«captain hook and peter pan» "oliver bearman"

laurel wolff

«I was tame, I was gentle 'til the circus life made me mean
"Don't you worry, folks, we took out all her teeth"
Who's afraid of little old me?
Well, you should be»

××××

catherine wolff

«Don't just stand there staring, honey
Try to move your feet
If you think they're looking at you
They're looking at me
I could make it nice and easy
I'ma take the lead
They ain't even looking at you, baby
They're looking at me»

××××

«Oliver» «santo cielo, perché tutte a me?»

Laurel Wolff, la primogenita del team principal Mercedes, aveva fatto irruzione nel box di Prema per parlare con Ollie.

«ha ha ha, sei divertente» «sono sempre stato così con te, Wolff. Cosa c'è?»

Lei alzò un sopracciglio, cosa che tradotto significa "non hai veramente idea del perché io sia qui".

«vuoi parlare di Cath» «mi fa piacere che tu ci sia arrivato, Bearman» «ti posso offrire un caffè?» «quello sempre»

I due non sono mai andati d'accordo da quando si conoscono. Ci stanno provando per Kimi e per Catherine, la sorellina di Laurel.

Davanti a una delle macchinette per il caffè della scuderia di Grisignano, Ollie e Laurel iniziarono la conversazione.

«che intenzioni hai?» «conoscendoti, se non avessi intenzioni serie mi faresti fuori»

Laurel gli aveva detto, un paio di weekend prima, che Cath provava qualcosa per lui e fu quella situazione a sbloccare ciò che era nascosto nel cuore del ragazzo.

Oliver sapeva quanto la maggiore fosse protettiva con la sorella. Generalmente non entrava nelle sue faccende, ma anche Laurel era stanca di vedere ogni weekend i due che sembrano avere una fetta di prosciutto sugli occhi.

Aveva provato a convincere Cath a fare la prima mossa, ma senza successo. Quindi, per quanto non volesse, aveva deciso di rivelare la cosa al diretto interessato, prendendosi il rischio di una grande litigata con la sorella.

«sei perspicace, complimenti. Lei non è in pista però»

Lui lo sapeva già. Sapeva anche che era a fare una gara di vela in non sa quale posto dell'Italia.

«lo so»

Lei immaginava che lo sapesse. Roteò gli occhi, finendo il suo caffè e buttando nel cestino il bicchierino.

«ti controllo, Bearman» il ragazzo ridacchiò, mentre sorseggiava il suo caffè.

«guarderai la nostra gara?» chiese come ultima cosa l'inglese, mentre Laurel se ne stava andando via.

«ricordati che non tiferò te» «ci credo»

Dopo essersi tolta il peso di quell'incontro, la mini Wolff tornò all'hospitality delle frecce d'argento. Sospirò mentre si sedeva a uno dei tavolini esterni.

«dove sei stata?» chiese curiosa sua madre, mentre si accomodava in una delle sedie di fianco alla sua.

«dall'uomo orso per chiedergli delle cose su Cath» poi si mise a raccontare tutta la chiacchierata a Suzie.

Laurel era sempre stata legata più a Toto, ma appena sapeva un gossip si ritrovava sempre lì assieme a sua madre e una Pepsi a riferiglielo. Anche se in questo caso era munita di Monster.

«sei sicura che per Cath sia seria la questione?» Laurel scosse le spalle.

«saranno sei mesi che parla costantemente di lui, mamma» «io te l'ho solo chiesto. Non prendertela» «si, scusa»

Poi a Laurel balenò in testa quell'ipotesi. Conosceva Catherine e sapeva quanto evitasse sempre di essere seria in tutto quello che fa. Tranne forse la vela.

La maggiore però voleva credere che questo non fosse una situazione del genere. Non aveva mai visto Cath così presa da qualcuno.

