Il Mago Nero
L'aria intorno a lei era fredda, mentre riapriva gli occhi. Il vento sferzava, e il suo volto era coperto per metà da uno scialle di lana pesante. Il mantello di pelle che aveva le proteggeva la schiena. Si rese conto di essere sdraiata sulla neve. Ed era buio. La sua mano strinse l'elsa della sua spada, mentre con l'altra cercò rapidamente l'arco. Doveva aver perso i sensi, ma si chiese come mai fosse ancora viva.
Con molta fatica, cercò di tirarsi su, ma la testa le pulsava. Istintivamente portò una mano sulla fronte, e quando guardò il suo guanto di camoscio, lo vide sporco di sangue. Capì di essere ferita, probabilmente doveva aver ricevuto un colpo in testa. Non riusciva a ricordare niente.
Rimase seduta per qualche istante, sapeva di doversi tirare su alla svelta, perché se non lo avesse fatto, la sua vita sarebbe stata in pericolo. Si guardò intorno, aveva la sensazione di non doversi trovare lì, o almeno non era quello che si aspettava. Intorno a lei c'erano solo alberi spogli appesantiti dalla neve che continuava a cadere.
«Layla...»
Non era sola. Qualcosa nella sua mente le diceva che avrebbe dovuto saperlo, che c'era qualcun altro con lei. Si voltò in direzione della voce. C'era un'altra donna qualche metro più in la che come lei, stava cercando di alzarsi. La riconobbe subito. Dopo essersi messa in piedi, barcollando e in modo incerto la raggiunse, lasciandosi poi cadere di peso sulle ginocchia.
Sua sorella, vestita con la tunica dei maghi, di colore nero e pesante, con la testa coperta da un cappuccio bordato di pelliccia, era stesa su un fianco, incapace di muoversi. Aveva una ferita al fianco destro e perdeva molto sangue.
«Ho provato a guarirmi, ma sono troppo debole. Devi farlo tu.»
Le mani iniziarono a tremarle, quella poteva essere una ferita mortale. Ma se sua sorella era una maga, lei non lo era mai stata. Fin da piccola aveva preferito le armi alla magia, e all'età di dieci anni vennero separate; lei all'accademia delle armi, e Shila con la lega dei maghi. Non che non avesse poteri, ma non le era mai interessato. In accademia le avevano insegnato alcuni incantesimi base di difesa, ma nulla di più. Qualche cura, ma blande.
Di solito durante le battaglie c'erano sempre maghi a disposizione che provvedevano a tutto.
«Shila, non so se ne sono in grado.»
«Lo sei! Devi provare. Conosci gli incantesimi di guarigione, e sei sicuramente messa meglio di me. Non fare la codarda e prova a guarirmi.»
Tolse i guanti che le riparavano le mani dal freddo, congiungendole sul fianco della sorella. Cercò di ricordarsi delle ore di esercizio durante le lezioni di magia base in accademia, e si maledisse per non averle prese più seriamente. Si concentrò sui propri respiri svuotando la mente da tutto il resto. Iniziò a cercare il potere dentro di se, chiamandolo e invocandolo, supplicandolo quasi di darle ascolto. Quando lo trovò, iniziò a recitare l'incantesimo, più e più volte, arrivando quasi allo sfinimento.
Ma non fu sufficiente per guarire del tutto la ferita, rimase un taglio superficiale, che sanguinava sicuramente meno di quanto facesse in precedenza. In qualche modo ce l'aveva fatta.
«Visto? Non sei proprio inutile!»
«Stai zitta. Abbiamo avuto fortuna.»
Tese una mano alla sorella aiutandola ad alzarsi.
«Che cosa è successo? Dove siamo finite?»
«Devi averla presa forte la botta in testa.»
Shila sollevò una mano verso la sua fronte, curandola senza nemmeno aver bisogno di pronunciare incantesimi. Tra loro due era sempre stata la più dotata. L'orgoglio di suo padre, che era il mago di corte, uno dei più potenti mai esistiti nel Regno di Ashtara. E sicuramente Shila avrebbe seguito le sue orme, prendendo il posto di suo padre al servizio della famiglia reale. Mentre lei voleva entrare nella Scorta Reale, i Cavalieri che difendevano il Re e la sua famiglia. Sempre al loro fianco.
Nulla di tutto quello sarebbe mai accaduto se non fossero riuscite a sopravvivere.
«Ho aperto un portale che ci ha salvate entrambe. Ma temo di non aver calcolato bene le distanze.»
Sua sorella parlando sollevò un braccio in direzione di un'enorme torre nera. Ora ricordava. Erano riuscite a raggiungere la vetta di quella terribile costruzione, ma non era andata come si erano aspettate. E gli altri che erano con loro erano tutti morti. Era una trappola, il Mago Nero non si trovava lì, ma ad attenderli c'era un intero esercito di non morti.
