Fidati ancora di me| Arthur Leclerc
Dedicated to nathnath97
Se c’è una cosa che ho sempre amato è quella di andare a trovare, almeno una volta al mese, la famiglia Leclerc. La nostra famiglia è sempre stata amica della loro e i nostri genitori si conoscono da sempre. Io figlia unica sono cresciuta con i tre fratelli Leclerc: Lorenzo, Charles e Arthur. Ognuno di loro mi ha sempre trattato come una sorella e mi hanno sempre rispettata e sostenuta nei momenti difficili. Lorenzo, il più grande, è sempre stato un punto di riferimento, qualcuno su cui puoi contare sempre. Per me è il fratello maggiore per eccellenza e gli voglio un mondo di bene. Charles, invece, è sempre stato quello con cui facevo i disastri, con il quale andavo alle feste: insomma con Charles mi sono sempre divertita di più, ma ciò nonostante era quello che mi stava sempre vicino quando avevo dei problemi e mi ha sempre aiutato e perciò non lo ringrazierò mai abbastanza per quello che ha fatto per me, nonostante lui avesse i suoi problemi. E poi c’è Arthur, che ha la mia stessa età. Il mio rapporto con lui è sempre stato strano: passavamo dall’essere amici e anche qualcosa di più e nell’arco di 10 minuti diventavamo cane e gatto pronti a sbranarci a vicenda. Il mio rapporto con lui è calato precipitosamente quando ha iniziato a raccontarmi bugie. Io Arthur non l’ho mai capito: io lo volevo aiutare, cercare di fargli capire che per lui, in ogni caso, ci sono, ma mi ha sempre respinta, quasi avesse paura di farsi aiutare, di avere un’amica come me. Ho chiesto più volte il parere ad Arthur e Charles, ma mi hanno sempre detto che “non c’è niente da fare. Non lo capiamo nemmeno noi, quando è con te è così, ma con noi è normale”. Forse è anche un po’ colpa mia: diciamo che ho una sorta di cotta per lui che nel tempo non ha fatto altro che aumentare. E Arthur ovviamente non aiuta perché con il passare del tempo lui cresce e diventa sempre più bello. <Alessia?> mia madre entra nel bagno mentre mi sto mettendo il mascara. <Sì mamma, dammi un minuto e sono pronta>. Lei mi sorride e mi guarda dolcemente. <Sei bellissima tesoro> <Grazie mamma. Sai che alle cene con la famiglia Leclerc ci tengo particolarmente, sono molto importanti per me> <Lo so, tesoro>. L’abbraccio e lo fa anche lei. Quando la lascio, mi sistemo il mio vestito turchese e raggiungo mio padre che mi riempie di complimenti. Andiamo in macchina e partiamo in direzione casa Leclerc. Papà accende la radio e parte “Fidati ancora di me” di Alessandra Amoroso.
“Niente so di te, nonostante la mia dipendenza dal tuo odore, nonostante questa mia tendenza a esagerare, nonostante me…”
E istintivamente penso ad Arthur. Il mio cuore batte all’impazzata e l’ansia sale pensando che ora, dopo tanto tempo, lo rivedo. Saranno almeno 4 mesi che non rivedo i fratelli Leclerc e per me è tantissimo tempo. Quando c’era Jules, veniva anche lui e cercavamo di fare questa cena almeno ogni domenica e anche dopo la sua morte abbiamo sempre cercato di rimanere uniti e di continuare a coltivare questa nostra tradizione, ma dopo la morte di Hervè è sempre stato più difficile. Un po’ perché quelle cene erano diventate un po’ tristi perché in casa aleggiava il suo ricordo, un po’ perché poi ognuno ha iniziato ad avere i suoi impegni, a partire da me con l’università per poi finire con Lorenzo e i suoi impegni col lavoro e Charles e Arthur che hanno iniziato a correre. E oggi dopo molto facciamo di nuovo questa cena, riuscendoci anche grazie al fatto che Charles e Arthur hanno finito rispettivamente la stagione di Formula 1 e Formula 4. Talmente sono immersa nei miei pensieri che mi accorgo appena che siamo arrivati. Scendo dalla macchina e guardo il palazzo, dove c’è l’attico della loro famiglia. Intravedo le luci e delle tende che si muovono, segno che si sono accorti che siamo arrivati. Sorrido istintivamente pensando che è sempre stato così da sempre e mi rassicura il fatto che nulla sia cambiato. Salgo le scale e ripenso a quante volte io e quei tre correvamo su e giù, rischiando sempre di spaccarci qualche osso. Suoniamo il campanello e come sempre ci viene ad aprire la padrona di casa, Pascale. <Ciao, venite pure! Da quanto tempo!