2. future

Titolo: future (futuro)

Parole: 4.800

Rating: Verde / fluff

Data di prima pubblicazione: 29 dicembre 2021


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La scuola era iniziata da poco più di una settimana.

Tutti gli studenti della 1A non si capacitavano ancora della fortuna che avevano avuto ad essere ammessi alla scuola per eroi più prestigiosa dell'intero Giappone.

Si conoscevano da poco, pochissimo tempo, ma già erano stati individuate le teste calde del gruppo, così come le persone da evitare e i potenziali amici. Izuku aveva legato con un paio di compagni di quest'ultima categoria, ma oltre a loro tre, nessuno in classe aveva già creato gruppetti.

Come già detto, quindi, tutti erano emozionati ed increduli, ma nessuno più del verdino. Avere un potere del genere non era mai stato un'opzione per lui, e di certo non avrebbe sprecato questa opportunità per niente al mondo. Seppure quei primi giorni lo avevano demoralizzatto di molto, non aveva intenzione di diventare lo zimbello della classe come l'anno prima.

Una parte di sé, molto in profondità, sperava che Kacchan si sarebbe dimostrato più gentile con lui, che avesse aperto un'altro capitolo del loro legame, ma niente. Il biondo non faceva altro che ignorarlo, nel migliore dei casi, prenderlo in giro e menarlo appena possibile.

Stavo dicendo.

Quel mite giorno di fine aprile, mentre fuori la primavera si mostrava in tutta la sua bellezza con un sole mozzafiato, il loro bizzarro professore si presentò in classe con la solita faccia stanca, portando notizie entusiasmanti.

"Quest'anno è stato deciso dal comitato scolastico una cosa un po' diversa dal solito. Quindi state zitti e aprite bene le orecchie."

"Sì, Sensei!" risposero in coro i giovani alunni, mentre un fremito d'eccitazione percuoteva l'aula, stabilendo un rigoroso silenzio pieno di curiosità.

"Di solito, come sapete, tutti gli studenti che frequentano il corso per eroi della U.A. fanno un'incontro con qualche Pro Hero, per darvi la giusta motivazione per iniziare con il piede giusto l'anno. Come ho già detto, quest'anno il consiglio ha proposto qualcosa di... diverso. Farete un incontro con dei Pro Heroes, ma grazie all'unicità della professoressa Dazhaka i Pro Heroes in questione verranno dal futuro-"

"Dal futuro?!" esclamò un ragazzo biondo, che Izuku riconobbe come Kaminari, interrompendo l'uomo.

"Sì, dal futuro. Se non mi avessi-"

Un boato di chiacchiere, domande e grida di felicità e sorpresa interruppe il Sensei, facendolo per altro visibilmente innervosire.

"Il futuro? Ma è fantastico!"

"Si sa già l'identità degli eroi, monsieur?"

"E se fosse qualcuno che conosciamo?"

"Oddio, che bello, kero"

"Sarà sicuramente un'esperienza sensazionale, molto motivante e-"

"Silenzio."

Cavolo.

Izuku ammirava il loro professore. E anche molto. Aveva due pagine intere del suo quaderno dedicate a lui, ma, a detta sua, non era riuscito a descrivere abbastanza bene il timore riverenziale che sprigionava quell'uomo fantastico.

Con quella sola parola detta a mezza voce, fece pietrificare tutti e venti i ragazzi presenti nell'aula.

"Dicevo." ringhiò Aizawa "Adesso arriverà la docente incaricata a questo piccolo viaggio del tempo, quindi preparatevi. Voglio che compiliate una lita di domande da porre agli ospiti. Ah, e fatemi fare bella figura."

Midoriya non perse tempo.

O meglio. Il tempo a sua disposizione sembro passare ad una velocità assurda, mentre probabilmente gli altri affrontavano la notizia con razionalità e calma.

Chi sarebbero stati gli eroi scelti? Quanti anni nel passato avrebbero attraversato per arrivare da loro? Come sarà il mondo nel futuro? Cosa avrebbero raccontato? Come sarà essere un'eroe nelle generazioni future? Il buco dell'ozono si sarebbe allargato tanto da uccidere tutti? Gli eroi in questione sapevano dell'incarico che Aizawa aveva scelto per loro? Oppure sarebbero stati colti di sorpresa?

Belle domande.

