L' Arrivo

Quando si svegliò, il ragazzino era dentro la sua camera, ma il pavimento era tutto rovinato, e c' era un' innaturale buio, utile solo a spaventarlo.

"C' è qualcuno?" Chiese terrorizzato: aveva superato da poco la paura del buio, e la flebile luce (prodotta da chissà che cosa) che passava dalla finestra non era abbastanza per lui.
Si alzò dal letto, cercando di rimettere in fila i pensieri: probabilmente (e ci sperava ardentemente) era solo uno scherzo del suo fratello maggiore, appena lui avrebbe aperto la porta avrebbe visto la mamma fargli la colazione, il papà impegnato ad accendere il fuoco e avrebbe visto la sua nonna appisolata vicino alla finestra.

"Sì... sarà così!" Disse ad alta voce (l' unica "persona" che poteva sentirlo non poteva ancora comunicare con lui).
Tastando in giro, arrivò alla porta. Trovò la maniglia, ma appena la girò non accadde nulla.

"...Fratellone? Sblocca la porta, non è affatto divertente!" Urlò terrorizzato.
"FRATELLONE!! APRI!" Urlò ancora, cercando di aprire quella porta che lo separava dalla sua famiglia.

Niente.

Il piccolino si accasciò a terra, piangendo come una fontana.
"Non piangere Niko... hai otto anni, sei grande, e i bambini grandi non piangono!" Si rimise in piedi, deciso a cercare almeno una chiave per aprire la porta.

Tastando ancora in giro, sentì la sua mano urtare contro un telecomando. Lo raccolse, e vide un numero di serie sopra la "coda" dell' oggetto: 84382.
All' improvviso, come se non l' avesse mai notato, vide davanti a lui un grosso computer "a tubo catonico" (come li chiamava il ragazzino). Si avvicinò e lo accese, solo che al posto della schermata principale, c' era semplicemente cinque zeri che "fluttuavano" sullo sfondo bianco.

Il bambino digitò il numero del telecomando, ed incredibilmente il computer si accese.

Subito il macchinario "fece uscire" una serie di finestrelle, molte di queste dicevano cose per lui senza senso, ma per "l' altra persona"...

Il ragazzino sentì da dietro la porta sbloccarsi, e subito lui corse via, in preda ad un' incredibile felicità.

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"Che ci fa qui questa lampadina?" Pensò, nel vedere quell' oggetto così grosso.

Si avvicinò, e appena la prese fra le braccia, si accese da sola.
Il ragazzino era rimasto sorpreso dalla "reazione" della lampadina.

All' improvviso sentì qualcosa sbloccarsi, e vide dietro di lui la porta della cantina, che si era riaperta.
"Sei stata tu ad aprirla, lampada?" Chiese il bambino all' oggetto, ovviamente la lampadina non rispose.

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"Con questa lampadina fra le mie braccia, questo posto non è più così buio!" Disse al "nulla" il piccolino, contento del fatto di non dover più sforzare gli occhi mentre viaggiava per il salotto. "Chissà come staranno mamma e papà..." Pensò, e questo pensiero gli fece venire tanta tristezza, ma così tanta, che lui dovette fermarsi in mezzo al salotto, in tal modo da poter sfogarsi. Dopo pochi minuti, però, Niko si rialzò, asciugandosi le lacrime.
"Sei grande oramai... i bambini grandi non piangono mai!" Si disse, cercando di di calmarsi.

Davanti a lui, però, era apparsa una porta, con un' incavatura molto simile alla lampadina che teneva fra le braccia.
"Già dobbiamo separarci? Spero solo che fuori sia mattina..." Pensò Niko, triste e preoccupato del fatto che stava per abbandonare quella Lampadina.

La mise dentro la "serratura", e tutto si illuminò di bianco.

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