Gruvia
Era finita.
La battaglia finale finalmente si era conclusa, e tutti, seppur lentamente, stavano tornando alle loro normali vite.
Magnolia, così come molte altre città, aveva subito innumerevoli danneggiamenti, quindi tutti i cittadini si erano rimboccati le maniche e si erano dati da fare per farla tornare al suo vecchio splendore.
La gilda di Fairy Tail fu una delle prime strutture ad essere ricostruita, in onore della battaglia che aveva combattuto e della sicurezza che aveva offerto agli abitanti della città.
Dopo poco più di un anno tutto era tornato completamente alla normalità, dalle costruzioni all'umore felice delle persone; o almeno, quasi tutto: qualcuno aveva ancora l'animo tormentato.
Una di quelle persone ero io.
Quella guerra mi aveva segnato nel profondo, ma non per ciò che potevano pensare gli altri, ovvero per la distruzione che aveva causato e i cuori che aveva fatto cessare di battere.
Giorno e notte avevo il cuore stretto in una dolorosa morsa che non riuscivo a far sciogliere, tutto per il mio unico rimpianto: non aver protetto Juvia.
La maga dell'acqua aveva rischiato più la vita per me, mentre io non avevo fatto altro che guardare e sperare di poterla vedere nuovamente ridere e stringermi amorevolmente a se.
Le avevo promesso una risposta, ma se gliela avessi data mi sarei sentito egoista fino al midollo, più di quanto già non mi sentissi.
La amavo, era inutile negarlo, e lo avevo capito da tempo, ormai. Però se glielo avessi detto lei di sicuro mi avrebbe accolto tra le sue braccia, amandomi come aveva sempre fatto, ignorando che la cicatrice che portava sul suo fianco fosse lì per colpa mia.
Sapevo con certezza che Juvia non mi attribuiva nessuna colpa, affermando che fosse stata una sua personale decisione, ed era questo fatto a frustrarmi terribilmente: quando la guerra era definitivamente finita, avrei preferito che mi urlasse contro, che mi dicesse che mi odiava dal profondo del suo cuore, che mi prendesse a botte finché non svenissi; tutto, tranne il dolce sorriso che invece mi avevo rivolto, insieme ad un "Gray-sama, stai bene?".
In quel momento qualcosa in me si era rotto in mille pezzi, forse proprio il mio cuore.
Mi sentivo un egoista, perché tutto quello che volevo fare era andare da lei e urlarle contro che non la trovavo fastidiosa e invasiva, tenere tutto per me il suo immenso amore, ma i sensi di colpa me lo impedivano.
Sapevo che un giorno si sarebbe stancata, sarebbe andata avanti per la sua strada, mi avrebbe dimenticato e avrebbe smesso di amarmi, magari avrebbe riservato quel profondo e puro sentimento ad un altro; ma forse era meglio così. Ne avevo abbastanza di ferirla e ottenere in risposta un sorriso e una frase d'amore.
Tuttavia, mi rendevo conto che anche in quel modo la stavo facendo soffrire: il cielo era perennemente coperto di nuvoloni carichi di pioggia, e non raramente un acquazzone si abbatteva su Magnolia. Le poche volte in cui il cielo era sereno, sapevo esserlo perché Juvia si era allontanata interi chilometri da Fairy Tail, portando la sua tristezza con te.
Non aveva smesso di rivolgermi la parola, né di chiamarmi "Gray-sama", ma la gioia che prima distingueva la sua voce melodiosa era scomparsa, così come il suo solito luccichio negli occhi. Non mi pedinava più, non si intrufolava più in casa mia né preparava pasti disposti in modo da formare la mia faccia.
Tuttavia a volte mi ignorava per giorni interi, ed è inutile dire che avrei preferito che mi sputasse addosso il suo dolore piuttosto che non ricevere nulla.
Una volta mi ero fatto coraggio e l'avevo seguita senza che lei lo sapesse, scoprendo che passasse la maggior parte della sue giornate seduta a penzoloni su uno scoglio a piangere le lacrime che non voleva mostrare a nessuno. In quel momento si spiegarono i suoi occhi spesso arrossati e leggermente gonfi, e non mi servì molto tempo per capire che passasse anche le sue notti a riversare in quel modo il suo dolore, date le sue occhiaie.
Era da mesi che non vedevo comparire un sorriso sul suo viso, uno sincero, per lo meno, perché quelli tirati e di circostanza erano all'ordine del giorno.
Ovviamente nessuno si beveva la finta allegria con cui si avvolgeva, e più volte le ragazze mi spronarono con rabbia a parlare e dirle ciò che tenevo intrappolato nel mio cuore, avendo capito anche loro che non ero privo di sentimenti come mi ostinavo sempre a sembrare.