Izuku stava tremando da quanto non stava nella pelle di rispondere a questi quesiti. Borbottava frasi sconnesse e appuntava qualcosa sul quaderno, impostando una potenziale intervista e analisi dei personaggi misteriosi. Abbozzò il disegno di un manichino, sperando in cuor suo di vedere gli eroi in costume, per poi farsi la scaletta delle domande a lato, continuando a fremere come una foglia d'autunno.

Persino la sedia Uraraka-san galleggiava a qualche centimetro dal pavimento, anche se la povera ragazza non sembrava farci molto caso, impegnata com'era a discutere con Tsuyu. Cercava di contenersi, ovviamente. Altrimenti avrebbe fatto la fine della pallina da baseball che ancora girava a vuoto nell'atmosfera.

Iida-kun invece coordinava la classe come suo solito, muovendo su e giù il braccio muscoloso, dando ordini a destra e manca.

In poche parole, tutti, o meglio, nessuno vedeva l'ora.

Insomma, era anche sensata come cosa, dato che sarebbero venuti delle persone dal futuro. Dal futuro! Era un avvenimento che sarebbe passato alla storia.

Era una cosa anormale persino per quel mondo contorto, tra superpoteri ed miracoli.

Come preannunciato dal Sensei (che, ci terrei a precisarlo, si era raggomitolato nel suo sacco a pelo) una professoressa che Deku non aveva mai visto bussò timidamente alla porta.

Non era vecchia, anzi. Avrà avuto sui quarant'anni, e si presentò alla classe come la signora Dazhaka, attirando di nuovo l'attenzione di quei scalmanati dei suoi compagni di classe. Dopo cinque minuti estenuanti di discorso introduttivo, la signora si avvicino maggiormente alla cattedra, per poi iniziare a trafficare con il proprio quirk.

Ci vollero un paio di minuti, ma alla fine uno spiraglio di luce si aprì proprio sopra alla scrivania. A colpo d'occhio sembrava uno strano scherzo degli occhi, ma a guardarlo bene si distingueva qualcosa dall'altra parte.

Portale interdimensionale luminoso. Scrisse veloce Deku sul suo quaderno, con il tratto tremante, incapace di reggere la penna.

Poi, tutto d'un tratto, successe.

In uno scatto di luce improvviso e uno sbuffo di fumo, due figure apparvero davanti alla classe sbalordita, più precisamente sulla cattedra, che fortunatamente era sgombra se non di una tazza di caffè ancora fumante che il sensei aveva lasciato lì per qualche motivo.

Deku aveva la gola secca.

Non scherzo quando lo dico. Faceva fatica a respirare, e il nodo formatasi in prossimità del pomo d'adamo non facilitava le cose di molto.

Il piccolo broccolo si perse, come il resto della classe, a fissare rapito le due figure.

Una, quella più vicina, era visibilmente un uomo sulla trentina, forse meno. Se ne stava comodamente seduto sulla cattedra, senza maglietta, lasciando vedere la schiena e le spalle nude, mentre il busto era coperto dalle mani che reggevano la testa, i gomiti sulle ginocchia. Teneva gli occhi chiusi, probabilmente, ma una zazzera di capelli cremisi gli ricadevano sulla faccia, impedendo di dirlo con certezza.

La seconda figura se ne stava piegato sulla schiena nuda dell'altro, armeggiando con qualcosa che la loro posizione non permetteva di vedere. Indossava una felpa nera, con un cappuccio che gli copriva la testa e il viso, accompagnata da un paio di pantaloni scuri strappati in più punti che arrivavano a coprire le scarpe.

Entrambi erano assorti, e non fecero caso a ciò che avevano intorno, anche perché non volava una mosca.

Izuku osservò il rosso.

Era tremendamente familiare.

Poi, piano, pianissimo, girò la testa verso destra, intercettando con lo sguardo la figura esile e tremante del suo compagno Kirishima. Guardò di nuovo l'omo seduto sulla cattedra, poi, ancora, e ancora, facendo saltare gli occhi da uno all'altro, senza più parole.

Non può essere.

Il suo compagno con i denti da squalo, in questione, sembrava in stand-by, congelato e alienato dal resto del mondo, mentre fissava un punto a caso del pavimento, con gli occhi sbarrati. Non si poteva dire se fosse felice triste o spaventato. Forse non era neanche cosciente.

