Capitolo 17
-Reb, sei sicura di stare bene? Ce la fai a proseguire?
La ragazza sorrise alla vista dell'espressione preoccupata di Hiroshi.
-Sto meglio, posso farcela.
I quattro erano accanto al fiume ai margini dell'Osservatorio, in procinto di partire. Fleur aveva dato a Reb dei medicinali da mettere sulle ferite e ora li osservava con Claudine e Adil. L'uomo si avvicinò, guardando i giovani di fronte a sè.
-State attenti, ragazzi. Sono sicuro che ce la farete, conto su di voi.
Mentre parlava il suo sguardo si soffermò su Arya.
-Se avrete bisogno di qualcosa noi siamo sempre qui. Buon viaggio.
Con queste parole congedò il gruppo che si avviò lentamente lungo il fiume. Claudine e Fleur rimasero a guardarli fino a che non sparirono fra gli alberi per poi tornare alla cupola.
-Dobbiamo solo seguire il fiume, Adam ci aspetta fuori dal bosco con la macchina.
I ragazzi proseguirono per un po' facendo brevi pause per far riposare Reb che, nonostante cercasse di nasconderlo, era debole per il dolore alle ferite che almeno avevano smesso di sanguinare. Il terreno limaccioso ai bordi del fiume rendeva la camminata, già complicata a causa della vegetazione, ancora più difficile.
Era ormai buio quando gli alberi iniziarono a diradarsi e il gruppo uscì dal bosco ritrovandosi in una pianura. Il fiume gorgheggiava accanto a loro e i suoni della foresta erano stati rimpiazzati dal leggero fruscio delle fronde. Pochi metri più avanti c'era il loro fuoristrada dal quale non proveniva alcun rumore. Avvicinandosi i ragazzi notarono le bruciature e i graffi sulle fiancate e i segni di lotta sull'erba calpestata.
-Cosa è successo qui? Adam?
Marco corse verso la vettura affacciandosi al suo interno.
-È vuota. Adam!
Hiroshi si guardò intorno ma con l'aumentare dell'oscurità era impossibile scorgere qualcuno e, inoltre, nessuno rispose ai richiami.
-I Demoni. Sono stati qui.
-Come facevano a sapere che questo era il punto di incontro?
Reb si appoggiò alla macchina sporcandosi i vestiti chiari. Arya si avvicinò a lei notando lo zaino di Adam all'interno dell'auto.
-Qualcuno avrà fatto una soffiata. Odio doverlo dire ma fra di noi potrebbe esserci una spia.
I quattro si scambiarono uno sguardo incredulo. Erano amici da molto tempo e non avevano alcun motivo di sospettare l'uno dell'altro.
-Come fai a dirlo?
-Beh...
Marco interruppe il discorso.
-Prima di parlare di questo dovremmo decidere dove passare la notte. Non possiamo avviarci verso le montagne senza un mezzo di trasporto. Ci vorremmo troppo tempo. Suggerisco di fermarci qui, almeno per questa notte.
-Potrebbero tornare. Sapevano che saremmo venuti qui.
Dopo una breve discussione Hiroshi cedette e accettò di passare la notte al riparo degli alberi, accanto al fiume. Mentre tornavano indietro Marco telefonò a dei Veggenti della tribù del Vulcano, chiedendo di mandare qualcuno a penderli. Entro il mattino dopo i ragazzi avrebbero ottenuto un passaggio verso l'accampamento.
-Arya, perchè credi che tra noi ci sia una spia?
Erano accampati ai margini della foresta, seduti su delle coperte trovate nel fuoristrada.
-Io...
Non sapeva se avrebbe dovuto parlare dei suoi sogni e dei suoi sospetti con gli altri ma, in quella situazione, capiva non avere altra scelta.
-Ho fatto dei sogni, dal punto di vista di Kira.
Arya raccontò tutto ciò che aveva visto da quando era arrivata nella Città Bianca. Parlò dei discorsi che sua sorella aveva avuto con persone che non conosceva e della conversazione avvenuta con la voce al telefono.
