Capitolo quarto

E anche il sabato della partita di Quidditch Grifondoro/Corvonero arrivò, benedetto dai giocatori della squadra rosso oro che non ne potevano più degli allenamenti supplementari imposti da James.
Ma visto che erano riusciti ad arrivare fino a quel punto, la partita andava vinta per forza.
Non potevano perderla, questione di orgoglio grifondoro, in fondo.
A colazione Dominique arrivò come suo solito in ritardo.
James si era raccomandato di essere giù alle 7.45 ma lei doveva averlo dimenticato, si dimenticato ecco, o meglio la sua sveglia doveva esserselo dimenticato, questa quanto meno le era sembrata la scua migliore da riferire al cugino già di per sè sclerato per la partita imminente.
Mentre continuava a urlare alla bionda che doveva mangiare poco per evitare di volare con il cibo ancora da digirire, Dominique smise di ascoltare per dedicarsi a un bellissimo e sicuramente buonissimo cupcake al burro d'arachidi, esattamente quello che non avrebbe dovuto mangiare prima di salire sulla scopa.
Ma il suo cervallo era ancora nella fase off e di questa sua scelta se ne pentì solamente dopo.
Mentre sorseggiava la sua cioccolata calda dalla tazza che James le aveva regalato ormai settimane prima, una figura a lei assai conosciuta prese posto acanto a lei.
Dominique si fece più in là sulla panca, non tanto per fagli posto, quanto per allontanarsi il più possibile da lui.
《Calma Dominique, volevo solo augurarti buona fortuna per oggi, anche se sono ancora disponibile per rimettermi con te lo sai no? Mi basterebbe solo una notte Dom, una notte. Me la concedi? Ti prego Dom, io ti amo ancora.》
La ragazza non rispose intenta a fissare il disegno natalizio della tazza.
Il ragazzo cercò di afferrarle il braccio o quanto meno la mano, ma lei prontamente si scostò continuando a fissare la sua cioccolata.
《Dai Dom, capisco che sei arrabbiata con me ma non puoi continuare ad ignorarmi per sempre. Siamo fatti per stare insieme e tu lo sai.》
Come risposta la ragazza assunse un'espressione disgustata.
《Lasciala stare Peres, non state più insieme, rassegnati. E faresti meglio ad andartene, la tua squadra avrà senzaltro bisogno di te se volete batterci o sbaglio Peres?》
James ringhiò in direzione del ragazzo per poi concludere la frase con un ghigno made in James Potter facendo capire al corvonero che se c'era una persona sgradita in quel momento quello era lui.
《Zitto Potter, non centri nulla tu》poi rivolgendosi nuovamente alla ragazza che stava implorando con gli occhi suo cugino di fare in modo che il suo ex se ne andasse proseguì 《Quindi? Ti va bene questa sera?》
James, un poco per aiutare la cugina e un poco per suo tornaconto personale si alzò di scatto, rischiando di far cadere il vassoio con una torta al limone adagiata sopra.
《Forse non hai capito che te ne devi andare Peres. Se vorrà mai rivolgerti più la parola verrà lei da te, non tu da lei. E poi ora si sta concentrando per la partita che vai tranquillo che perderete. Devo insegnarti come ci si alza da una panca forse o lo sai fare da solo?》
Davanti alle parole dure del capitano della squadra di quidditch grifondoro, William non potè fare altro che alzarsi e andarsene cercando di lasciare un bacio umido sulla guancia di Dominique che si sottrasse per poi parlare con voce dura.
《Io penso che tu questa sera la passerai in infermeria Peres. E stai sicuro che avrò molto meglio da fare che venirti a trovare, e se lo farò sarà solo per sputarti in un occhio.》

