Le Barriere e i primi contatti
(T/N)= Tuo Nome
(prima di iniziare, voglio dirvi che userò sia il femminile che il maschile per riferirmi al Dio di Oneshot, in tal modo da non escludere nessuno. Detto questo, buona lettura!
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Una volta scomparsa la luce, Niko si ritrovò all' interno di una specie di sala macchine.
Il bambino era piuttosto confuso, e non sapeva com' era riuscito ad uscire da quella casa e finire poi in quell' altro posto.
Notò una porta aperta vicino a lui, e non appena uscì da quella "stanza", si aprì davanti a lui uno stranissimo paesaggio: il terreno era completamente ricoperta da una strana sabbia violacea (e anche fosforescente?), a di stanza di qualche metro l' uno c' erano dei crateri, non più profondi di un metro, ma alcuni (quelli più lontani) erano davvero enormi, circa quattordici/venti metri di larghezza! All' orizzonte c' era un' enorme torre, era talmente alta che sembrava non avere una cima.
Niko si guardò intorno, cercando di capire dove si trovasse, per fortuna aveva quella lampada con lui!
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"Ehi tu!" Disse una voce. Niko si voltò, e vide un robot vestito con una lunga maglia bianca, aveva una sciarpa praticamente uguale alla sua (l' unica differenza era il colore: la sciarpa del bambino era blu, mentre quella del robot rossa), la testa era quadrata e completamente bianca, sul davanti c' era una specie di bulbo nero, dentro il quale c' era una specie di cerchietto blu. Ai lati della "testa" del robot c' erano due piccole antenne rosse. In mano teneva un lunghissimo bastone, terminava in alto con una sferetta azzurra.
Quando il robot arrivò davanti al ragazzino, la macchina chiese: "So che non è il momento migliore per chiederlo, ma posso farti una domanda?"
"S-sì..." Disse Niko, rimanendo sulla difensiva.
"Ti sei svegliato in una casa oscura ed opprimente? Un' ambiente non-familiare, insomma?" Chiese il robot. Niko gli rispose di sì, e raccontò anche quello che era successo dentro quella casa, e alla fine del piccolo racconto, l' "occhio" del robot diventò più luminoso, e si "chiuse" su se stesso, formando una specie cupola verso l' alto. Subito dopo, la macchina gridò contenta: "Come diceva la mia profezia! Fantastico!" e dopo fece una giravolta, facendo tornare il suo occhio normale subito dopo.
Il bambino rimase sorpreso dalla reazione del robot, e il macchinario si accorse dell' espressione confusa di Niko, quindi gli disse: "Meglio se ne parliamo nel mio rifugio, seguimi!" Il robot iniziò a camminare verso una piccola casupola, poco lontana dal capannone in cui si erano incontrati prima.
Quando arrivarono, il robot spostò la tenda-porta, invitando il bambino ad entrare.
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La casupola, con sorpresa di Niko, era molto carina e ben tenuta: le pareti erano fatte con delle strane lastre di metallo, simile a quelle che aveva visto in un documentario in TV, esse si tenevano insieme tramite una strana colla azzurrina. Il "tetto" era un panno (molto pulito e profumato, stranamente) immacolato, tenuto su da un lungo bastone impiantato nel terreno. Il pavimento era fatto di mattonelle biancastre, ricoperte da un dito di polvere. Al centro dell' unica stanza che componeva la casa, c' era un tavolino, con sopra un barattolo pieno di piccoli esserini azzurri, a malapena illuminavano l' ambiente. In un' angolo c' era una specie di tavolino lucido, collegato ad un' altro barattolo (contenente la stessa cosa di quello sul tavolo)
Con un cenno, il robot invitò Niko a sedersi. Il macchinario "schiarì" la voce, e disse: "Sicuramente sei molto spaventato, fammi pure delle domande."
"Um... dove mi trovo?"
"Nella zona più esterna del nostro mondo, le Barriere: è presente un' alta concentrazione di Fosforo blu e-"
"Fosforo?"
"Il Fosforo è un tipo particolare di energia, che si è 'caricata' di energia solare durante il corso del tempo, sfortunatamente questo tipo di energia non è infinita, e quando l' ultima luce si spegnerà..."
Il robot rimase in silenzio, evidentemente triste.
"Oh... m-mi dispiace..." disse Niko, rattristato dalla faccenda.
"Ma allora perchè sono qui?"
"Tu sei il nostro messia, e quella lampadina che fra le braccia è il nostro sole!"
"Il vostro... sole?"
"Esatto, il vostro compito è di portarlo in cima alla Torre, in tal modo da riportare in vita il nostro mondo"
Niko rimase confuso dal "vostro" del robot, così chiese: "Perchè hai detto 'vostro'?"
"Ti farai aiutare da (T/N), il/la nostro/a dio/ea, devi prima contattarlo."
Alle parole del robot, il bambino rimase basito: contattare un/a dio/ea
"E-E come faccio a parlare con (T/N)?"
"Chiudi i tuoi occhi e concentrati", disse semplicemente il robot.
"Um... possiamo andare fuori? giusto per precauzione..."
"Per evitare danni al messia o al sole questo ed altro."
"..."
"Possiamo uscire"
"Ah."
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Niko e il robot erano tornati al loro "punto d' incontro" (come lo chiamava il macchinario). Il bambino guardò per un secondo il "sole", chiedendosi per un' attimo se non stesse sognando tutto.
"I sogni finiscono quando si tengono gli occhi chiusi per un po' di tempo, il tempo di contattare il/la loro dio/ea e dovrebbe bastare!" Pensò il bambino.
Chiuse gli occhi, e disse: "(T/N)? Dio/ea...?"
"Hai chiamato qualcuno?" Disse una voce dietro di lui.
Niko si voltò, e vide (T/N).
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