Il richiamo del Natale / 2
« Mike - Kun ».
Lo chiamò appena una voce bassa ma suadente.
Intento a seguire quel richiamo, il suo corpo cercò di afferrare quel suono che, ancora non aveva un immagine. Ma la riconobbe all'istante. Era lui. Ma non lo vedeva. Voleva vederlo. Inconsapevolmente portò le mani in avanti quasi sopra alla sua testa e corse. Corse. Corse. Sino a gridare per cercare di non farla sparire « HA-HAM - KUUN ! »
Al risveglio turbolento e grondante di sudore, con le lacrime agli occhi, annaspò in cerca di aria, mentre la figura sedutagli accanto, guardandolo preoccupato, gli appoggiò una mano sul viso. Il biondo voltò il suo sguardo e per poco non si sentì impazzito. Ma l'attimo dopo, il miraggio che, aveva davanti, così dolce come era sempre stato e ricordato, gli fece salire una nostalgia viscerale. Una di quelle che, ti faceva sentire una strana sensazione di angoscia allo stomaco chiuso da un nodo e un blocco che gli chiudeva la gola. Stava piangendo, ma di questo se ne accorse solo ora. Solo quando sentì qualcosa sulle guance scendere lungo in mento a gocce salate e cristalline.
« Hai fatto un incubo ? »
Gli chiese lui amorevolmente.
Ancora occhi negli occhi, cercò di alzarsi un poco, stabile su un gomito, per poi portare una mano in avanti, sino a incontrare quella pelle calda. Non era fredda. Era, come se, fosse stato davvero ancora vivo. Come se, quel inferno passato non fosse stato altro, che un calvario di un brutto sogno, destinato quasi a non finire mai. Lui era davvero lì. Davanti a lui. A pochi centimetri da lui. Ma non ne voleva più altri. Voleva divorargli tutti. Abbracciarlo. Baciarlo. Respirarlo e dirgli ancora una volta quel maledetto " ti amo ".
Gli sembrava tutto così surreale, che aveva una dannata paura di vederselo sgretolare appena lo avrebbe toccato. Aveva terrore ma questo non gli impedì, con mano tremante, a osare ad accarezzarlo. Seguire con i polpastrelli la fisionomia ancora infantile. La sagoma di quelle labbra che, aveva toccato miglioni di volte e di perdersi in quegli occhi deserto arido. Il colore del terreno, così pieni di luce.
Poi lo aveva afferrato da un polso e lo attirò a sé, avvolgendolo in una stretta ferrea e protettiva, in cui racchiudeva la sensazione di sapere, che fosse davvero tutto reale. Una mano sul retro della nuca, ad accarezzare quei capelli castani da sfumature e profumati, infine accasciò la faccia alla sua spalla senza riuscire a fermare le dannate lacrime.
« Tu... T-tu sei davvero qui. Ti sto stringendo. Mi sei mancato come l'aria. N-non sai quante volte ho sperato di vederti, anche se solo in un banale sogno. Anche per dirti addio un ultima volta. No. No. Ti amo. Te lo avrò detto solo una volta e non sai quanto me ne pento, se solo avessi saputo che... Che...»
Ham angosciato afferrò con delicatezza con i palmi quel viso distrutto di disperazione, solo per poi stampargli un bacio sulla fronte e scacciargli gocce azzurre dal viso.
Non poteva essere vero. A guardarlo come se sapesse che, presto qualcuno lo avrebbe stappato da lui per riportarlo all'attuale realtà lo fece deglutire, tremare impercettibilmente. Non voleva separsi da lui. Non voleva lasciarlo. Era stato tutto così ingiusto. Era solo un ragazzino di diciott'anni con tutta la vita davanti, ma qualcuno aveva deciso che, voleva tenere quell'angelo dalla sua parte. Incatenandolo in un mondo che non gli apparteneva, ma a cui era costretto. Voleva davvero poter fare scambio, se questo sarebbe servito a ridargli la sua vita. Quella che gli aspettava. Anche se era consapevole del dolore e della distruzione che avrebbe causato alla sua scomparsa. Ma non voleva quella prospettiva senza la persona che lo aveva cambiato a poco a poco. Che amava più della sua stessa vita. Era come, essere in un circolo senza fine. In una stanza asfissiante circondato solo da quattro fottute pareti. Se era in coma allora quello gli bastava. Se era con lui. Al suo fianco, come aveva da sempre sognato di essere, allora andava bene anche quella sofferenza. Che togliessero anche le spine a cui era collegato. Lui non si sarebbe mosso da lì. Non si sarebbe allontanato per niente al mondo.
