Company - Dabi [ 1/1 ]

Salve :)

Tutto ciò è molto improvviso, me ne rendo conto, ma guardate cosa vi ho portato!

L'ennesima Dabi x reader :D

NON LO FACCIO APPOSTA OK?

Sono fuori dal fandom di Mha da un po' in realtà, ma guardando tra le note del telefono ho riesumato questa one shot.

L'avevo lasciata a metà, ma quando me la sono riletta BOOM mi è partita l'ispirazione di botto.

È una Modern AU, quindi niente quirk, niente Heroes e niente Villains.

Ho cercato di immaginare come sarebbe Dabi se non vivesse in una società di superumani, ed è uscita sta roba :")

Also, il suo carattere è un po' OOC, ma sticazzi a me piace così.

• • •

Il bar quella sera era particolarmente pieno, ma T/n e N/a riuscirono comunque a prendere posto ad un tavolino nascosto in fondo alla sala. Il barista, amico secolare di N/a, andò personalmente da loro a prendere le ordinazioni.

- Fammi uno dei tuoi splendidi Mojito Ranka: poco ghiaccio e tanto alcol - gli disse con un sorriso.

- Per me invece qualcosa di analcolico perfavore - ordinò l'altra.

- Oh andiamo, T/nnnn! È la nostra serata tra ragazze! Non farmi ubriacare da sola -

- Se mi ubriaco anch'io come ci arriviamo a casa tutte intere? - rispose rivolgendole un'occhiata divertita.

Ranka andò a preparare i drink, lasciando le due ragazze a chiacchierare in tranquillità. T/n e N/a frequentavano lo stesso corso all'università e allo stesso tempo condividevano un appartamento con altre studentesse. Nei rari casi in cui lo studio dava loro una tregua N/a organizzava delle uscite con le sue amiche per distrarsi e divertirsi un po', finendo puntualmente con l'alzare troppo il gomito. Così T/n e le altre coinquiline stipularono un accordo: una di loro doveva rimanere rigorosamente sobria per fare in modo che non succedessero casini. Ed essendo quella sera da sola con N/a, la ragazza non poteva concedersi nemmeno un sorso.

- Eccomi qua. Un Mojito poco-ghiaccio-tanto-alcol e un analcolico - disse Ranka appoggiando i bicchieri sul tavolo.

- Grazie caro - rispose N/a avvicinando il suo drink.

- Quindi stavi dicendo... - riprese T/n dopo che il barista tornò dietro al bancone - ...che Kaya ha fatto punteggio pieno in quell'esame? -

- Già, quella secchia... Come fa a prendere voti così alti?.- esclamò l'altra sorseggiando dal bicchiere.

- Evidentemente ha un metodo di studio migliore dei nostri - commentò l'altra, imitando l'amica.

- Macché metodo di studio, è il suo cervello ad essere migliore dei nostri! - disse ridendo e facendo ridere di conseguenza anche la coinquilina.

T/n a dirla tutta non era un'amante di quel genere di serate: preferiva di gran lunga rimanere a casa e ascoltare la musica mentre prendeva lentamente sonno sul divano, ma se con lei c'era una sua amica tutto diventava più leggero e sopportabile.

Più il tempo passava e più N/a beveva: nel giro di un'ora si era fatta portare altri due Mojito, sotto lo sguardo contrariato della c/c.

- Non starai esagerando? - le chiese preoccupata T/n quando vide Ranka arrivare con il quarto bicchiere.

- Ma noooo, non preoccuparti! Come reggo io l'alcol non lo regge nessuno! -

T/n sospirò rassegnata scuotendo la testa. Non sarebbe riuscita a dissuaderla dal bere fino a star male, ma finché il suo problema era la sbronza e non quell'altra cosa non ci sarebbero stati problemi.

- Oh cazzo...! - sussurrò N/a ad un tratto, accasciandosi in avanti sul tavolo.

- Che succede? Hai già finito anche questo Mojito? -

- No, peggio... - disse alzando lo sguardo verso l'amica. - Senro il bisogno di... Aghh no! Non devo pensarci! - disse tirandosi sù e coprendosi il viso con le mani.