Sospirò. «vedi che non sei convinta neanche tu» «voglio credere che Catherine stia crescendo»

Tutto d'un tratto però si sentì in colpa. Suzie lo notò. «cosa c'è?» chiese la ragazza, praticamente ridendo per la curiosità di sua madre. «hai cambiato espressione»

«in questo caso Catherine giocherebbe con un pilota. Se lo lasciasse in mezzo a un weekend? Ti ricordo che a febbraio è in Formula Uno» «penso che Oliver riesca a staccare le emozioni»

Laurel non era assolutamente convinta della cosa. «ti stai preoccupando per Bearman?» «no» rispose di getto.

Si, invece si stava preoccupando. Sapeva che quando gli aveva detto che piaceva a Cath, gli aveva sbloccato qualcosa. Se fosse finito nelle grinfie di sua sorella e succedesse qualcosa di conseguenza, lei si riterrebbe pienamente responsabile.

In quei mesi però evitò di pensarci. Stava vivendo la sua nuova avventura al college negli Stati Uniti, dov'era riuscita brillantemente ad accedere ad Harvard. Ogni volta che era là staccava il cervello su tutto quello che era esterno.

Sapeva che Cath e Ollie si erano messi insieme, Kimi gliel'aveva detto. Lei però si complimentò di persona solo durante le vacanze di Natale, che passò quasi interamente in Italia a fare da terza incomoda insieme ad Antonelli.

Durante quella vacanza, un paio di giorni prima della sua ripartenza, continuò ad avere dei dubbi riguardo a sua sorella. Ne parlò con Andrea.

Erano sul balconcino. Laurel stava fumando una sigaretta: non le capita spesso, ma quando è troppo sovrappensiero trova che quel gesto riesca a sciogliere temporaneamente i suoi nervi.

Laurel aveva solo una felpa, al contrario dell'italiano che era munito di giacca. E lui aveva ancora freddo.

«ti piace, Laurel» Kimi si aspettava di ricevere una delle solite occhiatacce della ragazza, invece sospirò buttando fuori il fumo della sigaretta.

«forse hai ragione» rivelò lei. Aveva promesso a sua sorella di andarci d'accordo e Laurel è una tipa per cui le promesse sono sacre.

Ci aveva instaurato un rapporto: si complimentava con lui per le gare andate bene e avevano iniziato anche a scambiarsi reel divertenti su Instagram.

«però sta con mia sorella e stanno bene. Quindi, se loro sono felici, io sono felice. Non mi voglio immischiare» tirò su col naso, spegnendo la sigaretta e appoggiandola sul posacenere.

Si appoggiò alla ringhiera del balcone con gli avambracci e guardò il panorama montuoso illuminato da quei pochi lampioni e dalle stelle che erano in cielo.

Kimi le circondò le spalle con un braccio e lei appoggiò la testa sul suo petto.

«sai qual è la cosa peggiore?» «mh?» «loro stanno insieme per merito mio. O colpa, non saprei come classificare la cosa»

L'italiano annuì, lasciando un bacio tra i ricci della ragazza.

Quello era stato l'unico momento di sconforto evidente di quei mesi, fino ad arrivare ai test del Bahrain.

Laurel si trovava con Kimi ai box per assistere alla sua prima uscita ufficiale con un auto di Formula 1.

Era arrivata lì soltanto il giorno prima a seguito di una sessione di esami stancante e un volo infinito.

Sapeva che sua sorella si trovava nel box della Haas per supportare Oliver durante il suo primo test.

«non vuoi incrociarli» «Lo devo fare. Catherine è mia sorella, Kimi»

Andrea si divertiva sempre a essere l'unico a sapere i veri sentimenti di Laurel. Si diverte a vederla in difficoltà.

«dai, darling, vai in pista e non rompere i coglioni» «certo, comandante»

Laurel fece un video alla prima uscita di Kimi dal garage. In quello stesso momento apparve Catherine accanto a lei, spaventandola.

«crescerai mai, Cath?» chiese la più grande alla sorella che stava ridendo. «assolutamente no, sorellona. Sono o non sono la tua Peter Pan»

Catherine sin da piccola interpretava Peter Pan e Laurel cambiava sempre personaggio. «io chi sono, invece?» «che domande? Capitan Uncino»

Laurel ridacchiò. Era soddisfatta dalla risposta della sorellina. Si sentiva così da un po'.

