Capitolo 14

La stanza era immersa nell'oscurità quando una domestica bussò alla porta di Arya svegliandola e consegnandole una scatola con il suo nome scarabocchiato in cima. Dopo aver ringraziato la giovane la ragazza ancora assonnata aprì la scatola trovando all'interno dei vestiti di uno strano materiale e un giubbotto antiproiettile, rigorosamente di colore chiaro. Quando uscì dal bagno vide una figura muoversi nella sua stanza e sobbalzò dalla paura, inciampando nei suoi stessi piedi. Si tranquillizzò solo quando sentì la risata di Reb e vide la mano che la ragazza le tendeva.
-Mi hai spaventata!
Entrambe scoppiarono a ridere sedendosi sul letto.
-Come hai dormito?
Arya ripensò alla notte appena trascorsa, fra un sogno e un'altro interrotti da bruschi risvegli.
-Non molto bene.
-Neanche io.
Solo in quel momento la ragazza si accorse che probabilmente lei non era l'unica a soffrire per quella situazione e si sentì un'egoista per non essersi mai soffermata sui sentimenti degli altri. Mentre l'amica le mostrava come abbottonare il giubbotto Arya le chiese:
-Hai già salutato la tua famiglia?
Lo sguardo della giovane si indurí.
-Io non ho una famiglia.
-Ma come? I tuoi genitori...
-Loro sono in Spagna. Non hanno mai accettato il fatto che io fossi un Angelo, non hanno mai creduto ai miei poteri. Avevano paura e hanno preferito cacciarmi di casa.
Ci fu un lungo attimo di silenzio rotto solo dallo sfregamento degli abiti che Arya stava indossando.
-Dai, sbrigati. Dobbiamo andare.
Con questa frase Reb si chiuse in se stessa e della gentilezza iniziale rimase solo un lontano ricordo.