> entriamo e io vengo invasa da una miriade di ricordi in quella che è per me una sorta di seconda casa. Pascale saluta mia madre e mio padre e poi mi abbraccia. <Guarda com’è diventata bella la mia Alessia! Come va l’università?> <Bene dai, devo dare ancora un paio d’esami poi si vedrà> gli sorrido. L’ho sempre ammirata come donna. È veramente forte dopo tutto quello che è successo. <Bene, bene, sono felice per te lo meriti!> <Grazie mille Pascale. Dove sono i tre moschettieri?> chiedo ridendo. <Sai che non lo so? È da mezz’ora che se ne stanno di là a confabulare!> ridacchio e Pascale dice ad alta voce <Vi volete muovere voi tre che è arrivata Alessia con i suoi genitori?!>. Al nome Alessia, Charles si precipita dalla stanza dove stava per venire ad abbracciarmi. <Quanto mi sei mancata cucciola!> mi dice stringendomi più forte. <Anche tu petit prince> sorrido e lo abbraccio forte. Poco dopo arriva anche Lorenzo. <Posso abbracciarla anche io oppure te la devi tenere tutta per te?> Charles fa una smorfia al fratello che mi fa ridere e poi Lorenzo mi abbraccia. <Ciao Lore!> gli dico scompigliandogli i capelli. Lui mi sorride e mi abbraccia forte. <Sei sempre più bella> mi lascia un bacio sulla guancia e poi scioglie il nostro abbraccio. E poi, in tutta la sua bellezza, vedo davanti a me Arthur Leclerc. Indossa una camicia bianca sbottonata per i primi bottoni che mi fissa. Io arrossisco e lo abbraccio un po’ goffamente. <Sei bellissima stasera…> mi sussurra all’orecchio. Questa frase provoca mille brividi sulla mia schiena e mi fa arrossire ancora di più. <Grazie…> riesco a biascicare sciogliendo l’abbraccio. Ci guardiamo negli occhi e questa è una cosa che mi ha sempre destabilizzato. Amo e odio al contempo i suoi occhi: li amo perché mi hanno sempre dato un senso di casa, di tranquillità, ma li odio perché dentro ci vedo me stessa, ci vedo il mio riflesso e questa cosa non so per quale motivo, mi destabilizza. <Ragazzi è pronto!> ci chiama Lorenzo dalla sala da pranzo. Arthur arrossisce un po’ e distoglie lo sguardo e io mi allontano. Vado in sala da pranzo e mi siedo accanto a Charles e di fianco ho Lorenzo, mentre Arthur è di fronte a Lorenzo. Pascale serve il suo mitico polpettone che mangio volentieri tra una chiacchera e l’altra. Ad un certo punto Pascale mi chiede <Allora come va con Nicholas?>. Nicholas era il mio ex ragazzo e beh… ora ci siamo lasciati da un po’. Mamma e papà si ammutoliscono perché sanno di cosa sto per parlare. <Ci siamo lasciati> dico con un sorriso. Pascale mi guarda dispiaciuta e i tre fratelli mi fissano stupiti. <Oh, scusami tesoro, non volevo…> <Non ti preoccupare, non lo sapevi. È stata una cosa indolore> ridacchio e Pascale e i miei genitori sorridono. <Perché non ce lo hai detto?> dice Charles guardandomi con i suoi occhi da cucciolo. <Sì ha ragione perché non ce lo hai detto?> ripete Lorenzo. <Non mi sembrava una cosa importante> gli rispondo. <Ma per noi è importante Ale, lo sia quanto ci teniamo a te!> mi dice Charles circondandomi le spalle con un braccio. <Ma lei tanto non sa distinguere le cose importanti da quelle meno importanti…> sussurra Arthur cercando di non farsi sentire, ma io lo sento benissimo. <Che cosa hai detto?