Nel giro di trenta secondi tutti gli alunni avevano notato ciò che ormai era certo: il giovane stravaccato sulla loro scrivania si trattava, per quanto assurdo fosse, della versione futuristica di Kirishima.

Prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa, però, l'uomo alzò lo sguardo.

Lo fece vagare per l'aula, pieno di sorpresa e confusione, esaminando i volti dei ragazzi seduti ai banchi. In effetti Deku si sarebbe aspettato una reazione migliore da lui.

Quello si limitò a scuotere la testa, quasi divertito, e ad esalare un profondo sospiro rassegnato.

"Hey, hey" disse, gettando il collo all'indietro rivolgendosi alla persona dietro di lui "Mi sa tanto che siamo finiti nel passato, sai?"

Tutta la classe si fermò, di nuovo, per cercare di capire chi fosse il suo interlocutore. Quello grugnì.

"Nel passato, ah?" disse tranquillo, senza alzare la testa.

Non ce n'era bisogno.

Quella voce era fin troppo riconoscibile.

"Denki...?" si lasciò sfuggire, maledicendosi subito dopo, il verdino, sconvolto.

Tutti, compreso il Kirishima del futuro, si girarono a guardarlo per un'attimo. Fu così che, quando la seconda figura si alzò, lui fu il primo a vederla in faccia, anticipando gli altri di solo qualche secondo.

Kaminari alzo la testa, portando un braccio sul piano della scrivania per potersi reggere meglio, mentre l'altro di protese verso il cappuccio della felpa, abbassandoselo , mostrando i classici capelli gialli,semplicemente un po' più lunghi e spettinati,. Poi, con un gesto veloce della mano, alzò gli occhiali dalla montatura nera che aveva sulla punta del naso, portandoseli sulla testa, un po' come un cerchietto, appoggiandoli delicatamente su quella testa soffice.

Li osserva anche lui adesso, da sopra la spalla del rosso, con un'espressione abbastanza insolita per lui, a metà strada tra l'esasperato e il divertito.

"Ti dirò" disse dopo poco, rivolgendosi al rosso, come se gli studenti davanti a loro non esistessero "Che ormai non mi stupisce più nulla bro."

"A-aspettate." disse titubante Sero, scuotendo la spalla dell'amico per sveglialo da quello stato di trance "Siete... siete davvero Kaminari e Kirishima?"

Il rosso, quello più grande, fece un sorrisone a settantaquattro denti, aggrottando poi le sopracciglia. "Certo che sei coglione. Certo che siamo noi, idiota."

Il ragazzo di fianco a lui sembrava della stessa idea. Sogghignò, prima di voltarsi a guardare il se stesso del passato.

Il ragazzino seduto nel banco davanti a alla cattedra era rimasto pietrificato fino a quel momento, si riscosse e mormorò qualcosa di incomprensibile rivolto verso quello più grande, che non si degnò di rispondere, facendo un sorriso divertito. Tornò ad ignorare la classe.

Si allungò verso la tazza di caffè incustodita di Aizawa, la afferrò e ne annusò il contenuto, prima di rovesciarne metà sulla spalla del Kirishimma seduto sul tavolo.

Quest'ultimo scattò sù, voltandosi a guardarlo male, mentre il liquido fumante gocciolava sulla sua schiena.

"Cazzo Kami potevi avvisare!"

"Se avessi avvisato avresti attivato il tuo quirk , non credi?" esclamò di rimando il biondo, riacciuffandolo per il braccio e spingendolo, facendolo tornare a sedere sul piano sporco di caffè, tirandosi di nuovo gli occhiali sul naso e tamponando con la felpa la spalla del ragazzo.

"Il caffè non è il massimo, ma almeno è caldo..." mormorò avvicinandosi per quardare meglio qualcosa sulla schiena dell'altro.

"Che sia caldo l'ho notato pure io." sbuffò sonoramente, mentre gli occhi di venti persone erano fissi su di lui "Non puoi curarmele dopo? Siamo nel passato!"

"Non se ne parla."

"Non morirò per un paio di pallottole.... eddai."

"Non morirai per le pallottole, scemo. Morirai per l'infezione che si creerà se non te le tolgo subito. L'ho letto in quel libro sul tuo comodino."

Pallottole?

Davvero quell'uomo aveva delle pallottole impiantate nella schiena? Perché sembrava così tranquillo? E perché Denki gliele stava curando così tranquillamente, come se fosse normale? Che diamine stava succedendo?