- Ti prego, non dirmi che è quello che penso - le chiese preoccupata, temendo la sua risposta.

- E invece sì! Ho bisogno di scopare! -

T/n sentendo quelle parole sgranò gli occhi terrorizzata. - Shhhhn! Puoi... puoi almeno non dirlo ad alta voce? Sia mai che qualcuno ti senta -

- Ma io voglio che qualcuno mi senta! Ho davvero, ma davvero bisogno di... mmmh - continuò mentre le sue guance piano piano si coloravano di rosa acceso a causa dell'alcol.

T/n si prese la testa tra le mani: ecco l'altro problema della sua coinquilina. N/a era sempre stata popolare tra i ragazzi grazie alla sua bellezza naturale e... altre sue "qualità" naturali. Lei ovviamente ne era ben consapevole, tanto che una volta per vincere una scommessa si era portata a letto uno studente di due anni più grande. E da allora la sua dipendenza ebbe inizio.

- Non ce la fai proprio a trattenerti? Avevi detto che stavi facendo progressi con la terapia - cercò di distrarla l'amica.

- Ed è così, lo giuro. Ma non posso troncare tutto in un colpo, devo rallentare piano piano... Ed ora come ora, non so se riesco a evitarlo - le confessò guardandosi freneticamente in giro, il suo respiro che si faceva sempre più corto e affannoso.

- Dio mio N/a... - si rassegnò l'altra, completamente in imbarazzo nel vedere che l'amica stava cercando qualcuno con cui appartarsi.

- Oh...! Ohhhh lui fa proprio al caso mio! Devo andare a prendermelo... - gemette alzandosi dalla sedia e sistemandosi i vestiti.

- Ti prego N/a... Non farlo - supplicò T/n tentando di fermarla, ma la ragazza era ormai irremediabilmente ricatuda nel suo vizio.

- Scusami T/n. Davvero, scusami... Mi dispiace lasciarti da sola anche stavolta - le disse a malincuore, dopodiché si incamminò verso il tavolo dove aveva adocchiato il suo bersaglio. Prima di arrivarci però, si girò nuovamente verso l'amica. - Non è che vuoi venire anche tu, vero...? -

T/n la fissò per qualche secondo, il suo viso si rabbuiò. - Lo sai che non posso - mormorò abbassando lo sguardo sul suo bicchiere ancora mezzo pieno.

- Ah già, scusami. Continuo a dimenticarlo - scosse la testa per poi andarsene.

La c/c rimase da sola al tavolo, osservandosi le mani che circondavano nervosamente il bicchiere freddo andando a creare un alone di condensa attorno alle sue dita. Dopo qualche secondo gettò uno sguardo dietro di sé per vedere cosa stesse facendo N/a: la vide trascinare allegramente per una manica il ragazzo che aveva puntato, dirigendosi da Ranka per chiedergli la chiave di una delle stanze al piano si sopra. T/n sospirò pesantemente.

Non c'era più così tanta gente ad affollare la sala, anche se il chiacchiericcio di sottofondo poteva benissimo far intendere il contrario. La ragazza bevve un sorso del suo drink, non osando alzare lo sguardo per guardarsi intorno.

Quel genere di ambiente non faceva per lei, e senza la compagnia di N/a non si sentiva per niente a suo agio. Avrebbe voluto andarsene da lì il prima possibile, ma d'altro canto non poteva farlo. Cosa avrebbero detto le sue coinquiline se fosse tornata a casa senza la sua amica?

Ma guarda te se non devo aspettarla finché non finisce di fare le sue cose. È pure ubriaca cazzo... Non avrei dovuto lasciarla andare.

Mentre si crogiolava in silenzio, T/n ad un tratto si sentì osservata. Istintivamente ogni suo muscolo si irrigidì e iniziò a sudare freddo. Non aveva il coraggio di controllare se effettivamente qualcuno la stesse guardando, così rimase immobile nella speranza che quella sensazione passasse. Ma così non fu.

