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Sam si era svegliato presto, era il suo primo giorno di scuola e non poteva arrivare in ritardo. Aveva fatto colazione e si era vestito. Nell’ultima settimana era andato a fare shopping, ora aveva l'armadio pieno di vestiti adatti al clima californiano. Quella mattina aveva scelto un paio di jeans e una camicia a mezze maniche bianca. Prese le chiavi della macchina e si avviò verso scuola.

Arrivato lì, parcheggiò la macchina e si diresse verso la segreteria, dove avrebbe ricevuto l'orario delle sue lezioni. La donna che lo accolse fu molto gentile, gli spiegò bene come funzionava tutto, dalle lezioni alle attività extra scolastiche. Aveva persino incaricato una studentessa per fargli da guida quel primo giorno.

-Ciao.- le sorrise la ragazza allungando la mano verso di lui - io sono Anne Ryan.-
-Ciao, io sono Sam Hawkins- sorrise a sua volta stringendo la mano della ragazza.
-Vedrai che ti piacerà questa scuola. Offre tante opportunità, dallo sport alle arti. Nella tua vecchia scuola cosa facevi?- continuò la ragazza camminando verso l'aula dove avrebbe avuto la sua prima lezione.
-Facevo nuoto. C'è qualche possibilità di risucire a entrare nella squadra?-
-Assolutamente si! Anche io sono nella squadra e un membro si è ritirato giusto prima delle vacanze.- rispose felicissima Anne. Avrebbero potuto continuare a partecipare alle gare con il nuovo ragazzo.
-Eccoci arrivati. Prima ora letteratura. Ci vediamo a pranzo, per le prossime lezioni chiedi ai tuoi compagni almeno uno di loro ha il tuo stesso orario.- lo salutò e si diresse nella sua classe.
Sam bussò alla porta e aspettò il permesso di entrare.
-Avanti.- urlò il professor Morales.
David alzò la testa, risvegliato dalla voce dell’insegnante.
La porta si aprì e fece il suo ingresso Sam.
David rimase qualche secondo scioccato, si era rassegnato a non vederlo mai più dopo quel loro unico incontro, e invece eccolo lì.

-Salve, sono Sam Hawkins. Sono nuovo a scuola, vengo da New York.- si presentò al professore che però lo liquidò come se non gliene importasse nulla.
-Si si ho capito. C'è posto vicino a Ward. Siediti e segui la lezione.- cercò il posto che gli aveva indicato l'uomo e il suo sguardo venne catturato da una faccia conosciuta. Era il ragazzo che aveva incontrato la settimana prima, Daniel o Davis, non ricordava esattamente il suo nome. Poi vide un altro ragazzo che sventolava la mano per attirare la sua attenzione e andò verso di lui e si sedette al suo posto.
-Ciao io sono Jacob- gli sorrise.
-Ciao.- ricambiò Sam, -Ma è sempre così simpatico il professore?- chiese ironico cercando di non farsi sentire dal diretto interessato.
-Fidati, questo è nulla. Dovresti vederlo quando è al meglio.- gli rispose.
-Hawkins se è nella mia classe per parlare, può anche già andarsene. Se vuole restare è pregato di non fiatare.- detto ciò riprese la lezione come niente fosse.

Sam passò le restanti ore insieme a Jacob, lo aveva accompagnato ad ogni lezione e lo aveva fatto sedere con lui e i suoi amici a pranzo. Erano un bel gruppo di ragazzi, erano simpatici e molto aperti. Aveva scoperto che Jacob era nella squadra di football, insieme a David e Jason. I tre erano amici fin da piccoli e non si erano mai separati. Arrivati al liceo, avevano stretto amicizia con Ethan e Owen. Quando poi David si era fidanzato con il capo delle cheerleader, Erica, si erano unite anche lei e le sue due migliori amiche, Faith e Layla, al gruppo.
Durante tutto il pranzo non fecero che fargli domande sulla sua vecchia scuola, sui suoi interessi e molto altro. Erano tutti interessati al nuovo arrivato. Tutti tranne David. Se ne stava zitto a mangiare, con la sua ragazza accanto. Non riusciva ancora a credere che il ragazzo che occupava i suoi pensieri fosse davvero lì con loro. Sperava di riuscire a smettere di pensarci non potendolo vedere, ma ora la faccenda si faceva più complicata. Lo avrebbe dovuto vedere ogni giorno e forse anche al di fuori, visto che sembrava essere molto simpatico ai suoi amici.
Finita la pausa ognuno si recò all’ultima lezione, dopo la quale poi si sarebbero diretti ai diversi allenamenti.