« Calmati. Va tutto bene. Non so cosa tu abbia sognato, ma sono qui. Come i tuoi occhi vedono. E non ti lascerò »gli aveva sorriso.
Ma aveva ben poco da ricambiare. In quel sorriso che, aveva appena tentato ne era uscito fuori, invece, uno maldestro. Triste. Non aveva niente di bello nascosto.
« Non dirlo. È una menzogna questa. Questa non può essere la verità...no ».
E scoppiò a piangere come un bambino. Ma in quel momento non se ne vengognò. Per la prima volta, davanti a qualcuno, dopo quegli anni, si stava mostrando per quello che era divenuto. Fragile. Debole come cristallo. Quel cristallo era andato in frantumi e ora sparsi in giro non rimanevo altri che, schegge taglienti, pronti per ferire seppur senza volerlo. Ma era così. Questo era il Miyake di adesso. Del presente non voluto. Non era del passato. Quel passato non sarebbe più tornato. Il suo amore non gli sarebbe mai più restituito. E faceva un dannato male. Certo che, per non sentire tutto quel male, avrebbe preferito mille volte, sottrarsi il cuore e gettarlo sotto metri e metri di terra.
E capì. Era tutta una mera illusione. Tra poco forse sarebbe potuto essere l'ultimo minuto per poter migliorare un piccolo sbaglio passato. Doveva solo ringraziare. Ringraziare di avere avuto almeno questa possibilità di poter rivivere ciò, che aveva perduto. Poter passare del tempo in più con la persona amata, che aveva fatto rattristare. Doveva solo saper cogliere quel attimo, che qualcuno gli aveva donato e fare del proprio meglio per poter cambiare ciò che avrebbe voluto. Dirsi tacitamente addio. Solo ora si era arreso a questa cruda, ma dolce verità. Non doveva sprecarla.
« Scusami. Non conta più. Dimentica quello che ti ho detto. In realtà, vorrei solo farti sapere quanto io ti ami. Di farti sapere, che darei la mia vita in cambio della tua, se solo potessi. Non voglio un mondo senza di te. Ma bisogna accettare prima o poi e portare dentro di sé quei ricordi. Ti amo. Ti amo. Ti amo Ham Kun. Ti amo. Sei la cosa più bella che, la vita avesse potuto mai farmi trovare sulla strada. La mia fottuta stella che, vedo brillare ogni notte nel cielo. Sei la mia luce. La luce che porterò sempre con me. E anche se, un giorno dovrebbe finire tutto questo, non sono disposto e non ho alcuna intenzione di iniziare accanto a qualcuno. Non sono disposto a ritornare ad amare qualcuno che non sia te. Mi dispiace, ma non lo accetto » sussurrò in un pianto liberatorio, aggrappato a quel corpo minuto ricoperto solo da una maglia bianca più grande di lui, inginocchiato sul materasso.
Sentì titubante cingere da quelle braccia e un mento appoggiarsi sulla sua spalla e qualcosa di bagnato macchiargli la camicia.
« Non ti obbligherei mai Mike - Kun. La decisione rimane soltanto tua, se mai, dovrebbe succedere. Qualcosa che, possa trattarsi di molto più avanti o in un universo alternativo. Ma spero che, avremmo ancora altri molti Natali e anni insieme » sorrise come solo lui avesse mai potuto fare.
Ma, quelle parole ebbero un effetto devastante ma il ragazzino non poté saperlo. Ma il biondo lo stava provando. Quell'amarezza. Quella sensazione di sentirselo già mancare « Già. Non possiamo sapere cosa accadrà. Ma finché ora, ti ho quì, voglio viverlo. Voglio vivere quel tempo che è nostro » sincero e in lotta contro due mondi alternativi.
Solo pochi instanti dopo, con la voglia di riavere quel profumo della pelle su di se, sospinse il corpo del più piccolo all'indietro, sino a farlo adagiare con la schiena sul materasso. Bello e così suo, non poté che, portare il più grande a volere di più, una mano percorse la lunghezza del braccio sino ad accarezzagli le vene del polso che, sentiva battere sotto al palmo , per poi arrivare la dove, sperava. Fece combaciare le loro mani e ne intrecciò le dita.
