a s a n o y a ⋆ piccolo/grande

Coppia: Azumane Asahi x Nishinoya Yuu
Parole: 3826
Note: //

°••** *- ❀ -* **••°

La prima volta che lo vede, Asahi ha appena iniziato il secondo anno.

Ha già sentito il suo nome negli spogliatoi, una conversazione origliata per caso tra due senpai nella stanza del club.

"Nishinoya?"

"Viene dalla Chidoriyama, l'anno scorso ha vinto il premio come miglior libero della prefettura"

"Che fortuna! Forse quest'anno abbiamo una possibilità"

Il suo primo pensiero, quando se lo trova davanti, è: piccolo.

Il secondo, grande.

Nishinoya è basso e minuto, sembra poter cedere sotto un soffio di vento. Asahi guarda la mano che gli porge con quell'espressione un po' amichevole e un po' spavalda -un gesto che non si era aspettato- e ha paura di spezzargli le dita.

Ma la presa di Nishinoya è salda, delle dita sottilissime stringono forte la sua mano insicura e per un attimo Asahi crede che accadrà il contrario e sarà lui a ritrovarsi con le dita spezzate.

Il sorriso di Nishinoya è grande, enorme.

E quando parla -o meglio urla, perché anche la sua voce è grande- le parole gli riempiono tutta la bocca ed escono con una sicurezza che Asahi non può fare a meno di invidiare.

La sua presenza è grande.

Quando per la prima volta si ritrovano sullo stesso campo, già prima che la partita cominci Asahi può sentirlo. Nishinoya è dietro di lui.

Si tratta solo di un due contro due, un allenamento in cui per pura casualità si sono ritrovati nella stessa squadra. Ma si sente fiducioso.

La sua mente -continuamente persa in mezzo ad un oceano di pensieri- è completamente soverchiata da qualcosa di così nuovo, impetuoso come Nishinoya. Bastano pochi minuti prima che si renda conto di quanto quel piccolo libero sia affidabile; è veloce e instancabile, quel corpo talmente minuscolo emana tanta determinazione.

Pensa che se lui gli copre le spalle non ha nulla di cui preoccuparsi.

Anche i suoi occhi sono grandi.

Grandi e ambrati, non perdono di vista la palla nemmeno per un istante. Asahi li sente sulla schiena quando salta per schiacciare, lo divorano.

Alla fine della loro prima partita, Nishinoya gli batte una mano al centro del petto. Forte. Euforico.

«Siamo una bella squadra, Asahi-san!»

Lo ha chiamato per nome e Asahi si sente avvampare.

«Vedo che ti sei trovato un kohai» dice Daichi e Suga ridacchia.

All'improvviso si risveglia da quello strano sogno e ricorda che la palestra è piena di gente -fino a pochi attimi prima il mondo intero si riduceva a Nishinoya Yuu e sembrava comunque troppo piccolo per poterlo contenere.

Avrebbe dovuto capirlo allora -già da quel primo incontro carico di sensazioni nuove e sconosciute- che avrebbe irrimediabilmente finito per innamorarsi di lui.

Asahi non è mai stato sicuro di sé.

È grande e grosso, ma non basta. È goffo, impacciato. Davanti ai problemi si sente piccolo e indifeso.

Però la pallavolo gli piace. Sul campo ha il pieno controllo del proprio corpo. Non è troppo grande, né goffo. È giusto.

Ma gli allenamenti estivi sono duri, gli fanno desiderare di mollare tutto e arrendersi.

Fa caldo, così tanto che è sicuro presto si sentirà male. I capelli troppo lunghi gli si appiccicano al collo e sente il viso bollente, respira aria calda e sudore.

Ennoshita Chikara non si è presentato ieri, oggi è venti minuti in ritardo e Asahi non crede che prima o poi arriverà.

Un po' lo invidia. Forse adesso è a casa a rilassarsi, con un gelato e il condizionatore acceso, o forse sta facendo un bagno gelido. Asahi avrebbe proprio voglia di immergersi in una vasca d'acqua ghiacciata.

Il suo sguardo si posa sulla figura piccola di Nishinoya quasi per caso, il libero si svuota il contenuto della borraccia sulla testa. Il gel tra i suoi capelli cede un po', alcuni ciuffi si abbassano sul viso.