Avevano interpretato molti personaggi insieme loro due: Mark e Jude, Marinette e Alya, Luz e Amity. Alla fine però sono sempre ritornate alla favola di Peter Pan.

«come va con Ollie?» Catherine, prima di rispondere in modo super entusiasta che stava andando tutto bene, fece un movimento strano degli occhi. Alla maggiore sembrava quasi scocciata.

Laurel conosceva sua sorella, ma con lei non voleva indagare oltre: sapeva che sarebbe stato abbastanza difficile ottenere informazioni credibili da lei.

Voleva però evitare di andare a chiedere al diretto interessato, perché le sembrava decisamente brutto mettergli delle pare a quel punto dell'anno, così tanto vicino al suo primo weekend ufficiale.

Quindi ritornò sempre dalla stessa persona. «tu vuoi che si lascino, Laurel» disse Kimi mentre i due stavano pranzando nell'hospitality.

«si, ma conosco mia sorella» Andrea iniziò a guardarla storto.

«ho capito: non mi credi» «mi sembra ovvio che non ti creda, Laurel» lei si alzò da lì, sbuffando. Poi a grandi falcate, uscì dal paddock e si diresse all'hotel.

"te la sei presa?" "tu credi?" era stato lo scambio tra i due amici.

Dopo i test, Laurel si assentò per un po'. Doveva staccarsi dal mondo a quattro ruote.

Il suo sogno è quello di succedere suo padre come team principal di Mercedes, ma in alcuni momenti capisce di aver passato troppo della sua vita nelle piste.

"ci sei alla prossima gara?" Questa domanda gli è stata posta più volte, non sa se per curiosità oppure per altro, da Oliver.

Laurel aveva già detto a Kimi che ci sarebbe stata a Miami come prima tappa, ma probabilmente all'inglese non era venuto in mente di chiederglielo.

Ormai però era il tempo del Gran Premio di Miami, quindi dovette rispondere al pilota della Haas che ci sarebbe stata.

«c'è una festa mercoledì» «mi vuoi fare arrivare prima, Kimi?» rise Laurel mentre faceva la sua valigia.

«la organizza Daniel» Laurel, sebbene i ventidue anni appena compiuti, non era nuova alle feste organizzate dall'australiano. Amava andare in discoteca, ma tutto quello che organizzasse Daniel Ricciardo era per lei una droga.

«mi stai tentando» «so che verrai» aveva già il volo prenotato per arrivare il giovedì, ma decise comunque di prenderlo la mattina del giorno prima.

«tu non puoi mancare alle feste di Dan, lo sapevo» sia Kimi che Laurel risero, mentre quest'ultima abbracciava il suo amico.

«avevi ragione» come tutte le loro discussioni, anche questa si svolgeva a un tavolo mentre stavano mangiando. «in quale dei tanti ambiti, Antonelli?» rise lei, addentando il suo hamburger, che Laurel poteva mangiare a differenza dell'italiano che era già in dieta stretta da gara.

«su tua sorella» «io ho sempre ragione riguardo a Catherine, Kimi, è diverso» Andrea le porse il suo cellulare con un video.

«me l'ha mandato Arvid. Non aveva il tuo numero, se no l'avrebbe mandato a te e aveva paura di inviarlo a Ollie direttamente»

Riguardava Catherine Wolff in una festa un paio di settimane prima, quando erano ancora in Arabia Saudita. Era in compagnia, certamente non in quella di Oliver.

Lo sguardo di Laurel era diventato di fuoco. Kimi la bloccò subito. «non puoi fare una scenata, Laurel» «perché dovrei?» «perché ti conosco»

Andrea Kimi Antonelli era una delle poche persone a conoscere la vita amorosa di Laurel. Oltre la faccenda riguardante Oliver, era piena di tradimenti. Lei era una ragazza con grande fiducia negli altri, ora si fida si e no di Kimi. Di sua sorella, conoscendola, non si era mai fidata al cento per cento, sebbene finisca sempre per raccontarle tutto.

