Capitolo 11

-Arya, sbrigati!
Reb batteva un piede a terra in un tic di impazienza, in attesa nel cortile del palazzo. Arya corse fuori dal portone, riuscendo a mantenere l'equilibrio quando inciampò su un sasso.
I suoi amici avevano deciso di farle conoscere la città poco dopo l'allenamento, dandole il tempo di farsi una doccia veloce prima di uscire. Con sua estrema sorpresa era riuscita a seguire le indicazioni senza perdersi, raggiungendo gli altri e avviandosi verso una meta sconosciuta.
Le ville e le piccole palazzine erano così chiare da disorientarla, facendole sembrare le strade tutte identiche. Schivando le persone Reb e Marco le descrivevano la città e Hiroshi camminava a pochi passi da loro con lo sguardo rivolto verso il telefono.
-In questa strada ci sono i negozi più lussuosi.
Nelle vetrine, luminose e colorate, erano esposti perlopiù vestiti e gioielli. Ce n'erano di ogni stile e gusto estetico e per la maggior parte erano semivuoti. Arya pensò ai quartieri ricchi di Milano, dove i pochi che potevano permettersi di spendere tanti soldi ostentavano la loro ricchezza in negozi di lusso.
-Arya, seguimi.
Reb interruppe le sue riflessioni, dirigendosi verso un negozio di vestiti all'angolo della strada. In vetrina erano esposti completi che andavano dall'azzurro al rosa confetto con gonne di tulle e veli luccicanti.
Il suo tono non ammetteva repliche e alla giovane non rimase altro da fare che obbedire.
-Io devo parlare con una persona, intanto puoi provarti qualcosa.
Arya non era mai stata un'amante dello shopping ma quei vestiti la attiravano irresistibilmente. Non era mai stata in un negozio del genere, abituata a non potersi permettere niente di più di ciò che c'era al mercato. Le tinte chiare, le stoffe brillanti e gli strass richiamavano il suo sguardo da ogni lato del negozio. Osservò alcuni abiti azzurri di tulle, poi provò a misurare qualche capo rosa ma le gonne erano sempre della lunghezza sbagliata e la quantità di brillantini presente su di essi non le piaceva affatto. Ad un tratto i suoi occhi si posarono su un vestito verde smeraldo appeso in un angolo. Era di seta, senza maniche e con la gonna che le arrivava alle caviglie. Provandoselo notò che le andava perfettamente, proprio come una seconda pelle. Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.
-È stupendo!
Reb si avvicinò, osservando l'abito da varie angolazioni.
-Perché non lo compri? Sembra fatto apposta per te.
Arya si guardò allo specchio per l'ultima volta.
-Non ho soldi in questo momento. E... che moneta si usa qui?
L'amica sorrise con l'aria di chi sapeva più di quanto dicesse.
-Qualsiasi. Ognuno utilizza il denaro del proprio paese. Per esempio noi abbiamo l'Euro mentre Hiroshi paga con lo Yen.
La ragazza annuì, con altre domande che prendevano forma nella sua mente.
-Ma parlate tutti l'italiano?
Reb scoppiò a ridere.
-Certo che no! Ognuno parla la propria lingua, ma non so come riusciamo a capirci. Probabilmente è un dono che abbiamo, anche se funziona solo qui.
Improvvisamente si ricordò dei loro amici rimasti fuori dal negozio.
-Dobbiamo andare. I ragazzi ci stanno aspettando.
Arya si tolse il vestito godendosi la fresca carezza della seta. Se nel suo mondo stavano iniziando le giornate fredde nella Città Bianca il caldo era quasi soffocante. Si avviò in direzione dell'uscita e non vide Reb che, alle sue spalle, fece un cenno verso il vestito. Esso fu portato via immediatamente da una donna che salutò la ragazza mentre usciva.

Trovarono Marco e Hiroshi davanti alla gelateria qualche isolato più avanti, in attesa. Assaporando il proprio gelato al limone il giapponese pagò quelli degli altri. Arya lo scelse alla ciliegia, il suo gusto preferito. Gli altri due, invece, preferirono il cioccolato.
Mangiarono seduti davanti alla gelateria, senza accorgersi che, lentamente, stava calando il buio. Avevano visitato solo una piccola parte della città, quella più ricca e vicina al centro, e la ragazza si chiese come facessero gli Angeli a spostarsi da una parte all'altra di quell'enorme metropoli. Le sue domande ebbero una risposta quando, durante il ritorno al palazzo, Marco le indicò delle scale che portavano verso il basso, seminascoste fra due edifici.