Il giovane Kirishima emise un verso strozzato. "Pallottole?"

"Eggià. Sei così scemo che non fanno altro che spararti, ultimamente." rispose tranquillo il biondo, chino sulle ferite aperte, mentre una macchietta di sangue non suo gli colava sulla guancia. Una risata allegra uscì dalle sue labbra poco dopo, mentre il rosso lo seguiva a ruota.

"HEY!" esclamò l'altro, colpito nell'orgoglio, sedendosi meglio sulla cattedra.

"Tò, eccone un'altro" disse Denki porgendogli un paio di pinze da meccanico ricoperte di rosso, che reggevano un cilindro metallico leggermente appuntito. "E con questo fanno tre. Da tre modelli diversi poi!" disse ancora, coma a fargli una ramanzina.

"Mhm... conosci qualcuno con un M14?( per chi non lo sapesse è un modello di fucile d'assalto)" mormorò l'altro, prendendo il proiettile e pulendolo nella felpa del biondo, osservandolo attentamente.

"Certo, per chi mi hai preso? Appena torniamo nel nostro tempo lo faccio andare in corto circuito... In ogni caso adesso devo solo ricucire il tutto. Chiacchiera pure con questi piccoli aspiranti eroi- disse rivolgendosi agli alunni della 1A- tanto è questo il motivo per cui siamo qui, no?. Ma non fare troppo casino che devo comunque concentrarmi" detto questo di sedette anche lui a gambe incrociate sulla cattedra, prendendo ago e filo.

Per davvero? Voleva ricucire il loro compagno con così tanta nonchalance?

"Pff. Io ho paura... Quand'è l'ultima volta che lo hai fatto?"

"Ti ricordo che tu non sai neanche rattoppare i buchi dei calzini. Quindi direi che dovrai accontentarti dei miei metodi da autodidatta. Dopo ti fai ricucire da chi vuoi. E io so chi vuoi che ti cucisca."

"Vabbè va'. Almeno lui sa cosa fa. A differenza tua. "

Si girò verso la classe, piegando la testa divertito, completamente neutrale all'ago del biondo che lo trapassava lentamente e con pazienza. Lui dal suo canto non fece una piega all'insulto di pochi secondi prima.

"Allora... di sicuro è uno di quegli incontri di inizio anno, vero? E' un'idea di Yamada di sicuro. Su. Non siate timidi, so che avete fatto l'elenco delle domande."

Timidamente, molto timidamente, con la voce ridotta ad un sussurrò, Sero chiese: "Qual'è il tuo nome da eroe?"

"Io sono rimasto Red Riot, mentre sto coglione qua dietro è Chargebolt."

Sto coglione qua dietro.

Coma mai Kirishima insultava così apertamente Denki, rimanendo comunque allegro e non ostile? Sembrava uno scherzo. A quanto pare erano così amici da insultarsi senza cattiveria? Il suddetto coglione continuò a rammendare la carne del rosso, senza fare caso a quell'appellativo.

Izuku si ridestò da quella trance e scrisse sul suo quaderno i nomi dei ragazzi, iniziando la famigerata scheda d'analisi degli eroi.

Ancora titubante, Ochaco prese parola: "Quanti anni avete?"

Quello sbadigliò.

Come diavolo fai a sbadigliare in una situazione del genere?

"Io 27 e lui 28."

Piano piano la tensione iniziale si sciolse e, nel giro di una mezz'oretta, i ragazzi parlavano senza timidezza a quegli ospiti inaspettati.

"Il futuro è tanto diverso da adesso?"

"Beh in linea generale no, insomma, ci sono state evoluzioni eccetera, ma tutto sommato stiamo apposto."

"Ci sono meno eroi nel vostro tempo?"

"Diciamo che ce ne sono lo stesso numero, ma, come dire, di qualità maggiore. Prima l'eroe era un po' un'autodidatta. Adesso con tutte le scuole e i corsi siamo tutti specializzati."

"Apparte qualcuno..." disse divertito il biondo.

Verso chi era rivolta questa frecciatina?

"Oh, sta zitto, pika."

Quello alzò divertito lo sguardo, riponendo finalmente gli attrezzi da lavoro dentro una busta scura. Sorrise stiracchiandosi.

"Non è perfetto, non sono bravo come la tua principessina, ma finchè non torni a casa andrà bene. Digli che ho fatto del mio meglio."

