24. Nicolò Barella [2]
30.05.2024
Da poco era finita la stagione 2023-2024, in cui l'Inter era riuscita a vincere in campionato con 94 punti. Nicolò era molto contento di essere riuscito a vincere il secondo scudetto coi nerazzurri e io ero così fiera di lui e di come avesse giocato.
Ora ci trovavamo in Sardegna dalla sua famiglia, per rilassarci qualche giorno. Eravamo venuti qui prima della partenza in Germania per gli Europei: Nicolò era stato convocato da Spalletti, il ct della nazionale italiana di calcio. Ero sempre orgogliosa di lui, ma lo ero un po' di più ogni volta che veniva chiamato per giocare con la maglia dell'Italia, che cercava di onorare nel miglior modo possibile.
Io e Nicolò ci conoscevamo da sempre, le nostre famiglie erano amiche e di conseguenza lo eravamo anche noi. Questo sinché, in 2° superiore, ci rendemmo conto di essere innamorati per poi metterci insieme. Dal 2012 sono passati 12 anni, e ora siamo felicemente sposati da 5 anni e io, in questo momento, ero incinta della nostra prima figlia. Secondo la ginecologa avrei partorito a fine agosto.
Ero stata fortunata a conoscere Nicolò sin da piccola: prima era stato il mio migliore amico che mi proteggeva da chiunque mi facesse del male e ora era il marito migliore che avessi mai potuto chiedere. Con me era così gentile e disponibile, in casa mi aiutava a fare tutto, soprattutto da quando avevo scoperto di essere incinta.
"Giorgia, ci sei? Sembri assorta nei tuoi pensieri" chiese la mamma di Nicolò. Ciò mi fece tornare alla realtà. Non mi ero accorta di non star ascoltando più il discorso che avevo intrapreso con i miei suoceri.
"Oh scusami, non mi ero accorta di non star più ascoltando. Mi dispiace tanto. Potresti ripetere quello che hai detto, per favore?" mi scusai con mia suocera. Certe volte mi tormentava perdermi nei miei pensieri e smettere di ascoltare le persone mentre parlavano con me.
"Tranquilla tesoro, non stavo dicendo nulla di importante. Ti ho chiesto solamente cosa volessi a pranzo" rispose la mamma di Nicolò, sorridendomi dolcemente. Mia suocera era così carina e disponibile con me e lo era sempre stata, sin da quando ero bambina.
Ricordavo ancora quando mi sbucciai un ginocchio al parco: stavo rincorrendo Nicolò perché mi aveva rubato un fiocco azzurro che mi piaceva tanto. Mentre cercavo di raggiungerlo, non mi accorsi di una pietra e caddi a terra, davanti alla panchina in cui era seduta la mamma di Nicolò. Vedendomi a terra piangendo, si avvicinò e mi curò il ginocchio scorticato con dell'acqua ossigenata e una garza, che si portava sempre appresso. Lei senza questo tipo di cose non usciva di casa: sapeva che, fuori casa, poteva succedere qualsiasi cosa.
"A me va benissimo qualsiasi cosa, e lo sai. Quello che devi fare per te, lo mangio anche io". La rassicurai. Non mi facevo problemi col cibo: mangiavo qualsiasi cosa, anche avanzi riscaldati dal giorno precedente. Mia suocera mi sorrise, dicendomi che avrebbe cucinato delle lasagne e un dolce per stasera. Nel mentre il papà di Nicolò andò in camera sua e della moglie perché aveva scordato qualcosa.
"Per caso hai bisogno di aiuto?" mi proposi, ma lei affermò che avrebbe chiesto alla sorella di Nicolò: non voleva mi affaticassi troppo a causa della mia gravidanza. Provai a insistere, ma non ci fu verso: non voleva farmi alzare e lavorare per non farmi sforzare.
Subito dopo la mamma di Nicolò si alzò per andare in cucina, e io rimasi da sola. Decisi di provare a chiamare al telefono Nicolò, che probabilmente era ancora addormentato. Uno, due, tre, quattro, cinque squilli e lui non rispose. Mi preoccupai un po', perché pensavo potesse succedergli qualsiasi cosa, anche se stava dormendo. Riuscii a rassicurarmi quando lo vidi arrivare nel salotto, con una maglia semplice e dei pantaloncini della nazionale.
"Amore, come stai? La bambina sta bene?" chiese preoccupato per me e nostra figlia. Cercai di tranquillizzarlo nel miglior modo possibile: da quando ero incinta Nicolò si allarmava per me e, da quando avevamo scoperto che fosse una femminuccia, era diventato molto apprensivo e spaventato, persino a lasciarci sole in casa. Riuscii a tranquillizzarlo in pochissimo tempo, nonostante continuasse a farsi le solite seghe mentali.
Nicolò si avvicinò a me, lasciandomi un bacio sulle labbra e uno sulla pancia. Si sedette sul divano per poi poggiare una mano sul mio ventre. Iniziammo a parlare della bambina e del parto per ore, finché mia suocera non ci chiamò per pranzo. Da allora, continuammo la giornata tra risate e scherzi idioti, come una famiglia spensierata e, soprattutto, felice.
Angolo autrice:
Questa one shot è dedicata a gionitro. Spero ti piaccia! ❤
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