Miraxus
-Mhh- mugugnai con la faccia premuta contro il cuscino.
Sentivo la testa pulsare terribilmente, e la sveglia che nel frattempo squillava al mio fianco non giovava alla situazione, quindi mi affrettai a spegnerla. Mi tolsi le coperte di dosso, alzando il busto, e sentendo la testa girare come una trottola. Mi massaggiai con una mano le tempie, scendendo dal letto.
Dopo qualche secondo mi diressi con passo traballante in bagno, dove mi preparai come al solito. Quando ebbi finito, uscii dal mio appartamento e chiusi la porta a chiave, cercando di sembrare in forma mentre percorrevo le familiari strade di Magnolia.
Nonostante fossero a malapena le sei del mattino, non ero l'unica in giro, quindi mi affrettai a dipingermi sul viso un sorriso smagliante e mettere su la solita maschera felice e rilassata.
Dei sospettosi brontolii si fecero largo dal mio stomaco, e una lieve nausea si fece strada nel mio corpo, ma cercai di reprimerla mentre strizzavo più volte gli occhi per mettere a fuoco l'ambiente circostante.
Una volta arrivata alla gilda, aprii il portone e mi posizionai come al solito dietro al bancone, aspettando che i primi membri facessero il loro ingresso per preparargli qualcosa da mangiare.
Mi sedetti su uno sgabello, poggiando i gomiti sulla superficie piana del bancone e seppellendo le mani fra i capelli più spettinati del solito; prendendo un paio di respiri profondi per calmarmi, ma non fecero altro che far salire ancora di più la nausea. Quando non riuscii più a trattenermi, corsi in bagno, rigurgitando tutta la cena della sera prima. Restai con il capo chino sulla tazza ancora per qualche minuto, calmando i battiti accelerati del mio cuore. Mi sciacquai più volte la bocca, quindi per sbaglio posai lo sguardo sul mio riflesso, cosa che mi fece spalancare gli occhi.
In quel momento ero spaventosamente pallida, e delle profonde occhiaie albergavano sotto ai miei occhi arrossati. Un leggero tremore continuava a scuotermi incessantemente, ed avevo le labbra violacee e screpolate.
Mi bagnai ripetutamente il volto, cercando di riprendere il mio solito aspetto, quindi afferrai la mia borsa ed estrassi i pochi trucchi che possedevo. Feci sparire le occhiaie sotto qualche strato di correttore, e un burrocacao mi aiutò a migliorare la condizione delle labbra. Per il pallore non potei fare nulla, ma non me ne preoccupai più di tanto dato che già di mio avevo una carnagione lattea, quindi dubitavo che qualcuno se ne sarebbe accorto.
Mi passai le dita tra i capelli, pettinandoli e sistemandoli quindi, strizzando per l'ennesima volta gli occhi brucianti, uscii dal bagno, riposizionandomi alla mia solita postazione.
Quello che non mi sarei aspettata fu la presenza del nipote del master, Laxus, che tamburellava con fare scocciato le dita sul bancone.
-Buongiorno, Laxus- lo salutai, sorprendendomi dall'insolita tonalità roca che la mia voce aveva assunto.
-Donna, portami un caffè- disse duramente, rivolgendomi un cenno della testa.
Sbuffai infastidita, ma feci come aveva chiesto, non avendo nemmeno la forza per controbattere come mio solito.
-Perché sei così pallida?- mi colse alla sprovvista mentre gli versavo la bevanda bollente in una tazza.
-Sono sempre pallida, genio- ribattei senza rivolgergli un solo sguardo, non volendogli far notare gli occhi rossi.
Però, quando un nuovo giramento mi colpì, mi costrinsi a strizzarli per rimettere adeguatamente a fuoco la vista.
-Che hai?- chiese con indifferenza, prendendo un sorso di caffè amaro come il suo carattere.
-Niente- borbottai prendendo un panno e passandolo sul bancone già lucido e pulito, per tenermi la mente occupata e non pensare alle mie condizioni pietose.
Dopo dieci minuti passati in silenzio, si decise a rivolgermi di nuovo la parola.
-Ora sei diventata rossa- mi informò incrociando le braccia al petto -che c'è, la mia presenza ti fa arrossire?- ghignò, non ricevendo nulla in risposta.
"In parte" ammisi tra me e me.
Quando sentii un suono sospetto farsi largo dalla mia pancia, però, capii ciò che stava per accadere.