> gli chiedo arrabbiata. <Nulla> mi risponde lui indifferente. <No, ho sentito benissimo che hai detto qualcosa. Dimmi cosa hai detto> <Ho detto che tanto tu non sai distinguere le cose da quelle non importanti> mi risponde nervoso. <Arthur!> lo rimprovera Pascale. <Che c’è? Ho detto solo la verità!> risponde sollevando le spalle. <Ah, io non saprei distinguere le cose più importanti e non? Vogliamo parlare di quella volta in spiaggia?> gli rispondo, toccando il suo punto debole. Ed ecco una semplice dimostrazione di com’è il rapporto tra me e Arthur Leclerc. Prima mi dice sono bellissima e mi fa pensare che tra noi c’è qualcosa di più della semplice amicizia e poi ci odiamo a morte. <Quella è un'altra questione…> mi dice abbassando lo sguardo perché sappiamo entrambi cosa è successo quella volta. Era giugno dell’anno scorso e io non vedevo l’ora di passare del tempo con Arthur. In quel periodo passavamo tantissimo tempo assieme e ci vedevamo tutti i giorni. Quel giorno avevo preparato una sorpresa per lui. Avevo preso il nostro gelato preferito, che era difficile da trovare in giro, ed avevo portato una coperta e il mio computer per vederci un film in caso ci fossimo annoiati. Ero andata in una piccola spiaggetta, che era la nostra spiaggia che avevamo scoperto da piccolini e andavamo sempre lì quando volevamo stare da soli per i fatti nostri. L’ho aspettato per 4 ore. Stava già calando il sole quando è arrivato. Abbiamo litigato di brutto quel giorno. Lo avevo aspettato 4 ore solo per sentirmi dire come scusa per quel ritardo “Mi avevano chiamato i miei amici perché volevano presentarmi una ragazza”. Io avevo buttato un pomeriggio per lui. Avevo sperato che quel pomeriggio, al tramonto, magari sarebbe scattato un bacio, cosa che desideravo tantissimo. “E non ci hai pensato a me? Per te è più importante una ragazza che manco conosci che me?” gli avevo gridato sentendo le lacrime agli occhi. Lui aveva abbassato lo sguardo e non mi aveva risposto. “Non ci posso credere…” “Alessia aspetta, posso spiegarti…” mi disse cercando di prendermi la mano. “NO! Tu… tu hai perso la mia fiducia. Vai a quel paese! Non ti voglio più vedere!” gli ho gridato andando via mentre le lacrime. “Alessia aspetta!” mi aveva gridato, ma io ero già andata via. Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: lui mi aveva già mentito più volte su varie questioni e io l’ho sempre perdonato perché a lui ci tenevo, ma quella volta non ne potevo più. <Un'altra questione? Si parla sempre di cose importanti e non importanti e forse quello che non le sa distinguere sei tu!> <Vogliamo parlare di quando…> ribatte incavolato, ma Charles ci blocca e ci guarda serio e ci ammutoliamo. La restante parte di cena la passiamo serenamente, anche se io cerco di ignorare Arthur, ma sento che lui continua a guardarmi. Dopo cena mentre sono tutti seduti sul divano a parlare, io ne approfitto per uscire sul balcone e prendere una boccata d’aria. Qui a Montecarlo c’è una bella arietta che mi scompiglia leggermente i capelli. Talmente persa nei miei pensieri che non sento neanche la porta finestra aprirsi. <Per quanto deve andare avanti questa situazione?> mi dice una voce dietro di me che riconosco subito. <Pensi che per me sia facile?> mi volto verso Arthur e lo guardo negli occhi. Il mio cuore batte veloce. <Non ho detto questo> mi sorride leggermente e si avvicina a me. <Posso abbracciarti?