Mission: Dabi - [ 4/7 ]
Mancava poco più di mezz'ora all'inizio della festa, e Dabi non era ancora pronto. Davanti allo specchio della sua stanza, già con indosso pantaloni, scarpe, camicia e giacca, il ragazzo stava cercando di allacciarsi la cravatta al collo.
Senza successo.
Passò cinque minuti buoni a litigare con quel pezzo di stoffa, imprecando sottovoce e maledicendo Mr. Compress per averlo costretto a mettere quel completo. Dopo l'ennesimo tentativo fallito, Dabi sbuffò esasperato: stava per tirare un pugno allo specchio, ma qualcuno lo salvò dal procurarsi sette anni di sfiga.
- È permesso? -
Il ragazzo si guardò alle spalle con il braccio ancora alzato per sferrare il colpo, ma si bloccò. D'un tratto tutta la frustrazione e la rabbia che aveva accumulato svanirono nel nulla: T/n era comparsa sull'uscio della porta, appoggiata allo stipite con le braccia incrociate e lo sguardo rivolto verso di lui in attesa di una risposta.
I suoi polmoni decisero di fargli un brutto scherzo, smettendo all'improvviso di far circolare l'ossigeno, mentre il cuore fece un capitombolo contro la sua cassa toracica. Non riusciva più a ragionare.
T/n indossava un meraviglioso abito blu notte, lungo fino a terra e aderente nei punti giusti. La profonda scollatura a V era stata riempita con la collana che aveva rubato il giorno prima, alla quale aveva abbinato bracciali e orecchini.
Portava i capelli raccolti in una semplice coda alta, che insieme ai tacchi a spillo neri contribuiva a slanciare la sua figura facendola sembrare più alta. In viso aveva solo un filo di trucco, ma era abbastanza per far risaltare il profondo e magnetico c/o dei suoi occhi.
In mano teneva una piccola pochette nera con all'interno ciò che sarebbe potuto servirle durante la missione, ma lasciò dello spazio vuoto per poterci inserire la droga di Shigaraki dopo averla recuperata.
Notando che Dabi stava per mettersi a sbavare, la ragazza ghignò divertita e schioccò le dita più volte per riguadargarsi la sua attenzione.
- Oi! Ci sei? -
La sua voce lo svegliò dalla trance, come se parlando avesse riavviato la sua mente. Il Villain sbattè le palpebre un paio di volte, abbassò il braccio e distolse immediatamente lo sguardo da lei, girandosi di spalle.
- Ok, ho capito. Entro lo stesso - esordì varcando la soglia, i passi scanditi dal rumore delle sue scarpe a contatto con il suolo.
Mentre avanzava verso di lui, sbirciando da sopra la spalla Dabi scoprì che la gonna del suo vestito aveva due spacchi laterali: quando camminava le sue gambe rimanevano scoperte fino a mezza coscia.
Calmo. Sta calmo.
T/n gli si affiancò, spostandolo da davanti allo specchio così da poter vedere se stessa. Il ragazzo rimase leggermente basito da quel suo gesto e le rivolse uno sguardo confuso.
- Cosa ci fai nella mia stanza? -
T/n iniziò a mettersi in posa davanti allo specchio, ammirando con un sorriso compiaciuto il suo riflesso.
- Però... Devo ammettere che Mr. Compress ha buon gusto - commentò tra sé e sé, ignorando la sua domanda.
Mentre lei continuava la sua sfilata immaginaria, Dabi guardava la sua immagine muoversi all'interno della parete di vetro. Ogni suo movimento lo ipnotozzava, impedendogli di staccarle gli occhi di dosso anche solo per un istante.
T/n non aveva idea di quanta influenza avesse su di lui. O meglio, sapeva di averla, ma non così tanta. Era sempre stato così, anche in passato: bastava usare l'approccio giusto, uno sguardo languido e delle belle parole per far fare a Dabi ciò che voleva, anche senza usare il suo quirk. E questo a lui non era mai andato giù.