-Vado un attimo in bagno- mormorai portandomi una mano sulla bocca appena gli ebbi rivolto la schiena, marciando velocemente verso la toilette.
Un conato di vomito mi fece abbassare sulla tazza, ma dato che avevo già rimesso poco prima quasi tutto il cibo che avevo nello stomaco, non ebbi molto da vomitare.
Nello stesso momento avvertii una presenza al mio fianco, e subito dopo sentii una mano tirarmi indietro i capelli con delicatezza.
-E' il bagno delle ragazze- dissi con affanno, sapendo bene chi fosse.
-Sai quanto me ne frega- borbottò Laxus in risposta, non muovendosi di un solo millimetro.
-Sto bene, puoi andare- mi alzai lentamente, andando a pulirmi la bocca con dell'acqua con passo palesemente tremante.
-Te lo ripeto, che hai?- chiese di nuovo, ignorando le mie parole.
-Ieri ho esagerato con il cibo- buttai lì, incapace di inventare una scusa migliore -niente di grave, tra poco starò meglio-
Senza aspettarlo uscii dal bagno, mettendomi per l'ennesima volta dietro al bancone.
-Non credo che mangiare troppo ti porti ad avere la faccia prima bianca e poi rossa- ribatte seguendomi e mettendosi di fronte a me, poggiandomi inaspettatamente la sua grande mano sulla fronte.
-Cazzo, sei bollente!- imprecò spalancando appena gli occhi.
-Ti ho detto che sto bene!- sbottai staccandomi e mettendo qualche metro di distanza tra noi.
Il normale contatto fisico non mi provocava alcun problema, ma con lui si; o almeno, da quando avevo capito di amarlo, un suo solo tocco riusciva a mandarmi in tilt il cervello, cosa per cui cercavo di restargli il più lontana possibile.
-Fa come vuoi- borbottò allontanandosi e sparendo al piano superiore della gilda.
Qualche minuto dopo arrivo il master che, fortunatamente, non si accorse di nulla, e si limitò a salutarmi come al solito.
Appena un'ora dopo ogni membro della gilda si trovava all'interno della struttura, e le varie risse riuscirono a distrarmi momentaneamente dai malori.
-Ehi, Mira- si avvicinarono Lisanna ed Elfman -come stai?- sorrisero ampiamente, piazzandosi davanti a me.
-Tutto bene, voi?- tirai a mia volta un sorriso, ignorando il dolore che mi colpì alla mascella.
-Alla grande!- esclamarono per farsi sentire sopra al frastuono delle risse -abbiamo trovato questa missione- mi porse un foglio giallognolo e spiegazzato -vieni con noi?-
-Oggi no- scossi la testa, declinando gentilmente l'offerta -ho da fare- inventai -però potete prendere Kinana con voi, da quanto ne so è da tempo che non partecipa ad una missione- gli consigliai.
-Staremo fuori almeno una settimana, sicura di farcela a gestire il bancone da sola?- aggrottarono la fronte, preoccupati.
-Certo che si, state tranquilli- sventolai una mano in aria con noncuranza, non dandogli modo di sospettare che stessi poco bene.
-Va bene- annuirono convinti -ci vediamo, Mira!- mi salutarono prima di andare da Kinana, la quale accetto di buon grado il loro invito.
Nel giro di un'altra ora la gilda era praticamente deserta, dato che, approfittando dell'ottimo tempo atmosferico, tutti erano andati a svolgere delle missioni: Juvia con Gray, Natsu con Happy e Lucy, Lisanna con Kinana ed Elfman, Evergreen con Bixlow e Freed, Jet con Droy, Levy con Gajeel e Lily, Wendy con Charle e Romeo, Erza con Gerard (che finalmente si era deciso ad entrare a far parte di Fairy Tail), e molti altri ancora.
Probabilmente gli unici individui rimasti eravamo io ed il master, che probabilmente stava leggendo delle scartoffie chiuso nel suo ufficio.
Dato che nessuno era nei paraggi, mi diedi una tregua, rilassando il mio viso perennemente tirato in un sorriso, e mi appoggiai al bancone, affondando la testa tra le braccia incrociate.
-Cavolo- borbottai sentendo delle dolorose fitte trapassarmi il cranio da parte a parte.
Intorno a me tutto sembrava girare ininterrottamente, sentivo gli occhi bruciare, e come se non bastasse mi era tornata la nausea.
