Jongho e Yeosang
L'atmosfera in quel concerto rendeva fiero Jongho: le urla, le luci dei lightstick colorati illuminavano l'enorme arena! Al centro dell'immenso palco si trovava Jongho, che urlava ringraziando chiunque fosse lì al loro concerto. Si voltò guardando tutti i membri del suo gruppo, ma si concentrò principalmente sul ragazzo dai capelli neri legati con un codino, che lasciava il viso scoperto, tranne per due ciocche che si adagiavano sulle sue dolci gote illuminate dal trucco.
Jongho si avvicinò lentamente a lui senza far trasparire nulla a nessuno, come se fosse naturale. Yeosang scappò da lui come se avesse paura di qualcosa.
Dopo il concerto, entrarono tutti nei loro camerini, divisi in coppie: Wooyoung e San, Mingi con Yunho, Seonghwa e Hongjoong, Jongho e Yeosang.
Yeosang si distese sul divano del camerino a bere una birra locale, mentre Jongho lo guardava da lontano, appoggiato alla porta che teneva chiusa per evitare che qualcuno potesse notare ciò che aveva in mente di fare nei suoi confronti.
«Jongho? Che intenzioni hai?» chiese Yeosang.
«Nella mia testa succedono TROPPE cose» rispose Jongho.
«Ah sì?» disse divertito Yeosang mettendosi seduto sul divano, tenendo le gambe accavallate.
Jongho sorrise allungando il braccio verso di lui, segnalando che voleva che si avvicinasse. Dopo qualche minuto di riflessione, Yeosang si convinse; si alzò in piedi dopo aver finito la birra e si avvicinò a lui. Le loro labbra iniziarono a sfiorarsi come in un gioco, nessuno dei due resisteva all'altro. La stanza era piena di voglia, di desiderio. Erano complici ed innamorati, anche se non erano ufficialmente fidanzati. I membri del gruppo lo sapevano, tutti erano consapevoli della loro relazione, tranne l'agenzia e chi era coinvolto al suo interno.
Le loro labbra si avvicinarono sempre di più, i loro cuori battevano velocemente, come se volessero uscire dal petto per unirsi. Jongho afferrò impetuosamente il collo di Yeosang, spostando la loro posizione e facendolo appoggiare alla porta bianca. Stringendo forte, Jongho sorrise, facendo sorridere anche Yeosang. Con la mano sinistra, Yeosang tentò di afferrargli la nuca per avvicinarlo ancora di più e poter finalmente rubargli un bacio tanto desiderato.
«Jongho!» sentì una voce proveniente dall'esterno della stanza ripetere il suo nome...
«Jongho...» cercò di ignorare quella voce che risuonava nella sua mente, riprendendo quel bacio che stava per avverarsi.
«Jeongin, sveglia!»
Il moro si svegliò di soprassalto, guardandosi attorno e notando le pareti bianche della sua stanza. Guardò gli altri compagni di stanza: Mingi, Yunho, Wooyoung, San e Seonghwa. Alcuni stavano giocando a carte da soli, altri stavano prendendo le loro pillole giornaliere, e qualcun altro stava bevendo la sua acqua. Jongho si era appena svegliato e di fronte a sé si trovò Hongjoong, un dottore di quell'istituto psichiatrico. Indossava il camice bianco e con un sorriso amichevole sul suo volto particolare.
«Dov'è Yeosang?» chiese Jongho.
«L'infermiere arriverà tra poco, è andato a prendere le sue medicine giornaliere. Mi dica, come si sente?» rispose il dottor Kim.
«Sto bene, ma ho ancora quei pensieri» disse Jongho
«Vogliono portarmi via ciò che è mio. Voglio diventare una star, voglio girare il mondo! IO SONO FAMOSO!» continuò Jongho in modo agitato. Si guardava attorno comportandosi in modo maniacale, toccava le sue lenzuola volendosele togliere di dosso.
«Jongho, lo dici da sempre. Sono anni che sei chiuso qui. L'infermiere Yeosang si è affezionato a te, lui ti vuole bene e mi ha convinto a tenerti ancora in quest'istituto per stare vicino a te. Ma tu sei un caso grave e lo sai bene. Vedi, quei fan che acclamano, l'altro giorno sei salito sul tavolo della mensa e hai urlato 'GRAZIE MILLE ATINY'. Chi sono queste Atiny?» spiegò il dottore Kim.
«Sono le mie fan! Loro mi amano! AMANO TUTTI NOI! NON È VERO, RAGAZZI?» rispose Jongho rivolgendosi a Mingi, che lo guardava mentre continuava a giocare a carte con un sorriso maniacale.
«Loro sono solo pazienti, lo sai questo» disse il dottor Kim con tono calmo.
«Non volete credermi» concluse Jongho, deluso.
Yeosang entrò nella stanza e, vedendo l'espressione preoccupata di Jongho, si sedette sul letto e lo guardò attentamente, mandando via con uno sguardo deciso il suo superiore Hongjoong.
«Voglio farti uscire da qui. Realizzerai il tuo sogno, e io verrò con te, ma devi ascoltarmi, va bene?» disse Yeosang prendendogli la mano.
«Sì, mi fido solo di te» rispose Jongho.
«Devi prendere queste pillole, e ti prometto che non appena possibile ti farò uscire di qui» continuò Yeosang.
«Voglio anche gli altri con me. SIAMO TUTTI UNA GRANDE BAND INTERNAZIONALE!» esclamò Jongho.
«Sì... lo siamo!» Yeosang consegnò le pillole al moro e sorrise, vedendo che il suo piano stava funzionando. «Ora prova a rilassarti, va bene? Ti voglio bene, sei importante per me» gli rivolse un dolce sorriso alzandosi da quel letto.
Yeosang, dopo qualche minuto, lasciò la stanza, osservando Jongho iniziare a disegnare su fogli bianchi, ma non vide cosa stesse raffigurando. Decise quindi di tornare in corridoio verso il suo superiore, Hongjoong.
«Solo tu riesci a farlo ragionare» disse Hongjoong.
«Tengo davvero a lui, e se continua ad avere questi sogni e allucinazioni quando vede molte persone... purtroppo dovremo trasferirlo in un altro istituto, e non lo rivedrò più» rispose Yeosang.
«Ti mancherebbe se dovesse accadere?» chiese il dottor Kim.
«Beh, vederlo andare al KQ State Hospital... sarebbe brutto, e non posso seguirlo perché non sarebbe più mio paziente» rispose Yeosang.
«Mi dispiace, questo lavoro è duro!» commentò Hongjoong.
«Non importa, sono anni che ci sono, ormai dovrei essere abituato, ma è...» Yeosang si interruppe, poi continuò, «stavo per dire bello.»
«Bello? Questo lavoro?» chiese Hongjoong.
«No, Christopher! Intendevo lui. Lui è bello e pieno di vita» rispose Yeosang.
«È un bipolare con attacchi maniacali esagerati! Non puoi innamorarti di lui, anche perché è il tuo paziente» avvertì Hongjoong.
«Non mi sono innamorato di lui, solo che... non è come gli altri! Capisci?» rispose Yeosang.
«Ora cosa farai?» chiese Hongjoong.
«Andrò a casa, guarderò un film e andrò a dormire» disse Yeosang.
«Da solo?» domandò Hongjoong guardandosi attorno.
«Come sempre!» rispose Yeosang con un sorriso. Poi salutò rispettosamente il suo superiore e guardò di nuovo dentro la stanza, vedendo Jongho che stava dormendo. Infine, lasciò quella struttura e tornò a casa a bordo della sua macchina.
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