James battè le mani due volte come per caricarsi, non che ne avesse bisogno, sembrava uno di quei giochi babbani per bambini con la molla che appena apri il coperchiò della scatola saltano fuori.
《Pronti ragazzi?》
Il resto della squadra annuì, convinta.
Non erano lì per giocare, erano lì per vincere.
Il moro si guardò allo specchio controllando per l'ultima volta che le lenti a contatto fossero messe correttamente prima di impugnare la scopa nella mano destra e dirigersi verso l'uscita degli spogliatoi che davano sul campo.
La squadra si allineò dietro di lui, tutti tesi e pronti a combattere fino all'ultimo.
Uno ad uno vennero chiamati e come aquile si levarono in cielo, pronti a non lasciardi sfuggire le loro prede.
《James Sirius Potter, cercatore e capitano grifondoro, numero 07.》
Lo speaker annunciò il ragazzo che non si fece attendere e tra le urla dello stadio si levò pure lui in aria.
Dopo aver fatto il giro d'onore, o forse erano stati qualcuno in più per Grifondoro, le due squadre si disposero in linea, fronteggiandosi.
Mentre l'arbito d'onore di quella partita, un pezzo grosso del quidditch internazionale, ripeteva velocemente le regole, James si voltò in direzione della cugina, cercando i suoi occhi, che dal canto suo gli sorrise solare e senza farsi notare dagli altri alzò un pollice in su.
Dopo che il boccino fu liberato e che i due capitani si fuorono stretti la mano la pluffa fu lanciata in aria e con questa fu fischiato anche il fischio d'inizio.
Senza farselo ripetere neppure due volte i giocatori di entrambe le squadre si alzarono in aria, ognuno concentrato su quello che doveva fare.
I due cercatori, James e un corvonero del quinto iniziarono a volare per tutto il campo nella speranza di intravedere per primi il boccino d'oro.
I batttori iniziarono ad inseguire i bolidi ed a indirizzarli verso i giocatori avversari e allo stesso tempo proteggendo i propri compagni di casa.
La prima a toccare la pluffa fu la bionda Weaskley, che non si fece pregare due volte a dare una forte spallata al suo ex, tutto solamente per prendere la palla rossa per prima, ovvio.
Poi, iniseme alla cugina Lucy si gettò in una fuga verso gli anelli avversari protetti dal portiere Corvonero.
L'altro cacciatore rosso-oro restò nella retroguardia per aiutare il loro porteiere a proteggere gli anelli in caso di un velocissimo rovesciamento della situazione, ora a favore dei Grifondoro dopo uno spettacolare pallonetto di Lucy.
Il gioco proseguì sempre più veloce, dopo mezz'ora i  grifoni erano in vantaggio di cinquanta a venti e il boccino si era palesato appena due volte ma senza che nessuno dei due cercatori riuscisse a catturarlo.
Proprio mentre Dominique stava per segnare il suo terzo goal in quella partita, un bolide le passò a qulache centimetro di distanza, senza colpirla certo, ma questo le fece perdere leggermente la traiettoia e si trovò davanti William Peres che le bloccava il passaggio.
Il resto dei cacciatori corvonero, e anche grifondoro purtroppo, era dall'altra parte del campo, e Dominique lo sapeva.
Dietro il corvonero a qualche metro gli anelli erano troppo invitanti per essere ignorati.
La bionda si morse il labbro e pensò al sorriso e all'abbraccio che il cugino le varebbe riservato a fine partita per quello che stava per fare.
Ghignò e puntò alla massima velocità davanti a se.
Peres rimase immobile, probabilmente pensava che all'ultimo la sua ex si sarebbe spostata e lui sarebbe riuscito a rubarle la palla.
Ma il piano masochista della grifona non comprendeva quella possibilità.
Imperterrita continuò a volare dritto, senza rallentare minimamente.
Solo all'ultimo il ragazzo capì cosa avesse in mente, ma ormai era troppo tardi.
Fece appena in tempo a spostarsi dalla traiettoia, ma non fu abbastanza, infatti Dominique gli prese violentemente contro e il corvonero mollò la presa dal manico di scopa cadendo giù.
La ragazza non ci prestò troppa attenzione, ora nella sua mente c'erano solo gli anelli e la pluffa che entrava in uno di essi come effettivamente fu.
Il grido di esulto dei Grifondoro diventò ancora più alto quando James alzò il pugno in aria.
Tra le sue dita si intravedevano le alette spiaccicate di quel boccino che non avrebbe volato più.
Tra l'esultanza generale le due squadre scesero a terra, la vincitrice, euforica, l'altra afflitta.
E così, mentre tutti urlavano ed esultavano per i loro campioni, quanto meno i grifondoro, le labbra di James si posarono su quelle della cugina.
Fu un nanosecondo, probabilmente nessuno dei due se ne rese conto in quel momento, ci sarebbe stata la notte per la realizzazione, ma chiusi in quell'abbraccio, i due cugini capirono solo che era successo qualcosa, qualcosa di grosso.

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