-Ci sono varie fermate della metro sotto la Città Bianca.
-Metro? Sul serio?
Reb iniziò a ridere.
-Certo. Non abbiamo le macchine volanti...
Prima che se ne rendessero conto erano arrivati a destinazione, di fronte al cancello del palazzo illuminato dai lampioni. Dopo aver salutato i suoi amici e superato le guardie Arya si avviò verso il portone, sperando di trovare la strada verso la sua stanza e godersi un meritato riposo.

-Concentrati. Guarda l'acqua che arriva, preparati e respingila.
Marco era un'insegnante fin troppo paziente.
Quel giorno nella palestra c'erano solo loro due. Arya era riuscita a creare una piccola sfera di luce e ora il ragazzo cercava di insegnarle come attaccare e difendersi. Nonostante le temperature estive la ragazza tremava di freddo. Era bagnata dalla testa ai piedi e ancora non riusciva a bloccare gli attacchi di Marco.
Fece un respiro profondo e, liberando la mente dai pensieri, si concentrò sulle particelle luminose che galleggiavano sui suoi palmi. Distese le braccia in avanti, preparandosi all'impatto, ma con sua sorpresa neanche una goccia toccò la sua pelle già fradicia. Aveva creato uno scudo di luce stranamente solido che si estendeva di fronte a lei. Quando si avvicinò, cercando di toccarlo, esso si dissolse.
Ci provò ancora e ancora e ogni volta le veniva più facile creare una barriera sempre più solida e resistente. Era ormai tardi quando Arya riuscì a mantenere la concentrazione abbastanza a lungo da avvicinarsi e sfiorare lo scudo con le dita. Era abbastanza flessibile da non rompersi all'impatto e caldo come una lampadina accesa.
Sia lei che Marco erano stanchi dopo aver usato tante energie e decisero di continuare il giorno dopo. Il ragazzo allungò una mano verso l'amica, asciugandole i vestiti in una sfera che lanciò nella piscina. Dopo aver fatto lo stesso con sé accompagnò Arya nella sua stanza, nonostante le proteste di lei, per poi andare via.
Salutando l'amico Arya si diresse verso il bagno per fare una doccia calda. Non appena entrò si ricordò del vaso che aveva fatto cadere durante il suo primo giorno. Guardandosi intorno poté constatare che era sparito, forse per merito del personale del castello. Il pensiero di qualcuno che puliva la sua stanza la mise in imbarazzo. Ormai era abituata a fare tutto da sola. Quando l'acqua iniziò a scorrere sul suo corpo tutte le preoccupazioni scomparvero. Il getto caldo era come una carezza sulla sua pelle e la ragazza si rilassò completamente. Uscì solo dopo mezz'ora ed entrando nella camera notò che sul letto c'erano due scatole bianche. Su ognuna di esse c'era un biglietto.
-Tanti auguri, Arya! Accetta questo regalo da parte nostra. (Nicholas, Kayla, Hiroshi, Reb e Marco.)
Sul retro dei fogli c'era un post scriptum che le chiedeva di essere pronta in un ora.
Con curiosità la ragazza aprì le scatole e rimase a bocca aperta. Nella prima c'erano delle scarpe color verde smeraldo con un tacco non troppo alto mentre nella seconda c'era un vestito ripiegato con cura. Prendendolo in mano si accorse con commozione che era lo stesso che aveva misurato al negozio il giorno prima. Si era dimenticata del proprio compleanno e non si aspettava di ricevere dei regali dai suoi nuovi amici.

Quando si fu vestita si mise davanti allo specchio, acconciandosi i capelli in uno chignon. L'abito le stava d'incanto e, traballando leggermente sui tacchi, si diresse verso il comodino che, come l'armadio, era stato riempito dei suoi vecchi oggetti. Da una scatola prese una collana con la catenina d'oro e un piccolo ciondolo a forma di cuore. L'aveva ricevuto in regalo da sua madre qualche anno prima e l'aveva conservato con cura fino a quel momento. Non appena ebbe indossato il gioiello qualcuno bussò alla porta. Marco entrò nella stanza vestito in modo elegante e rimase a bocca aperta per un attimo prima di parlare
-Sei pronta? Nicholas ha organizzato una festa per il tuo compleanno. Da tempo voleva invitare i nobili della città ma non ne trovava mai l'occasione. Bisogna presentarti ufficialmente alla città e...
