Capitolo 1
La sveglia suonò, annunciando ufficialmente la fine delle vacanze. Arya spalancò gli occhi, con i rimasugli di un sogno che svanivano nella sua mente. Doveva ancora abituarsi a quel suono fastidioso che, a partire da quel giorno, avrebbe allietato le sue mattine. Allungò una mano e spense il cellulare. L'unica cosa che voleva in quel momento era dormire.
-Alzati, è tardi!
Sua madre aprì di colpo la porta della camera.
-Non sei ancora in piedi? Sbrigati, devi andare a scuola!
"Quasi quasi preferisco la sveglia." La ragazza iniziò ad alzarsi lentamente, convincendo Meredith ad uscire.
Arya si afflosciò nuovamente sul cuscino, sapendo che sua madre esagerava sempre.
Si era quasi addormentata quando sentì un invitante odore di toast provenire dalla cucina. Guardò l'orologio del telefono: erano le sette e cinque, un orario ragionevole per alzarsi. Allungò i piedi fuori dal letto, si preparò mentalmente a iniziare una nuova giornata e si mise in piedi completamente. Fece qualche passo, inciampando nel tappeto per poi cadere all'indietro sul letto. Il suo unico pensiero fu: "Sapevo di non dovermi alzare". Era ormai abituata alla propria goffaggine.
Uscì dalla sua stanza e si avviò verso la cucina, sedendosi di fronte a una tazza di caffè fumante. Mentre addentava un toast sua madre si accomodò al suo fianco, sorridendo.
-Pronta per un nuovo anno scolastico?
In risposta Arya sbadigliò.
Non capiva come potesse essere così piena di energia ogni mattina.
Andando in bagno si guardò allo specchio. Sembrava uno zombie. Si preparò lentamente, indossando dei normalissimi jeans neri e una maglia bianca. Odiava attirare l'attenzione, soprattutto il primo giorno di scuola.
"Chissà se quest'anno riuscirò a farmi degli amici." Pensò, guardando con nostalgia le foto appese al muro. Molte di esse rappresentavano la sua unica migliore amica, Chloe. Era una ragazzina francese molto timida, che solo in terza media aveva imparato a difendersi dai bulli. Arya era stata una specie di guardia del corpo per lei, ed era l'unica amica che aveva. Alla fine della scuola si erano promesse di tenersi in contatto, ma lei sapeva che l'amicizia con Chloe non sarebbe durata a lungo. Dopo un paio di telefonate non si erano più riviste e da allora non aveva più avuto veri amici.
-Arya, vieni che è tardi!
La voce di sua madre la riscosse dai suoi pensieri. Arya prese lo zaino semivuoto e scese le scale lentamente, uscendo dal palazzo. Per fortuna la scuola era vicina e le bastò attraversare la strada per arrivarci. Individuò subito i suoi compagni di classe appoggiati al muro. Alcuni avevano in mano una sigaretta, altri chiacchieravano. Erano diventati un po' più alti durante l'estate ma quella era l'unica differenza.
La ragazza si avvicinò mormorando un saluto. Qualcuno si girò, poi tutti tornarono a ignorarla. Arya sospirò. Sapeva che non sarebbe cambiato niente.
Si sedette sulle scale guardandosi intorno. Vide ragazzi che parlavano e ridevano, altri che copiavano i compiti delle vacanze o fumavano.
Nell'aria aleggiavano la tristezza per la fine delle vacanze, la felicità di ritrovare i vecchi amici, l'emozione e la paura dei bambini del primo anno. Arya sentiva di non appartenere a quel posto: non aveva mai legato con nessuno e solitamente era ignorata da tutti. Da quando sua sorella non c'era più le cose erano andate sempre peggio. Aveva visto alcune sue foto: erano gemelle, cambiava solo il colore dei capelli. Quelli di Kira erano neri come la pece, Arya invece li aveva biondi. Ma gli occhi verde smeraldo erano identici in entrambe.
Era così immersa nei propri pensieri da non notare che Alice le si era avvicinata. Era l'unica persona che, di tanto in tanto, le parlava. Si mise in piedi di fronte alla ragazza sola, sorridendo.
-Arya, da quanto tempo!
-Già.
-Come sono andate le vacanze?
Arya ripensò alla sua estate. Era stata in casa per tre mesi, leggendo libri e guardando film. Sua madre non poteva permettersi di portarla in vacanza.
-Il solito. A te?
-Benissimo! Sono stata una settimana a Londra, poi tre giorni a Parigi e un mese a Praga. Sai, mio padre è stato lì per lavoro.
