Non ti lascio| Niki Lauda

Dedicated to freddieemerxury

Febbraio 1974

Sono in hotel nella reception ad aspettare clienti che sembrano non arrivare. Appoggio con noia il mento sulla mano. Penso che lavori noiosi come questo ce ne siano pochi. Dopo poco arriva un ragazzo sui venticinque anni, più o meno la mia età, che entra di corsa e si avvicina a me velocemente. Devo dire che è carino. <Ho bisogno di una stanza e in fretta perché ho delle cose importanti da fare> dice con un forte accento tedesco. Già che usa questo tono non mi sta per niente simpatico. Inizio a scorrere velocemente i nomi sulle pagine del registro per vedere se le stanze sono tutte occupate. <Potrebbe fare più in fretta?> mi chiede sporgendosi sul bancone. <Ehm... allora io ci cerco di fare più velocemente possibile, però lei non aiuta per niente. Se non le va bene come lavoro può anche andarsene e vedere se trova un altro hotel a Maranello, ma non ce ne sono tanti> sbotto acida guardandolo negli occhi. Lui non risponde, ma mi lancia un'occhiataccia. Continuo a guardare il registro e finalmente trovo una camera. <Abbiamo libera una camera al secondo piano. Una camera da letto, un bagno con doccia e piccolo salotto con TV> <Va benissimo> <Nome?> <Niki, Niki Lauda>. Non so perché ma questo nome mi ricorda qualcuno. Bah, vabbè, sta di fatto che mi continua a fissare e mi sta mettendo ansia. <Ha bagagli?> gli chiedo mordendomi nervosamente il labbro. <No. Starò via tutto il pomeriggio e tornerò verso la sera con la mia valigia. Ah, la avverto già che mangerò in camera. Ritirerò stasera le chiavi della camera. Arrivederci!> e se ne va con la stessa velocità con cui è arrivato. Che maleducato! Manco ha ringraziato! La giornata passa velocemente e qui a Maranello piove. Una giornataccia! Sono seduta vicina al bar dell'hotel mentre leggo un libro. <Altea alza quel culo da lì e vai a portare la cena al ragazzo della camera 220. È una persona importante!> mi urla dietro il mio capo sempre con i suoi modi molto educati. <Ma il mio turno è finito!> gli dico cercando di mantenere la calma. <E chissenefrega! Muoviti se no lo stipendio non lo becchi a fine mese!>. Accetto mio malgrado. Salgo i due piani e busso alla porta della stanza del diretto interessato. "Deve essere molto importante se il mio capo sbraitava così!" penso nella mia testa. Tra tutte le persone che mi aspettavo, mi apre quel ragazzo di oggi pomeriggio. Indossa una maglia attillata e dei pantaloncini. <Buonasera questa è la sua cena> dico imbarazzata porgendogli la scatola con dentro il cibo. Sento le mie guance andare a fuoco e non capisco il perché. <Oh grazie. Non resti lì sulla soglia, la prego entri> mi risponde. Prende la scatola e si fa da parte per farmi entrare. La camera è simile a tutte le altre: carta da parati a motivi floreali, moquette rossa e un tappeto. Lui appoggia il cibo sul tavolino. La prima cosa che ho notato è stato il casco da pilota appoggiato sulla scrivania. Quel casco... <Ma lei è Niki Lauda, il pilota di Formula 1 che ha firmato per la Ferrari?> chiedo stupita. <Sì, pensavo lo sapesse quando le ho detto il mio nome oggi pomeriggio> mi dice sorridendo. <Tu invece sei?> mi chiede poi usando questa volta il "tu". <Altea> gli dico spostandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio. <Davvero un bel nome> Io rido e gli racconto di quanto mio padre fosse fan della Formula 1. Ormai è morto da 3 anni, ma continuo a mantenere vivo il suo ricordo guardando qualche volta le gare. Iniziamo a chiacchierare mentre lui consuma il suo pasto. Non mi rendo neanche conto del tempo che passa. Guardo l'orologio e vedo che sono le 22:30. <Oh scusami, ti trattenuto troppo, magari avrai tante cose da fare domani> <No figurati, domani devo solo fare un giro in fabbrica>. Sto per avviarmi verso la porta, quando inevitabilmente inciampo nel tappetino, cado su di lui e cadiamo insieme sul divano. Sono a 2 centimetri dalla sua faccia. Lui mi guarda negli occhi e io faccio altrettanto. Poi avvicina lentamente le sue labbra alle mie e alla fine le posa delicatamente per un bacio semplice, genuino e per nulla forzato. Dopo poco si stacca e mi chiede <Ti andrebbe ti venire con me a qualche Gran Premio?>. Annuisco sorridendo e lo bacio una seconda volta.

1° agosto 1976

Io e Niki ormai usciamo da 2 anni. Non riusciamo molto a vederci per via del suo lavoro, ma ogni tanto riesco ad andare a qualche suo Gran Premio. Oggi sono in Germania ed è in corso il Gran Premio. La pista è bagnata e quindi pericolosa, ma io credo in Niki e sono sicura che farà di tutto per vincere. Ma non ho tempo di pensare ad altro che vedo la sua monoposto perdere il controllo, andare a sbattere contro le barriere e prendere fuoco. Il mio cuore si ferma: è come se tutto intorno a me si fosse fermato. Non ci capisco più niente. I secondi passano, ma lui resta nell'auto. Alcuni piloti coraggiosamente cercano di tirarlo fuori e dopo poco ce la fanno. Io intanto piango e grido, perché non voglio perderlo. È la mia ancora di salvezza perché se perderei lui io affonderei. Le lacrime rigano incessantemente le mie guance mentre corro verso la pista. In molti cercano di fermarmi, ma io devo vederlo, devo stargli vicino, devo sapere che è con me. vedo che portano il suo corpo su un'ambulanza: io faccio in tempo a salirci. <Signorina lei non può stare qui. Deve scendere immediatamente> mi dice un infermiere sull'ambulanza <Io non lo lascio. Sono la sua ragazza>. Lui sembra capire e dice all'autista di partire. Il volto di Niki è lesionato da forti ustioni e non so neanche se è cosciente al momento, ma mi basta essere qui con lui. Gli prendo la mano e la stringo forte. Continuo a piangere incapace di fermarmi. <Non mi lasciare Niki, ho bisogno di te. Non mi lasciare per favore>. Apre poco gli occhi e mi sorride leggermente, nonostante le ferite. Dalla sua bocca esce un flebile <Non ti lascio... Starò sempre con te...>.

Dopo qualche mese di cure, lui ha mantenuto la promessa e ora siamo insieme, più forti che mai.

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