Happy birthday Dabi
Dabi birthday,
18.01.2025
Tw!
(linguaggio esplicito)
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Chiuso in quella fogna di stanza, s'era girato a guardarsi attorno. Non c'era nulla da mangiare, solo bottigliette vuote che non sapevano d'altro se non stantio. Le odiava. Non beveva acqua neppure se stava per morire, preferiva il Midori. Molto più forte, molto più saporito. Ecco cosa amava della vita. Ubriacarsi, scopare, festeggiare. Festeggiare, ubriacarsi, scopare. O ancora, il contrario, non gli importava molto in che modo fare ciò.
L'importante era trovare il modo per fare una delle tre cose.
Steso sul divano che sapeva di muffa, si girò a pancia in su. Le braccia troppo lunghe gli finirono penzoloni oltre il bordo. Sfiorò la parte bassa delle mattonelle, si sporcò di polvere, di sangue. Lì tutto era sporco, tutto era muffo. Cristo, se odiava i posti chiusi. Avrebbe preferito centomila volte essere arrestato all'aperto al nascondersi come un topo nelle peggiori fogne, ma nessuno s'era mai curato troppo di questo.
La verità era che gli mancava lui. Gli mancava vederlo sorridere, scrollarsi il sesso di dosso dopo averlo fatto, lo strusciare di quel corpo pallido contro le sue lenzuola. Appartarsi, scopare fino ad avere le palle vuote. Gli mancava l'orgasmo, il momento in cui il sangue si sarebbe fuso al piacere, l'urlo che gli avrebbe lasciato la bocca, quel mezzo gemito roco che faceva automaticamente tremare le gambe anche a lui. Gli mancava il possedere, lo spingere dentro una carne calda, bollente, sentirsi sciogliere le palle. Gli mancava ogni cosa di quel corpo. Perfino il suo respiro mentre dormiva, la voglia che aveva di mettergli una mano al collo e soffocarlo. Sbagliare e farlo sbagliare. Perché tra loro il sesso non sarebbe mai stato giusto. Era un obbrobrio. Scopare, scopare, scopare finché non gli si fotteva il cervello, finché non si consumavano più delle sigarette che fumavano. Al chiuso, nei vicoli, sotto a un tetto cadente. Gli importava poco, finché si trattava di scopare con lui, qualsiasi luogo era buono.
Gli sapeva di proibito e Cristo se amava le cose proibite.
Si alzò, fece qualche passo nella stanza, ma i piedi gli urtavano contro le bottiglie vuote, contro i cartoni di pizza, le bobine usate. Sbuffò, si mosse a tastoni, la sola luce che entrava dalla finestra era uno spiraglio giallastro, un pugno di polvere in una matassa di nero.
Raggiunse la porta, si chinò verso l'uscio, nel punto dove proveniva quella manciata di luce. Un soffio vivo in quel mare di nulla. Un biglietto, la fronte chinata sulle ginocchia, un sospiro. La carta levigata sulle sue mani sporche ha uno strano effetto. Se la rigira tra le dita, la tasta finché la sensazione non si fa offuscata. Solo allora, dopo che ha tirato un sospiro a metà tra un gemito e un lamento, schiude il biglietto, si limita a leggerlo.
"Buon compleanno, Touya."
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Angolino autrice:
Niente di ché, ma avevo promesso - a me stessa - che avrei scritto qualcosa per lui. Anche se leggermente in ritardo. Dabi è un personaggio con cui ho un rapporto estremamente controverso. Alcune volte lo amo più di altre.
-Lilla
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