Ma non ne avevo il coraggio.
Un nuovo giorno era iniziato, e come sempre mi stavo dirigendo alla gilda, pronto a mangiare qualcosa e non fare assolutamente nulla.
Ormai non svolgevo nemmeno più le missioni come abitualmente: ne completavo giusto un paio al mese, ovvero quante bastavano per poter pagare l'affitto dell'appartamento.
La mia abitudine di spogliarmi inconsciamente stava venendo meno, ed era questo a preoccupare i membri della gilda.
Ero seduto su una delle panchine, non prendendo parte alle abituali risse, quando Juvia fece la sua comparsa.
Aveva i vestiti sciupati e stropicciati, i capelli spettinati e il viso pallido e stanco. Come sempre un paio di scure occhiaie albergavano sotto i suoi occhi spenti, arrossati e lucidi.
Si avvicinò con una lentezza estenuante al bancone, chiedendo a Mira un caffè, cosa che ordinava ogni singolo giorno.
Dopo averlo bevuto senza spicciare parola con nessuno, uscì nuovamente dalla gilda, e fu quando il portone si aprì che mi resi conto della pioggia che scrosciava senza sosta fuori dalla sede.
Non ne capii il perche, ma qualcosa mi spronò a seguirla e fare ciò che era da mesi che avrei dovuto fare.
"Devo darmi una mossa"
Mi alzai dalla panchina, marciando con passo spedito verso il portone, e avvistai vari sorrisi quando lo feci.
-Ehi, ghiacciolo!- mi chiamò a gran voce Natsu.
-Che vuoi, fiammifero?- mi girai con fare scocciato verso di lui, guardandolo mentre ampliava ancora di più il suo largo sorriso.
-Non dimenticarti i vestiti- mi fece un cenno della testa, e quando abbassai lo sguardo sospirai, notando che mi fossi nuovamente denudato davanti a tutti.
La mia dignità era da tempo finita dentro al bidone della spazzatura.
-Bentornato, mutandone- sorrise Natsu mentre sollevava il pugno.
-Grazie, testa bruciata- ricambiai battendogli il pugno con il mio.
-Falla tornare quella di prima, spogliarellista- disse duramente Gajeel, che ottenne un espressione addolcita da parte di Levy.
-Che c'è?!- sbottò distogliendo lo sguardo, sulle guance levato un lieve velo di rossore -è stata la mia prima amica, ci tengo a lei- borbottò.
-Ci proverò, ferraglia- risposi con un lieve sorriso.
-Ah, Gray!- mi richiamò Mira -niente atti osceni in pubblico. Hai un appartamento, usalo. Ci siamo intesi?- ghignò maliziosa.
-Vaffanculo- borbottai arrossendo e aumentando la velocità della mia andatura, sentendo alle mie spalle diverse risatine divertite.
Quando uscii mi girai un po attorno, ma non trovai alcuna traccia di Juvia, quindi corsi verso il posto in cui probabilmente si era rifugiata alla ricerca di solitudine.
Corsi non curandomi della pioggia scrosciante, ma solo di trovare la ragazza che avevo fatto tanto soffrire.
Quando arrivai allo scoglio avevo il fiatone, ma mi si levò un peso dal petto quando la vidi seduta a penzoloni sul mare, lo sguardo basso e il corpo scosso da tremori e singhiozzi, segno che stesse piangendo.
Mi avvicinai lentamente, e quando fui alle sue spalle creai con la mia magia un ombrello che portai sopra la sua testa.
Probabilmente non avvertendo più nuove gocce d'acqua scorrerle da capo a piedi, alzò la testa, incrociando il mio sguardo. òppena mi vide sgrano gli occhi e si affrettò a sfregare i suoi occhi pieni di lacrime nel tentativo di asciugarli alla svelta.
-Juvia non ne ha bisogno- mormorò dopo un po, riferendosi all'ombrello -è la donna della pioggia-
-Credo che anche la donna della pioggia possa prendersi il raffreddore- ribattei semplicemente, sedendomi accanto a lei.
-Gray-sama voleva qualcosa da Juvia?- domandò dopo qualche minuto passato in assoluto silenzio.
-Non lo so... parlare, forse...- sussurrai fissando le onde del mare ai miei piedi infrangersi prepotentemente contro le rocce.
-Di cosa?- si incuriosì un poco, ma abbastanza da trovare il coraggio per girarsi verso di me.
-Scusami, Juvia- feci incrociare i nostri occhi -mi dispiace-
-Juvia non capisce...- aggrottò confusamente le sopracciglia.
