciato quelle strane parole. Nonostante la sua confusione la ragazza sorrise. Finalmente aveva qualcuno dalla sua parte.
-Angolo autrice-
Vi sta piacendo la storia?
Cosa intendeva dire secondo voi Marco?
Vorreste che migliori qualcosa o vi pace così?
Ditemi cosa ne pensate!
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