Sam andò ad informarsi per la squadra di nuoto, non vedeva l'ora di tuffarsi in piscina. Gli mancava la sensazione di essere un tutt'uno con l'acqua, di avere il pieno controllo di sé stesso. Nella sua vecchia scuola era il migliore della squadra e qui non voleva certo essere da meno, e per farlo doveva iniziare da subito ad allenarsi.
Arrivato in piscina, trovò la ragazza di quella mattina che lo accolse con un bel sorriso.
-Ehi Sam! Non perdi tempo, eh?- lo prese sotto braccio e lo portò verso il coach.
-Questo è il ragazzo di cui ti stavo parlando, potrebbe essere la nostra salvezza.- disse Anne.
-Sei Sam, giusto? Io sono il coach Fields. Vediamo cosa sai fare, che ne dici?-
-Non ho portato il costume. Non pensavo di poter iniziare subito.-
-Abbiamo dei costumi nuovi in magazzino. Prendine uno e buttati in acqua.- poi si rivolse alla ragazza -Fagli vedere dove cambiarsi e poi torna ad allenarti.-
-Signorsì, signore- disse lei ridendo.

Nemmeno cinque dopo, Sam si era già tuffato in acqua e aveva lasciato tutti estasiati. Oltre ad essere bravo, era veloce. Aveva infranto tutti i record della scuola e venne acclamato da tutti. Finiti gli allenamenti, aveva chiesto al coach di poter restare ancora un po’ in piscina per allenarsi. La risposta che aveva ricevuto era stata fantastica, il coach gli aveva detto -Se ti aiuta a nuotare sempre così, ti ci puoi trasferire in questa piscina.-
Con lui era rimasta Anne. Aveva bisogno di allenarsi ancora per migliorare i suoi tempi. Era davvero una ragazza simpatica, Sam si sentiva fortunato ad averla conosciuta quella mattina.

Finiti gli allenamenti di football, David era tornato negli spogliatoi. Dopo la doccia si era cambiato ed era uscito. Sua sorella di solito lo aspettava al campo per tornare a casa con lui, ma quel giorno gli aveva scritto che si sarebbe fermata mezz'ora in più e gli chiedeva di aspettarlo. Controvoglia si era diretto verso la piscina. Sua sorella era ancora in acqua, così si mise sugli spalti e iniziò a giocare con il cellulare. Una decina di minuti dopo, sentì Anne parlare e ridere con qualcuno. Riconobbe immediatamente quella voce e sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Alzò la testa e lo vide che stava uscendo dall'acqua. I suoi occhi si concentrarono su ogni centimetro del suo corpo, l’addome scolpito accarezzato da migliaia gocce d'acqua, i capelli che gli incorniciavano il volto reso ancora più bello dal sorriso che gli era nato. Era perfetto sotto ogni punto di vista. David si rese conto che aveva trattenuto il respiro e di essersi eccitato. Recuperò tutte le sue cose e corse in bagno. Decisamente non poteva farsi vedere in quello stato. Si guardò allo specchio, aveva le guance rosse e il respiro non voleva saperne di calmarsi. Il suo cervello continuava a riproporgli la scena di poco prima, con la conseguenza che la sua eccitazione si faceva sempre più insopportabile. Si chiuse dentro uno dei cubicoli e iniziò a masturbarsi. Mentre muoveva la mano su e giù lungo il suo sesso, cercò di concentrarsi sulla sua ragazza. Non poteva certo permettersi di venire pensando ad un ragazzo, a lui piacevano le donne. Continuò a farsi una sega senza riuscire a calmarsi. Si arrese e concentrò tutta la sua attenzione su Sam. Dopo pochi secondi raggiunse l'orgasmo, il più bello e potente che avesse mai avuto. Rimase in quel bagno a ripensare a ciò che era appena successo per un tempo indeterminato. Venne riportato alla realtà dallo squillare del suo telefono. Lo tirò fuori dalla tasca e rispose a sua sorella.
-Ehi, ti avevo chiesto di aspettarmi.- lo aggredì immediatamente la sorella.
-Guarda che sono ancora qui. Sono andato in bagno. Ora arrivo.- chiuse la conversazione e la raggiunse.