Detto questo gli porse una felpa che in origine era bianca, ma adesso era ricoperta di sangue, facendola diventare cremisi. Si girò divertito, mentre l'altro si rimetteva la felpa come nulla fosse

"Adesso, miei cari, inizia la festa. Pikachu è arrivato!"

"Pikachu?!" ringhiò Bakugou dal banco davanti a quello di Midoriya.

Il biondo sporco di sangue si perse ad osservarlo per un attimo, mentre un sorriso enorme si allargava sulla sua faccia, in modo quasi inquietante.

"Oddio ma sei... incazzato. Incazzato, piccolo e baka." aggiunse, avvicinandosi al ragazzino, che cercava di incenerirlo con lo sguardo.

"Kiri hai visto come è carino?"

"Da diabete... scommetto che non ha ancora iniziato ad essere un principessa" disse il rosso, finendo di bere dalla tazza di Aizawa. "In ogni caso, vogliamo parlare di quanto fossi figo già al liceo?"

"Sai, con questa nuova prospettiva capisco finalmente perché ti chiama 'capelli di merda"

"Macchè. Forse dovrei rifarmeli così..." mormorò, alzando due ciocche di capelli come delle piccole corna. "Non erano così male."

"Certo, credici. Comunque sei fregno in ogni caso bro." rispose ridendo il biondino, legando gran parte della sua piccola chioma con un pezzo di spago, lasciando che quella strana frangetta con le ciocche nere fulminee gli ricadesse ai lati del viso. Si girò di nuovo verso la classe, che se ne stava lì ad assistere lo scambio di battute dei due, come fossero a teatro.

"Su. So che avete domande molto più calienti per noi." facendo poi un mezzo sorriso che non prometteva nulla di buono. Si sedette a cavalcioni sulla sedia di Aizawa, aspettando che qualcuno avesse il coraggio di chiedere quello che tutti volevano sapere.

Ci tengo a precisare che Aizawa se la dormiva pacatamente nel suo sacco a pelo, mentre la professoressa era uscita già da un po' lasciandoli soli con quei due.

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"Siete amici?" domandò titubante il Kirishima più giovane, dando un'occhiata al ragazzino seduto dietro di lui, come a soppesarlo.

"Certo bro... aspetta qualche settimana e quel fulminato dietro di te diventerà il tuo fottuto braccio destro."

"Così sembra che sono un tuo scagnozzo" disse divertito Denki dalla sua postazione precaria sulla sedia di Aizawa.

Deku era frastornato. I due erano molto legati, d'accordo, ma perché si insultavano così?

"Perché vi insultate?" disse di getto, senza pensare prima di parlare "Cioé, non- intendevo.... E' che non sembrate gentili gli uni con gli altri... vi insultate troppo."

Red Riot spalancò gli occhi "Non so cosa passi per quella tua testolina, Midobro, ma di solito si insultano le persone a cui si è più legati. E' difficile che un perfetto sconosciuto ti insulti con così tanta leggerezza. Diciamo che anche se il tuo peggior nemico di dà del coglione significa che in ogni caso ti conosce, e anche bene. Oppure è solo un'idiota. Tra noi, e te lo assicuro anche tra molti altri, funziona così. Io lo insulto, ma in modo quasi affettuoso, se si può dire. Lui mi insulta di rimando, ma so che in realtà mi vuole un bene dell'anima. E' la stesso concetto dei soprannomi dolci, infondo. E' un discorso che dovresti sapere, no, Deku?"

Kacchan sobbalzò a quelle ultime parole, mentre Midoriya cercava di analizzare quel discorsetto, con l'umore sottosopra.

"Che cazzo hai detto, AH?"

Quello rise di gusto.

"Si sta trasformando in una seduta psicologica, non credete? Facciamo qualcosa di più divertente. Chi si offre per andare a comprarmi del caffe?"

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Dieci minuti, e due tazze di caffè, dopo, il Denki più piccolo prese coraggio.

"Come sarà la mia vita tra dieci anni?"

"Una bella merda" rispose schietto la sua versione maggiore, tradendosi però con un sorriso divertito "La vita è una merda, fare l'eroe è una merda, i villains sono una merda, le persone sono una merda e muoiono troppo velocemente. Cosa ti aspettavi?"

Il ragazzo rimase interdetto a quelle parole, ma evidentemente l'altro non aveva finito.

