Jerza

-Cosa?!- sbottai infuriata, serrando le mani in due pugni.

-Mi dispiace- mormorò Mira a sguardo basso.

-Tu non hai colpe- sospirai cercando di calmarmi, non aveva senso prendersela con lei -dove l'hai visto?-

-Nel bosco al confine di Magnolia- sussurrò con le sopracciglia corrugate dalla preoccupazione -non gli farai niente, vero?-

"Io vado là e lo faccio nero"

-Certo che no...- risposi invece, vaga -ci vediamo, Mira! Potrei tornare tardi- la avvisai prima di correre fuori dalla gilda.

-Quel bastardo- ringhiai a bassa voce -dopo due anni che non si fa vedere, arriva a Magnolia e non si degna nemmeno di venire a salutarmi... l'ho cercato per mesi consecutivi, ma ovviamente lui non si è fatto trovare... quell'idiota ha le ore contate...-

Corsi per più di un'ora prima di arrivare al bosco che delimitava parte del confine della città di Magnolia, quindi mi abbassai sulle ginocchia, respirando affannosamente, prima di cominciare a cercarlo.

Non lo chiamai per nome, altrimenti ero sicura che se ne sarebbe andato all'istante pur di non vedermi. Con passo felpato marciai attorno agli arbusti, cercando con sguardo attento ogni singola cosa che potesse ricondurmi a lui.

Fino a quando non avvertii un'aura magica. Quell'aura magica.

"La riconoscerei tra mille"

Avanzai a passo spedito verso la direzione da cui proveniva e finalmente, quando spostai un paio di cespugli, lo trovai.

Gerard era sdraiato con il capo appoggiato alla radice di un albero, apparentemente nel mondo dei sogni.

I suoi capelli turchini si muovevano grazie alle lievi correnti di vento che filtravano tra le foglie degli alberi. Era a dir poco rilassato, con le labbra socchiuse, una gamba piegata e le mani incrociate dietro alla nuca.

"Sta dormendo..." mi dissi "forse è meglio aspettare che si svegli, e poi prenderlo a botte..." pensai con una mano sul mento.

-Svegliati, bastardo!- urlai appena qualche attimo dopo quel pensiero, mandando a quel paese ogni mia buona intenzione.

Il ragazzo sussultò, alzando di scatto il busto e spalancando gli occhi, subito vigile e attento. Si guardò ripetutamente attorno, fino a quando il suo sguardo si posò su di me.

"E' arrivata la tua ora, Gerard..."

Notai subito una goccia di sudore colargli lungo la fronte, chiaro segno di nervosismo, come anche le labbra che ritornarono ad essere leggermente dischiuse, questa volta però dallo stupore.

-E-erza?- balbettò spaventato, tirandosi su -che ci fai qui?-

-Domanda sbagliata- mormorai socchiudendo minacciosamente gli occhi e avanzando verso di lui.

Non si mosse di un millimetro, cosa che mi stupì, invece rimase li dov'era, a fissarmi con occhi confusi.

-Da quanto tempo ti trovi a Magnolia?- gli chiesi rigida e fredda come un blocco di marmo.

-C-cosa?- sbatté ripetutamente le palpebre ancora lievemente pesanti dal sonno.

-Rispondi!- sbottai serrando i pugni, il dolore e la delusione a riempire ogni angolo del mio cuore.

-Sono qua in missione da circa due settimane - abbassò lo sguardo, rinunciando ad incontrare i miei occhi lucidi di lacrime.

-E tu in due settimane- iniziai con voce pericolosamente tremante -non hai trovato il tempo di venire a salutarmi nemmeno una volta?-

-Erza...-

-Erza un cazzo!- gridai con il petto stretto in una dolorosa morsa -e non provare nemmeno a rifilarmi una delle tue stupide scuse! Vorresti dirmi che non hai ancora assolto tutti i tuoi peccati?! Che io vivo nella luce mentre tu nell'ombra?! Che non sei degno di stare con me?! Le ho già sentite tutte, quindi puoi risparmiarti la fatica!-

-Tu meriti meglio di uno sporco criminale che ha spento innumerevoli vite lungo il cammino della sua vita!- urlò a sua volta, imitando la mia posizione -perché diavolo non vuoi andare avanti con la tua vita senza di me?! Perché non vuoi tornare ad essere felice, senza doverti intristire al solo suono del mio nome?! Perché non vuoi neanche cercare di dimenticarmi?!-

-Perché ti amo!- gridai con lo sguardo rivolto a terra, salate lacrime a rotolarmi lungo le guance arrossate -perché ti amo troppo per lasciarti andare!-

Non riuscendo più a trattenermi, mi misi a singhiozzare disperatamente, avvertendo infinite pugnalate trapassarmi il cuore da parte a parte.