«Dove può essere? Nostro padre era certo della sua posizione, ci ha mandati li con la sicurezza di trovarlo.»
Lo sguardo di Shila era perso nel vuoto, più pensierosa di quanto volesse dare a vedere.
«Dobbiamo andarcene da qui. Non è questo il momento di pensarci.»
Avevano passato il resto della notte in un rifugio abbandonato, protette da un incantesimo di occultamento. E con i primi raggi del sole lo avevano lasciato, tentando di ritrovare le tracce del loro esercito. Quando lo trovarono il sangue si gelò nelle loro vene. Una distesa di corpi senza vita copriva il campo in cui erano accampati, e si stendeva a perdita d'occhio. Il più grande esercito di Ashtara non esisteva più. Sembrava che la morte stessa avesse camminato su quelle terre, strappando l'anima ai vivi. Layla non lo avrebbe mai ammesso, ma sentì il suo spirito tremare. E difficilmente provava terrore.
Quello che sapeva era che dovevano immediatamente tornare al castello. Il Re poteva essere in pericolo, e non lo avrebbe permesso. Ma non c'erano cavalli nei paraggi, e a piedi ci avrebbero messo più tempo di quello di cui avevano bisogno. La loro unica speranza era che Shila mostrasse la grandezza e la forza dei suoi poteri.
«Shila, ce la fai ad aprire un portale che ci porti direttamente ad Ashtara?»
Lei la guardò come se fosse impazzita.
«Nessuno ha mai provato un'impresa tanto ardua!»
«Ma non è impossibile, giusto?»
«Teoricamente no, se sai dove andare. Ma ci vuole una potenza enorme, io non...»
«Usa me. Siamo gemelle, c'è una connessione tra noi. Puoi farcela, io ho fiducia in te.»
I capelli neri di Shila le ricadevano sul seno, e i suoi occhi celesti erano pieni di incertezze. C'erano leggende sui gemelli nati nella magia, ma non era mai stata certa che riguardasse anche loro due. Erano così diverse, una dai capelli neri e una dai capelli rossi, una con gli occhi celesti, e una con gli occhi verdi. Solo i lineamenti erano molto simili, ereditati dalla loro madre, morta nel darle alla luce. Le leggende parlavano di grandi poteri che una connessione tra due gemelli poteva generare, tanto grandi da poter distruggere città intere in un secondo. Ecco perché di solito venivano separati alla nascita, o nei casi più difficili in cui le famiglie non sapevano a chi darli, uccisi. Loro erano state fortunate, suo padre era stato generoso e si era preso cura di entrambe. Sapeva che non avrebbero mai usato i loro grandi poteri per fare del male.
Layla accarezzò il viso di sua sorella, cercando di rassicurarla, poi prese le sue mani guardandola con determinazione. Era quello di cui Shila aveva bisogno, sentire che sua sorella aveva fiducia in lei. Guardò le loro dita intrecciate, e seppe che nulla sarebbe andato storto. Chiuse gli occhi, iniziando a recitare l'incantesimo per aprire il portale. Nella sua mente focalizzò esattamente la fortezza di Ashtara, cercando di mantenere il più a lungo possibile quell'immagine nella sua mente. Quando il portale si aprì pregò gli Dei di non essersi sbagliata.
Lo attraversarono tenendosi per mano, con l'incertezza che qualcosa potesse essere andato storto. Ma quando passarono dall'altra parte si ritrovarono per le strade di Ashtara. Era andata bene. Quello che invece non andava bene, era l'innaturale silenzio che aleggiava per quelle vie. Mentre camminavano, l'eco dei loro stivali era l'unico rumore udibile. Lo stesso mercato, di solito pieno di voci e rumori, sembrava non esistere. Layla sguainò la spada. Qualcosa non andava e i suoi sensi si misero subito all'erta.
«Il Re...»
La voce di Shila era appena un sussurro, ma bastò a farle capire la gravità della situazione. Dovevano sbrigarsi, o del Regno non sarebbe rimasto nulla, sempre che non fosse già troppo tardi. Con rapidità, raggiunsero il ponte levatoio, ritrovandosi nella piazza del castello. Le mattonelle bianche risplendevano sotto la luce del Sole. Non c'erano guardie fuori dal castello. C'erano sempre guardie ovunque.
Quando raggiunsero la sala del trono, la grande porta era chiusa, e di nuovo, nessuna traccia di guardie.
«E' vuoto Layla...»
Guardò sua sorella, il volto tirato dalla disperazione. Poggiò un orecchio sulla grande porta, cercando di capire se all'interno ci fosse qualche sopravvissuto.
«Sento delle voci che provengono dall'interno.»
«Il Re?»