All'ingresso le attendevano Hiroshi, Marco e Nicholas. Il giapponese aveva un'aria esausta mentre il re era evidentemente preoccupato. Arya osservò gli abiti dei suoi amici e per allentare la tensione pose una domanda che la attanagliava da quella mattina:
-Perché dobbiamo indossare questi vestiti?
Nicholas rispose prontamente, grato a quell'opportunità di distrarsi:
-Il giubbotto, come hai visto, è antiproiettile. La tuta invece è ignifuga. Come già sai i Demoni possono controllare il fuoco, in questo modo saremo al sicuro nel caso di un attacco a sorpresa.
La ragazza annuì, convinta. Non aveva affatto pensato a quell'eventualità e si accorse di quanto fosse impreparata alla guerra. La paura di non farcela iniziò a insinuarsi nella sua mente ma fu subito ricacciata indietro.
-Siete pronti ad andare?
I quattro annuirono e, salutando Nicholas, uscirono.
-State attenti.
Con quest'ultima raccomandazione li guardò uscire in cortile con la speranza di rivederli prima dell'inizio della guerra. Arya, a differenza degli altri, si girò indietro per un'ultima volta e da una finestra scorse il volto serio di Kayla che la salutò con la mano e rimase a guardarli salire a bordo del fuoristrada mimetico e partire verso l'esterno della città.
Quando le case iniziarono a diradarsi di fronte a loro comparve un muro. Arya ricominciò a vedere il sole solo dopo che lo ebbero oltrepassato e il suo spessore lasciava intendere che avesse una funzione difensiva. Ne aveva già notato la presenza durante la sua permanenza in città ma non aveva immaginato che fosse così imponente.
Erano ormai lontani dalla Città Bianca quando a Marco, seduto accanto al conducente, venne in mente di scambiarsi il numero di telefono con Arya. Lo fecero anche gli altri in modo che avrebbero sempre potuto contattarla.
Passarono vari minuti durante i quali l'unico rumore fu il ringhio del motore. Ben presto la ragazza si stancò dell'infinita distesa erbosa inframmezzata da alberi e cespugli e decise di soddisfare la sua curiosità sul mondo dove sarebbe vissuta da quel momento.
-Gli Angeli possono tornare sulla Terra?
Reb distolse lo sguardo da Hiroshi che stava trafficando con un cubo di Rubik.
-Sì, possiamo andarcene quando vogliamo.
-Oltre a ciò gli Angeli possono anche scegliere di crescere i loro figli sulla Terra e non sono obbligati a portarli a conoscenza di questo mondo. Nel caso in cui nasca un bambino Demone o Veggente è obbligatorio andarsene o mandare il piccolo dai propri simili. Altrimenti, se il bambino è umano, i genitori devono andare sulla Terra e visto che gli umani non devono venire a conoscenza del nostro mondo i figli degli Angeli che non appartengono a questa dimensione devono rimanerne all'oscuro.
Marco continuò la spiegazione e, quando finì, Arya pensò che avrebbe preferito non saperlo.
-Ma non è giusto! Perché un figlio deve essere separato dai genitori solo perché non è come loro? Nicholas non potrebbe cambiare questa legge?
-No, lui non ha potere in questo.
-Ma ci sono anche Angeli che nascono da genitori umani, giusto? In quel caso non potete rapirli, sarebbe un reato!
In quel momento intervenne Hiroshi che, avendo finito il cubo, stava ascoltando la conversazione.
-È raro che contattiamo gli Angeli terrestri ma, quando accade, uno di noi viene mandato a portare la famiglia a conoscenza del nostro mondo. La scelta di farne parte viene poi presa dal ragazzo e dai genitori che, tuttavia, non possono venire qui. Ovviamente poi il giovane può contattare la famiglia quando vuole e loro devono mantenere il segreto.
Arya rimase a bocca aperta. Era tutto più complicato di quanto si aspettasse.
-E nessuno si accorge dei poteri degli Angeli? Come fanno a non averne paura quando si manifestano?
-Solitamente i poteri vengono fuori solo quando si è consapevoli di averli.
-Per i Demoni è lo stesso?
-Per quel poco che sappiamo sì, la maggior parte delle cose è uguale.
Il discorso finì lì e i ragazzi tornarono a guardare fuori dai finestrini accorgendosi che c'erano sempre più alberi e, ben presto, si trovarono fra le canne agli inizi della palude. Prima di raggiungere l'acqua verdastra l'autista fermò il fuoristrada, girandosi a guardare gli altri.
-Mi dispiace ma non posso andare oltre. Le leggi dei Veggenti vietano l'ingresso con mezzi che non siano le canoe costruite da loro stessi.
La domanda di Arya fu anticipata da Marco.
-Perché in questo modo possono vedere in anticipo chi si avvicina al villaggio.
-Ma non sono Veggenti? Non dovrebbero vedere il futuro?
-Non sempre le previsioni sono precise.
Il ragazzo che li aveva accompagnati fin lì annuì.
-Io vi aspetto al fiume va bene?
I quattro lo salutarono per poi salire a coppie sulle piccole imbarcazioni. Era ormai tardo pomeriggio e nonostante le temperature non fossero più molto alte Arya stava sudando. Si tolse la giacca, ignorando le proteste degli altri, e rimase con il giubbotto antiproiettile. L'umidità aveva ormai impregnato i loro vestiti nonostante il breve viaggio. Il gracidio delle rane mimetizzate fra la vegetazione li accompagnò mentre navigavano fra gli isolotti. Su ognuno di essi c'era un edificio a forma di tunnel fatto di canne di palude. I Veggenti indaffarati li osservarono curiosi fino a che non arrivarono ad una costruzione più grande delle altre dove li aspettava un uomo con i capelli rossi perfettamente curati e una maglietta che lasciava in vista il fisico scolpito. La pelle era abbronzata e l'occhio verde dipinto sulla fronte era quasi invisibile.
-Salve, Angeli. Io sono Ulrike Schulz, vice capo dei Veggenti della palude.
Identificatevi.
Marco e Hiroshi avevano posato i remi ed erano scesi dalle barche e Mentre Arya e Reb li raggiungevano loro annunciarono motivo della loro visita e, dopo essersi presentati, chiesero di poter parlare con il capo. Ad un cenno di Ulrike i soldati con le lance si spostarono di lato e i quattro lo seguirono all'interno dell'edificio. Si ritrovarono in una stanza in penombra con la luce che filtrava da piccoli spiragli nelle pareti.
-Signor Benharti gli Angeli sono arrivati.
L'anziano distolse lo sguardo dal foglio sul quale stava scrivendo e guardò gli ospiti. Il volto scuro era coperto da una fitta rete di rughe e incorniciato da un sottile filo di barba. La testa pelata rifletteva la luce della lampada sulla scrivania, unica fonte di illuminazione artificiale. Ulrike si ritirò in un angolo buio lasciando i ragazzi da soli sotto lo sguardo penetrante di Ahmed Benharti, il capo dei Veggenti della palude.
-Benvenuti. Sono sicuro che questa non è una visita di cortesia. Sta per accadere qualcosa e voi Angeli avete bisogno del nostro aiuto. È così?
Hiroshi e Marco si guardarono. Il primo era stato istruito dal re su ciò che doveva dire così prese la parola.
-I Demoni ci hanno dichiarato guerra e abbiamo bisogno del maggior numero di uomini possibile. Siamo qui, in nome del re, a chiedervi di schierarvi dalla nostra parte contro i Demoni.
-Tu devi essere la prescelta. Qual'è il tuo nome?
-Arya Johnson.
La ragazza si sentiva a disagio di fronte agli occhi grigi di Ahmed che sembrava leggerle dentro.
-Devo riflettere sulla vostra richiesta ma per decidere ho bisogno di una prova delle tue capacità. Vi propongo un patto. Se Arya Johnson riuscirà a vincere contro uno dei miei uomini allora vi aiuteremo.
Arya non riuscì a rispondere, stupita da quella proposta. Sapeva di non avere nessuna possibilità in uno scontro. Anche Marco e Hiroshi la guardarono preoccupati, consapevoli del fatto che i suoi poteri fossero ancora incontrollabili. Nessuno di loro sapeva se accettare il patto o no, consapevoli di avere poche possibilità di vittoria.
-Va bene, accettiamo.
I tre si girarono sconvolti verso Reb ma non riuscirono a proferire parola in quanto furono interrotti da Ahmed.
-Bene. Vi farò accompagnare nella zona degli ospiti. Sarete affamati, farò in modo che abbiate qualcosa da mangiare. Preparatevi al meglio.
I ragazzi annuirono e, dopo aver ringraziato il capo dei Veggenti, uscirono.