Allora, con il cuore che le palpitava nelle orecchie, alzò timidamente gli occhi davanti a sé: a qualche tavolo di distanza dal suo notò un ragazzo con lo sguardo fisso su di lei. Aveva i capelli corti e scuri, le iridi di un azzurro intenso. Convinta di aver incrociato il suo sguardo, T/n sgranò gli occhi e li abbassò immediatamente.

Chi è quello? Perché mi fissa?

Presa dal panico, la ragazza pregò che N/a tornasse presto e fece del suo meglio per ignorare quello sconosciuto. Ma quest'impresa si rivelò impossibile quando, poco dopo, il ragazzo in questione si alzò in piedi e raggiunse lentamente il suo tavolo. T/n rimase immobile mentre appoggiava con nonchalance la sua giacca alla sedia per poi prendere posto dove prima stava seduta la sua amica.

Oddio, che cosa vuole...? Lo sapevo che sarebbe successo qualcosa! Lo sapevo! Dovevo rimanere a casa! Aiuto!

Rimanendo in silenzio, spostò i bicchieri vuoti da un lato del tavolo per far spazio alla sua bottiglia di birra. T/n vide con la coda dell'occhio che le sue braccia erano totalmente coperte di tatuaggi, e questo non la aiutò a tranquillizzarsi: dal dorso delle mani fino al collo non riusciva a vedere un solo centimetro di pelle libera. Gli unici punti in cui quel mare di disegni scuri si interrompeva erano le sue dita, adornate da diversi anelli argentei che riflettevano in maniera quasi ipnotica le luci all'interno del locale.

Mantenne lo sguardo basso per quella che le sembrò un'eternità, sperando che non dandogli corda si sarebbe stufato di fissarla e se ne sarebbe andato.

- Tutto bene? -

La studentessa trattenne il fiato. La sua voce era profonda, ma non di un profondo rauco e graffiante: era limpida, morbida, avvolgente. Sentendola le sembrò di sprofondare in una boccetta d'inchiostro nero, ma in qualche modo non si sentì né sopraffatta dalla sua pesantezza né soffocata dalla sua viscosità.

- Uh sì, tutto bene... Perché me lo chiedi? - gli rispose con voce tremante, anche se in quel momento non c'era nulla che andasse bene.

- Perché hai la faccia di una che sta per mettersi a piangere - continuò lui con tono tranquillo, prendendo un sorso dalla bottiglia.

T/n dischiuse le labbra, sorpresa da quel suo commento. La sua faccia sembrava così disperata? Trascinò lo sguardo di lato, puntandolo sulla mano sinistra di lui.

- Beh, io non... non sto per mettermi a piangere - disse con poca convinzione, facendo in realtà intendere il contrario. Sentì lo sconosciuto sospirare divertito, il che la fece sentire ancora più disagio. Passò qualche minuto senza che nessuno dei due disse nulla.

- Ho visto cos'è successo con la tua amica - disse ad un tratto. - Non è stato molto carino da parte sua lasciarti qui da sola -

- Già... - sospirò lei dandogli ragione. - E non è nemmeno la prima volta che succede -

- Perché continui ad uscire con lei allora? - chiese sollevando un sopracciglio.

Non sono affaracci tuoi, lasciami stare cazzo...

- Perché... è una mia amica. Non riusciamo ad uscire spesso e mi dispiacerebbe rifiutare un suo invito - rispose titubante.

- Uhm, capisco - mormorò prima di prendere un altro sorso. - Ma sono ancora dell'idea che non avrebbe dovuto lasciarti qui da sola, visto che anche lei dovrebbe considerarti una sua amica. Giusto? -

T/n sapeva che quel ragazzo aveva perfettamente ragione e glielo dimostrò annuendo. Ogni volta doveva finire in quel modo: N/a a divertirsi mentre lei o qualche sua altra coinquilina doveva rimanere al tavolo per aspettarla. Che senso avevano quelle uscite allora?

E inoltre continua a rinfacciarmi il mio problema... Dice di non ricordarselo, ma a questo punto penso proprio che lo stia facendo apposta per farmelo pesare...

Vedendola stringere la presa attorno al bicchiere tanto da sbiancare le nocche, il moro si pentì di aver toccato l'argomento.

