Clean

One-shot ispirata alla canzone "Clean" di Taylor Swift.


Ero in una stanza.

Una stanza davvero adorabile. Le pareti erano dipinte di un delicato azzurrino e i mobili - delle mensole, un armadio, un tavolo abbastanza piccolo, quattro sedie - erano di legno bianco. C'era anche un grande letto matrimoniale con le lenzuola azzurre e una bella finestra che mostrava il cielo scuro di una notte senza stelle.

Quel posto avrebbe dovuto darmi un senso di calma, di pulito, ma sentivo che c'era qualcosa che non andava.

Guardai il tavolo. Oh. C'era un vaso di vetro in cui erano sistemati dei fiori. Assomigliavano ai fiori che mi aveva regalato Connor. No, non ci assomigliavano: erano i nostri fiori.

Mi avvicinai al tavolo, ma poi notai una cosa. I fiori erano secchi. Nel vaso non c'era più neanche una goccia d'acqua. Erano morti di sete.

Li fissai. Mi ero dimenticata di loro, dopo che Connor mi aveva lasciata.

Mi voltai di scatto, guardando il letto. Sopra il lenzuolo azzurro però c'era qualcosa che non avevo notato prima. Osservando bene, capii che erano le tre piccole farfalle di legno che Connor mi aveva regalato al mio compleanno perché sapeva che adoravo gli oggetti in legno.

Mi girai ancora, stavolta guardando una mensola. E lì... c'era una foto incorniciata. Che ritraeva me e Connor insieme, sorridenti, abbracciati, felici.

Mi voltai di nuovo. Un'altra mensola con una foto di me e Connor. In effetti, su ogni mensola ce n'era una, ora che ci facevo caso.

E all'improvviso compresi che cosa c'era che non andava nella stanza. Connor era dappertutto, lì. Era lì perché io non riuscivo a dimenticarlo.

Mi resi conto che avevo qualcosa in mano. Dei fogli? No, erano altre foto di Connor.

Mi sentivo sporca. Perché lui era ancora addosso a me. Come un vestito macchiato di vino. Che però non potevo più indossare, perché lui mi aveva lasciata, lui non c'era più, non davvero, eppure io continuavo a pensarlo e quindi le macchie rimanevano sul vestito.

Mi girai di nuovo, tornando a guardare le farfalle di legno. Solo che quelle si stavano come dissolvendo davanti ai miei occhi. Anzi, diventarono polvere. Una polvere grigiolina che iniziò a ricoprire ogni singola cosa nella stanza. Me compresa.

Mi sentivo soffocare, perché ero sempre più sporca, perché il ricordo di Connor mi si appiccicava ancora addosso.

Salii in piedi sul letto e tirai un pugno fortissimo al soffitto, che si ruppe. Pezzi di intonaco caddero intorno a me, mentre io fissavo il buco che avevo appena creato nel soffitto, da cui stava entrando della pioggia. Fuori stava piovendo, e anche molto forte.

L'acqua cadde nella stanza, allagandola pian piano. Lasciai cadere le foto che tenevo ancora in una mano sul pavimento ormai ricoperto da dieci centimetri di acqua.

Le foto fluttuarono lontane da me.

Il livello dell'acqua continuava a salire. Raggiunse il letto, mi bagnò i piedi, poi le caviglie, poi i polpacci. Non mi mossi.

Ben presto mi ritrovai sommersa fino alla vita, e poi fino al petto. Fino alla gola.

Alzai lo sguardo verso il buco sul soffitto, e le gocce di pioggia iniziano a cadermi negli occhi, nel naso, nella bocca. Tossii, ma sentivo che le gocce mi stavano finendo nei polmoni, mentre ormai l'acqua che riempiva la stanza mi lambiva il mento.

Il terrore prese il sopravvento. Iniziai a urlare davvero forte, ma sapevo che nessuno mi avrebbe sentita. Era notte, tutti dormivano tranquilli.

La pioggia continuava a cadere. Io galleggiavo e finii lontana dal buco. Ormai tra la superficie dell'acqua e il soffitto era rimasto pochissimo spazio, e presto sarebbe sparito anche quello.

E così accadde. Mi ritrovai completamente sommersa. Sapevo perfettamente che stavo annegando, ma all'improvviso mi parve che l'acqua non fosse una cosa così cattiva. Aveva ripulito la stanza dalla polvere, aveva trascinato via i fiori e le foto.

Connor non c'era più.

E così, proprio quando stavo annegando, mi sembrò di poter finalmente respirare.

"Entro domani mattina se ne sarà andato anche l'ultimo granello di polvere, l'ultimo pezzo di Connor." pensai con sollievo. "Credo che sarò finalmente pulita."

Poi tutto si fece nero.

***

«Leah!» chiamava una voce. «Leah, svegliati!»

Aprii lentamente gli occhi. La prima cosa che vidi fu il viso pieno di preoccupazione della mia migliore amica Meg.

«Oh, grazie al cielo!» esclamò lei quando capì che mi ero svegliata. «Hai fatto un incubo, vero? A un certo punto hai iniziato a urlare, mi hai davvero spaventata, ma non riuscivo a svegliarti...»

Mi misi seduta e lei mi abbracciò.

Ricordai dov'ero. A casa di Meg, nella sua stanza, su un materasso gonfiabile accanto al suo letto. Mi aveva detto che dovevamo fare una specie di pigiama party perché dovevo smettere di pensare a Connor e quello le sembrava un buon modo per distrarsi.

«Vuoi raccontarmi l'incubo?» disse Meg mentre scioglieva l'abbraccio.

Io inclinai la testa con fare pensoso. «Non era proprio un incubo. Ho urlato quando stavo per annegare, ma... poi ho capito che l'acqua stava portando via ogni traccia di Connor. Mi sono sentita... pulita. Come se tutti i ricordi che lo riguardavano fossero stati lavati via.»

Meg sembrava un po' perplessa, ma non fece domande. «Spero che quello, ehm, sporco se ne sia andato anche nella realtà.»

Io la guardai, accennando un sorriso. «Lo spero anche io.»

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