Il mio tutto| Lando Norris
Dedicated to Ludob57
Richiesta da ggvkgdrvbj
Oggi si corre il Gran Premio del Messico. Entro nei box McLaren salutando i miei colleghi. Ebbene sì: io sono alla pistola della ruota anteriore sinistra ai pit stop. Non ci sono molte ragazze a fare questo lavoro e io sono molto grata alla squadra per avermi dato quest’opportunità. La gara inizia tra poco e io prendo posto tra le sedie dove ci sono tutti i meccanici. Sono nel box di Lando e beh, non vedo l’ora fare la mia parte! Io e Lando siamo molto amici, forse qualcosa in più, anzi sicuramente qualcosa in più c’è tra noi. Negli ultimi tempi siamo molto vicini, anche tanto. Sorrido a quei pensieri: ho sempre pensato a Lando in quel modo e ogni volta che ci penso vedo i suoi sorrisi, le serate passate a giocare a FIFA, a ridere e a scherzare. I piloti si posizionano in griglia e il mio cuore batte all’impazzata. È sempre così quando c’è un Gran Premio. Partiti. Subito c’è una battaglia molto accesa per le prime posizioni e dopo poco Hamilton e Verstappen vanno sull’erba. Si alzano un coro di “oh” nella nostra parte di box. Riusciamo subito a vedere le nostre due macchine attaccare per le nuove posizioni. Lando riesce a superare Valterri Bottas e noi esultiamo sempre nei nostri modi sobri, cioè come dei dannati. Nel replay rivediamo gli incidenti successi all’inizio e si alza una folla di commenti. Da parte mia, sono molto concentrata sulla gara di Lando e ad ogni sorpasso esulto come una forsennata. Al quinto giro Lando è sesto dietro solo al suo compagno di squadra. <BOX! BOX! BOX!> gridano e io mi alzo in tutta fretta. “E’ il mio momento ora!” penso mentre corro fuori dal box. Corro verso la mia postazione e mi inginocchio per terra prendendola pistola in mano. Arriva la macchina di Lando e si ferma davanti a me. Con la pistola tolgo velocemente il bullone della gomma prima e il ragazzo a fianco a me toglie la gomma vecchia. L’altro ragazzo mette quella nuova, ma quando premo la pistola contro il bullone, non va. La luce sopra la pistola rimane rossa e io non do il segnale per farlo partire, ma qualche genio della mia squadra lo fa partire comunque. Io mollo la pistola a terra e mi alzo muovendo le braccia e facendogli capire che la gomma non era fissata bene. Di solito i pit stop durano talmente poco che neanche te ne accorgi, ma questo… questo è stato un inferno. Lando si ferma all’uscita della pit lane. Cerco di ricompormi ma non ci riesco. “Ho rovinato la sua gara” continuo a pensare nella mia testa. I miei colleghi corrono a prendere la macchina, mentre io rimango ferma come una cretina. <Cosa è successo?> mi chiede il mio collega, il ragazzo che mette la gomma sinistra nuova. Alza la visiera del casco e mi guarda con occhi inquisitori. <Io… la pistola…> non riesco a biascicare due parole in croce, che mi devo rimettere a terra per rifissare quella dannata ruota. Copiose lacrime scendono sul mio volto quando Lando riparte in tutta fretta, cercando di recuperare tutto quel tempo che abbiamo perso. Mi sento uno schifo. Per fortuna abbiamo fatto già prima il pit stop di Carlos e secondo la strategia non ce ne dovrebbero essere altri. Rientro velocemente ai box, mi tolgo il casco e mi vado a sedere in un angolo, da sola, fuori dal mondo. Mi porto le ginocchia al petto e ci poggio la testa sopra iniziando a piangere. Ho rovinato la sua gara, uno dei suoi migliori piazzamenti in carriera. Ho perso la sua amicizia, ho perso lui. Rimango in quella posizione per tanto, troppo tempo. Sento alcuni meccanici alzarsi e l’ingegnere di Lando dire <Ritira la macchina Lando, rientra ai box>. Io alzo lo sguardo e mi alzo barcollando. Mi si avvicina la PR di Lando preoccupata. Si chiama Chloe e siamo abbastanza amiche. <Ludo stai bene?