> mi chiede facendo gli occhi da cucciolo. Io annuisco sorridendo e mi lascio circondare dalle sue braccia. “Quanto mi era mancato abbracciarlo così!” Mi tiene stretta a se e io non vorrei stare in un altro posto se non qui, nelle sue braccia. A malincuore ci stacchiamo. <Vorrei farmi perdonare…> mi dice facendo un sorrisetto che fa comparire una delle sue fossette. <E che vuoi fare?> gli sorrido. <Volevo portarti in un posto e non ti dico dove perché è una sorpresa> <Ma se ce ne andiamo inizieranno a insospettirsi> gli dico facendo riferimento alle nostre famiglie nel salotto. <Non ti preoccupare. Chiederò ad Charles e Lorenzo di coprirci> “Inizio a pensare che questi tre abbiano programmato qualcosa…”. Andiamo in salotto e stavo per accampare una scusa quando Arthur mi precede. <Ehm… Noi usciamo perché volevamo fare un giro per Montecarlo, in onore dei vecchi tempi> dice Arthur prendendomi per mano. <Certo, andate pure! Non fate troppo tardi però!> dice Pascale. Abbraccio e saluto tutti e Arthur e io scendiamo le scale insieme di corsa, ridendo come due bambini. In macchina accendo la radio e iniziamo a cantare a squarciagola e come sempre siamo stonati. <Dai, non mi vuoi dire dove stiamo andando?> gli chiedo supplicante. <No, non voglio rovinarti la sorpresa. Però ti posso dire che è un posto che conosci bene> mi dice guardandomi sorridendo. <Uffa che noia! Sai che non sono brava in ste cose!> gli rispondo incrociando le braccia al petto e fingendomi arrabbiata. Lui ride di gusto. <Allora voglio che chiudi gli occhi> mi dice quando ci fermiamo e scendiamo dalla macchina. <Ok tienimi per mano perché se no cado> sorrido e mi prende per mano. <Non sbirciare> mi dice mentre iniziamo a camminare. Io sorrido e il mio cuore batte sempre più velocemente. <Allora entra qui…> cammino tenendo la mano di Arthur. Ci fermiamo e mi lascia la mano. <Ora puoi aprire gli occhi>. Apro lentamente gli occhi e mi guardo attorno. Ci sono un sacco di candele intorno a noi che formano un cuore. Siamo nella nostra spiaggia. Mi porto le mani alla bocca stupita. <Arthur, tutto questo è stupendo…>. Ho gli occhi lucidi e sorrido. Arthur è davanti a me e mi sorride felice. Mi prende le mani e mi guarda negli occhi. Prende un bel respiro e inizia <Io e te ci conosciamo da tanto tempo ormai. Abbiamo fatto un sacco di cose insieme e abbiamo passato momenti belli e momenti brutti. Io ho commesso tanti errori con te e tra questi c’è il fatto che non ti ho sempre messa al primo posto. Tu sei veramente importante per me, Alessia. Fidati ancora di me, ti prego. Vorrei chiederti se mi faresti l’immenso onore di essere la mia fidanzata> su quelle parole alcune lacrime iniziano a solcare le mie guance. Lui mi stringe ancora di più le mani e mi sorride <Vorrei camminare sulla strada della vita con te, se non per sempre, ma almeno per un pezzo. Vorrei farmi perdonare per i miei errori e trattarti come si deve, come ti meriti. Allora…> si inginocchia davanti a me, continuando a guardarmi negli occhi e a sorridere. <Alessia Genovese, vuoi essere la mia ragazza?> mi tiene la mano e mi guarda negli occhi con un sorriso sincero. Scoppio a piangere per l’emozione e mi porto una mano alla bocca. Lui mi guarda con occhi speranzosi e lucidi. <Sì Arthur, sì!> gli dico e lui si alza e mi abbraccia forte. Quando sciogliamo l’abbraccio e ci guardiamo negli occhi. Mi posa una mano sulla guancia e mi asciuga le lacrime. Sorride e avvicina il mio viso al suo e le nostre labbra entrano in collisione. All’inizio è un bacio dolce, giusto per scoprirci. Poi inizia a diventare più passionale e le nostre lingue si incontrano, si cercano e si scoprono. Dopo un po’ mi stacco mal volentieri dalle sue labbra, poiché sono a corto di ossigeno. Appoggia la fronte contro la mia e sorridiamo. <Wow…> sussurra sulle mie labbra con un piccolo sorrisetto. <Già…> lo bacio una seconda volta e poi gli chiedo <Ma hai fatto tutto questo da solo?