-Quindi i tuoi sospetti di basano su dei sogni?
Reb la guardò aggrottando le sopracciglia.
-No. Non solo.
La ragazza esitò. Non sapeva se voleva davvero continuare quella discussione, gettando il seme del dubbio fra i suoi amici.
-Quindi?
-Beh... quando eravamo alla palude.... ho sentito Hiroshi parlare con qualcuno. Era notte e non ho visto bene, ma ho avuto il sospetto che non volevate essere visti.
Tutti si girarono verso il giapponsese che scosse la testa.
-Posso spiegare. Voi non lo sapete ma ho un fratello. Akahito Tanaka. Ero con lui quella notte. I miei genitori hanno preferito mantenere il segreto sul fatto che avessi un fratello Veggente. Non me ne hanno detto il motivo ma mi hanno proibito di incontrarlo. Tuttavia a volte vado a trovarlo alla palude ma nessuno deve saperlo. Per questo stavamo parlando di notte.
Arya sospirò. La sua teoria era del tutto sbagliata: forse fra di loro non c'era nessuna spia e i sogni erano soltanto sogni.
-Allora anche io e Marco siamo sospettati, giusto?
-Non so... tu sei stata sempre con me, tranne quando ti sei allontanata all'accampamento. E non credo che i Demoni ti avrebbero attaccata se fossi stata la loro spia. E Marco... sospetto anche di te. Spesso aggiorni Nicholas dei nostri progressi, ma chi mi dice che non aggiorni anche qualcun'altro?
-Io non sono una spia!
I ragazzi rimasero in silenzio per molto tempo fino a che Hiroshi non propose di fare dei turni di guardia. Gli altri annuirono e, dopo aver convinto Reb che con le sue ferite non avrebbe potuto sostenere un turno, il giapponese si appoggiò ad un albero guardando gli altri stesi sotto le coperte sottili.
Arya fu svegliata all'alba da Marco. Il suo era l'ultimo turno di guardia prima dell'arrivo dei Veggenti. La ragazza lasciò il suo posto all'amico e si appoggiò al solito albero, ripensando al sogno di quella notte.
Arya vide le propire mani tendersi verso un varco pieno di oscurità, con le ombre che sgorgavano dalle sue dita.
-Dovrebbe essere pronto. Entra nel portale, Daphne.
Una ragazza si avvicinò all'oscurità vorticante, con i capelli lisci raccolti in una lunga coda. Con un respiro profondo entrò e ne fu subito inghiottita senza il minimo suono. Una figura scura si staccò dalle ombre della stanza, avviandosi verso la porta.
-Andiamo a vedere se ha funzionato.
Arya lo seguì nella stanza accanto, dove Daphne stava controllando di avere ancora tutti gli arti al loro posto.
-Ha funzionato.
Il ragazzo le sorrise, poi il sogno sfumò in un'altra scena.
-Tesoro, non devi partecipare alla guerra. Promettimelo.
-Lo sai che non posso. Tutti sono obbligati ad arruolarsi, non ho altra scelta. E mi hanno cresciuta come una guerriera, non posso rinunciare.
-Se io chiedessi a Denis sono sicura che per te farebbe un'eccezione.
-Kira...
Arya si riscosse dai suoi sogni e si guardò intorno con gli occhi assonnati. Il fiume rifletteva i primi raggi dell'alba e il fuoristrada abbandonato sembrava ancora più inquietante in quel panorama deserto. La ragazza non capiva cosa significassero i sogni di quella notte, visto che non conosceva coloro che ne facevano parte. Quel fluido nero le faceva paura e il fatto che Daphne fosse passata attraverso di esso era ancora più spaventoso. Non aveva idea di chi fosse ma, notando l'emozione nella voce di entrambe durante la discussione, era sicura che avesse una relazione con Kira.
