Sweæt


𝗢𝗺𝗶𝗚𝗶𝗿𝗶 - 𝗠𝗮 𝗱𝗼𝘃𝗲 𝗰𝗿𝗲𝗱𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲? - 𝘀𝗺𝘂𝘁

"Ma dove credi di andare?" stava praticamente ringhiando.
"A farmi una doccia?" il tono strafottente, così simile a quello del fratello, quasi perso nello stupore.
"Sei sudato."
"Appunto!" la frustrazione invece era ancora intatta.
Lo aveva stretto ancora più vicino al suo corpo, le mani a coppa su entrambe le natiche.
Alzando lo sguardo, stavolta non aveva saputo nascondere lo stupore.
"Appunto, dove credi di andare?"

𝘊𝘢𝘻𝘻𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘷𝘷𝘦𝘳𝘰 𝘯𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘪!
𝘉𝘦𝘩, 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘴𝘤𝘩𝘦𝘳𝘪𝘯𝘢, 𝘪 𝘨𝘶𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘦 𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘰𝘯𝘵𝘢𝘯𝘰 𝘥𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦𝘳𝘰 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘻𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘨𝘪𝘰𝘤𝘢𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘢 𝘴𝘶𝘰 𝘧𝘢𝘷𝘰𝘳𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘷𝘰𝘭𝘵𝘪 𝘦 𝘥𝘪 𝘤𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘦𝘳𝘢 𝘮𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘢 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘦 𝘢 𝘴𝘶𝘰 𝘧𝘳𝘢𝘵𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘶 𝘥𝘪 𝘭𝘶𝘪 𝘵𝘳𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪, 𝘱𝘦𝘳𝘰̀...

"Hai seriamente intenzione di stare chiuso nella tua testa in questo momento?"
"Io-"
𝘊𝘰𝘮𝘱𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪𝘨𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘖𝘴𝘢𝘮𝘶!
Un'altra stretta.
Un gemito.
Chi cazzo se ne fregava in quel momento delle risposte intelligenti?
Era andato lì solo per farsi una doccia perché la sua era rotta, ma ora era contro la porta della stanza di fianco a quella di suo fratello e Sakusa fottutissimo Kiyomi lo stava praticamente scopando con le dita attraverso i pantaloncini da jogging che ancora indossava, annusandogli il collo come se il suo sudore fosse l'odore più buono del mondo!
"Cazzo!"
"Quello tra un po'..."
Non fece in tempo a rispondere, né a vedere il sopracciglio alzarsi, solo un lampo del ghigno malizioso sul viso di Sakusa, prima che gli divorasse le labbra, le mani che si spostavano sotto agli abiti attillati.
"Cazzo!"
Erano ancora in corridoio, uno qualsiasi dei coinquilini sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro.
𝘚𝘶𝘰 𝘧𝘳𝘢𝘵𝘦𝘭𝘭𝘰 avrebbe potuto varcare la porta da un momento all'altro.
E lui era già totalmente disfatto.
Non voleva spostarsi da lì, dalla lingua di Sakusa che stava dominando quel bacio sensuale, dalla sua gamba tra le sue, dalle sue mani perfette, dal suo corpo che lo teneva inchiodato alla porta.
Quando si separavano si sentiva fluttuare stordito.
"Dove credi di andare?" cercò di scherzare, il tono stentato, ansimante.
"In camera mia."
Lo prese per mano e Osamu era di nuovo perso.

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