-Cosa ti è saltato in mente? Lo sai che non possiamo farcela!
Quando furono lontani dalle orecchie dei Veggenti Marco si voltò verso Reb con un'espressione truce.
-Mi fido di Arya, sono sicura che riuscirà a controllare i suoi poteri.
La ragazza si girò verso l'amica con un sorriso per poi avviarsi verso le barche dove li attendeva una Veggente che, dopo che gli Angeli si furono accomodati, li guidò verso un edificio all'apparenza identico agli altri.
-Torno fra poco.
La giovane li salutò con un cenno senza scendere dalla barca e si allontanò verso uno degli isolotti vicini. All'interno della casa una decina di letti erano disposti in due file e al centro c'era un lungo tavolo. I quattro poggiarono gli zaini su altrettanti letti e si sedettero, in attesa. Dopo poco più di un minuto la Veggente tornò con in mano quattro vassoi e solo in quel momento i ragazzi si accorsero di quanto fossero affamati.
-Arya, riusciresti ad illuminare la stanza?
Marco aveva intenzione di farla esercitare il più possibile prima della prova del giorno dopo e Arya sapeva che aveva ragione. Si concentrò cercando di riunire le particelle luminose provenienti dalle fessure fra le canne dei muri e riuscì a formare un globo di luce al centro del tavolo. I suoi amici la guardarono, felici dei suoi progressi, e iniziarono a mangiare la carne morbida e le verdure dolci in silenzio, riflettendo.

-Prova a colpirmi.
Da molte ore Marco stava tentando di insegnare ad Arya come duellare pur senza ottenere i progressi sperati. La ragazza lanciava raggi di luce facilmente schivabili e le veniva ancora difficile colpire il bersaglio da più angolazioni contemporaneamente. Reb e Hiroshi si erano dileguati dopo il pranzo, lasciando i due da soli ad allenarsi. Ad un tratto, durante una pausa per riprendere fiato, Arya riflettè su come i suoi amici usavano i loro poteri con naturalezza. Si rese conto che per Marco manipolare l'acqua era come muovere una parte di sè stesso, come un braccio o una gamba, e capì che anche per lei doveva essere lo stesso, se voleva essere al loro livello.
-Riproviamo.
Arya si concentrò sulla luce intorno a sè, su come le particelle si muovevano e roteavano intorno a lei, e formò un raggio in direzione di Marco. Lui creò un muro d'acqua per difendersi ma la ragazza immaginò il suo attacco come un tentacolo fluido e riuscì a farlo girare intorno alla barriera per poi scontrarsi contro l'amico.
-Ce l'hai fatta! Bravissima. Ora non ci resta che potenziare i tuoi attacchi.
Il raggio luminoso era stato troppo debole per provocare dolore al ragazzo che aveva sentito solo un forte calore nel punto in cui era stato colpito.
Il resto del pomeriggio i due lo passarono allenandosi, con Arya che cercava di condensare più luce possibile nei suoi attacchi e Marco che schivava e contrattaccava, mostrandole come difendersi. Al tramonto, stanchi e pieni di fango, si lavarono e crollarono sui propri letti subito dopo la cena.

Un sottile raggio di luce illuminò l'oscurità della notte. I poteri di Arya erano più deboli che di giorno in quanto doveva fare affidamento sulla luce della luna. Nonostante ciò la ragazza passò buona parte della nottata ad allenarsi, con la consapevolezza che doveva diventare più forte se voleva avere qualche possibilità in un combattimento. Nonostante la stanchezza non era riuscita a dormire per più di qualche ora a causa delle preoccupazioni che attanagliavano la sua mente.
Era da poco passata la mezzanotte quando la giovane decise di tornare nel dormitorio, esausta. Poco prima che varcasse la soglia dell'edificio si accorse delle voci provenienti dalle ombre alla sua destra. Si nascose dietro l'angolo, in ascolto.
-Devi stare attento. Hanno detto che...
-So cosa hanno detto. Non preoccuparti per me.
-Akahito...
-Ascoltami, la decisione di Ahmed dipende dalla prova di domani. La ragazza deve dimostrare il suo valore, anche se dovesse perdere dovrà combattere con tutta se stessa. Ora è tardi. Vai, prima che si accorgano della tua assenza.
Arya riuscì a tornare nel suo letto un attimo prima che Hiroshi entrasse nel dormitorio e si addormentò con pensieri contrastanti su ciò che aveva sentito.

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