SPRING 4 - The winner takes it all
"Bene, signori...", esordì Raven con un sorriso soddisfatto, dopo aver abbracciato il salone con uno sguardo che si era posato infine sui suoi compagni, "che il divertimento abbia inizio!".
Tese loro i due bicchieri di Gin Tonic che stringeva in una mano e tenne per sé il terzo, che sollevò in un accenno di brindisi prima di portarselo alle labbra. Dimezzò il cocktail con il primo sorso, poi tornò a rivolgersi agli altri.
"Buona caccia, ragazzi!", esclamò, e fece per andarsene.
"Buona caccia?", scandì Phoenix con pesante ironia.
Quella battuta costrinse Raven a fermarsi e a tornare sui suoi passi, con un'espressione interrogativa disegnata sul viso.
"E Swan è d'accordo?", continuò l'altro con fare allusivo.
Gli occhi di Raven divennero di ghiaccio e il suo sorriso si piegò in una smorfia.
"Sono affari miei", sputò fuori con malcelato fastidio.
Girò i tacchi e, senza aggiungere altro, si diresse verso il centro della sala, dove i ragazzi si agitavano al ritmo del dee-jay che riscaldava la festa.
Eagle lo seguì con lo sguardo, senza mollare la cannuccia che serrava come se fosse necessaria per impedirgli di dire qualcosa di spiacevole. Phoenix, invece, scrutava lui.
"Senti, amico...", cominciò dopo qualche istante, "non occorre che tu mi faccia da baby-sitter per tutta la serata, me la so cavare. Perché non ti butti nella mischia e ti vai a divertire? Io andrò a farmi un giro di shot".
Eagle spostò su di lui i suoi occhi dorati e perplessi.
"Divertire?", ribatté.
Phoenix sorrise e, sollevando il mento, indicò la ragazza bionda che si agitava accanto a Swan e che, di tanto in tanto, lanciava occhiate e sorrisi nella loro direzione.
"Sembra che la padrona di casa ti abbia messo gli occhi addosso. Io ne approfitterei".
L'altro ragazzo sbuffò lievemente e iniziò ad agitarsi.
"Uhm... è una faccenda complicata".
"Complicata? Che c'è di complicato? Tu sospiri per Swan e la ragazzina invece si scioglie per quello stronzetto dai capelli neri, quindi o ti decidi a far qualcosa, o è meglio buttarsi su altro".
Eagle quasi si soffocò con il drink mentre sgranava gli occhi, puntandoli su Phoenix. Come riusciva a essere tranquillo, mentre parlava in maniera tanto schietta?
"Tu sei sempre così diretto, Phoenix?".
Quello arricciò le labbra mentre rifletteva su quel commento.
"Perché non dovrei? Girare attorno alle cose come fai tu, Eaglet, è una colossale perdita di tempo".
Eagle aggrottò le sopracciglia, come se aspettasse il resto del discorso e ne fosse incuriosito.
"Raven ha dalla sua un paio di anni più di te, e si vede che sa dove mettere le mani, ma... basta, fine. Quello il cuore ce l'ha impacchettato nel taschino dei jeans, assieme ai preservativi. Se la ragazza ti piace, allora vattela a prendere, non lasciare tutto il banchetto ai corvi".
Picchiò un paio di volte il pugno sul palmo aperto della mano, poi diede un colpo misurato sulla spalla di Eagle, che lo fissava incredulo e insieme totalmente assorbito dalle sue parole.
"The winner takes it all...", gli canticchiò con un'ultima occhiata allusiva. "Ci vediamo dopo".
Eagle non replicò. Il suo sguardo si era posato su Swan e non riusciva a staccarlo da lei, dal sorriso che aveva mentre ballava e scherzava con le sue amiche, totalmente ignara di quegli occhi dorati che di notte non riuscivano più a dormire. Ignara, sì. Com'era sempre stata, ed era colpa sua.
The winner takes it all.
Phoenix era stato così preciso da essere indiscutibile. E aveva ragione.
Porca miseria, sì, ha ragione lui. Ha tagliato carne e ossa, ma ha indubbiamente ragione lui.
⸩ↂ⸨
Swan cominciava a sentire la testa leggera, a sentirsi tutta leggera. A tratti aveva l'impressione di non avere più un corpo da controllare. Ondeggiava al ritmo della musica e non riusciva a pensare a niente. Forse aveva davvero esagerato, come le aveva fatto notare Caroline, strappandole dalle mani l'ultimo cocktail non ancora finito. Non era il tipo da bere senza freni, di solito un drink, massimo due erano i suoi standard. Quella sera, però, si sentiva nervosa e non sapeva bene perché. Forse perché non vedeva Raven da nessuna parte, ma no, non poteva essere quello il motivo. Non se lo sarebbe concesso e non avrebbe concesso a lui di rovinarle la serata solo perché erano sullo stesso pianeta, nella stessa città e alla stessa festa.