> gli chiedo indicando le candele intorno a noi e i petali di rosa sparsi per la spiaggia. <Può darsi che mi sia fatto aiutare dai miei fratelli…> abbassa lo sguardo imbarazzato, grattandosi la nuca e arrossendo un poco. Io ridacchio e gli dico <Ah beh, poco male! L’avevo già intuito che ti eri fatto aiutare da qualcuno!> <E allora perché me lo hai chiesto? E poi che vuoi dire, che non sono capace a fare le sorprese?> mi chiede facendo il finto arrabbiato sorridendo. <Te l’ho chiesto perché volevo sentirtelo dire e perché mi ricordo della mia festa per i miei sedici anni!> e rido. In quella festa mi ricordo che Arthur voleva farmi una sorpresa per il mio compleanno, solo che quando sono entrata in casa (cioè la casa dei miei genitori) ho sentito una puzza terribile di bruciato e in salotto c’era un casino terribile, tra palloncini e regali vari, alcuni neanche incartati. Poi vidi Arthur che correva in cucina e si era accorto che ero arrivata. Il risultato di quella festa fu che la torta era ormai carbonizzata, i regali incartati al momento, ma ricordo di essermi divertita tantissimo comunque. Anche Arthur si mette a ridere e quando ci calmiamo mi prende per mano e mi dice <Vorrei farti vedere una cosa>. Io annuisco e andiamo in macchina. Accendo di nuovo la radio e parte per la seconda volta in questa nottata “Fidati ancora di me” di Alessandra Amoroso.
“Spesso chi rinuncia, temendo abbia perso, ha perso già in partenza. Da te, tutto ricomincia, un punto ero nell’ombra ed io ti vengo appresso
adesso…”
Questa canzone sembra fatta per noi. Ho la strana sensazione che stia parlando proprio con me e Arthur. Arthur sembra capirlo e, sorridendo, alza il volume e le note della canzone risuonano nell’abitacolo della sua Ferrari, che ha perso in prestito da Charles. Mi guarda con quello sguardo tenero che si ritrova e mi costringo a guardarlo tentando di non arrossire. Ci fermiamo davanti a un palazzo e prima di scendere bacio Arthur sulla guancia. Entriamo in questo condominio che non ho mai visto e non capisco come mai Arthur mi abbia portato qui. Arthur apre la porta di un appartamento con delle chiavi che aveva già. <Voilà!> mi dice facendomi entrare e non accendendo neanche la luce, poiché la luce della luna illumina la stanza. <Di chi è questa casa Arthur?> chiedo al mio fidanzato, anche se mi sembra ancora strano chiamarlo così. <Beh, pensavo che questa potesse diventare casa nostra…> mi dice timido grattandosi la nuca. Io strabuzzo gli occhi stupita. È forse questa una proposta di convivenza? Vedendo la mia titubanza Arthur si irrigidisce <Scusa non dovevo dirtelo. Sono un’idiota. Non dovevo chiedertelo: ci siamo appena fidanzati, tu sei appena tornata a fidarti di me e…>. Io sorrido: è così tenero quando fa così! <Ehi, ehi, ehi!> lo blocco avvicinandomi a lui e posandogli un dito sulle labbra ammutolendolo. Sorrido <Amore, quello che stai facendo è bellissimo. E comunque è un sì>. Lui sorride felice e mi bacia. <Voglio farti vedere un’altra cosa> <Quante sorprese!> gli dico ridacchiando e prendendogli la mano. <Tutto per la mia principessa> mi porta in quella che dovrebbe essere la camera da letto. Ci sono delle candele e dei petali di rosa sparsi sia sul letto che sul pavimento. Su una carta di stagnola di cioccolata c’è la scritta “Je t’aime”. <Ti piace?> mi chiede mettendosi dietro di me e circondandomi la vita con le braccia. <Arthur è stupendo! Non so se mi merito tutte queste cose…>. Arthur mi bacia sulla guancia e mi avvolge completamente nelle sue braccia. <Tu ti meriti il mondo. Se fosse nelle mie possibilità di darei anche quello!