> mi chiede con uno sguardo iper-preoccupato. <Voglio… voglio solo stare da sola ora> riesco a dire in un sussurro. Cammino lentamente verso un piccolo salottino che c’è appena fuori i nostri box. Mi siedo con la testa tra le mani. Le lacrime continuano a scendere e io sono incapace di fermarle. A fine gara rientro ai box. Nel box di Lando aleggia la sensazione di rabbia, delusione e tristezza ed essere la causa di tutto ciò mi fa stare male. Sento gli sguardi dei miei colleghi addosso e li sento anche sussurrare qualcosa che però non riesco a capire. Ho avuto almeno la decenza di cambiare la mia tuta per mettermi degli abiti più comodi. Per la squadra non può consolarci neanche Carlos che è arrivato solo tredicesimo, fuori dalla zona punti. Mi avvicino timorosa ad Andreas, il nostro team principal, mentre sta parlando con alcuni meccanici. Si volta verso di me e mi sorride e poi congeda i ragazzi per parlare con me. <Ehi, ciao! Ci dispiace tanto per quello che è successo, ma volevo rassicurarti dicendoti che…> dice abbastanza allegro per quella che è stata questa gara, ma io lo blocco e gli dico <Mi licenzio>. Lui strabuzza gli occhi e mi guarda stupito. Poi torna serio e mi dice <Vieni, parliamone nel mio ufficio>. Lo seguo verso uno stanzino dove c’è una scrivania e mi fa segno di sedermi in una delle due sedie. Io mi siedo cercando di trattenere le lacrime che minacciano ancora di uscire. <Ludovica sei sicura di quello che stai facendo? Non voglio che tu prenda decisioni affrettate solo perché i media sparlano di quello che è successo> mi dice serio e preoccupato. <Io…> inizio a dire, cercando di non scoppiare a piangere un’altra volta. Prendo un bel respiro e ricomincio <Dopo quello che è successo non penso di essere più in grado di fare il mio lavoro. Dopo quello che è successo non penso di essere ancora degna di rimanere in una squadra come la McLaren. Penso che se rimarrei qui ancora farei troppi danni>. Andreas mi guarda, colpito dalle mie parole. <Ludovica noi…> dice, ma io rispondo <Sono sicura al cento per cento di quello che sto facendo. Voi siete stati i primi a credere in me e non vi ringrazierò mai abbastanza, ma non penso di essere più all’altezza di questo lavoro>. Lui mi guarda ancora serio e mezzo preoccupato però mi dice <Aspetta qui che ti faccio firmare dei fogli>. Cerca nei cassetti delle scartoffie e poi prende dei fogli e li spinge delicatamente verso la mia direzione. <Firma qui> indica con un velo di tristezza nella sua voce. Prendo tramante la penna ed esito un momento. Ma poi firmo su quel pezzo di foglio. Mi si spezza il cuore, ma è la decisione migliore in questo momento. Quando ho finito di scrivere Andreas si alza e mi porge la mano <E’ stato un piacere lavorare con te, Ludovica. Sono sicuro che la tua carriera proseguirà nel migliore dei modi> mi dice con un sorriso triste. <Il piacere è stato mio, Andreas. Vi auguro il meglio> dico stringendo la mano. Usciamo dall’ufficio e chiude la porta alle sue spalle. Io mi dirigo immediatamente fuori dai box ed esco dal paddock. Mi guardo indietro un’ultima volta pensando a tutto quello che ho vissuto, per poi prendere un taxi e dirigermi all’aeroporto. Nel cofano c’è già la valigia che avevo preparato la sera prima e me ne vado, asciugando quella lacrima solitaria che riga la mia guancia.
