Capitolo 16
-Come ti senti, Reb? Ce la fai a venire a fare un giro all'Osservatorio?
-Le ferite mi fanno un po' male ma posso farcela. Era da tempo che non venivamo qui e non voglio sprecare questa possibilità.
Hiroshi aiutò l'amica ad alzarsi e insieme raggiunsero Marco, Arya e Fleur. La ragazza aveva cambiato le bende di Reb e li attendeva per accompagnarli dal dirigente dell'Osservatorio. Man mano che la cupola si faceva più vicina Arya si stupì di quanto fosse enorme. Per la strada incontrarono poche persone indaffarate ma quando entrarono nell'edificio di vetro sentirono un brusio di voci in sottofondo e videro centinaia di Angeli, Demoni e Veggenti impegnati nelle proprio attività quotidiane.
-Di qua, l'ufficio di mio padre è all'ultimo piano.
-Il dirigente è tuo padre?
Arya non si aspettava una rivelazione del genere ma la sua attenzione fu ben presto catturata dall'ascensore di vetro. Man mano che salivano i ragazzi videro un'area sempre più vasta fino a che non riuscirono a scorgere, in lontananza, le montagne dove si trovava un'altra tribù di Veggenti.
-La cupola è fatta di un vetro che impedisce a chi guarda dall'esterno di vedere cosa duccede all'interno. Noi, invece, possiamo vedere fuori tranquillamente. Eccoci, siamo arivati.
In quel momento l'ascensore si fermò e i ragazzi uscirono. Di fronte a loro c'era un piccolo ufficio e sulle loro teste, attraverso la punta della cupola, si vedeva il cielo azzurro.
-Benvenuti, Angeli.
-Salve, signor Bourgeois.
-Ragazzi, chiamatemi Adil. Tu devi essere Arya. Marco mi ha parlato di te.
La giovane lanciò uno sguardo sorpreso all'amico, ripromettendosi di fargli delle domande quando ne avrebbe avuto l'occasione.
-Vogliamo iniziare il nostro giro?
Gli Angeli seguirono l'uomo dai capelli biondi. Accanto a lui Arya si sentiva minuscola ma ben presto fu troppo distratta da ciò che la circondava per farci caso. Uscendo dall'ascensore Adil iniziò ad illustrare le funzioni dell'Osservatorio. La spiegazione era rivolta soprattutto ad Arya in quanto i suoi amici erano già stati lì in passato.
-Qui, come puoi vedere, ci sono sia Angeli che Demoni e Veggenti. L'Osservatorio è un territorio pacifico dove è vietato combattere. Coloro che vengono qui lo fanno per scappare dalla guerra e dai pregiudizi riguardo i vari popoli. Il nostro compito è quello di controllare coloro che provengono dal nostro mondo e vivono sulla Terra. Dobbiamo assicurarci che non diffondano informazioni sulla nostra esistenza e che siano al sicuro, aiutandoli in caso di bisogno.
Mentre ascoltava le parole dell'uomo Arya si guardava intorno. C'erano varie stanze molte delle quali avevano la porta aperta. Al loro interno c'erano persone appartenenti ai vari popoli intenti a scrivere su dei fogli e a scrutare attentamente attraverso dei tavoli con la superficie di vetro.
-Claudine, vieni, ci sono degli ospiti.
Una ragazza dai capelli rossi uscì da una stanza, affiancandosi ad Adil.
-Arya, lei è mia figlia, Claudine.
Le due si salutarono e Reb, Marco e Hiroshi iniziarono a chiacchierare con la nuova arrivata.
-Io vi lascio qui, devo occuparmi di alcune cose di sopra.
-Adil, posso usare un tavolo?
Reb guardò l'uomo che non esitò a darle una risposta positiva, poi insieme si avviarono verso l'ascensore.
-Quei tavoli servono a spiare le persone sulla Terra, giusto?
-Noi preferiamo chiamarlo 'osservare'. E, prima che tu lo chieda, non so cosa ci faccia Reb.
Marco rispose alla domanda di Arya e si affrettò a seguire Claudine e Hiroshi che si erano incamminati verso un'altro corridoio.
-Arya, c'è qualcuno che vorresti vedere sulla Terra?
La Veggente si fermò davanti alla porta di una stanza lasciando alla ragazza il tempo per pensarci.
-Vorrei vedere mia madre.
Nonostante i suoi sforzi non riusciva a lasciar andare il passato e sperava che la vista di Meredith potesse confortarla.
-Scrivi il nome qui.