Il ragazzo tacque, in imbarazzo. Arya sorrise. Non si aspettava nulla del genere e quella sorpresa la mise di buonumore. Dopo aver lasciato la sua stanza di diressero verso la sala da ballo dalla quale proveniva un chiacchiericcio allegro. Si avvicinarono al portone dove due guardie impassibili li lasciarono passare. All'interno la stanza era davvero impressionante. Dall'alto soffitto pendeva un lampadario di cristallo e davanti a loro una marea di persone conversavano tranquillamente, senza curarsi minimamente di loro. Mentre Marco la guidava verso i loro amici lo sguardo di Arya passava dai volti degli sconosciuti ai tavoli ricchi di cibi e bevande. In un angolo della sala videro Hiroshi appoggiato distrattamente al muro, con un vestito molto simile a quello di Marco. Reb era in piedi di fronte lui e sorseggiava una bevanda. Il lungo abito color pesca stonava leggermente con i capelli blu, avvolgendola elegantemente nella gonna stretta.
-Era ora! Siete in ritardo, la festa è già iniziata.
La ragazza li accolse con le sue solite battute pungenti. Il giapponese, invece, alzò lo sguardo solo per fare un cenno ai due. Entrambi ammirarono il vestito di Arya e dopo averle fatto gli auguri di compleanno iniziarono a chiacchierare del più e del meno. Qualche minuto più tardi Nicholas e Kayla si avvicinarono a loro. Il re aveva una fascia d'oro sul braccio mentre la principessa indossava una delicata coroncina d'argento. Il suo abito di tulle azzurro le arrivava al ginocchio lasciando scoperte le ballerine dello stesso colore.
-Scusate, siamo stati molto impegnati con gli altri ospiti. Aspettavano da tempo una festa per la tua presentazione, Arya, e non vedono l'ora di conoscerti.
La ragazza annuì, pensando al fatto che probabilmente il suo compleanno era stato solo un pretesto per mostrarla ai nobili della Città Bianca.
-Questo vestito ti sta d'incanto.
Kayla sorrise per poi allontanarsi.
Qualche attimo dopo Nicholas fece cenno ad Arya di andare con lui e insieme seguirono la bambina. Attraversando la folla le furono presentate molte persone delle quali fece fatica a ricordarsi il nome. Conobbe nobili della città e Veggenti con inconfondibili capelli rossi. Quest'ultimi avevano degli occhi di vari colori disegnati sulla fronte. Le fu spiegato che ogni colore rappresentava una tribù ma Arya non ebbe il tempo di memorizzare altro. Solo quando arrivarono ai piedi del palco la ragazza capì le intenzioni di Nicholas. Si girò verso i suoi amici in cerca di conforto ma non riuscì a scorgerli fra la gente. Il sovrano la guidò verso il microfono. Nella sala calò il silenzio e tutti i presenti si girarono a guardarli.
Il re iniziò il discorso, parlando tranquillamente come se lo avesse fatto milioni di volte. Presentò la ragazza agli ospiti e narrò loro la leggenda sui gemelli dagli occhi verdi che avevano il potere di unificare il loro mondo o distruggerlo per sempre. Tutti conoscevano quella storia ma a nessuno dispiaceva ascoltarla nuovamente. Quando finì disse che i demoni non li avrebbero sconfitti e che avrebbe fatto di tutto per rendere felice il suo popolo e rappacificare i regni. Poi, fra gli applausi, passò il microfono ad Arya che quasi lo fece cadere dalle mani sudate. Non sapeva cosa dire e quella folla in attesa la metteva a disagio. Si chiese come facesse Nicholas ad essere così calmo. Dopo qualche secondo di silenzio si accorse dei cenni di Kayla. La principessa cercava di suggerirle le parole del discorso. Arya iniziò a ripetere le parole dell'amica cercando di sembrare il più naturale possibile e si accorse che stava iniziando a tranquillizzarsi. Infondo parlare in pubblico non era così difficile. Quando finalmente finì il discorso sorrise e diede nuovamente il microfono al re. Fra gli applausi e le grida del pubblico i ragazzi scesero dal palco, lasciando il posto ai musicisti che ricominciarono a suonare.
Fra la gente Nicholas intravide i loro amici e, avvicinandosi, Arya abbracciò Kayla.
-Mi hai salvato la vita! Ero davvero nel panico...
Hiroshi, Reb e Marco iniziarono a ridere e anche la principessa sorrise. Il re, invece, si era già allontanato per conversare con gli altri ospiti.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top