Poi riapre gli occhi e le iridi ambrate cadono subito su di lui. Asahi non fa in tempo a distogliere lo sguardo.

Si fissano e non sa cosa dire -l'imbarazzo si somma al caldo, la temperatura sale ancora- ma Noya lo precede.

«Non hai caldo con tutti quei capelli?»

Quasi per istinto porta le dita al collo, i polpastrelli sfiorano le ciocche fradice di sudore e ne afferrano una.

«Forse dovrei tagliarli...»

«NO!»

Asahi sobbalza, qualcuno dei loro compagni si volta -Suga li guarda e ridacchia. Nishinoya si affretta a continuare, questa volta il tono di voce è giusto un poco più basso.

«Non ce n'è bisogno. Basta legarli più in alto. Ecco, così»

E senza pensarci due volte infila le dita tra i capelli sporchi.

Asahi ha sempre detestato che qualcuno giocasse con i suoi capelli, ne è incredibilmente geloso. Ma con con lui è diverso.

È Nishinoya Yuu, non gli si può negare qualcosa. È troppo grande per un rifiuto.

È così grande che può fare qualsiasi cosa.

Si alza sulle punte dei piedi e gli tira i capelli, raccogliendoli sulla nuca in una coda stretta. Quando lo lascia andare Asahi si allontana come se stesse bruciando, ha l'impressione di poter tornare a respirare di nuovo.

«Grazie» balbetta, e riceve una pacca sulla schiena che sembra quasi uno schiaffo.

«Mi piacciono i tuoi capelli. Hai mai pensato di farli crescere ancora di più?»

«Ti... ti piacciono?»

«Sì! Insomma... un look un po' selvaggio, no?»

Sarebbe figo, pensa, un look un po' selvaggio.

Quella sera, uscendo dalla stanza del club, trova Noya sulle scale.

Gli altri del primo anno sono già andati, ma lui chiede di poter fare la strada con i senpai del secondo.

Nishinoya e Sugawara camminano cinque passi avanti e parlano del più e del meno, lui e Daichi li seguono in silenzio.

Camminare nell'aria immobile dell'estate, sotto il cielo che accoglie la notte, con i suoi migliori amici e Noya è una sensazione piacevole.

Il libero si volta e Asahi riesce a fermarsi giusto un attimo prima di travolgerlo. Lui sorride e gli chiede di comprargli un ghiacciolo.

«Beh è il tuo kohai, no, Azumane?» lo prende in giro Daichi.

«Scommetto che il vecchio Ukai vi sta facendo a pezzi» ridacchia il tizio del Sakanoshita, mentre paga. Asahi avrebbe preferito non pensare agli allenamenti del giorno dopo.

Il ghiacciolo scompare in due morsi.

Quando le loro strade si separano, Asahi si rende conto che Noya cammina al suo fianco.

«Volevo parlarti, Asahi-san»

Si è abituato a sentirsi chiamare così, ormai al club lo fanno tutti.

Non capisce che interesse possa nutrire Nishinoya per uno come lui. Sono così diversi -l'alba e il tramonto, entrambi grandi e piccoli- il loro unico punto d'incontro sembra essere la pallavolo.

«Cavolo, gli allenamenti sono davvero stancanti» e mentre parla alza le braccia al cielo, come per sciogliere i muscoli.

Non può far altro che dargli ragione.

«Ma è per questo che sei venuto alla Karasuno, no? Avevi sentito che il coach Ukai sarebbe tornato ad allenare?»

«Nah. Era vicina a casa. E poi le uniformi sono davvero fighissime! Hai visto quella delle ragazze? E Kiyoko-san? Sembra una dea!»

Ah.

Le uniformi.

Giusto.

È Nishinoya, dopotutto, non è prevedibile. Va oltre ciò che Asahi può comprendere.

Le uniformi.

E Asahi ride, per un attimo, ma poi l'imbarazzo ha la meglio e lo sommerge.

«Tu conosci Ennoshita?» si ritrova a domandare «Voglio dire... ovviamente lo conosci! Ma intendevo che... sì... insomma... siete dello stesso anno per cui magari siete amici... intendo... sai se ha deciso di mollare?» balbetta.

Dalle sue labbra esce un verso stizzito.

«Tornerà» e si zittisce.

Camminano un altro po', in silenzio, la tensione gli pesa sul diaframma.