-Ah, bene.
-Ora devo andare, ci vediamo dopo.
Alice tornò dai suoi amici. Non voleva farsi vedere per troppo tempo con Arya. Gli altri avrebbero potuto pensare che fosse come lei.
La campanella suonò, animando gli studenti che si affrettarono a entrare in classe. I professori non tolleravano i ritardi, soprattutto il primo giorno. In pochi secondi il cortile si svuotò.
Arya si sedette al solito posto al centro dell'aula. Accanto a lei c'era un banco vuoto: nessuno voleva sedersi vicino alla 'ragazza strana'. Il professore aveva appena iniziato a fare l'appello quando qualcuno bussò alla porta.
-Avanti.
Nella classe entrò un ragazzo. Aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, la pelle pallida e un'espressione imbarazzata.
-Scusate per il ritardo, non sapevo dove fosse la classe.
Dopo avergli chiesto il suo nome il professore annuì, riprendendo da dove era stato interrotto. Evitò la ramanzina solo perché non voleva farlo sentire a disagio nel suo primo giorno in quella scuola. Sorprendentemente il nuovo arrivato si sedette accanto ad Arya che, successivamente, si accorse che quello era l'unico banco rimasto vuoto. Al suo passaggio le ragazze ridacchiavano.
-Come è carino!
-Chissà se è fidanzato?
-Poverino, è costretto a sedersi vicino a lei.
Lui le ignorò.
-Silenzio, iniziamo la lezione.
Il professore iniziò il ripasso con voce seccata, non badando al fatto che nessuno lo stesse ascoltando.
Arya pensò che due ore di matematica il primo giorno di scuola fossero illegali. Aveva appena preso il diario quando il ragazzo le parlò.
-Ciao, sono Marco.
Lei si girò sorpresa verso il suo nuovo compagno di banco. Non si aspettava che le avrebbe rivolto la parola. "Beh, lui è nuovo. Non sa ancora come vanno le cose qui." Si prese un secondo prima di rispondere:
-Arya.
-Bel nome. Sei... inglese?
Arya annuì.
-Non parli molto.
Lei sorrise e, notando che non aveva altro da dire, Marco prese un foglio e la matita senza prestare attenzione alla lezione. Mentre lui disegnava la ragazza chiese:
-Ti piace leggere?
Si pentì subito della domanda. In molti l'avevano presa in giro proprio per la sua passione per la lettura.
-Come l'hai capito?
La ragazza indicò un libriccino che gli era scivolato fuori dallo zaino. Era piccolo e la copertina dorata sembrava brillare leggermente. Arya non aveva mai visto niente di simile. Cercò di toccarlo, ma il nuovo arrivato si affrettò a nasconderlo per poi riprendere il disegno come se non fosse successo nulla.
Stava quasi finendo la seconda ora quando Marco posò la matita e Arya sbirciò sul foglio. Vide il ritratto di una ragazza, perfetto in ogni dettaglio. Non era colorato, ma le sembrò che potesse uscire da quella piccola superficie da un momento all'altro.
-Ma... è stupendo.
-Grazie.
Il ragazzo annuì. Era come se fosse ormai abituato ai complimenti.
Quando finalmente suonò la campanella della ricreazione quasi tutti si alzarono. Solamente Arya e Marco rimasero seduti ai loro posti.
Lei perché non aveva nessuno con cui stare, lui perché non conosceva ancora i suoi nuovi compagni di classe. Ma ben presto le ragazze iniziarono ad avvicinarsi.
-Ciao, io sono Laura.
Arya non riusciva a crederci. Marco era appena arrivato e loro già lo assalivano, riempendolo di complimenti e richieste.
-Ti va di uscire con me qualche volta?
-Potremmo vederci ogni tanto!
-Domenica prossima c'è una festa a casa mia, vieni?
Il gruppo di Laura gli stava addosso e il nuovo arrivato fu salvato solo dalla campanella che annunciava l'inizio della lezione successiva.
-Quelle ragazze sono dei mostri! Mi chiedo come possano parlare per dieci minuti senza riprendere fiato!
Arya rise. Era la prima volta che rideva così tanto da anni. Si era quasi dimenticata cosa si provasse a essere davvero felici, staccandosi dai propri pensieri per un attimo.
Le ultime tre ore di lezione passarono in fretta. La ragazza aveva finalmente trovato un amico.
Forse.
Non era sicura di niente ormai.
Alla fine della giornata quasi le dispiaceva andare via. Avrebbe rivisto Marco il giorno dopo e sperava che la loro amicizia durasse almeno per tutto l'anno.
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