"Però almeno ho una moglie." disse, facendo sobbalzare quasi tutti i presenti "E tra quattro mesi avrò anche un piccolo Kaminari per casa."

Il più giovane stava tremando. "Che... che cosa?"

"Ti stupisce?" disse divertito il ventottenne.

"Sinceramente stupisce pure me, amico."

"Oh, ma sta zitto."

Il Kaminari del presente guardò sconsolato un punto nel vuoto "Sarò padre... a ventotto anni?"

"E io?" domandò al quel punto il rosso.

"Oh..." disse il biondo, alzandosi di scatto per tappare la bocca del suo amico con una mano "Tu stai con la Principessa" disse ridacchiando, mentre l'altro cercava di liberarsi.

"Principessa?" chiese stranita Mina.

"Una dolce principessa bionda, gentile e stupenda." spiegò ghignando il Pikachu.

"Non so se crederci.. dalla tua faccia...."

A quel punto Kirishima si liberò dalla mano dell'altro e sorrise divertito. "Sono loro che hanno dato sto nome. Io non c'entro. E comunque sì... direi che la tua descrizione calza a pennello."

"E... cosa penseranno le vostre ragazze adesso? Non dovreste essere con loro?"

"Penso che ormai si sia adattata alle situazione... è una Pro Hero pure lei. Spero si sia preoccupata comunque. Altrimenti ci sarebbe un problema" rispose ridendo Denki.

"In ogni caso mi sa che ci conviene tornare al nostro tempo... prima che si preoccupi per davvero" mormorò Kirishima, buttando un'occhio all'orologio appeso sopra la porta. Era l'una passata. Erano stati in loco compagnia da tutto il giorno? Era passato troppo velocemente. "Dov'è la tipa con il quirk che ci ha portati qui?"

"E' andata alla sua sezione a far lezione, sig. Kirishima. Sezione di supporto." rispose prontamente Iida-kun, scattando sull'attenti.

"Grazie Tenybro"rispose grato il rosso, alzandosi e invitando il biondo a fare lo stesso, afferrando la sua mano tesa aiutandosi a tirarsi su.

"E' da un sacco che non veno qui... Su, che fate lì impalati? Le lezioni sono finite, accompagnateci!" disse ridendo Kaminari, dopo aver notato che nessuno accennava a muoversi.

Ride sempre questo ragazzo? Neanche dieci minuti fa ci parlava di quanto la sua vita faccia schifo...

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"Mi dispiace cari, ma non posso usare il mio quirk due volte nello stesso giorno... Dovrete restare fino a domani, almeno. A meno che non troviate un'altro modo. Adesso se non vi dispiace devo fare lezione."

"Dirlo prima no?" ringhiò Kacchan, appoggiato allo stipite della porta, mentre la professoressa ritornava nella sua aula.

"Vabbè dai..." disse il Kirishima adulto, palesemente preoccupato "Ci prendiamo una piccola vacanza, no? Non morirà nessuno a causa di un giorno d'assenza."

"Non gufartela, coglione. Li conosci i nostri amici, no? Ci verranno a cercare, e si cacceranno nei guai." lanciò un'occhiata ansiosa alla 1A radunata nel cortile della scuola "Soprattutto lui."

L'altro si ricompose mettendo insieme un sorrisone "Dai, andrà tutto bene. Siamo dei cazzoni, e loro lo sanno" si girò, diretto a un tavolo da pic nic posto sotto un'albero "Godiamoci queste versione mini dei nostri amici."

Il biondo si passò una mano tra i capelli, facendone cadere alcuni dal codino "Mi sa che non possiamo fare nient'altro"

E fu così che passarono altri svariati minuti.

Izuku era impegnato a ricopiare in bella gli appunti presi, facendo di tanto in tanto qualche domanda agli eroi. Alcuni invece avevano preferito tornare a casa.

Ma la maggior parte dei compagni era radunati a gruppetti come al solito, dopo la fine delle lezioni. Il giorno prima si erano infatti organizzati per andare a pranzare tutti assieme, ma erano tutti emozionati dalla mattina appena trascorsa per lasciare la scuola.

Il cortile era un posto tranquillo e piacevole.

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Deku non capì di preciso chi fosse stato lo scemo che aveva proposto di giocare ad obbligo o verità, fattosta che adesso tutti erano in una specie di cerchio, chi seduto per terra, chi sui tavoli e chi invece in piedi.