- Scusami, forse sono stato troppo duro. Dopotutto non vi conosco nemmeno -

- Figurati - T/n sentiva gli occhi lucidi e la gola pizzicare, ma non voleva mettersi a piangere davanti a lui. Fece un respiro profondo mantenendo lo sguardo basso. - Anzi, credo che tu mi abbia fatto aprire gli occhi... -

La ragazza lo sentì muoversi sulla sedia, poi con la coda dell'occhio lo vide portarsi nuovamente la bottiglia alle labbra, bevendo in un sorso solo la birra rimasta. La appoggiò accanto ai bicchieri vuoti di N/a e si rimise a fissarla.

Era passato un quarto d'ora da quando la sua amica se n'era andata e T/n cominciò a chiedersi quanto altro tempo sarebbe dovuta rimanere con quel tipo prima che lei ritornasse. Mezz'ora? Un'ora? Forse due?

L'unica cosa di cui era sicura era che quando sarebbe tornata gliene avrebbe dette talmente tante che mai più si sarebbe azzardata a chiederle di uscire di nuovo.

- Come ti chiami? -

Persa nei suoi pensieri, la ragazza lo sentì dire qualcosa ma non recepì le parole. - Cosa? -

- Sembra che la tua "amica" ne avrà ancora per un bel po' - sospirò lui adagiandosi completamente allo schienale della sedia. - Pensavo che nel frattempo un po' di compagnia ti avrebbe fatto piacere -

T/n tentennò di fronte a quella proposta, dopotutto anche lei era cresciuta con il classico avvertimento dei genitori "non parlare con gli sconosciuti". Ma per qualche ragione, sapere di non essere completamente sola in quel posto le sembrava più rassicurante del contrario.

- ...Ok. Grazie - mormorò continuando ad evitare il suo sguardo, non del tutto sicura di aver fatto la scelta giusta. In risposta la sua mano tatuata fece un gesto verso di lei, come per dire "non serve che mi ringrazi".

- Quindi, come ti chiami? - ripeté, questa volta sperando in una risposta.

La studentessa finalmente si decise ad alzare lo sguardo verso il suo interlocutore, e quasi le mancò il fiato nel vedere quanto più belli fossero i suoi occhi da vicino.

Prima quando lo aveva guardato di sfuggita le era sembrato di vedere dei piercing sul suo viso, ma ora che si trovava di fronte a lui era tutta un'altra cosa. Ne aveva un po' ovunque: sul naso, sulle labbra, sulle sopracciglia, ma soprattutto sulle orecchie, ed era indescrivibile il modo in cui fossero piazzati appositamente per rendere l'insieme ancora più gradevole da guardare.

Prima di rispondergli degluttì, rendendosi conto di avere la bocca asciutta. - T/n -

Avendo notato che gli occhi della ragazza si erano soffermati parecchio ad osservarlo, il moro accennò un'espressione compiaciuta. Poi rivolgendole un piccolo sorriso le porse la mano. - Piacere T/n, io sono Dabi -

T/n ci mise qualche secondo di troppo a ricambiare il gesto, distratta dalla scoperta di un ulteriore piercing rivelatolesi solo in quel momento: quello sulla lingua.

La stretta di Dabi era decisamente più decisa della sua, per non parlare del calore che emanava la sua mano. In confronto la sua pareva quasi in rigor mortis, rigida e fredda per essere stata a contatto con il suo drink fino a quel momento.

- Hai un nome particolare - notò incuriosita prima di prendere un sorso dal bicchiere, cercando di contrastare il rossore che stava divampando sulle sue guance.

- È più un soprannome in realtà. Lo preferisco a quello che mi hanno dato i miei genitori -

- Come mai? -

- Per una serie di cose. Diciamo che non vado molto d'accordo con la mia famiglia... - Anche se tentò di risponderle normalmente per un attimo il suo sguardo sembrò rabbuiarsi e T/n capì di aver toccato un tasto dolente.

- Capito... -

- Che mi dici di te invece? - le chiese appoggiando le braccia al tavolo per sporgersi leggermente verso di lei.