«sono calma» «non è vero»

L'italiano sapeva che non era in grado di fermare la Wolff, quando si intestardiva. «almeno evita di far finire tutto sui social»

"Cath vieni in hotel. Stanza 425" scrisse mentre finiva il suo hamburger per strada.

Stava ripensando a tutte le volte in cui aveva difeso sua sorella, sia verbalmente che fisicamente. Il taekwondo l'aveva rafforzata e non aveva paura di fare a botte.

Si sentiva una merda per tutte le volte in cui probabilmente era nel torto, ma per il "sis power" aveva preso le parti di Cath.

La minore con una faccia molto confusa bussò alla porta della stanza di sua sorella. Laurel, che nel frattempo per cercare di attenuare la rabbia stava scegliendo il vestito che avrebbe indossato quella sera tra i quattro che aveva messo in valigia, andò ad aprire. Fece un sorriso forzatissimo.

«uhh, mi presti quello?» chiese Catherine, guardando un mini dress viola glitterato. Laurel scosse la testa. «lo devo riportare in dormitorio integro» «dai, Laurel» «no, Catherine, ti conosco e non voglio spendere altri soldi per ricomprarlo»

Cath fece di nuovo la stessa faccia confusa che aveva prima di entrare. «cos'hai?» la più grande sbloccò il cellulare e lo mostrò alla sorella. In quel momento la piccola sbiancò.

«sei tu?» «chi te l'ha mandato?» «Lindblad. Rispondimi»

Catherine in quel momento aveva paura della sorella. Aveva molta paura. Tra tutti gli scenari che vedeva, il migliore poteva essere solo quello in cui ammetteva la cosa.

«si, sono io» nella stanza calò un silenzio tombale.

«lui l'ha visto?» «per ora, no» Cath fece un sospiro di sollievo che fece ridacchiare sua sorella.

«tu credi veramente che non glielo faccia vedere, Catherine» «pensavo tu avessi un po' di sister power...o forse devo credere che ti piaccia Oliver?»

Laurel non cambiò espressione e non fece scaturire nuove emozioni quando la più piccola pronunciava quelle parole.

«quante volte ti ho difeso anche quando eri palesemente nel torto?» «non cambiamo discorso» «è pienamente coerente con quello che hai detto» e Catherine lo sapeva benissimo.

«rispondi» in quel momento Laurel stava per arrivare al limite massimo per non fare una scenata. «tante»

«ecco. Quante volte sono venuta a raccattare te e le tue amiche alle quattro di notte per evitare che mamma e papà scoprissero cose?» «tante» «troppe»

«quante volte un partner mi ha tradito? Uomo o donna che sia» «non lo so» «lo sai benissimo»

Bastava guardarla. A ogni tradimento, un tatuaggio. Era un concetto strano quello che Laurel aveva adottato. "voglio togliermeli dalla testa, ma faranno sempre parte di me".

«quattro» «QUATTRO VOLTE DA QUATTRO PERSONE DIVERSE. Ero una cazzo di bambina gentile con tutti, ma che piangeva per ogni cosa e quattro persone hanno sotterrato questa bambina.»

«Ora tu pensi che io ti copra per l'ennesima volta nella mia vita, quando tu non ci hai pensato una volta a ciò che avresti potuto provocare a un ragazzo di appena vent'anni alla sua prima stagione di F1 con talmente tante pare nella testa che una in più non ci sta fisicamente?»

Catherine era nel panico e non riusciva a ragionare lucidamente, quindi fece, come suo solito, la prima cosa che le passava per la testa. Prese il telefono della maggiore, ancora appoggiato accanto a lei, e lo sbattè per terra con tutta la forza che aveva per romperlo.

«MA SEI IMPAZZITA?» Laurel, dopo che il suo portatile si era rotto, aveva tutta la sua vita dentro quel telefono. Vederselo spaccare davanti era per lei come un colpo al cuore.

«pensi veramente che io sia l'unica ad avere quel video, Catherine? Devi crescere. Rimanere Peter Pan ti farà rimanere sola»

Poi prese la sua borsa dove mise un vestito, delle scarpe e la sua pochette con trucchi e quant'altro. Recuperò il suo cellulare da terra, sperando che abbia un danno perlomeno riparabile. Poi uscì dalla stanza sbattendo la porta.