"Sarà fighissimo giocare con qualcuno del futuro, no?"

"Così mi piaci!" disse divertito l'adulto biodo, preparandosi ad una partita infernale, stando a ciò che la sua espressione diceva.

"Inizio io!" esclamò Mineta. "Momo, obbligo o verità?"

"Piccolo pervertito di merda, lascia in pace Momo!" esclamò divertito il rosso seduto sul tavolo.

La ragazza arrossì appena e disse "Verità, non mi fido di te."

"Mi trovi carino?"

"No! Che schifo!"

Poveretto... Mi fa quasi pena.

Il gioco però continuò, senza aspettare i pensieri di Midoriya. Momo si rivolse al Denki adulto.

"Obbligo o verità?"

"Tsk, Obbligo."

La ragazza ci pensò su un'attimo. "Per i prossimi tre turni dovrai scegliere Verità."

"Eddai ma che obbligo schifoso è sta roba!? Uffa. Vabbè. Bakugou, obbligo o verità?"

"Non me ne frega una sega."

"Allora scelgo io. Verità. Chi è la persona più bella della classe?"

"Nessuno. Fare tutti cagare al cazzo."

"Mhm.. me l'aspettavo sinceramente."

"Capelli di merda troppo cresciuto,come si chiama la tua tipa?"

"Oh... la Principessa si chiama così e basta. Comunque non avevo neanche scelto Verità!"

Il gioco continuò tranquillamente per un'altro paio di giri, tra le risatine delle ragazze e i sorrisoni maliziosi dei due adulti. Midoriya si stava divertendo molto, conoscendo un pochino di più i suoi compagni e, stando ai racconti del futuro, futuri amici.

Tutto d'un tratto però l'aria si fece pesante e il vento, che prima era quasi una brezza piacevole, si alzò, portandosi dietro foglie e polvere.

"Che cosa stracazzo succede?" esclmò Mina, coprendosi il viso con un braccio.

La risata di Kirishima risuonò nel cortile vuoto, mentre anche lui si proteggeva con una mano "Sono venuti a prenderci, mi sa!"

In mezzo a quel silenzio innaturale la sua risatà sembrò fuori luogo. Deku mise nella borsa il suo quaderno, per poi concentrandosi sulla scena, cercando riparo dietro un tavolo.

Un'altro viaggio nel tempo.

Lo spiraglio di luce questa volta era diverso, più grosso, simile ad un tornado. Da dentro si sentivano delle urla e altri rumori ma al contrario di tutti i ragazzi rimasti Kirishima (quello vecchio) e Kaminari sembravano felici come Pasque.

Subito dopo apparve una sagoma, che però cadde a terra subito dopo, travolta dal vento vorticante che si stava creando, sempre più forte. Midoriya si coprì la bocca con una mano, trattenendo il fiato.

E, veloce come era apparso, il tornado sparì, lasciandosi dietro un uomo e tanta polvere.

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La versione di Bakugou Katsuki trentenne se ne stava in piedi davanti a loro, le gambe leggermente divaricate, una mano su un fianco in modo severo, mentre l'altra era impegnata a reggere un fucile d'assalto in equilibrio sulla spalla. Il suo busto era fasciato da qualche benda bianca, oltre che da una felpa rossa e sgualcita. E il suo sguardo... beh, il suo sguardo avrebbe fatto tremare chiunque, anche il più grande serial killer.

I suoi occhi erano fissi sull'uomo dai capelli rossi, che reggeva quello sguardo con nonchlance.

Il Bakugou del presente si alzò di scatto ringhiando qualcosa di incomprensibile, e in quel momento Deku potè notare che la differenza di altezza tra i due era minima, e si somigliavano molto, se non per i capelli rasati ai lati del più grande.

"Adesso" disse il più grande con una calma inquietante " mi spiegate come cazzo avete fatto a finire nel fottuto passato."

" Beh diciamo che non l'ho capito neanche io..."

"Sai che mi sono preoccupato a morte per tutto il giorno?"

"Ne sono consapevole...."

"E sai anche che non ho mangiato nulla dal momento che mi hanno detto che voi due eravate fottutamente spariti nel nulla?"

L'altro abbassò lo sguardo "Ho immaginato..."

"E ti sei accorto che ho dovuto smuovere mezza Tokyo per riuscire a venire qui a salvarvi il culo? Hai immaginato pure questo?"