Lando pov’s
Esco dal mio stanzino dove sono stato da quando mi hanno ritirato la macchina. Sono abbastanza triste e deluso, ma ora ho bisogno di vedere la mia migliore amica. Ho bisogno di sapere che sta bene, ho bisogno di abbracciarla e di proteggerla da tutto e da tutti. Mi sono messo una maglietta del team, dei pantaloni neri e le mie amate scarpe da ginnastica. Vado da Andreas che sta parlando con degli ingegneri. Spero di non disturbarlo. <Ehi Lando!> mi dice dandomi una pacca sulla spalla. <Ciao. Tu sai dov’è Ludovica?> chiedo. Lui si irrigidisce e la sua espressione cambia completamente: ora sembra… triste? <Lando… Ludovica si è licenziata> mi dice guardandomi negli occhi. In quel preciso istante tutto il mio mondo sembra cadermi addosso. <Cosa?> sussurro mentre faccio dei passi indietro passandomi le mani nei capelli. “Non può essersene andata. Non ci posso credere” dico nella mia testa pensando che tutto questo sia un sogno dal quale mi sveglierò presto. Ludovica era il mio tutto: era la mia migliore amica, la mia confidatrice, la mia compagna di giochi. Lei era tutto quello che ho sempre sognato e volevo dirle presto che l’amavo e che avrei voluto averla accanto come fidanzata. <Non ci posso credere> sussurro sentendo le lacrime agli occhi. Andreas mi guarda incapace di potermi consolare. <Lando… Vorrei che tu le facessi vedere questi> mi dice porgendomi dei fogli. <Questi sono la prova che non è colpa sua> mi dice per poi andarsene. Li leggo e corro fuori dal paddock. La devo trovare, ora.
Qualche giorno dopo…
Ludovica pov’s
Sono ritornata nel mio appartamento a Londra. Dopo il Messico non ho più sentito Lando e non l’ho più visto. Mi fa male, ovvio. Proprio quando tra noi stava per nascere qualcosa... Ricaccio indietro le lacrime. Ho pianto troppo in questi giorni e penso sia giunto il momento di buttarsi il passato. Devo rifarmi una nuova vita. Oggi il tempo a Londra non è dei migliori e ci sono dei nuvoloni grigi che minacciano di portare la pioggia. Suonano al citofono. Vado e quando alzo la cornetto mi giunge una voce troppo familiare <Scendi. Ti devo parlare>. Poche parole che bastano per ributtarmi nell’incubo dal quale ero appena uscita. Mi metto una felpa e scendo le scale. Il mio cuore batte forte all’idea di rivederlo. Apro il portone e lo lascio aperto e lo vedo nel vialetto, bello come sempre. <Che ci fai qui?> gli chiedo mettendomi subito sulla difensiva. <Avevo bisogno di parlarti e di vederti. Dopo il Messico sei scappata e non me ne hai dato la possibilità> mi risponde. <Io non sono scappata. Ho fatto quello che era più giusto fare> ribatto incrociando le braccia al petto. <Cioè? Licenziarti? Abbandonarmi?> ribatte lui ancora più nervoso. Stringe le mani in pugno. <Io non ti ho abbandonato Lando!> <Ah no? E allora perché te ne sei andata?> <Me lo chiedi sul serio?! Dopo quello che è successo come potevo restare?>. Un tuono squarcia il cielo sopra di noi che diventa più scuro e grigio. <Restavi! Ne potevamo parlare e risolvere la cosa assieme!> <Stai scherzando? È stata colpa mia e lo sai benissimo!>. Una, due gocce, poi un temporale scroscia sulle nostre teste, ma noi ce ne freghiamo e continuiamo a urlarci contro. <Non è colpa tua!> <Come fai a dire che non è colpa mia?! Hai le prove?> gli grido mentre i miei capelli e i miei vestiti si stanno bagnando così come i suoi. <Ecco le prove!> dice tirando fuori dei fogli e porgendomeli.
Volevamo scusarci con il team McLaren Racing perché abbiamo registrato che c’era una pistola per i pit stop malfunzionante, quella sulla ruota anteriore sinistra. Non l’abbiamo riparata e questo ha causato degli incidenti durante il Gran Premio del Messico. Ci scusiamo ancora per l’inconveniente.