Claudine le indicò un punto al margine dell'enorme tavolo. Una tastiera brillava, in attesa. Arya, con le mani che le tremavano, scrisse il nome di sua madre e lo vide comparire sullo schermo per un'attimo prima di essere sostituito da una cartina. La visuale fu catapultata attraverso Milano fino ad arrivare alla vecchia casa della ragazza. Meredith stava cucinando con un'espressione triste. Era evidente che, nonostante cercasse di negarlo, sua figlia le mancava tantissimo.
Arya non riuscì a sopportare oltre quella dolorosa vista e spense lo schermo con le lacrime agli occhi.
-Tutto bene?
La ragazza alzò lo sguardo su Marco, annuendo. Con un sospiro si avviò fuori dalla stanza seguendo i ragazzi. Claudine uscì per ultima e, mentre chiudeva la porta, Arya si accorse di un dettaglio che non aveva notato prima. Esitò, poi però la curiosità ebbe la meglio:
-Claudine... grazie per avermi permesso di vedere mia madre per un'ultima volta.
-Non c'è di che. Puoi tornare qui ogni volta che vuoi.
-Volevo chiederti... l'occhio che hai sulla fronte è un tatuaggio, vero? È diverso da quello dei Veggenti della Palude.
La ragazza aveva ragione. L'occhio della francese era molto sottile in confronto ai disegni delle altre tribù ed era di un azzurro molto chiaro. Al posto della pupilla c'era una spirale e fu ciò ad incuriosire di più Arya.
-Questo tatuaggio è il tipico terzo occhio dei Veggenti. La spirale che vedi simboleggia un potere che mi è stato tramandato da mia madre. Una volta all'anno devo tatuare una persona suggeritami dalle visioni e colui che riceve questo dono ha il potere di sapere quando uno fra gli Angeli, Demoni e Veggenti che si trovano sulla Terra è in pericolo. Tuttavia quando sei consapevole del pericolo hai l'obbligo di aiutare chi è coinvolto. È sia una benedizione che una maledizione.
-Anche Fleur ha un tatuaggio?
-No. Io sono l'unica della nostra famiglia. Sono stata l'ultima persona che mia madre ha tatuato prima di morire e ho ereditato questo potere.
Arya era stupita da queste rivelazioni. Non credeva che potesse esistere qualcuno con un potere del genere. Anche Marco e Hiroshi erano affascinati dalla storia. Non avevano mai fatto caso allo strano occhio di Claudine e lei non aveva mai raccontato nulla.
Continuarono il giro in silenzio fino a che, in una delle stanze del primo piano, Arya intravide Reb china su un tavolo con un'espressione indecifrabile. Inizialmente la ragazza pensò di lasciarle il tempo necessario, poi però delle lacrime iniziarono a sgorgare dal volto dell'amica e la giovane non riuscì più a far finta di nulla.
-Voi andate avanti, io torno subito.
Senza aspettare risposta Arya entrò nella stanza chiudendo la porta dietro di sé.
-Reb, stai bene?
-Vattene, Arya.
-Cosa stai guardando?
-Sul serio, vai via.
Arya non riusciva ad accettare il fatto che Reb non volesse essere aiutata e si avvicinò ancora di più allo schermo. Vide una bambina di tre anni correre in un cortile. Accanto a lei c'era una donna che la guardava ridendo e osservandola bene la ragazza notò la somiglianza con Reb.
-È la tua famiglia?
-Lei è mia sorella.
-Ti manca molto, vero? Perché non vai a trovarla?
-Non sa della mia esistenza, i miei genitori non le hanno detto nulla.
Arya abbracciò l'amica e rimasero ferme per un tempo che sembrò eterno fino a quando non decisero che fosse ora di tornare dagli altri. Reb spense lo schermo, non senza aver dato un'ultima occhiata, e seguì Arya verso la porta.
-Ringrazia tuo padre e...
Marco si interruppe vedendo arrivare le ragazze. In mano aveva il libro dalla copertina dorata che Arya aveva visto il primo giorno di scuola.
-Cos'è quello? Ora che so tutto sugli Angeli puoi anche dirmelo.
Il ragazzo si affrettò a porgere l'oggetto a Claudine, lasciando a lei la scelta.
-Questo in realtà è uno schermo come quello che hai visto sui tavoli. È progettato così per permettere a chi va nel mondo degli umani di sapere sempe cosa succede intorno a sè.
Con queste parole la giovane aprì il libro rivelando al posto delle pagine uno schermo nero. Arya capì che Marco aveva usato quell'oggetto per spiarla prima di portarla in quel mondo e si sentì profondamente ferita.
-Credo che ora possiamo continuare il giro.
La ragazza proseguì al fianco di Claudine senza guardare l'amico. Era stanca di venire delusa in continuazione e decise che non gli avrebbe più dato altre possibilità.
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