Capitolo 18

Era quasi mezzogiorno quando le montagne scure si stagliarono davanti all'auto, proiettando ombre inquietanti sul terreno sassoso. Fra le rocce c'era una strada che, con le sue innumerevoli buche, faceva saltare spiacevolmente i ragazzi. Avevano lasciato il corso del fiume da un po' e la vegetazione si era ridotta a piccole macchie sporadiche.
Ad ogni curva Arya aveva paura che la macchina potesse toccare la parete rocciosa ma, all'ennesima svolta, i suoi timori risultarono infondati. La pietra scura lasciò il posto a una piazza gremita di persone dai capelli rossi vestite con abiti colorati.
I ragazzi non ebbero il tempo di ammirare lo spettacolo perché Awen svoltò, infilandosi in una grotta contente una manciata di auto.

Uscendo dalla vettura i giovani rabbrividirono nei vestiti leggeri e, quando finalmente superarono il dedalo di corridoi, il calore si riversò su di loro. Il sole del pomeriggio gli ferì gli occhi e passarono alcuni secondi prima che potessero vedere la piazza brulicante di Veggenti.
Furono in pochi a notarli prima che Awen li conducesse verso la propria abitazione. Con grande sorpresa di Arya si diressero verso una strada laterale e non verso le case di pietra abbarbicate sulle rocce ai bordi della piazza.
-Alcuni di noi preferiscono vivere isolati nelle grotte più in alto, altri, invece abitano nelle casette che abbiamo appena oltrepassato. Ma nella la maggior parte di quelle ci sono luoghi pubblici. Nella zona centrale non c'è posto per tutti, così sono state usate queste grotte.
Parlando Awen guidava il gruppo lungo la stradina. Da un lato la parete rocciosa era inframmezzata da aperture chiuse da tende mentre dall'altro il terreno degradava lentamente.
-Eccoci qui, questa è casa mia.
Scostando la pesante tenda la Veggente rivelò un'ambiente spazioso e vivace. Il letto ricoperto di cuscini occupava l'angolo opposto a quello della modesta cucina e il semplice tavolo di legno si trovava al centro della stanza rettangolare. Il dettaglio che attirò l'attenzione di Arya furono i dipinti sulle pareti e le tele impilate accanto ad un cavalletto.
Mentre gli altri si sedevano sulle sedie che contornavano il tavolo, la ragazza si soffermò ad osservare i disegni più vicini all'ingresso.
-Li hai fatti tu? Sei davvero brava.
-Grazie! Sai, mi piace rappresentare le mie visioni. Ad esempio, qui è quando la cantina del panificio venne distrutta e scoprimmo che erano stati dei roditori.
Awen indicò il dipinto di un sacco circondato da piccoli topolini, per poi passare ad una nuvola temporalesca.
-Mesi fa, invece, vidi l'arrivo di un temporale e chiudemmo le porte delle grotte appena in tempo, evitando che si allagassero.
Arya rimase senza parole, pensando al fatto che Veggenti non dovessero temere nulla. Infatti, prevedendo i pericoli, avevano il tempo di proteggersi in tempo.
Con un sorriso Awen si uní altri, lasciando la ragazza immersa nei suoi pensieri.

Quando Arya si accorse di essere l'unica rimasta in piedi si affrettò a sedersi sull'ultima sedia libera.
-Quando potremo incontrarla?
-Fra un po'. Siete invitati a pranzo da lei, oggi.
-Di chi state parlando?
La ragazza cercò di inserirsi nel discorso.
-Elin. È a capo della nostra tribù.
Visto che Awen sembrava in vena di chiacchere Arya trovò il coraggio di porle delle domande per soddisfare la propria curiosità.
-Scusa se te lo chiedo... Come funzionano i vostri poteri? Potete vedere il futuro a comando?
La Veggente rise.
-Certo che no, altrimenti sarebbe troppo facile. A volte, se ci concentriamo abbastanza, possiamo vedere determinati eventi. Ma ci vuole molta pratica. Di solito prevediamo casualmente cose che potrebbero avvenire.
La bionda annuì ma non ebbe il tempo di aggiungere altro.
-Cosa ne pensate?
Marco interruppe il loro discorso.
Le due lo guardarono sorprese, del tutto estranee a ciò che stavano dicendo i loro amici.
-Volevamo far visitare il Vulcano ad Arya, che ne dite?
Awen fu entusiasta dell'idea:
-Certo, possiamo fare un giro prima di andare da Elin.
La ragazza si alzò, subito seguita dagli altri. Prima di uscire Arya lanciò un ultimo sguardo alla grotta, ammirandone gli affreschi, e si chiese se da qualche parte ci fosse il dipinto con la visione della sua nascita.