Le sue riflessioni furono interrotte da una figura lontana in rapido avvicinamento. Mentre svegliava gli altri notò che si trattava di un'auto scura. Pensò che potessero essere i Veggenti ma preferiva non rischiare. Quando tutti furono in piedi, sbadigliando e stiracchiandosi, la macchina era ormai vicina. I quattro uscirono dal bosco, pronti a difendersi in caso di attacco.
-Ciao ragazzi!
Una mano uscì dal finestrino in segno di saluto e tutti, tranne Arya, si rilassarono. Lei era l'unica a non conoscere la persona a cui apparteneva quella voce.
Il mezzo si fermò davanti a loro e una massa di ricci rossi fece capolino dal finestrino.
-Da quanto tempo! Come va?
I ragazzi la salutarono, felici di rivederla dopo tanto tempo. Hiroshi e Reb salirono sui sedili posteriori dell'auto e Marco li seguì, non lasciando ad Arya altra scelta che sedersi accanto alla conducente.
-Io sono Awen Faraji, piacere di conoscerti.
La giovane, sorridendo, tese la mano verso la bionda.
-Io sono Arya. Arya Johnson.
Mentre stringeva la mano di Awen lo sguardo della ragazza fu attirato dal ciondolo verde sul suo petto.
-Ti piace? È un regalo di mia madre.
La Veggente aveva subito capito l'oggetto della sua attenzione.
Arya ripensò alla collana indossata il giorno del suo compleanno. L'aveva lasciata nel proprio cassetto e, nonostante il rapporto con Meredith fosse irrimediabilmente compromesso, in quel momento avrebbe voluto avere un ricordo di sua madre.
-A proposito, dovete essere affamati, vi ho portato dei panini.
La voce squillante di Awen interruppe le sue riflessioni. La Veggente, senza distogliere gli occhi dal panorama desertico, le porse una busta con la richiesta di distribuire il cibo fra i suoi amici.
-Buono! Grazie Awen.
Marco sorrise per poi continuare a mangiare. La sera prima non avevano cenato e anche un semplice panino con carne e formaggio sembrò il pasto più buono del mondo.
Quando i quattro finirono di mangiare Awen, immersa nella guida fino a quel momento, decise di porre la domanda che la angustiava da tempo.
-Cosa si dice alla Città Bianca? Com'è la situazione?
Arya osservò l'espressione della ragazza diventare sempre più seria man mano che Hiroshi procedeva nella spiegazione. Il giapponese riassunse l'arrivo di Arya alla Città Bianca fino ad arrivare all'attacco dei Demoni nei confronti di Adam. Essendo seduta avanti la ragazza non vide lo sguardo che si scambiarono i suoi amici in attesa del giudizio di Awen che infatti non tardò ad arrivare.
-È peggio di quanto mi aspettassi. Avevamo visto che stava succedendo qualcosa, a quanto pare la storia si sta ripetendo nuovamente. Ma come facevano i Demoni a sapere che proprio voi sareste andati in missione?
-Crediamo che ci sia una spia.
Marco, vedendo la riluttanza di Hiroshi nel rispondere, prese parola al suo posto.
-Chi sapeva del viaggio?
-Beh, oltre a noi quattro anche Nicholas ne era a conoscenza, poi ovviamente Adam e Kayla. E tutti i membri del consiglio.
-Un bel po' di persone...
-Però in pochi sapevano che saremmo andati all'Osservatorio. Ne eravamo a conoscenza solo noi, Adam e Nicholas. Ma non credo che il re tradirebbe il suo popolo. E Adam... Beh, per quel che ne sappiamo potrebbe essere stato rapito o ucciso.
Hiroshi, intervenendo nuovamente, restrinse il cerchio con la sua logica.
-Quindi potrebbe essere stato solo uno di voi.
Dopo l'affermazione di Awen il gruppo rimase in silenzio, riflettendo su chi potesse essere la spia fra di loro. Soltanto una persona cercava di sembrare innocente mentre pensava a come sviare i sospetti da sé.
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