In quei momenti sentiva di non avere più controllo su se stesso e sulle sue decisioni. Il fatto che riuscisse continuamente a rubargli il ruolo dominante all'interno della loro relazione feriva il suo orgoglio e lo faceva sentire debole. Non riusciva a capire perché si comportava così in sua presenza, perché non riusciva a opporre resistenza quando si trattava di lei. Era estremamente frustrante.
- Sono venuta da te perché in camera mia non ho questo - disse la ragazza appoggiando una mano allo specchio.
Si diede un'ultima occhiata per vedere se avesse ancora i capelli in ordine, poi si voltò verso Dabi. Oltre ad aver notato la sua espressione imbambolata, l'occhio le cadde sulla cravatta che stava ancora penzolando dal suo collo. Le sfuggì un sorriso.
- Serve una mano con quella? - gli chiese indicandola. Inizialmente confuso da quella richiesta, seguendo con lo sguardo la direzione in cui stava puntando il suo dito Dabi capì a cosa si stava riferendo.
- Tsk. Come se tu fossi in grado di fare il nodo giusto - la derise con la sua solita espressione apatica.
In tutta risposta T/n gli si avvicinò con un sorriso sghembo in volto, afferrò le due estremità del pezzo di stoffa e cominciò ad intrecciarle tra loro.
Ancora una volta, il Villain si sentì in difficoltà nell'averla così vicina. Per qualche ragione l'idea di prenderle i fianchi e tirarla a sè gli attraversò la mente, ma la scacciò subito.
Bramava terribilmente il contatto con la sua pelle, ma le agili mani di lei che si muovevano a pochi centimetri dal suo corpo non lo sfiorarono nemmeno una volta, nemmeno per sbaglio. Sembrava lo stesse facendo di proposito per vedere quanto sarebbe resistito alla tentazione.
Mentre continuava ad armeggiare con la cravatta, gli occhi di T/n, per quanto concentrati che fossero, divennero gradualmente sempre più pensierosi. Anche la sua bocca, che prima sfoggiava uno dei suoi soliti sorrisi, era rivolta verso il basso. Qualcosa le stava passando per la testa. Dabi la sentì sospirare profondamente, i suoi capelli c/c che ora grazie ai centimetri guadagnati in altezza sfioravano il suo naso.
- Senti... - iniziò con voce flebile, appoggiando le mani al suo petto prima di stringere la cravatta ormai annodata. Il ragazzo chinò la testa per guardarla, incontrando il suo sguardo serio ma al contempo malinconico.
- Sei ancora arrabbiato per quella cosa? -
Sentendosi fare quella domanda sgranò leggermente gli occhi. Alzò nuovamente la testa mantenendo un'espressione impassibile e gettò lo sguardo da un'altra parte. Lo colpì di nuovo quella morsa a petto.
Non lo so...
Quel quesito lo aveva tormentato per settimane dopo la loro rottura. Passò intere notti a rimuginarci sopra, cercando di capire se ciò che aveva fatto fosse stata la scelta migliore, ma quando finalmente riuscì a mettersi l'anima in pace, ecco che insieme a T/n tornarono anche i dubbi e i sensi di colpa.
Per quanto non potesse negare che qualcosa in lui si fosse risvegliato dopo averla rivista, il peso di ciò che era successo tra di loro continuava a gravare su di lui. E il fatto che lei non volesse ammettere la sua colpa rendeva il tutto ancora più insopportabile da gestire. Non era pronto a darle una risposta, almeno finché non avesse trovato la forza di discuterne con lei.
T/n continuava a fissarlo facendo vagare le iridi c/o sul suo volto, in religiosa attesa. Ma Dabi non sembrava volerne parlare. Riportando lentamente lo sguardo sulla cravatta che stava ancora tenendo tra le mani, T/n scosse la testa e delicatamente gli strinse il nodo al collo.
- Sei ancora convinto che l'abbia fatto, non è vero? - insistette alzando di poco il tono di voce, non avendo però il coraggio di guardarlo in faccia.
Questa volta fu lui a sospirare, facendole intendere che aveva colto nel segno: non aveva cambiato idea. T/n fece qualche passo indietro, allontanandosi da lui tenendo lo sguardo basso.