Quando tornarono nella piazza la folla si era diradata. Fra le poche persone rimaste Arya individuò un bambino accovacciato all'ombra di una bancarella. Sussurrando qualcosa al corvo poggiato sulla sua spalla si voltò verso i ragazzi continuando a fissarli fino a che non sparì dalla loro vista.
-Lui è Amun.
Awen aveva notato l'interesse di Arya per lo strano bambino.
-È sempre stato molto affezionato a Seth, il suo corvo. Sono arrivati qui pochi anni fa.
La ragazza annuì, sentendosi ancora lo sguardo di Amun sulla pelle.
-Non c'è molto da vedere, purtroppo per il momento è vietato salire sulla bocca del vulcano. Però da qui c'è una bella vista.
Con quelle parole Awen condusse il gruppo attraverso un arco di pietra in un piccolo spiazzo dal quale si vedeva il paesaggio sottostante. I ragazzi videro una distesa rocciosa sfociante in una brughiera verdeggiante che continuava fino all'orizzonte.
-Lì c'è la Città Bianca. Sulle montagne alle nostre spalle, oltre il vulcano, c'è la Città Nera.
La Veggente amava fare da guida e coglieva ogni occasione per rompere il silenzio.
-Muoviamoci, altrimenti faremo tardi.
Reb si avviò verso la piazza, seguita dagli altri.
-Sei sempre la solita...
Hiroshi sorrise, ormai abituato al pessimo carattere dell'amica. Arya lanciò un'ultima occhiata oltre la balaustra, tentando di scorgere la città degli Angeli in lontananza, nonostante sapesse di trovarsi troppo lontano.
Rientrando nella piazza notarono che non c'era più traccia di Amun e che i pochi Veggenti presenti li osservavano con curiosità. Era raro che ricevessero ospiti e vista la fama di Arya tutti erano impazienti di incontrarla.

Reb si fermò davanti a una delle tante case ai lati della piazza. Ai bordi del massiccio portone di legno era scolpito un motivo floreale a forma di arco che culminava in un occhio di colore rosso.
Prima che Arya potesse porre qualche domanda i suoi amici avevano già varcato la soglia e a lei non restò altro da fare che seguirli.
-Benevenuti, accomodatevi.
I giovani si diressero verso il lungo tavolo di legno attraversando la stanza piena di libri e piccole statuine. Mentre si sedeva accanto all'anziana donna Arya notò che i corti capelli sbiaditi lasciavano scoperto un occhio rosso dipinto al centro della fronte.
-Come è andato il viaggio?
Elin immerse il cucchiaio nel brodo pallido e iniziò a mangiare lentamente. Gli ospiti fecero altrettanto, deliziati dal profumo che saliva da ogni piatto.
Hiroshi raccontò brevemente ciò che era successo durante il viaggio verso il vulcano, sorvolando sulla prova sostenuta da Arya nella palude.
-Siamo qui per chiedere il tuo aiuto, Elin. Vorremmo che vi uniste a noi contro i Demoni.
Il silenzio carico di tensione era rotto solamente dal rumore dei cucchiai che cozzavano contro i piatti.
Elin sospirò, girando lo sguardo fra i presenti. I suoi occhi grigi tradivano il rimorso per ciò che stava per dire.
-Mi dispiace, Hiroshi. Capirai che siamo in una situazione difficile. Vorrei poterti dare una risposta affermativa, ma devo pensare al mio popolo. Noi Veggenti del Vulcano siamo a metà strada fra voi e i Demoni. Unirci a una delle due fazioni ci porterebbe alla rovina.
I ragazzi rimasero in silenzio, riflettendo sulle parole della donna.
"Sapevo che sarebbe stato inutile. Provare non ci è costato nulla ma abbiamo sprecato tempo prezioso"
Reb stava per dare voce ai propri pensieri quando Elin si accasciò sulla sedia. Awen fu subito al suo fianco e la sostenne mentre l'anziana si portava le mani alla testa, lamentandosi.
Arya si ritrasse di colpo quando notò che l'occhio rosso dipinto sulla fronte del capo dei Veggenti vorticava freneticamente. Gli altri si protesero verso la donna, in attesa.
Solo quando Elin aprì gli occhi, ansimando, Arya capì cosa era successo.
-Dovete andarvene. Stanno arrivando.
-Chi?
-I Demoni.
I ragazzi si alzarono, lasciando a metà il pranzo. Awen fu rilluttante ad allontanarsi da Elin, in attesa di istruzioni.
-Andate, proseguite il vostro viaggio. Awen, dai loro una macchina, non preoccuparti per me.
I ragazzi uscirono all'esterno, lanciando un'ultima occhiata al capo dei Veggenti.
-Grazie, Elin.
Hiroshi si avviò per ultimo, immerso nei propri pensieri.

Awen li condusse verso la grotta dove avevano laciato la macchina e uscì a recuperare provviste, lasciando i ragazzi a cercare la giusta chiave per avviare il fuoristrada.
Quando tornò aveva le braccia cariche di scatole e Marco si offrì di aiutarla, approfittando dell'occasione per allontanarsi dall'ennesimo battibecco di Hiroshi e Reb.
-Sono sicura che sia questa.
-No, è questa qui.
-La chiave giusta è questa.
Awen prese il mazzo dalle mani dei ragazzi, staccando una piccola chiave metallica e inserendola nel portellone dell'auto.
-State sbagliando entrambi, è questa.
I due scoppiarono a ridere e, mentre Marco caricava le provviste nel portabagagli, gli altri si accomodarono ai propri posti.
-Vai, ci penso io.
-Grazie, Awen.
Il ragazzo andò a sedersi al fianco di Arya, senza accorgersi della piccola figura sgusciata silenziosamente fra le scatole.


Salve a tutti! Finalmente sono riuscita a pubblicare, che ne pensate? Vi piace come sta continuando la storia?

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