Nishinoya si ferma in mezzo alla strada.

«Asahi-san, tu vorresti mollare?»

La prima volta che è entrato in palestra è stato colpito da un pallone; proprio sul naso, il primo giorno. Ricorda ancora il dolore e l'imbarazzo, e la sensazione che prova ora è qualcosa di incredibilmente simile.

Nishinoya se n'è accorto.

«Ecco...» non sa bene cosa dire, non ha niente con cui giustificarsi.

Ma gli serve davvero, una scusa? No, si dice.

Può farlo, se vuole, può mollare tutto e nessuno avrebbe il diritto di dirgli niente. Sarebbe unicamente una sua scelta.

Nishinoya gli si avvicina. Tanto. Il suo naso piccolo e sottile gli sfiora il petto, può sentirne il respiro contro la maglia.

Un paio di enormi occhi castani lo fissano.

«Se un giorno odierai la pallavolo, ti lascerò andare senza dire una parola. Ma finché saprò che ami questo sport, col cavolo che ti permetto di scappare, chiaro?»

L'ossigeno non riesce ad arrivare ai polmoni, la voce non raggiunge le labbra.

«P-perché?» soffia, è spaventato.

La presenza di Nishinoya è grande, opprimente, lo fa sentire piccolo.

Perché lui? Perché dire ad Azumane Asahi una cosa del genere?

«Come perché? Perché sei un bel po' deboluccio, Asahi-san» si sente come se Noya lo avesse appena pugnalato nel punto in cui si annida l'autostima «Ma in campo cambi completamente. Sei un gran figo e un giorno sarai l'asso, quindi non posso mica lasciarti scappare prima che lo diventi»

Ad Asahi piacerebbe essere l'asso. Ne ha la corporatura, la forza, ma non il coraggio.

Non credeva che si sarebbe mai sentito dire una cosa del genere.

«Perché quella faccia tanto sorpresa? Guarda che lo pensano tutti» e Nishinoya ride.

Asahi, in realtà, crede di essere sull'orlo delle lacrime.

«Grazie»

Un motociclista gli sfreccia accanto e scompare nella notte e Asahi si sveglia di nuovo.

Esiste un intero mondo, oltre Nishinoya Yuu. Lo sa, eppure continua a dimenticarsene.

Si accorge che hanno ormai superato casa sua.

«Dove abiti? Così ti accompagno, è tardi»

È il minimo che possa fare, pensa.

Vuole trascorrere ancora un po' di tempo con Yuu, prima di domani.

«No, no, guarda che casa mia è dall'altra parte»

«Cosa? Ma perché non l'hai detto prima?»

«Ti stavo accompagnando!»

Asahi non è mai stato sicuro di sé, ma Nishinoya crede che lui possa diventare l'asso, e di Nishinoya si fida.

Il pavimento della palestra è fatto di legno.

Parquet lucido e scivoloso, brucia la pelle quando vi sfrega contro.

Asahi cade raramente. Il suo ruolo è saltare e colpire il più forte possibile.

Nishinoya sembra quasi divertirsi a buttarsi, non si ferma neanche per un istante, fino all'ultimo è certo di poter salvare qualsiasi pallone.

La sua forza d'animo è grande, la sua determinazione è grande.

È grande anche la bruciatura che si è appena fatto sul gomito. Un livido enorme, rosso e viola, su quel braccio tanto sottile.

Lui quasi non ci fa caso, si rialza immediatamente. Davanti all'espressione preoccupata di Asahi gli regala un pollice in su.

«Hai mai pensato di comprarti delle gomitiere?» gli chiede Tanaka, durante la pausa.

«Le avevo, ma ormai sono inutilizzabili» ride -è rumoroso come al solito «E poi al momento sono al verde e non mi va di chiedere soldi a mio nonno»

«Scommetto che hai speso tutto in ghiaccioli!»

Noya gli tira una botta amichevole sulla spalla.

«Ma no! Anche in videogiochi»

Asahi è lì vicino; rimane in silenzio, ma non si perde una parola. Tutto ciò che riguarda Nishinoya gli interessa in modo particolare.

Per il resto del pomeriggio i suoi pensieri vertono in una sola direzione; poi si ritrova nella sua stanza, seduto alla scrivania con il libro di matematica aperto e gli esercizi ancora da iniziare. E fissa il soffitto.