Dabi non sapeva come fare per spiegarle la situazione in cui si trovava: voleva crederle, sul serio. Ma i fatti raccontavano una storia diversa, facendo di lei una bugiarda.
Vederla così affranta gli fece palpitare il cuore più forte del normale, tanto che istintivamente le si avvicinò con l'intenzione di abbracciarla, ma non volendo peggiorare ulteriormente la situazione si trattenne.
Nella stanza cadde il silenzio: lei contemplava il pavimento mentre lui si guardava allo specchio per sistemarsi meglio la cravatta. La tensione era palpabile, ma fortunatamente Shigaraki interruppe quel momento.
- È ora di andare - mormorò dal corridoio passando davanti alla stanza.
Grata di avere una scusa per andarsene, T/n si diresse velocemente verso la porta evitando in tutti i modi di incrociare lo sguardo con Dabi.
- T/n - la chiamò lui, fermandola di spalle mentre stava per imboccare il corridoio. Forse sbagliava a rincarare la dose, ma non voleva passare il resto della serata con lei in quell'atmosfera ostile.
- Sii sincera. Hai...? -
- No! - si girò di scatto, incatenando lo sguardo a quello del ragazzo e interrompendolo ancor prima che potesse formulare la domanda. I suoi occhi erano velati di lacrime.
- Mai... -
La sua voce tremante gli creò un nodo alla gola, facendolo pentire all'istante di aver lasciato che i suoi dubbi avessero la meglio su di lui. E come se non bastasse si rivelò inutile: per l'ennesima volta aveva ricevuto la stessa risposta.
- Perché non mi credi? - continuò lei, cercando di rimanere il più calma possibile nel tentativo di reprimere le lacrime.
- Cazzo Dabi... Io ti amavo... -
Detto questo sparì dietro la porta, lasciando solo il ragazzo con un'espressione distrutta in volto. Si passò una mano fra i capelli, ripensando a quello che le sue orecchie avevano appena sentito.
Mi amava. E io ho rovinato tutto...
• • •
Dabi si presentò nel capannone pochi minuti dopo, volendo dare a T/n del tempo per ricomporsi. Lei e Shigaraki stavano discutendo gli ultimi dettagli della missione, mentre Kurogiri si preparava a creare il warp gate che li avrebbe condotti alla residenza della loro vittima.
Quando affiancò la ragazza, intenta ad osservare la foto di Sukekawa che Tomura teneva in mano, lei lo ignorò bellamente mantenendo un'espressione seria e concentrata.
- Il nostro uomo ha un quirk potenzialmente pericoloso? -
- Il suo quirk è un'incognita anche per me. Il nostro informatore ha detto di non averlo mai visto fare cose particolari, quindi per quanto ne sappiamo potrebbe essere quirkless. Alla buon'ora - aggiunse Shigaraki vedendo arrivare il moro. - Non c'è bisogno di ricordarvi cosa dobbiate fare, mi auguro -
- Affatto - rispose lei secca tenendo gli occhi fissi davanti a sé, quasi fosse un soldato pronto a rischiare la vita.
La sua non era soltanto determinazione: la tristezza che provava fino a poco prima si era trasformata in rabbia. Una rabbia che le bruciava dentro come un incendio pronto a radere al suolo qualsiasi cosa gli si parasse davanti.
- Bene. Confido in te T/n, non deludermi - continuò rivolgendole un ghigno. A pochi passi da loro, il fumo di Kurogiri andò a creare il warp gate che stavano aspettando.
- L'ho mai fatto? - sorrise ironica sollevando un sopracciglio, per poi lasciarsi risucchiare dal buco nero. Dabi fece per seguirla, ma la mano di Shigaraki andò a posarsi sul suo petto fermando la sua avanzata. Lui gli rivolse un'occhiata confusa.
- Convincila ad unirsi a noi - gli disse rauco. - È una risorsa preziosa per la Lega, potrebbe farci comodo -
Il moro corrucciò la fronte, colto di sorpresa da quella sua richiesta.
- Ci sto già lavorando - affermò, prendendogli il polso e allontanando brutalmente da sé le sue lunghe dita avvizzite. Dopodiché, anche lui superò il warp gate.