Mi alzai per prendere un bicchiere d'acqua nella speranza che mi calmasse un poco, ma ebbi un mancamento, e sarei finita di certo svenuta a terra se delle grosse braccia non mi avessero stretta in tempo.
-Fortuna che stavi bene- sentii sbuffare prima di perdere completamente i sensi.
Sollevai cautamente le palpebre, serrandole subito dopo data l'accecante luce che filtrava dalle finestre della mia camera.
"Aspetta un attimo... la mia camera?!" alzai subito il busto, ignorando il mal di testa, scoprendo che mi trovassi proprio nella stanza da letto del mio appartamento.
Quando pero l'occhio mi cadde su ciò che si trovava sotto di me, desiderai soltanto sparire per il resto dei miei giorni.
Mi allontanai come scottata dal corpo di Laxus, che intanto sembrava come addormentato. Aveva il viso rilassato e le labbra schiuse, vari sospiri si facevano largo tra di esse. Non mi resi conto di star continuando a fissarlo fino a quando non strizzò lievemente le palpebre, iniziando a tastarsi con una mano la pancia e il petto con le sopracciglia aggrottate. Subito dopo spalancò gli occhi e si alzò alla velocità della luce, tirando un sospiro di sollievo quando poso lo sguardo su di me, che, per evitare di spiaccicarmi a terra, date le gambe tremanti, mi ero seduta ai piedi del mio letto matrimoniale.
-Ti sei svegliata- mormorò con voce roca, passandosi una mano tra i capelli biondi e scompigliati.
-Che ci fai qua?- non persi tempo a fargli domande, sentendo il cuore battere a mille.
-Dopo che sei svenuta ti ho portata qua e ti ho sdraiata sul letto- mi spiegò stancamente - stavo per andarmene, ma non mi ero accorto che ti eri svegliata, quindi mi hai colto alla sprovvista saltandomi addosso. Sono inciampato e caduto sul letto, e, per non farmi andare via, mi hai minacciato di iniziare a frignare. Mi hai costretto a sdraiarmi con te e mi sei salita addosso, avvinghiandoti al mio corpo. Quando ti sei finalmente addormentata ho provato ad alzarmi, ma a quanto pare hai una presa salda pure nel sonno, perché non hai allentato la stretta nemmeno di un millimetro. In poche parole, hai passato più di un'ora a delirare- concluse sbadigliando.
"Come diavolo fa sapere dove abito?!" mi chiesi stranita, ma un altro dubbio lo sostituì.
-Ho d-detto qualcosa che n-n-non d-dovevo d-dire?- balbettai terrorizzata, capendo che a quel punto tutto sarebbe stato possibile.
-Hai farneticato un paio di cose, ma di certo sarà stata colpa della febbre- disse vago, distogliendo lo sguardo dal mio.
-Cosa ho detto?- ripetei ferma, facendo una smorfia quando un'altra fitta mi percorse la testa.
-Non è importante- ribatte -e non pensare neanche di andare di nuovo alla gilda. Ci ho pensato ad avvisare il vecchio, che a sua volta ha avvisato non so chi. Quindi tu ora vieni qui, ti sdrai, e dormi- mi ordinò alzandosi dal letto, convinto che io gli avrei ubbidito senza fiatare.
-Cosa. Ho. Detto.- sillabai stringendo i pugni e alzandomi in piedi, ignorando le mie condizioni.
-Mi sembra di averti detto di metterti a dormire- sibilò imitando la mia posizione.
Nessuno dei due aveva intenzione di cedere, e questo l'avevamo capito entrambi. Varie scintille si fecero largo nell'aria. Letteralmente.
-Take Over, Satan Soul- sussurrai in risposta alla sua elettrica provocazione, trasformandomi.
Scorsi nel suo sguardo perennemente freddo e distaccato un luccichio di preoccupazione, ma venne presto sostituito dalla voglia di combattere.
-Non qui- pronunciò volgendomi le spalle e camminando verso la porta.
-Dove diavolo credi di and...- sibilai assottigliando lo sguardo.
-Zitta e cammina- borbottò non girandosi nella mia direzione, ma sembrò avvertire i miei spostamenti, dato che lo fece quando fui ad un passo da lui.
Gli afferrai con una mano il braccio, chiudendo gli occhi e facendoci teletrasportare in un posto che, quando avevo del tempo libero, usavo per allenarmi.