Non c'è nulla di strano nel rimuginarci tanto a lungo. Nishinoya è il suo kohai, dopotutto.

Chissà che faccia farebbe davanti ad un regalo.

Salta giù dalla sedia, va verso il letto e solleva il materasso. Incastrato tra le assi c'è il portafogli che contiene i suoi risparmi.

È vuoto.

Raggiunge a stento i cinquecento yen. Ad un tratto ricorda che meno di un mese fa si è comprato delle ginocchiere nuove.

Ridacchia e si sente un idiota davanti a tutti quei castelli in aria che si era creato nell'arco di qualche ora, ma a quanto pare non potrà fare un granché.

Mentre sistema le lenzuola leggermente sfatte, un pensiero gli colpisce la mente, come una freccia scoccata a velocità esorbitante -e lì rimane, conficcata al centro del bersaglio, ancora vibrante.

Asahi cade raramente.

Ha due ginocchiere nuove, ma basterebbe sacrificarne una.

Si sente un po' folle, mentre corre fuori dalla sua stanza, con le ginocchiere strette in una mano e i compiti ormai dimenticati.

«Mamma!» quasi urla «Mi insegni a cucire?»

Gli occhi con cui Nishinoya lo fissa sono... famelici. Vorrebbe dire qualcosa, intuisce, ma non ne trova le parole. Forse è la prima volta che succede.

Cerca di non ridere, mentre lo osserva deglutire a vuoto più volte. Le sue labbra sono comunque piegate in un sorriso che non riesce a contenere.

«Per me?» mormora Yuu, infine. Adesso che è senza parole -e tutto il caos che porta con sé pare essersi attenuato- sembra proprio piccolo.

«Sì, l'ho sistemata in modo che possa starti»

«... Sistemata?» la sua voce è un mormorio acuto.

Asahi sa che scoppiare a ridere non sarebbe carino, ma la sua espressione è esilarante.

«Insomma, cucita» gli porge quel fagotto di stoffa scura da cui gli occhi di Noya non accennano a spostarsi, incantati. «Provala, se non ti sta posso allargarla o stringerla subito. Ho portato ago e filo»

Quando Yuu la prende, Asahi nota che quelle dita sottili stanno tremando. Sfiorano la sua mano, è molto più grande.

Nishinoya torna in sé e lo ringrazia con il suo solito tono di voce alto ed un sorriso enorme.

Asahi lo guarda mentre si incammina verso la palestra, l'orgoglio gli gonfia il petto.

Anche se per un solo momento, ha lasciato senza parole Nishinoya Yuu.

«Allora, Asahi-san, come ci si sente a vestire i panni dell'asso?»

C'è una fierezza davvero mal celata nelle parole che Nishinoya gli rivolge.

Nishinoya che ha sempre creduto in lui.

Asahi ha come l'impressione che abbia atteso con impazienza questo momento.

Sul serio, non ha ancora capito perché si interessi così tanto a lui.

«Credo di essere sul punto di vomitare» ammette.

Lo stomaco gli si contorce ancora, il senso di nausea aumenta e raggiunge la gola. È stranamente consapevole del proprio diaframma -schiacciato tra i polmoni e l'intestino- che è d'improvviso molto più pesante.

E poi Noya è davvero troppo vicino. Si sente mancare il fiato.

«Eddai, non è così male! Pensa a Daichi, è la sua prima partita ufficiale in veste di capitano!»

«Noya, ti prego, non dire cose che potrebbero peggiorare la situazione» interviene Sugawara, c'è un sorriso tirato sul suo viso.

Daichi non sembra preoccupato, a dire il vero -forse lo è, ma è bravo a mascherarlo. Con voce ferma richiama l'attenzione di tutti e annuncia il nome dei loro avversari e l'ora di inizio della partita. Hanno quindici minuti prima del riscaldamento.

Si siede vicino alle borse e cerca di fare respiri profondi, quasi non si accorge di Noya che gli si accovaccia vicino.

Ora che il terzo anno si è ritirato e la squadra si trova in mani inesperte, Asahi inizia a credere che affidare a lui il ruolo di asso sia stata una pessima idea.

Le sue labbra lo tradiscono, fanno uscire quel pensiero in un sussurro flebile, ma non abbastanza perché il libero non lo senta.

«Asahi-san, ma tu volevi davvero diventare l'asso?»