T/n lo stava aspettando dall'altra parte, affacciata sulla strada dal vicolo nel quale erano sbucati. Si guardava in giro dandogli le spalle, cercando di individuare la casa in cui si sarebbe svolto questo famoso ricevimento, o in alternativa qualche altro invitato da seguire per arrivarci.
Era la sera perfetta per una festa all'aperto: il cielo spoglio di nuvole permetteva alla luna piena di splendere in tutta la sua bellezza, rendendo inutile la luce artificiale dei lampioni e quella delle macchine. Quel pallido quanto stupendo bagliore andava a riflettersi sui gioielli della ragazza, donando ad ogni suo movimento, anche il più piccolo ed insignificante, ancora più grazia e fascino di quanto non possedesse già di suo.
Nel mentre, una piacevole brezza autunnale si divertiva ad insinuarsi tra le pieghe del suo vestito, scoprendole le gambe all'altezza del ginocchio e costringendola di conseguenza a tenere uniti i due lembi dello spacco con le mani, per non lasciare troppa pelle in bella vista.
Agli occhi di Dabi, in quel momento T/n era parsa come una sorta di dea terrena: meravigliosa, quasi eterea... ma comunque umana. E pensando che tempo addietro aveva rinunciato a lei per un motivo così stupido, avrebbe voluto prendersi a pugni.
Se non l'avesse allontanata in quel modo, probabilmente ora sarebbe ancora al suo fianco. Ma avrebbe rimediato. Aveva finalmente la possibilità di sistemare le cose e non poteva permettersi altri errori del genere. L'avrebbe riconquistata.
- Dabi -
Il ragazzo si rese conto di essere rimasto per dei lunghi secondi con lo sguardo fisso su di lei, facendole assumere una faccia seccata.
- Ho visto dei tizi ben vestiti andare da quella parte - spiegò indicando verso destra.
Si incamminarono in quella direzione, lei mantenendosi alcuni passi avanti per non stargli troppo vicina, convinta che sarebbe potuta saltargli al collo in qualsiasi momento per farlo fuori o, in alternativa, per picchiarlo ripetutamente con la borsetta.
Dopo nemmeno un isolato, davanti a loro comparve un lungo viale illuminato, il quale, una volta superato il cancello, continuava come sentiero all'interno di un vasto giardino decorato a festa. Lo spazio era riempito dagli invitati che vagavano tra tavoli imbanditi di pietanze, fontane, cespugli, aiuole... Tutto lasciava pensare che l'ospite fosse una persona di classe e di buon gusto.
I due avevano in volto l'espressione contraria dell'altro: Dabi si sentiva tremendamente spaesato davanti a quell'eccessivo sfarzo, mentre T/n non vedeva l'ora di inoltrarsi nel giardino e confondersi tra le altre persone per esplorare quel posto.
Un particolare però saltò all'occhio di entrambi: pochissime erano le persone che giravano da sole. Il più degli invitati sembrava muoversi in coppia, che fossero sposati oppure singoli che avevano convinto qualche amico o conoscenza a far loro da accompagnatore. I ragazzi si scambiarono un'occhiata.
Vedendo la faccia poco entusiasta di lei, Dabi distolse lo sguardo e lentamente le porse il braccio imitando alcuni degli uomini che aveva visto nel giardino. T/n non sembrava troppo convinta e si prese qualche secondo per guardare di sottecchi quel suo gesto, storcendo il naso in segno di dissenso. Poi sospirò.
- Ti ricordi ancora come si fa? - gli chiese ironica ma con tono serio, avvolgendo controvoglia la mano attorno al suo braccio. Quel piccolo contatto gli fece venire i brividi.
- Io sì. Tu invece? - ricambiò la frecciatina, incamminandosi per il viottolo. T/n si lasciò condurre senza opporre resistenza, abbassando il capo come se si stesse concentrando a fare qualcosa. Dopodiché, tornò a guardare davanti a sé sfoggiando un sorriso e un'espressione rilassati.
- Farò del mio meglio -
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