«Non lo so. Non capisco. Sento più voci diverse. Forse si sono rifugiati all'interno.»
Poggiò una mano sulla grande porta, e spinse. Non era chiusa, e con sua sorpresa si aprì subito. Ma mai avrebbe immaginato di ritrovarsi di fronte una situazione simile.
«Padre...»
Era un'abile guerriera, impavida, non aveva mai vacillato in nessuna delle sue battaglie. La spada che stringeva nella mano cadde sul pavimento, provocando un tintinnio che riecheggiò sulle pareti della grande sala del Trono. Come avrebbe dovuto comportarsi? Cosa avrebbe dovuto fare? Il suo concetto di giusto e sbagliato si sgretolò scivolando via come la sabbia. Suo padre le aveva insegnato i valori più importanti, le aveva insegnato ad essere leale e giusta, a rispettare la verità, a comportarsi sempre con umiltà, a non sopraffare il più debole. Lui le aveva insegnato tutto. Quindi trovarlo nella sala del Trono, circondato da non morti, mentre teneva in pugno il Re, non era una cosa che la sua mente poteva elaborare.
«Figlie mie!»
No, quelle parole non potevano andare bene. Il Re le guardò inviando una tacita supplica. La Regina giaceva a terra, ormai morta. Si guardò intorno, cerando tracce del Principe, senza trovarne. Sperò con tutta se stessa che fosse in salvo.
Sua sorella fu più veloce di lei ad elaborare la situazione, e non perse tempo; si gettò in avanti, mentre una luce celeste partiva dalle sue mani e si scagliava contro il padre. Un potente mago. Il Mago Nero a quanto pareva. I non morti che lo proteggevano partirono all'attacco, e fu in quel momento che Layla riacquistò le facoltà mentali. Raccolse la spada da terra, decisa ad affrontare i gli scheletri che erano pronti ad attaccarle. Se Shila non avesse sconfitto suo padre, presto quei morti sarebbero aumentati. Il più grande vantaggio che aveva il Mago Nero nei loro confronti, era poter disporre dei morti che ogni giorno aumentavano. Li controllava e li riportava in vita per usarli come una gigantesca armata che non si stancava mai.
Sperava di durare abbastanza. Impugnò la spada con entrambe le mani e si preparò per danzare.
I morti erano caduti, tutti insieme. La spada tremava nelle sue mani. Era stremata, ma non quanto sua sorella, che dopo aver affrontato un combattimento magico di tale portata, era caduta in ginocchio, quasi totalmente priva di forze. Il naso le sanguinava. Ma aveva vinto. La raggiunse, cingendola in un abbraccio. Poi guardò in direzione del Mago Nero, l'uomo che per tutta la vita aveva amato più di se stessa, l'uomo a cui dovevano la vita entrambe.
«Figlie...»
Entrambe sollevarono la testa di scatto, erano certe che fosse morto. Nessuna delle due si mosse, per paura che potesse essere una trappola. Ma entrambe avevano il volto rigato dalle lacrime. Avevano fatto una scelta, e non era stata facile. E resistere all'impulso di abbracciarlo e salvarlo era davvero la cosa più difficile che avessero mai fatto.
«Non chiamarci così...non ne sei degno!»
Layla urlò talmente tanto forte che sentì il sangue in gola. La rabbia era più forte del dolore che provava, e i vetri della sala del Trono esplosero sotto l'onda dei suo poteri guidati dalla forza della rabbia.
«Insieme avremmo potuto dominare il mondo. I vostri poteri sono inimmaginabili. Se solo voleste, potreste piegare chiunque sotto il vostro dominio. Ecco perché vi ho prese con me...»
Shila si alzò in piedi. Quello che aveva ascoltato era troppo, e avrebbe messo fine lei stessa alla sua vita. Ancora una volta, Layla era stata più lenta a reagire rispetto alla sorella, tentando di elaborare quello che le sue orecchie avevano appena sentito.
Lui non era suo padre e loro non erano le sue figlie. Forse le aveva strappate alla famiglia quando erano molto piccole, magari erano state abbandonate o vendute. O la loro famiglia era morta. Probabilmente lui li aveva uccisi.
Il Principe Kendal entrò da una delle sale laterali, coperto di sangue. Vivo, ma ferito.
«Layla...»
Mentre sua sorella uccideva il Mago Nero, lei corse ad abbracciare l'uomo che amava. Di nasconderlo non le importava più. Avrebbe sfidato tutte le leggi del Regno, e dopo aver salvato la vita del Re, riteneva di meritare qualche riconoscimento.
Voltò la testa in direzione di Shila. Il Mago Nero era morto. La sua era di terrore era finita. Anche il Re era salvo.
A loro ora toccava ricostruire il Regno di Ashtara, e magari un giorno, i quattro Regni avrebbero trovato la pace.
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