Con l'altra mano gli scostò i ciuffi di capelli ricaduti sugli occhi. Si guardarono negli occhi, infine Ham non riuscendo più ad attendere oltre, gli rubò le labbra nelle proprie.
« Voglio fare l'amore con te ».
Aveva sussurrato Mike tra un bacio e l'altro, facendo vagare le mani sotto le vesti altrui.
Così, dopo una sessione di coccole e venuti insieme, ora in un unione di braccia e gambe. Con la testa di Ham appoggiata sul petto frenetico del più grande, quest'ultimo invece ad accarezzargli la schiena, lo teneva il più possibile stretto a sé. Lo sentì poi cercare di allontansi e dirgli « Aspetta. Ho qui un piccolo regalo per te » e prese dal cassetto un piccolo pacchettino dalla carta regalo gialla, disegnata con dei piccoli orsetti.
Sapeva già cosa c'era lì dentro, infatti, esitò un momento per accettarlo, comunque diede in faccia dello stupore.
Accarezzò con le dita quella carta per poi scartala, aprì poi il confanetto nero e sopra a un piccolo cuscinetto di velluto bianco vi trovò quel portafortuna a forma cilindrica con delle ali come a indicare qualche libertà, incisa sopra e sotto un campanellino, a cui stava attaccata un catinella argentata a penzolare. Gli occhi già gonfi e rossi si inumidirono ancora.
Non vedendo alcuna risposta, Ham pensò che, forse, lo aveva trovato qualcosa di banale. Gliela avrebbe fatta cambiare.
« Non ti piace ? S-se vuoi domani posso andartela a cambiare. Non c'è probl...»
Ma la frase non finì mai, poiché quelle labbra ancora aperte, vennero attaccate dalla altre. Mike lo stava baciando con urgenza. Un bacio unificato dal salato delle lacrime, tenendo ancorato a se quel corpo nudo come il suo, il quale aveva preso d'improvviso a stringere. Nella mano chiuso in un pugno, teneva gelosamente quel piccolo tesoro.
***
Aprì di scatto gli occhi bagnati e si ritrovò ancora sul divano ad osservare l'albero. Un piccolo sorriso nacque su quelle labbra bagnate a osservare quel regalo che, aveva preso ancora una volta tintinnare. Ma non era colpa dell'aria, poiché era tutto chiuso, ma neanche da vibrazioni esterne essendo una piccola casetta sola. Ma bensì da altro.
Nell'attimo seguente si alzò con le mani in tasca, per poi avviccinarsi all'albero dove con un dito toccò quel miracolo e lo ringraziò di cuore. Sapeva che, era solo merito suo se lo aveva potuto rivedere ancora una volta. Quello, che era successo, era soltanto merito suo.
Capì anche qualcosa. Che se dalla morta non si poteva tornare, rimaneva il sognare. A volte, i sogni che facciamo non sono altro che, un frutto del nostro desiderio, ma Mike fu sicuro, che se sogni quel qualcuno che non si ha più, e perché vuole dirti ancora addio. Se continuava a rimanere aggrappato a quel passato, avrebbe fatto soltanto del male a quell'anima che, mai sarebbe riuscita a raggiungere la sua giusta destinazione. Da ora in avanti, lo avrebbe ricordato con un sorriso e lo avrebbe tenuto per sempre con sé, nel suo cuore ancora palpitante di un amore ora diventato infinito.
Però, ora, doveva fare anche un' ultima cosa. Non poteva più attendere. Non sappiamo quanti giorni abbiamo a disposizione, per cui, era giusto vivergli per il meglio. Qualcosa che, aveva fatto solo una volta, molto prima di finire in quel tunnel senza fine. Avrebbe chiamato i suoi per augurargli il buon Natale e dirgli che, gli amava. Non dovevano più preoccuparsi più per lui. Avrebbe cercato di andare avanti con tutte queste nuove consapevolezze, come sarebbe riuscito. Ci avrebbe provato e lavorato su. La sua nuova vita aveva appena cambiato pagina. Un bianco che aveva bisogno di un po' di inchiostro a macchiarlo.
The End.
Nota Autrice: giunti alla fine di questa piccola storia, io vi auguro già, un felice anno nuovo, sperando soltanto in nuove gioie, sogni che possano spiccare il proprio volo e specialmente tanta e buona salute a tutti<3
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