- Uh beh... Non che la mia vita sia così emozionante. Studio m/p nell'università del distretto qui vicino -

Inaspettatamente, chiacchierare con Dabi si rivelò essere più facile del previsto. I pregiudizi che T/n si era fatta all'inizio sparirono dopo i primi minuti di conversazione, rivelando al suo posto una persona interessante e piacevole da conoscere.

Il tempo volò senza che i due se ne rendessero conto, troppo presi dalla presenza l'uno dell'altra per accorgersi che era passata ben più di un'ora da quando Dabi decise di approcciarla.

- Cavolo, la tua amica ci sta dando dentro - ridacchiò prima di prendere un sorso dalla nuova bottiglia di birra che si era fatto portare.

- N/a? Sì, diciamo che si tiene allenata - commentò l'altra.

- Se non sbaglio, prima che ti lasciasse qui si era girata per dirti qualcosa. Cos'era? -

- Ah sì... Mi aveva chiesto di andare con lei - rispose lei, sentendosi leggermente a disagio.

- E perché non sei andata? Non ti piacciono le cose a tre? -

- No! Non è per quello! - esclamò paonazza.

- Ah, quindi ti piacciono - riprese lui, sollevando le sopracciglia in modo ammiccante e vedendola ridere in preda all'imbarazzo.

- No, non centrano le cose a tre Dabi! -

- E allora perché? -

T/n si ricompose e tornò seria. Il motivo per cui non poteva andare con N/a, il suo problema, non era esattamente un argomento da affrontare a cuor leggero, specialmente con una persona che si ha conosciuto da poco.

- Più che "non voglio" è "non posso", in un certo senso... -

- In che senso non puoi? Dai, smettila di fare la misteriosa - insistette sorridendo.

La ragazza sorrise a sua volta contagiata dalla leggerezza del suo compagno di tavolo, ma si spense quasi subito per lasciare spazio ad un'espressione rassegnata. Non era il tipo di persona che sbandierava ai quattro venti tutti i problemi della sua vita, ma qualcosa nello sguardo di Dabi le fece considerare l'idea di rivelarglielo. Fece un profondo respiro e si prese dei secondi per trovare il coraggio dentro di sè.

Tanto non lo rivedrò più. Non gliene fregherà niente, quindi perché non dirglielo? Non pare il tipo che si spaventa per queste cose...

Le pungenti iridi turchesi di Dabi stavano pazientemente osservando tutte le emozioni che si manifestavano sul volto della ragazza: vide vergogna, ripensamento, riflessione, e infine decisione.

Iniziando a torturarsi le mani per il nervoso, T/n sollevò gli occhi c/c verso quelli di Dabi sospirando per l'ennesima volta. - Sono sieropositiva -

Dopo quelle parole tra i due calò il silenzio più totale. Dabi sgranò gli occhi e per un momento sembrò smettere di respirare. Ovviamente non si aspettava un cosa di tale portata.

- Cazzo... - sussurrò abbastanza forte da farsi sentire. - Quindi hai...? -

- Tecnicamente ho l'AIDS - annuì l'altra distogliendo lo sguardo.

Dabi avvicinò la sedia per poter appoggiare i gomiti sul tavolo, diminuendo la distanza tra loro così da poter parlare a bassa voce e mantenere un po' di privacy. - Quindi, se ho capito bene, non hai i sintomi... -

Lei annuì con la testa. - Esatto, seguo la terapia con i farmaci per non manifestare la malattia. Ma questo non toglie che possa comunque trasmetterla agli altri. Ecco perché non posso... - disse riprendendo l'argomento di prima.

Il ragazzo si sentì in colpa per averla spinta a rivelargli la sua situazione. Avrebbe dovuto intuire dal suo comportamento che non era una cosa di cui era abituata a parlare. - Non avevo idea che si trattasse di questo -

- Figurati, non potevi saperlo. Tanto non è che possa farci qualcosa a riguardo, quindi che tu lo sappia o no non cambia niente - replicò lei facendo spallucce.

- Però non capisco perché te ne vergogni. Non credo te lo sia andata a cercare, giusto? - chiese l'altro genuinamente interessato.