Appena rialzai le palpebre, mi accorsi che la mia vista era diventata terribilmente sfocata, quindi strofinai con foga gli occhi, strizzandoli poi un paio di volte. Quando riacquistai una visuale per lo meno decente, tornai a guardare Laxus, che nel frattempo analizzava con stupore ciò che lo circondava, ovvero rocce su rocce.
-Hai imparato un nuovo trucchetto, eh?- ghignò incrociando le braccia al petto, lasciando che la sua aura elettrica gli facesse fluttuare il cappotto perennemente posato sulle spalle larghe e possenti.
Non risposi, squadrandolo dritto negli occhi, aspettando che fosse lui a fare la prima mossa; ma sembrava avere le mie stesse intenzioni.
Mossi leggermente le dita, preparando un attacco magico, però lui sembro scorgere quel leggero movimento, infatti con uno scatto si slanciò in avanti, lo sguardo di sfida sfoggiato con fierezza.
Fece per scagliarmi contro un pugno, ma deviai la sue traiettoria con un calcio, caricandone poi un altro destinato a colpire il suo fianco, se solo lui non avesse predetto la mia mossa e non si fosse spostato con agilità.
-Cosa ti ho detto?!- gli chiesi di nuovo, non interrompendo nemmeno per un istante gli attacchi e i contrattacchi.
Continuammo così per non so quanto tempo, ma sapevo che presto sarei giunta al limite: la mia forza era limitata a causa del mio non essere pienamente in forma.
Ne raccolsi ogni briciola rimasta, abbassandomi e facendogli un semplice sgambetto. Per mia fortuna non sembrò prevedere un attacco tanto banale, infatti cadde all'indietro, e io ne approfittai per scagliarmi sopra di lui e impedirgli di muoversi.
-Cosa...- mi interruppi sentendo la gola terribilmente secca, quindi mi sforzai di deglutire -ti ho detto- conclusi con il fiatone.
Restò qualche secondo a guardarmi negli occhi, ma dopo quel breve lasso di tempo, invertì le posizioni con uno scatto veloce. Non ebbi né il tempo né la forza per impedirlo, quindi mi limitai a lasciarmi intrappolare dal suo corpo possente.
-Che mi ami- disse calmo -hai detto che mi ami-
"Merda"
-Quindi ora dimmi- continuò accostando pericolosamente il suo viso al mio -era colpa della febbre?-
Mi passai la lingua tra le labbra secche e spaccate, avvertendo il petto alzarsi e abbassarsi ad una velocità assurda. Deglutii più volte mentre cercavo una soluzione, ma sfortunatamente per me, non ne trovai alcuna, se non dirgli la verità.
"Se mentirò lui lo capirà, e non farò altro che peggiorare la situazione. In più sapevo che questo momento, un giorno, sarebbe arrivato, quindi tanto vale buttarsi" mi dissi chiudendo per un attimo gli occhi.
Rilasciai un sospiro, prima di posarli sui suoi, rispondendo alla sua domanda.
-No- dissi decisa.
-Era tutto quello che volevo sentirti dire- sussurrò prima di lasciar cadere di peso le sue labbra sulle mie.
Senza nemmeno accorgermene, annullai la trasformazione, portando all'istante le mani tra i suoi capelli morbidi e dischiudendo le labbra, lasciando che vi intrufolasse la lingua.
Avevo aspettato quel bacio per anni, troppo spaventata per fare il primo passo, e ora che me lo aveva servito su un piatto d'argento, non avevo la minima intenzione di farlo rimanere puro e casto.
Rabbrividii quando portò le mani sotto di me, stringendomi la vita e alzandomi con lui, tirandomi su quanto bastava per lasciare che avvolgessi le gambe attorno alla sua vita.
Continuammo così fino a quando sentii di non avere più fiato nei polmoni, costringendomi a staccarmi.
-Dovrei sospettare che anche io ti piaccio?- sorrisi.
-Mi dispiace deluderti, ma ti sbagli- scosse leggermente la testa, posando la sua fronte sulla mia in un gesto stranamente dolce -tu non mi piaci per niente- disse con un ghigno.
Il mio sorriso divenne ancora più ampio, sapendo già cosa stesse per dire.
-Ti amo, donna- dichiarò in un roco sussurro, tornando a far collidere con desiderio e passione le nostre bocche, sapendo che così mi avrebbe impedito di lamentarmi del suo modo di chiamarmi.
Dopo che ci fummo staccati da uno delle decine di baci a cui avevo personalmente dato inizio, la sua affermazione mi fece scoppiare a ridere.
-Dovresti ammalarti più spesso, Mira-
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