Sono poche le occasioni in cui può guardare Nishinoya in faccia senza dover abbassare lo sguardo. Rannicchiati in mezzo al corridoio della palestra, questa è una di quelle.

La sua espressione è la stessa che in campo. Improvvisamente serio, concentrato. Si vede riflesso in quegli occhi grandi e ambrati. Lo sta affrontando come se fosse una partita. E Nishinoya non ha mai intenzione di arrendersi.

Gli torna in mente una conversazione di mesi prima. Un'assurda promessa in una sera d'estate.

«Beh, sì... ma non è questo il punto» l'espressione che riceve è di genuina confusione. Si tortura le mani grandi e goffe «Lo voglio, ma... non credo di... averne la stoffa... in realtà»

«Sai, ho capito che tipo di persona sei. Potrei anche dirti che ti sei meritato il titolo, ma non mi crederesti, perché non credi in te stesso. Quindi, invece, ti dirò questo: anche se non hai la stoffa, non importa. Volevi essere l'asso e ora ne hai l'occasione, per cui puoi solo sfruttarla»

Asahi non crede che possa funzionare, ma sa che non può tirarsi in dietro. E Yuu sta cercando di aiutarlo.

«Grazie» dice, in ogni caso.

È certo che Ennoshita e Tanaka stiano origliando la conversazione.

«Non ho finito. Perché, vedi, a differenza tua io credo in Asahi-san...» la frecciatina lo colpisce in pieno, mentre Nishinoya si rimette in piedi, con i pugni sui fianchi e sorride con sicurezza «E sono pronto a scommettere. Se oggi sarai tu a segnare il mach point, mi tingerò i capelli!»

Tanaka trattiene a stento le risate.

Nell'istante in cui si rende conto che la sua schiacciata sfonderà il muro -lì, a mezz'aria- Asahi per poco non scoppia a ridere.

Al fischio, è Nishinoya che si volta a guardare per primo. Quel piccolo libero che crede così tanto in lui, per cui si sente quasi in dovere di essere l'asso.

Se ne rende conto la mattina dopo, quando incontra Yuu all'ingresso della palestra e sulla fronte -in mezzo a quella chioma castana- spicca un ciuffo colore del grano. Se ne rende conto quando lui sorride orgoglioso, e sfoggia quel nuovo look come fosse un trofeo.

Nishinoya Yuu gli piace. Gli piace da impazzire.

Non va bene. C'è qualcosa di strano e spaventoso. Il tempo sta scorrendo improvvisamente troppo in fretta.

Come ci è finito lì, alla fine del suo ultimo anno di liceo? È stato troppo veloce, non può essere già tutto finito.

Si agita sulla sediolina di plastica -è davvero piccola, o forse lui è troppo grande, Asahi teme che appoggiandosi con tutto il peso la sfonderebbe.

Presto sarà chiamato a ritirare il diploma. Domani si sveglierà e non dovrà più percorrere la stessa strada di ogni mattina. Non dovrà più preoccuparsi dei compiti, né prendere parte a quegli allenamenti terribili ed estenuanti che tanto ama.

Domani non sarà più l'asso della Karasuno.

La cerimonia termina fin troppo in fretta -eppure gli anni precedenti era sembrata lunga e noiosa- e si ritrova fuori dalla palestra, con un rotolo rigido stretto tra le mani sudate.

Saluta in fretta i compagni di classe, già con la consapevolezza che non gli mancheranno, non con la stessa intensità con cui gli mancherà la squadra.

Il terreno vicino ai ciliegi è ricoperto di petali rosati. Hanno pranzato insieme così tante volte all'ombra delle fronde -e ora sembrano comunque troppo poche.

È sotto un albero in fiore che si raduna il club di pallavolo. Come se fosse solo un altro giorno di primavera.

Gli occhi di Suga sono lucidi, si spostano da lui a Daichi -il capitano sembra voler dire qualcosa, ma le sue labbra tremano- a Kiyoko, che tiene la testa bassa.

Neanche per un secondo Asahi aveva creduto che sarebbe riuscito a trattenere le lacrime; ma aveva immaginato che sarebbe stato uno di loro del terzo anno a cedere per primo.

Invece, il primo singhiozzo viene da Nishinoya.