T/n sfoggiò un sorriso amaro. - Ovvio che non me lo sono andata a cercare. Il modo in cui l'ho contratto è davvero ingiusto, ma la gente non sapendolo pensa che io sia una puttana o comunque una facile. Quindi preferisco non dirlo in giro -

- Ma non è così -

- Certo che no! Non mi sono mai spinta fino a quel punto proprio per evitare di diffonderlo. Non riuscirei a perdonarmi se qualcuno prendesse l'AIDS per colpa mia... - ammise con voce tremante.

Tutta la frustrazione rimasta imbottigliata dentro di lei stava pian piano uscendo, ma c'era ancora qualcosa che la tratteneva e Dabi lo sentiva. Sentiva che c'era dell'altro da scoprire, qualcosa di più profondo.

- Se posso chiedertelo... - mormorò guardandola dritta in viso, la sua espressione più calma e comprensiva che mai - ...come l'hai preso? -

La studentessa si morse la guancia. Non capiva perché Dabi volesse sapere tutte quelle cose su di lei, ma pensò che tanto la cazzata l'aveva fatta e che quindi poteva anche vuotare il sacco.

- Ce l'ho dalla nascita - sospirò quasi avvilita, incrociando nuovamente lo sguardo del ragazzo che la stava guardando interrogativo. - Un idiota, ben consapevole di essere portatore ha deciso di spassarsela con mia mamma per trasmetterle l'HIV, ma insieme al virus le lasciò un altro regalino. E quindi eccomi qua! -

Pronunciò l'ultima frase con del finto entusiasmo nel tentativo di smorzare l'atmosfera, ma l'espressione preoccupata che le stava rivolgendo Dabi le fece riprendere la parola.

- Ti prego, non dire che ti dispiace o robe simili. Sto bene, ormai ho imparato a conviverci... -

- Stavo solo pensando a quanto dev'essere stata dura... per te e tua mamma - rispose lui con tono vagamente nostalgico.

- All'inizio sì. Fossi stata al suo posto probabilmente avrei abortito, ma lei si è sempre fatta in quattro per non farmi mai mancare niente, che fossero le medicine o il suo affetto. Anche i suoi genitori ci hanno sempre dato una mano, quindi da questo punto di vista posso dire di essere fortunata. Devo... -

T/n si accorse di avere gli occhi lucidi solo quando le si chiuse la gola per l'emozione. - Devo tutto a loro... -

Concludendo il racconto alcune lacrime le scivolarono lungo le guance e il ragazzo lo notò. Cercando di non dare troppo nell'occhio, Dabi allungò le mani sul tavolo per raggiungere e avvolgere quelle di lei che, sentendo quel contatto, gli rivolse uno sguardo confuso.

- T/n, hey... - sussurrò dolcemente per aiutarla a calmarsi. - Io ti capisco. La vita a volte sembra che ti giochi dei brutti scherzi senza un motivo. Molti si ritrovano da soli ad affrontarli ma tu hai avuto la famiglia al tuo fianco, e il fatto che ti sia emozionata in questo modo significa che sei veramente grata per il loro aiuto. La vostra brutta esperienza non ha fatto altro che unirvi ancora di più e ti ha reso la persona che sei oggi: sei una tosta T/n, dico sul serio -

La ragazza ascoltò attentamente, annuendo di tanto in tanto per fargli capire che stava seguendo. Tra quelle parole aveva percepito un pezzo di lui, come se alcune cose le stesse dicendo per esperienza personale. Probabilmente Dabi non aveva ricevuto il suo stesso sostegno durante i suoi momenti bui, quindi essere riconosciuta da lui come una persona forte significava davvero molto.

- Grazie Dabi... - gli sorrise riconoscente. Lui ricambiò subito, per poi lasciarle andare le mani così che potesse asciugarsi le lacrime.

L'intesa che da subito si era stabilita tra i due aveva un che di magico: T/n non si era mai sentita così capita da una persona che non facesse parte della sua famiglia. Nemmeno le sue amiche facevano testo.