> mi dice e io rido. Poi mi volto completamente verso di lui e lo bacio. Lui lo approfondisce subito e si capisce che vuole qualcosa di più, come me del resto. Arthur si toglie velocemente la giacca ed essa cade a terra con un piccolo tonfo. Non smettiamo di baciarci neanche un secondo. Le sue mani si posano sui miei fianchi, mentre le mie vanno ad accarezzare i suoi capelli. <Alessia…> stacca le labbra dalle mie, però rimane comunque vicino al mio viso. Ci guardiamo negli occhi. <Sei sicura? Non… non voglio fare niente se tu non sei sicura al cento per cento>. Lo guardo e leggo nei suoi occhi tutto l’amore che prova per me. Con il pollice disegno il contorno delle sue labbra. Lui segue con gli occhi i miei movimenti. <Sì Arthur> dico e lui sorride. Si sporge per baciarmi ancora ma io lo fermo <E’ la mia prima volta>. Arrossisco e lo guardo. Lui mi sorride teneramente e mi risponde <Anche per me>. Sorrido ancora di più e lo bacio con ancora più passione. Gli tolgo i primi bottoni della camicia e camminiamo lentamente verso il letto. Mi sdraio mentre lui mi sovrasta con il suo corpo. Gli tolgo la camicia e accarezzo il suo petto. Ho sempre pensato che Arthur avesse un bel corpo, ma in quel momento aveva qualcosa in più. In quel momento mi sembrava perfetto. Lui sorride e mi toglie il vestito che finisce anch’esso ai piedi del letto. Ringrazio me per aver scelto un completo di intimo decente pur non sapendo come sarebbe andata a finire questa serata. Lui scruta il mio corpo con gli occhi di chi sa di avere tra le mani qualcosa di prezioso e che presto lo farà suo. <Sei stupenda> mi dice per poi fiondarsi sulle mie labbra. Quando non ci sono più strati di vestiti tra noi il mio cuore batte all’impazzata. Quando Arthur entra in me, sento un dolore fortissimo. “Cristo, fa più male di quanto dicono”. Arthur si accorge della lacrima che scende lungo la mia guancia e l’asciuga con il pollice. <Passerà, te lo prometto> mi sussurra all’orecchio dolcemente. Cerco di non pensare al dolore. Arthur si muove lentamente, ma con intensità facendo provare piacere ad entrambi. La stanza, presto, si riempie dei nostri ansimi e dei nostri gemiti. Arthur stringe forte le mie mani e mi guarda negli occhi come nessuno lo aveva mai fatto prima. Un’intensità tale che potrebbe distruggere qualsiasi cosa, potrebbe superare qualsiasi barriera. Lo bacio e lo tengo vicino a me. Raggiungiamo il culmine assieme, vicini più che mai. Ci sdraiamo sui cuscini felici e sempre più innamorati. Gli lascio il tempo di sfilarsi il preservativo e appoggio la testa sul suo petto, ascoltando il battito del suo cuore. Lui mi accarezza la spalla, facendo dei cerchi immaginari. <Ti amo Arthur> dico spontaneamente. Alzo lo sguardo e lo guardo negli occhi. In quel momento capisco di non aver sbagliato nulla in quello che ho fatto. Non ho sbagliato a fidarmi ancora di lui. E questa notte né è la prova. Lui sorride e mi bacia dolcemente sulle labbra <Ti amo anch’io Alessia>.
“Fidati ancora di me. Credimi. E scusa se parlo con te. Credevo non fossi importante o meno di niente per te. Stanotte fidati ancora di me…”
Spazio autrice:
E voilà! Nuova one shot questa volta su Arthur Leclerc! Spero vi piaccia, anche se è abbastanza lunga! Fatemi sapere cosa ne pensate, anche perché avevo una mezza intenzione di farne un seguito, ma questo dipende solo da voi! Ho messo il video e alcune parole dal testo della canzone alla quale mi sono ispirata per questa one shot e che personalmente amo! Con ciò vi saluto e a presto! Baci😍❤🥰
Martina
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