Sperava che Sam fosse già andato via, non era nelle condizioni per vederlo di nuovo e ancora meno per potergli parlare. Appena varcata la porta della struttura, invece se lo trovò davanti che, ovviamente, rideva e scherzava con sua sorella. Ora stava esagerando, tutta questa confidenza tra i due lo infastidiva. Mise su il più finto dei sorrisi e si avvicinò a loro.
-Pronta sorellina?-
-Si. Hai già conosciuto Sam?- domandò lei spostando l'attenzione da uno all'altro.
-Si, ci siamo conosciuti una settimana fa quando mi ha lanciato addosso una palla.- lo anticipò Sam. -E poi abbiamo praticamente tutte le lezioni insieme.- continuò il ragazzo.
-Perfetto.- sorrise felice la ragazza.
-Dai muoviti pulce che sono stanco morto.- la prese sotto braccio e se la portò via scazzato.
-Scusalo è scorbutico. Ci vediamo domani.- gridò lei agitando la sua mano in aria.
-A domani.- salutò lui sorridendo i due ragazzi.

-Che cavolo ti è preso?- gli urlò contro Anne, appena entrarono in macchina.
-Nulla.-
-Non ci provare, ti conosco e lo vedo quando hai qualcosa che non va.-
-Non rompere. Sono cazzi miei.-
-Fanculo David. Non provare a venire a piangere da me poi. Mi sono stufata del tuo comportamento, vedi di calmarti e tornare te stesso.- dopodiché silenzio di tomba. Lui concentrato a guidare e lei a guardare fuori dal finestrino. Non si rivolsero parola per tutta la sera, dopocena ognuno si chiuse nella propria stanza.
David si sdraiò sul letto, prese il telefono e si mise a cercare Sam su facebook. Scorse tutte le sue foto, una più bella dell’altra. Nella maggior parte di esse era sempre insieme ad un altro ragazzo, un certo Mark. Ogni volta che erano ritratti insieme, sorridevano e si abbracciavano, e questo provocò delle morse allo stomaco del biondo. C'era decisamente qualcosa di strano in lui da quando si erano conosciuti. Non riusciva più a fare finta di nulla. Gli piaceva quel ragazzo, non aveva più dubbi. Ogni volta che entrava nel suo campo visivo sentiva le famose farfalle nello stomaco, non riusciva più a pensare lucidamente e tutto il resto del mondo svaniva, esattamente come era successo a pranzo. Aveva ascoltato ogni sua singola parola, si beava del suono della sua voce e della sua risata. Aveva odiato la sua ragazza che continuava a reclamare baci e abbracci. Aveva odiato tutti i suoi amici che non smettevano di fargli domande, mentre lui non riusciva a formulare un pensiero coerente, figuriamoci una frase. E infine, aveva odiato quelle due stupide oche che lo guardavano affascinate. Scagliò il cuscino contro la parete e lanciò un urlo di frustrazione. La sua vita era perfetta fino alla settimana prima e ora era completamente rivoluzionata per colpa sua e di quel suo essere così maledettamente stupendo. Si alzò a raccogliere il cuscino e tentò di addormentarsi. Gli ci volle più di un'ora, ma alla fine si lasciò andare tra le braccia di Morfeo. Il suo ultimo pensiero fu per Sam, era felice che l'avrebbe rivisto ma al tempo stesso non avrebbe voluto. Sarebbe stato meglio per tutti se fosse riuscito a dimenticarlo.

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