Kirishima annuì piano, mentre l'intera classe seguiva il discorso pendendo dalle labbra dei due. Kacchan era basito, incredulo del fatto che colui che stava parlando così amorevolmente al rosso fosse lui.

"E dimmi, cosa proveresti tu nei miei panni, dopo averti cercato per tutto il cazzo di giorno temendo per la tua vita, ti ritrovo a giocare ad obbligo o verità nel cortile della scuola?"

Deku doveva essere impazzito. Quella era di sicuro un'allucinazione. A Bakugou Katsuki non tremava la voce quando parlava. A Bakugou Katsuki non sarebbe mai venuto in mente di fare un discorsetto così dolce a qualcuno. A Bakugou Katsuki non importava delle persone.

Invece era ciò che i suoi occhi stavano vedendo.

Kacchan lasciò cadere il fucile, avvicinandosi al loro gruppetto velocemente, con occhi solo per il rosso, fermandosi a pochi metri da lui, che ancora era seduto sul tavolo. Si fissavano, come a fare a gara a chi avesse ceduto prima, distogliendo lo sguardo.

Sotto gli occhi increduli dei ragazzi radunati attorno a loro, Kirishima Eijiro sorrise.

Era un sorriso diverso da quelli che aveva rivolto a loro fino a poco tempo prima. Era più... dolce.

"Buongiorno, Principessa." disse a mezza voce.

Che cosa? No. Nonononono impossibile! Assolutamente impossibile!

"Quando la smetterete di chiamarmi così?" disse Bakugou, a metà strada tra lo scocciato e il sollevato.

Davvero. E' impensabile.

Quello rise di gusto, abbracciandolo di slancio. "Quando smetterai di essere la mia principessa, baka."

"Sono serio, coglione, sono tutti preoccupati. A Jiiro è quasi venuto un'infarto ma adesso sta bene."

"Jiro sta bene? Oh, grazie al cielo... Non sono pronto a diventar vedovo..." mormorò Denki, tirando un sospiro di sollievo.

Il biondo esplosivo torno a guardare in faccia Eijiro "Certo che non posso fidarmi. Vi lascio soli due minuti e combinate sti casini...."

Deku era troppo frastonato.

Che cosa sta succedendo? Dov'è il Kacchan che conosco?

In effetti era proprio lì di fronte a lui, che fissava la scena quasi disgustato.

"Che cazzo fate?" ringhiò poco dopo, interrompendo la conversazione tra i due "Sembrate due frocetti del cazzo."

"Ah sì?" disse stupito la versione più grande del rosso"Vuoi veder qualcosa che sembra ancora più da froci?"

L'intera classe si blocco, intuendo ciò che stava succedendo giusto un'attimo prima.

Bakugou si lascio quasi letteralmente trascinare tra le braccia di Kirishima, che azzerò dopo poco la distanza di altezza, facendo congruire le loro labbra in un bacetto tutt'altro che casto.

Sorrise, ignorando il tonfo del corpo del giovane biondino che cadeva a terra senza sensi.

"Scusa per averti fatto preoccupare coglione." mormorò.

L'altro sbuffò, dandogli un'altro bacetto a stampo di appena mezzo secondo "Perdonato. Solo se muovi quel culo e ti sbrighi a tornare a casa. Devo ricucirti meglio quelle ferite. Pikachu lo fa sempre coi piedi, e lo sai."

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E fu così che, senza che nessuno ci facesse troppo caso, i tre eroi sparirono in un tornado temporale. Nessuno se ne accorse semplicemente perche erano tutti sconvolti, chi per una cosa chi per l'altra.

Avevano scoperto fin troppe cose in un momento solo, per dare caso a uno spilungone dai denti a punta e un volpino di pomerania che se ne andavano mano nella mano, con i vestiti ricoperti di sangue e un'arma da fuoco in spalla, nè tanto meno a quel pokemon tarocco che li seguiva sghignazzando.

Alla fine Kirishima era andato via prima, quindi non sapeva proprio tutto sul suo conto, mentre Bakuogu fu portato in infermeria, e il giorno dopo non si ricordò più niente.

Forse è meglio così. E' meglio godersi il presente, minuto per minuto.

Se il destino li vorrà insieme, succederà. Altrimenti , in ogni caso quei due saranno liberi di far ciò che vogliono senza pregiudizi e previsioni.

Quei due... coglioni.


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