-Sono un bastardo- abbassai il capo, non riuscendo più a sostenere il suo sguardo -ti ho sempre trattata di merda, e non sono riuscito nemmeno a proteggerti-
-Se Gray-sama si riferisce alla guerra contro l'impero di Alvarez, può stare tranquillo, Gray-sama non ha nessuna colpa- ribatté convinta, facendo sprofondare il mio cuore in un abisso senza fine.
-Forse questo è il tuo unico problema- sospirai -non mi ritieni mai colpevole, anche se è palese che io lo sia. Non sono riuscito a proteggerti dai nostri nemici, rischiando seriamente di perderti, e questo non me lo perdonerò mai. Così come non ti perdonerò di aver messo in gioco la tua vita offrendola a me. E ora per colpa mia porti il segno di quella battaglia impresso sul tuo corpo-
-Oh, Gray-sama intende la cicatrice? Wendy-chan si è offerta di curarla, ma Juvia ha rifiutato- sorrise lievemente.
-Perché?- spalancai leggermente gli occhi, girandomi con uno scatto veloce verso di lei.
-Juvia ritiene quella cicatrice un segno del suo amore per Gray-sama, e non la farebbe sparire per nulla al mondo-
Restai con la bocca socchiusa e gli occhi spalancati, rimanendo per l'ennesima volta colpito dalla grandezza dell'amore di Juvia e del coraggio con cui lo sfoggiava.
Passarono quelle che mi sembrarono ore, prima che mi decidessi ad aprire bocca.
-Avevi ragione-
-Su cosa?-
-Ti ho baciata-
Quando non ottenni risposta mi girai verso di lei, trovandola con il volto in fiamme e gli occhi sgranati all'inverosimile.
-Mi dispiace, non avrei dovuto farlo- mormorai.
-P-perché? Gray-sama è pentito?- farfugliò insicura, facendomi mio malgrado sorridere lievemente.
-No- scossi la testa, sentendola subito tirare un piccolo sospiro di sollievo.
-Juvia è triste solo di non ricordarsi com'è stato- mugugnò infelice.
-Io invece me lo ricordo alla perfezione- alzai lo sguardo verso l'alto, fissando sollevato il cielo sgombro di nuvole.
-D-davvero?- balbettò imbarazzata fino al midollo.
-Già- annuii -e devo confessarti che hai delle labbra davvero morbide- sorrisi al dolce ricordo.
-E-eh?!- esclamò rossa come un peperone, facendomi ridacchiare divertito.
-Perché hai cominciato ad evitarmi?- la guardai negli occhi color zaffiro.
-Beh, dato che Gray-sama non ha dato nessuna risposta a Juvia, Juvia ha capito che era fastidiosa e invasiva, quindi ha deciso di lasciare in pace Gray-sama- disse lentamente, facendo ciondolare i piedi.
-Ti sbagli- le posai una mano sulla guancia, accarezzandola delicatamente.
Juvia mi fissò curiosa con i suoi grandi occhi da cerbiatta, le guance rosee e le labbra socchiuse. In quel preciso momento decisi di voler essere egoista.
Con uno scatto in avanti premetti le mie labbra contro le sue, e dopo qualche secondo sentii le piccole mani di Juvia incrociarsi sulla mia nuca e tirare dolcemente qualche ciocca di capelli.
Quella sua conferma era tutto ciò che stavo aspettando.
Picchiettai con la lingua contro il suo labbro inferiore, quindi, quando socchiuse la bocca, dandomi l'accesso, iniziarono le danze.
Portai la mano libera sul sua fianco, stringendolo tra le dita, quindi spostai l'altra dalla sua guancia alla sua nuca, avvicinandola ancora di più a me, cosa che ricambiò con sicurezza.
Le nostre lingue si rincorrevano fameliche in quel bacio che entrambi avevamo aspettato per fin troppo tempo, e fu irritante doversi staccare quando ci ritrovammo a corto di fiato.
-Questa ti basta come risposta?- sussurrai con voce roca mentre posavo la mia fronte sulla sua.
Lei annuì subito, il viso in fiamme e gli occhi lucidi, scintillanti come lo erano prima.
-Credo che seguirò il consiglio di Mira...- sussurrai alzandomi in piedi e porgendole una mano.
-Di cosa parla Gray-sama?- chiese curiosamente.
All'improvviso la presi in braccio a mo' di sposa, causandole un urletto sorpreso, e presi a correre verso il mio appartamento.
-Lo scoprirai tra poco...-
Nove mesi dopo nacque Storm.
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