All'inizio è piccolo, lo sente solo lui perché gli è seduto accanto, ma mentre ancora cerca di rendersi conto che sì, Nishinoya sta davvero piangendo, i singhiozzi diventano più grandi.

Asahi si rende conto di non averlo mai visto piangere.

Se ne accorgono anche gli altri, e in pochi attimi sono tutti in lacrime.

Il tempo corre come non ha mai fatto. Le ore durano pochi secondi. Questa giornata presto finirà.

Prima che ciò accada, Asahi ha un desiderio.

Dichiararsi a Nishinoya. Prima che le loro vite si allontanino troppo per potervi porre rimedio.

Potrebbe valerne la pena, oppure no. Potrebbe cambiare tutto o niente.

Non sa quale delle due prospettive lo spaventi di più.

Ma non può parlare con lui, ora. Ci sono degli addii da fare.

È tutto talmente veloce che Asahi registra solo scorci di quello che succede. Lacrime, abbracci, foto.

Un'ultima partita.

Un'ultima volta in cui lui e Noya sono dallo stesso lato della rete.

La presenza di Nishinoya è grande. Asahi non riesce più ad immaginare come possa essere giocare in una squadra di cui lui non fa parte.

Senza Yuu, semplicemente non sembra avere senso.

Non sa neanche quale sia il risultato finale; prima ancora che se ne renda conto è il tramonto e sono tutti radunati al Sakanoshita. Musica e patatine e risate e altre lacrime.

Quando escono il cielo è buio. La giornata è finita.

Asahi già se lo aspettava, che non sarebbe riuscito a trovare il coraggio. È un po' più deludente di come si era immaginato.

Ed ora eccolo lì, sta percorrendo la strada di casa per l'ultima volta.

«Asahi-san» Nishinoya gli afferra il gomito «Ti riaccompagno a casa!»

A volte capita che il mondo si riduca a Nishinoya Yuu -che è davvero, davvero piccolo, ma troppo grande per poter essere contenuto in un unico luogo.

È una di quelle volte.

Nishinoya è rumoroso anche senza parlare. Ne sente il suono delle scarpe sull'asfalto, il respiro, il fruscio di una mano fatta scorrere tra i capelli.

Ad un certo punto lascia andare un sospiro pesante e Asahi capisce che sta per dire qualcosa.

«Ho pianto per primo, che imbarazzo» si lamenta.

Asahi ancora non se ne capacita, ma dovrebbe provare a consolarlo in qualche modo.

«Tutti abbiamo pianto... anche Tsukishima!»

«È che mi mancherete tantissimo»

Asahi non vuole piangere di nuovo, ma quelle parole e quei silenzi alimentano una nostalgia per qualcosa che è appena finito.

«Prometto che verrò a vedere tutte le partite»

Chissà com'è, cosa si prova ad osservare Nishinoya giocare da fuori.

«Mi mancherete tantissimo» ripete ed è già nuovamente in lacrime «E tu, Asahi, mi mancherai più di tutti»

Nishinoya piange come un bambino. Forte e senza pudore, senza cercare di contenere i singhiozzi o nascondere le lacrime.

«Ehm... io... verrò anche agli allenamenti, ecco! Così... va bene? Ti prego, smetti di piangere»

Ma Noya piange più forte.

«E lasciami finire! Quello che sto dicendo è che... mi mancherai tanto, tantissimo» la sua voce, il suo intero corpo è scosso da singhiozzi «Mi piaci, Asahi»

Le parole arrivano al cervello e sembrano essere in una lingua straniera, dimenticata.

«Ah» ah. «Come... da quando... cioè... io?»

«Sì, tu, da sempre!» e Asahi nota che sotto le lacrime ha le guance tinte di un rosso vivace «Eddai, lo sapevano tutti»

All'improvviso ciò che sembrava impossibile diventa facilissimo, così semplice che gli viene da ridere.

«Anche tu mi piaci, Yuu»

La folle corsa del tempo infine si ferma, e con esso il mondo intero.

Yuu si deve alzare sulla punta dei piedi e Asahi si piega giusto un pochino, mentre con i polpastrelli sfiora quel collo esile e sente le sue mani infilarsi tra i capelli.

Le labbra di Yuu sono piccole, sottili e fresche. L'incendio che Asahi sente esplodere nel petto -mentre si scambiano solo il primo di una lunga serie di baci- è bollente, meraviglioso e grande.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top