Sbatté le palpebre e cercò di fare un respiro profondo. Forse un bel bicchiere d'acqua fresca le avrebbe fatto bene.
"Faccio un salto in cucina", bisbigliò all'orecchio di Diane, che annuì a ritmo di musica e continuò a ballare a occhi chiusi.
Per fortuna conosceva la casa sufficientemente bene, altrimenti avrebbe fatto una fatica enorme a raggiungere la sua meta con la testa che le girava.
La cucina era immensa, lucida e deserta. Una finestra era stata lasciata aperta e Swan ne approfittò per mettere il naso fuori. L'aria fresca le trasmise un piacevole sollievo e le schiarì le idee. Confortata, si girò verso il grande frigorifero a due ante. Peccato che, al suo interno, Diane avesse stipato solo un paio di immense torte e un numero imprecisato di alcolici. L'unica apparente salvezza proveniva dal ripiano centrale, dov'era ammonticchiata una dozzina di birre fredde. Non era l'ideale, ma lei aveva un disperato bisogno di ingurgitare qualcosa di fresco e dissetante che non sapesse di vodka, gin e zucchero.
Stappò una birra con l'apribottiglie attaccato alla parete metallica dell'elettrodomestico, lo abbandonò assieme al tappo sul tavolo centrale e si avviò verso il salone con passo incerto. La testa le girava ancora. Si adagiò contro lo stipite della porta, sollevando appena la bottiglia per non rovesciarne il contenuto, e chiuse gli occhi un istante in attesa che la vertigine passasse.
"Ah-ah... questa la prendo io".
Swan non fece in tempo a sollevare le palpebre. La mano di Raven si sigillò sulla sua che stringeva forte la birra e, quando riuscì a metterlo a fuoco, lui si era chinato verso il bordo della bottiglia, le aveva inclinato il braccio e stava bevendo, con le labbra a dieci centimetri dal suo viso. Seguì quel gesto con uno sguardo trasognato, come se si fosse trattato di qualcosa di incredibile. Era colpa dell'alcol? O era semplicemente lo strano effetto che le faceva Raven, al quale lei non riusciva a sottrarsi nonostante i suoi sforzi? E come faceva poi a scovarla sempre, dovunque si trovasse, quando lei sembrava riuscire solamente a perderlo di vista?
Mentre cercava di rispondere a quelle domande, lui si era staccato dalla bottiglia, senza smettere di stringerle la mano attorno al vetro che ormai si era fatto rovente, e si stava pericolosamente spostando verso la sua bocca.
Swan pensò che avrebbe dovuto agitarsi o almeno allarmarsi di fronte alle chiare intenzioni di lui, ma una volta ancora la curiosità e il desiderio furono più forti del dubbio e della paura. Lasciò che le labbra di Raven si poggiassero sulle sue e gustò il sapore amaro della birra sulla sua lingua.
Esattamente com'era già accaduto in precedenza, quel contatto, lento in un primo momento, diventò rapidamente affannoso e profondo. Quella volta, però, non erano solo le labbra di Raven a starle appiccicate addosso. Gradualmente lui sembrò scivolare lungo il suo corpo, con un movimento così fluido che Swan lo percepì come assolutamente naturale. Il petto aderì ai suoi seni, il bacino premette contro la sua pancia, separati solo dalla stoffa dei vestiti, che sembrava improvvisamente sottilissima, indistinguibile dalla pelle. E quella volta fu Swan a infilare le dita tra i suoi capelli, stringendolo a sé quanto più le era possibile, mentre si abbandonava a quel bacio che stava diventando sempre più selvaggio, come se entrambi avessero voglia di divorarsi.
Raven si staccò da lei con lo stesso gesto che ormai aveva per Swan qualcosa di familiare, succhiandole il labbro inferiore fino alla fine e lasciandole nell'orecchio un lievissimo schiocco. Poi rimasero a guardarsi per qualche istante, con il respiro accelerato e la bocca che bruciava.
"Adesso che farai?", mormorò Swan quasi a fatica, con la voce che le usciva appena per l'ansia generata da quel silenzio. "Mi dirai ancora una volta che siamo pari, ti girerai e te ne andrai?".
Raven sorrise, di quel sorriso dolce che era così raro in lui e che lei amava. I suoi occhi erano fissi sulle labbra di Swan mentre gliele carezzava con il pollice.
"Magari stavolta no", bisbigliò in risposta.
"No cosa?", osò proseguire lei, mentre il cuore cominciava a batterle all'impazzata al pensiero di tutto il coraggio che le occorreva per formulare quella domanda e per incassare una risposta che avrebbe potuto essere diversa da quella che sperava. "Non siamo pari o non te ne andrai?".
Lui si prese il tempo per farle scivolare le dita dalla bocca alla gola, disegnando lentamente il suo profilo.
"Non me ne andrò", rispose.
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SOUNDTRACK:
Ovviamente in questo capitolo canticchiamo insieme a Phoenix e facciamo un tributo agli ABBA con The winner takes it all ❤️
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