Cordiali saluti,
FIA
<Non è colpa tua> sussurra Lando riprendendo il foglio e mettendoselo in tasca. <Ritorna, ti prego> mi supplica mentre sento le lacrime scendere lungo le mie guance che si mescolando con la pioggia. <Come faccio a ritornare dopo quello che è successo? Perché dovrei farlo?> gli chiedo. Finisco appena la frase che lui grida <PERCHE’ TI AMO!>. Io mi blocco. La mia mente è completamente annebbiata. Percorre quei pochi metri che ci separano, prende il mio volto tra le mani e mi bacia. Io mi lascio andare lascio che lo nostre lingue si tocchino e si scoprano. Ci stacchiamo senza fiato mentre continua il diluvio continua intorno a noi. <Ti amo Ludo> sussurra sulle mie labbra. Incontro i suoi occhi azzurri come il cielo, intensi come il mare. <Ti amo anch’io Lando> rispondo sorridendo. Lui mi sorride in risposta e mi solleva per cosce facendomi incrociare le gambe attorno al suo bacino. Continuiamo a baciarci, non sapendo bastarci. Lo amo, Dio se lo amo. È essenziale come l’aria che respiro: lui è il mio tutto. Entra nel mio palazzo e saliamo le scale insieme. Apre la porta del mio appartamento continuando a tenermi in braccio a lui e la richiude con un calcio. Cammina velocemente verso la mia camera, mentre mi tolgo la felpa, ormai bagnata fradicia dalla pioggia. Mi fa scendere dalle sue braccia e mi appoggia contro il muro. Si toglie la maglietta e ritorna a baciarmi con più foga di prima. Ci stacchiamo cercando di riprendere fiato. Appoggia la fronte contro la mia e guardandomi negli occhi. Cerchiamo di controllare i nostri respiri affannati. Posa delicatamente una mano sulla mia guancia. <Ludo… non faccio nulla se…> mi dice in un sussurro, ma io lo blocco <Fallo e basta>. Lui non se lo fa ripetere due volte e mi solleva ancora da terra, facendomi cadere poi sul mio letto. Ci baciamo, ancora e ancora. Le sue labbra sono come una droga per me e credo che lui pensi lo stesso visto che fatichiamo a staccarci. Passo una mano nei suoi capelli umidi e lui si stacca per togliermi il reggiseno. Lui scruta il mio corpo e tento invano di coprirmi, ma lui blocca i miei polsi sopra la mia testa. <Sei bellissima> mi sussurra all’orecchio provocandomi mille brividi lungo la schiena. Lando lascia poco dopo la presa sui miei polsi per proseguire la sua scia di baci lungo il mio corpo freddo a causa della temperatura che c’è fuori. In pochi istanti non ci sono più strati di tessuto tra noi e il mio cuore batte a una velocità assurda. Ci guardiamo negli occhi, anche quando lui entra in me e intrecciamo le nostre mani. Installa un ritmo lento, ma deciso. I nostri ansimi e i nostri gemiti riempiono la stanza e io lo tengo più vicino a me, aggrappandomi alle sue spalle e accarezzando la sua schiena. Raggiungiamo il culmine assieme e posso giurare che quello che c’è appena stato tra noi non era solo sesso, ma vero amore. Gli lascio appena il tempo di alzarsi e di buttare il preservativo, che mi accoccolo contro il suo petto. Ci copre entrambi con il piumone e disegna dei cerchi immaginari con i polpastrelli sulla mia spalla. <Tornerai vero?> mi chiede preoccupato e io alzo lo sguardo verso di lui. <Sì, non vedo l’ora> gli rispondo sorridendogli e cercando di rassicurarlo. Lui mi sorride in risposta e mi lascia un leggero bacio sulle labbra. <Ti amo> mi dice stringendomi di più a lui. <Ti amo anch’io> mormoro, prima di sentire gli occhi farsi pesanti e addormentarmi accanto alla persona che amo di più al mondo.
Spazio autrice:
E voilà una nuova one shot sul nostro Landino! Spero vi piaccia e chiedo ancora umilmente perdono per il tanto tempo che ci ho messo a pubblicarla! E nulla proseguite ancora con le richieste se volete e cercherò di soddisfarle, anche se per ora sono più concentrata sull'altro libro. E nulla ci vediamo alla prossima! Baci❤🥰
Martina
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