Gerard tacque per più di un minuto, prima di sospirare e spalancare le braccia.

-Vieni qua- mormorò tristemente.

Subito mi fiondai contro di lui, stringendo il più forte possibile il suo busto muscoloso tra le braccia. Continuai a piangere e singhiozzare contro il suo petto, macchiando il suo mantello con tracce del mio dolore. Portò una mano ad allacciarmi la vita, mentre l'altra si occupò di accarezzarmi i capelli scarlatti.

Poggiò il mento sul mio capo, avvicinandomi ancor di più a se.

-Anche io ti amo, Erza- mormorò contro i miei capelli, facendomi sussultare -ed è per questo che voglio proteggerti-

-Ho già sentito anche questa- replicai con voce rotta dal pianto, causandogli una lieve risata.

-Ma forse il modo migliore per proteggerti è stare accanto a te- continuò in un dolce sussurro.

-Quanti anni ti ci sono voluti per arrivarci?- singhiozzai sentendo le gambe tremare.

Anche Gerard sembro avvertire quel tremolio, infatti si affrettò a sedersi a terra e appoggiarsi di schiena all'albero su cui poco prima stava riposando, senza smettere di stringermi a se. Inevitabilmente mi ritrovai a cavalcioni su di lui, quindi ne approfittai per allacciare le gambe attorno alla sua vita e premere il viso contro la sua spalla.

-Perché non ti ho mai trovato?- farfugliai con la voce ovattata.

-Oh, mi hai trovato eccome, ma mi sono sempre nascosto- replicò continuando a coccolarmi.

-Perché?-

-Beh, sentire Titania, la regina delle fate, rivolgermi delle minacce di morte, non è la cosa più rassicurante al mondo- rispose facendomi ridacchiare.

-Te le sei meritate- sfregai la punta del naso contro il suo collo, causandogli una serie di lievi brividi che mi fecero sorridere contro la sua pelle pallida.

-Non posso darti torto- annuì -anche perché, altrimenti, mi ritroverei con il culo a terra- aggiunse ironico, facendomi annuire onestamente.

-Già-

Passammo molto tempo in quella posizione, fino a sentire gli arti intorpiditi e i muscoli paralizzati, ma non ce ne curammo minimamente.

-Ora che si fa?- tirai su col naso, sfregandomi gli occhi con le mani per rimuovere le ultime tracce di lacrime.

-Di solito, dopo una dichiarazione finita bene, ci si dovrebbe bac...- ma non riuscì a finire la frase.

Tuttavia, non credo che gli dispiacque granché la mia interruzione; o meglio, il modo in cui lo interruppi.

-Intendevi questo?- sorrisi staccandomi dalle sue morbidi labbra.

-Non ne sono completamente certo- ghignò -forse, se lo facessimo di nuovo, potrei capirlo, ma credo proprio che mi serviranno moltissime prove prima di potertelo confermare...- disse vago, facendomi sorridere divertita.

-Basta che non scappi più da me- poggiai con delicatezza la mia fronte sulla sua, arrivando a far sfiorare le punte dei nostri nasi.

-Come desidera, mia regina- rise sarcastico.

-Sta zitto- borbottai gonfiando indispettita le guance, ricordandomi d'un tratto di una cosa -ma Meredith? E' da un po che non la vedo- inclinai leggermente il capo da un lato.

-Sono certo che Lyon potrà darti le spiegazioni che cerchi- rise, facendomi rabbrividire.

-Non voglio pensarci- scossi più volte al testa, cercando di non immaginare in che modo Meredith occupasse il suo tempo con Lyon.

-Sicura? Neanche se al posto di loro due ci fossimo noi?- sorrise maliziosamente.

-Già- ricambiai -perché pensarci, se posso direttamente sperimentarlo?- inarcai un sopracciglio, lasciandogli intendere ciò a cui stavo girando attorno.

-Non posso disobbedire agli ordini della mia regina, quindi temo di dover accontentare la sua richiesta...-

Stavamo per ricongiungere le nostre labbra, quando un urletto estasiato ci fece girare di scatto.

-Mirajaine!-

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