Avrebbe voluto continuare la serata a parlare con lui, perdendosi in quei meravigliosi occhi azzurri mentre continuava ad ascoltare la sua voce, ma nel sentire qualcuno scendere pesantemente le scale dal piano di sopra capì he quel suo sogno non era realizzabile.

- T/n! Grazie per avermi aspettata - N/a riapparve da dov'era scomparsa come se nulla fosse, tornando dalla sua amica e notando che non era sola come l'aveva lasciata. - Hey, vedo che ti stai dando da fare~ -

Nel vederla T/n si alterò non poco. - Stai zitta - rispose con tono scocciato, alzandosi dal tavolo e prendendo il portafogli dalla sua borsa. - Vai a pagare e poi ce andiamo -

Le schiaffò delle banconote in mano e la diresse verso il bancone, dove Ranka stava finendo di mettere in ordine gli ultimi bicchieri della serata. N/a la guardò spaesata, ma andò senza ribattere.

- Oh, siamo aggressivi ora. Mi piace - ghignò il moro dietro di lei, che nel frattempo si era alzato e aveva indossato la giacca.

T/n sussultò colta di sorpresa, voltandosi e trovando Dabi che la scrutava dall'alto: solo ora si rese conto della loro differenza di statura.

- Beh, spero ci rivedremo da qualche parte - disse tendendole la mano per salutarla.

- Ah, lo spero anch'io! Grazie ancora per stasera -

Così dicendo si scambiarono un'altra stretta di mano, ma nel farlo T/n sentì qualcosa di strano a contatto col suo palmo. Prima che potesse controllare cosa fosse, N/a li raggiunse e iniziò a bombardare la coinquilina di domande.

- Si può sapere che hai? Trattarmi così di fronte al tuo amico? Ma sei fuori? -

- Mi hai lasciata sola al tavolo per l'ennesima volta, N/a! Non ti meravigliare se sono incazzata. E poi Dabi non è un amico, l'ho appena cono... - spiegò cercando il ragazzo con lo sguardo, ma accanto a lei non c'era più nessuno. Confusa si girò verso l'uscita del bar, facendo in tempo a vedere la porta richiudersi dopo che qualcuno vi era appena uscito.

- Ti avevo già chiesto scusa ancora prima di andare! Sapevi cosa stava succedendo! - insistette l'altra cercando di giustificarsi.

- Non m'interessa. Questa è l'ultima volta che usciamo insieme, la prossima volta portati dietro qualcun'altra. Io ho chiuso -

Rivolgendole un'espressione indignata N/a uscì dal locale senza di lei, premurandosi di sbattere bene i piedi a terra per enfatizzare l'arrabbiatura. T/n sospirò al suo atteggiamento infantile, chiedendosi dopo quanti isolati si sarebbe accorta che le chiavi dell'appartamento ce le aveva lei in borsa.

Dopodiché tornò a rivolgere l'attenzione a ciò che Dabi le aveva lasciato in mano: un foglietto accartocciato su cui era scritto qualcosa. T/n pensò subito che quello fosse il chichè più visto e rivisto della storia, ma comunque sorrise imbarazzata nel vedere man mano che lo apriva dei numeri in successione e una frase che recitava: "Nel caso avessi di nuovo bisogno di compagnia".

Rossa in viso si mise il foglio in tasca, prese le sue ultime cose dal tavolo e, dopo aver salutato Ranka, uscì anche lei per incamminarsi verso casa.

Sapeva che una volta tornata in appartamento avrebbe dovuto confrontarsi di nuovo con N/a, ma in quel momento non le importava: la sua mente stava fantasticando su un paio di fiamme azzurre che splendevano nel buio della notte.

• • •

Non chiedetemi perché ho tirato fuori l'AIDS. Non lo so manco io.

Ne stavamo parlando a scuola?
Lo stavo studiando per i cazzi miei? Non lo sapremo mai

Ma hey, dato che la Meloni non vuole includere l'educazione sessuale nelle scuole ve la faccio io: mi raccomando bambini, fate sempre sesso protetto, che se no poi finite come T/n e la sua mamma :D

C R I N G E

Detto questo ci si vede people, solo dio sa quando mi rifarò viva 😘

||Sara❄

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