Capitolo 19
-Questo mi sembra un buon posto per fermarci. Non c'è nessuno in vista.
Hiroshi si trovò d'accordo con Marco e fermò il fuoristrada nei pressi di un'enorme roccia. Si erano allontanati in fretta dalle montagne e ben presto le rocce avevano lasciato il posto a un terreno arido disseminato di piccoli arbusti.
-Credo che siamo riusciti a seminare i Demoni.
Reb scese dall'auto e usò il suo dominio dell'aria per assicurarsi che nessuno li stesse seguendo, per poi sedersi sul suolo duro.
-Ora che facciamo?
-Dobbiamo continuare, andremo all'ultimo villaggio di Veggenti e poi torneremo a casa.
Marco si avvicinò al portabagagli per prendere del cibo e fu immediatamente travolto da una figura scura. Quando si posò sul terreno i ragazzi si accorsero che era un corvo nero come la pece. Prima che potessero fare qualcosa una mano spuntò dal fondo del portabagagli e una voce sottile chiamò a sé l'uccello.
Marco si affrettò a spostare le scatole contenenti le provviste e si ritrovò faccia a faccia con Amun.
-Cosa ci fai qui?
Il bambino saltò fuori dal fuoristrada e guardò i presenti con i suoi penetranti occhi grigi. Arya rabbrividì. Lo sguardo di Amun sebrava perso e allo stesso tempo estremamente lucido.
Il veggente si sedette sul terreno senza aprire bocca, indifferente agli sguardi dei ragazzi.
-Cosa facciamo con lui? Non possiamo portarlo con noi.
Marco parlò a bassa voce per non farsi sentire dal bambino seduto a pochi metri da dove il gruppo si era riunito per discutere sulla situazione. La sigaretta fra le sue labbra produceva un fumo acre e Arya si alzò, infastidita. Si lasciò cadere fra Hiroshi e Reb che le lanciò un'occhiata di sbieco.
-Non abbiamo il tempo di tornare indietro. Possiamo lasciarlo dai Veggenti del deserto e chiamare qualcuno afffinchè lo vengano a prendere.
Hiroshi era il più realista dei quattro.
-Non potremmo portarlo alla Città Bianca? È un Veggente, può vedere i pericoli come è successo con Elin.
Reb lanciò un'occhiata ad Arya e sbuffò.
-Sai cosa si dice di lui? I Veggenti l'hanno trovato nel deserto con il suo corvo, sulla terra. Il tempo trascorso nel nulla l'ha reso matto. Parla solo con quell'uccello e sta sempre in un angolo a osservare in silenzio. Dicono che abbia il potere di vedere attraverso il corvo, ma sinceramente non ci credo.
-Reb, è solo un bambino.
Arya sospirò, volgendo lo sguardo verso Amun. La sua estrema magrezza gli conferiva un'aria di fragilità e la ragazza sentiva il forte impulso di proteggerlo.
Avevano ormai finito di mangiare e il sole calante creava lunghe ombre sul terreno. Erano arrivati alla decisione di lasciare Amun con la prossima tribù di Veggenti, nonostante non tutti fossero d'accordo.
Arya si alzò, girando attorno alla roccia per fare una foto al tramonto. Amava fare fotografie ma nel corso degli ultimi giorni non aveva avuto il tempo di catturare i magnifici paesaggi di quel nuovo mondo.
-Facciamoci una foto tutti insieme!
Reb le prese il telefono dalle mani e convinse tutti a salire sulla roccia. L'impresa si rivelò più difficile del previsto e, dopo una serie di cadute (immortalate dal telefono di Arya), finalmente i quattro poterono guardare il paesaggio sotto di loro. Reb scattò una moltitudine di foto nelle pose più strane e, nonostante Arya non fosse un'amante dei selfie, si divertì come non aveva mai fatto davanti ad una macchina fotografica.
Ad un tratto Arya si accorse dello sguardo di Amun fisso su di sè e sentì una punta di tristezza. Tentò di scendere dal palco improvvisato ed era ormai a metà del percorso quando il suo piede scivolò. Nonostante il suo scarso equilibrio non fu difficile atterrare in piedi.
Tuttavia le sue scarpe iniziarono ad affondare nel terreno e Arya non ebbe neanche il tempo di urlare che fu inghiottita dall'oscurità.
Non si accorse del grido di Amun nè dell'estremo stupore dei suoi amici.
-Amun! Cosa è successo? Dov'è Arya?
Erano diversi minuti che Reb cercava di far parlare il bambino che, per tutto il tempo, non mosse un muscolo. Amun era l'unico ad aver visto con attenzione l'avvenimento, eppure si rifiutava di aiutare i ragazzi che aveva seguito.
Marco scostò l'amica e si sedette accanto al veggente, cercando di parlare con gentilezza. Tuttavia Amun si ostinava a tenere gli occhi chiusi e a ignorare ciò che accadeva accanto a lui.
Reb, intanto, si era allontanata borbottando con aria infuriata. Hiroshi la seguì per calmarla, senza successo.
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