«Kimi, manda a Oliver il video» la ragazza era arrivata praticamente correndo all'hospitality Mercedes ed era violentemente entrata nella stanza del suo amico «che cazzo è successo al tuo telefono?» «mia sorella l'ha buttato a terra»

Intanto Kimi inviò il video al pilota Haas. Laurel si sedette sul divanetto. Aveva ancora tanta adrenalina in corpo che veniva consumata in lacrime.

«è colpa mia» «no, tesoro, non è vero»

Quella sera non sapeva neanche con che voglia si sia presentata alla festa di Daniel. «tutto apposto, Laurel?» le aveva chiesto l'australiano appena l'aveva salutata. «a meraviglia. Hai visto Ollie?» «penso sia fuori a prendere qualcosa al bar»

E così era. Era seduto al bancone con davanti un non troppo precisato drink, probabilmente analcolico, dato che il pensiero dell'imminente weekend distoglieva Bearman dall'ubriacarsi.

«una birra, grazie» chiese Laurel al barman, mentre si sedeva accanto al ragazzo. Lui aveva alzato lo sguardo nel sentire la sua voce.

«Kimi mi ha detto tutto» Laurel prese la sua birra, confusa su cosa quel "tutto" potesse comprendere.

«il tuo telefono?» «ho detto a papà cos'è successo. "Date le circostanze e dato che non mi chiedi mai nulla, te lo ricompro". Mi ha preso anche la versione lilla. Guarda che carino»

Ollie ridacchiò, facendosi andare quasi di traverso il suo drink.

«papà ha aggiunto che avrebbe dovuto ricomprarmelo lei, ma conosce mia sorella e sa che mi serve dato che ho il computer che mi si era rotto a casa in Inghilterra» «Toto, uomo ragionevole»

«da quant'è che ti piaccio?» lei ringraziò mentalmente il suo migliore amico per aver detto a Bearman effettivamente "tutto". Dall'inizio alla fine.

Prima di iniziare a parlare bevve un grande sorso. «dicembre» «siamo a maggio, Laurel» «sono brava a mantenere i miei segreti, Oliver. Conta che l'unico a cui l'ho effettivamente detto in sei mesi è stato Kimi»

«mi ha detto anche quanto si è divertito in questi mesi» «si diverte sempre a prendermi per il culo, se vogliamo dirla tutta» Entrambi risero.

Laurel tornò subito un po' più seria. «mi dispiace di averti detto che "a mia sorella piacevi"»

Ollie prese la mano della ragazza nella sua. «Laurel Geneviève Wolff sono contento che grazie a questo "spiacevole avvenimento" io abbia trovato una persona come te. Poi, diciamocela tutta, è la prima volta quando ti conosco che il tuo sfogare la rabbia non sia a mie spese»

«e, soprattutto, non è colpa tua»

Lei sorrise. «grazie Ollie»

«stavolta tiferai per me in gara?» «ho sempre fidato un po' per te, lo posso ammettere»

Quella domenica fu speciale un po' per tutti.

«cosa festeggiamo?» chiese Kimi porgendo agli altri due una birra.

«il tuo primo podio, i miei primi punti, il suo primo 30 e lode a un esame. Scegli tu»

Kimi fu braccato un po' da tutti, gli altri due, considerando che dovevano tornare in hotel insieme, lo aspettarono mangiandosi due patatine e finendo quella birra offerta da Mercedes in un paddock abitato solo da meccanici e su cui stava per calare la notte.

«mi dispiace» disse Ollie alla ragazza. Lei alzò un sopracciglio.

«per cosa dovresti essere dispiaciuto? Sentiamo»

«mi dispiace di non essere innamorato di te»

«oh tranquillo, farti innamorare di me è diventato uno dei miei due obbiettivi per la vita»

«l'altro sarebbe?»

«che domande? Ovviamente diventare team principal Mercedes. Così posso prendere sia te che Kimi in squadra e diventeremo il migliore team della storia»

Oliver rise. «un po' ambiziosa» «per quale delle due cose?»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top